domenica 12 luglio 2009

Nella rassegna stampa di oggi:
1) 12/07/2009 12.58.05 – Radio Vaticana - Risposte ai problemi mondiali senza “l’assolutismo della tecnica”: così il Papa che all’Angelus lancia un appello per l’Honduras
2) Caritas in veritate… sempre! - L’annuncio del Vaticano della sostituzione di mons. José Cardoso Sobrinho, presso l’arcidiocesi di Olinda e Recife, con mons. Fernando Saburido attualmente vescovo di Sobral, è stato accolto con entusiasmo da chi condivide la visione della Chiesa di mons. Hélder Câmara e con forte disappunto da chi considera mons. Cardoso un grande difensore della vita.
3) Chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'aborto procurato - Dopo l'articolo dell'Arcivescovo Fisichella sulla "bambina brasiliana"
4) Dal Blog del Caporedattore de Il resto del Carlino – Dopo Prodi ecco Marino: ma basta con questi finti cattolici!
5) CorSera 09 luglio 2009 - l'episodio nella chiesa cattolica del villaggio di Memramcook - Harper e lo «scandalo» dell'ostia
6) Vaticano II, che cosa è andato storto? - ROMA, sabato, 11 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la prefazione di Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), all'edizione italiana di “Vaticano II – Che cosa è andato storto?”.
7) Benedetto XVI invita a ripensare al concetto di felicità - di Tommaso Cozzi*
8) La difesa della vita al centro della visita di Obama al Papa - Il Presidente ratifica il suo impegno per la riduzione degli aborti


12/07/2009 12.58.05 – Radio Vaticana - Risposte ai problemi mondiali senza “l’assolutismo della tecnica”: così il Papa che all’Angelus lancia un appello per l’Honduras

Le sfide mondiali al centro del G8 e l’impegno della Chiesa sul piano sociale e in difesa della vita: al centro delle parole del Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, insieme con un appello per la situazione in Honduras. Benedetto XVI annunciando la sua prossima vacanza in montagna, a proposito di partenze ha rivolto a tutti un appello al rispetto del codice stradale e alla prudenza nella guida. Delle riflessioni del Papa sulla parola della Chiesa di fronte ai problemi attuali dell’umanità, ci riferisce nel servizio Fausta Speranza.

“Ci sono nel mondo sperequazioni sociali ed ingiustizie strutturali non più tollerabili, che esigono, oltre a doverosi interventi immediati, una coordinata strategia per ricercare soluzioni globali durevoli.” Questo è il punto fermo delle riflessioni del Papa che alla vigilia del vertice G8 ha pubblicato la sua terza Enciclica, intitolata “Caritas in veritate” e dedicata alla questione sociale:

“Nel nostro tempo è diventata “radicalmente questione antropologica”, nel senso cioè che essa implica il modo stesso di concepire l’essere umano sempre più posto nelle mani dell’uomo stesso dalle moderne biotecnologie”.

“Occorre una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti a Dio e all’essere umano come creatura di Dio”. Sottolinea il Papa ricordando che la Chiesa non offre soluzioni tecniche:

“La Chiesa non possiede soluzioni tecniche da presentare, ma, esperta in umanità, offre a tutti l’insegnamento della Sacra Scrittura sulla verità dell’uomo e annuncia il Vangelo dell’Amore e della giustizia.”

Benedetto XVI mette in guardia da quello che definisce “assolutismo della tecnica”:

“Le soluzioni ai problemi attuali dell’umanità non possono essere solo tecniche, ma devono tener conto di tutte le esigenze della persona, che è dotata di anima e corpo. Potrebbe infatti disegnare foschi scenari per il futuro dell’umanità “l’assolutismo della tecnica”, che trova la sua massima espressione in talune pratiche contrarie alla vita.”

“Gli atti che non rispettano la vera dignità della persona, - dice il Papa - anche quando sembrano motivati da una “scelta di amore”, in realtà sono il frutto di una “concezione materiale e meccanicistica della vita umana”, che riduce l’amore senza verità a “un guscio vuoto da riempire arbitrariamente” e può così comportare effetti negativi per lo sviluppo umano integrale.” Il Papa aggiunge che “per quanto sia complessa l’attuale situazione nel mondo, la Chiesa guarda al futuro con speranza e ricorda ai cristiani che “l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”.


Poi “la viva preoccupazione per gli avvenimenti in Honduras”:

"I responsabili della Nazione e tutti i suoi abitanti percorrano pazientemente la via del dialogo, della comprensione reciproca e della riconciliazione. Ciò è possibile se, superando le tendenze particolariste, ognuno si sforza di cercare la verità e di perseguire con tenacia il bene comune: è questa la condizione per assicurare una convivenza pacifica e un'autentica vita democratica!”

Infine l’annuncio dell’inizio della vacanza in Valle d’Aosta, a Les Combes, “località resa celebre dai soggiorni di Giovanni Paolo II, - dice Benedetto XVI - e anche da me molto amata”. Con un appello alla preghiera:

“La preghiera non conosce distanze e separazioni: dovunque siamo, essa fa di noi un cuore solo e un’anima sola.”

A proposito di partenze, il Papa coglie l’occasione per “ribadire ancora una volta il dovere per tutti della prudenza nella guida e del rispetto delle norme del codice stradale”. Nei saluti in varie lingue, in francese una riflessione sulla ricchezza della Domenica, tempo di riposo e ascolto ; in inglese un pensiero ai pellegrini provenienti da Sydney, Australia, dove un anno fa si celebrava la Giornata Mondiale della Gioventù ; in polacco l’auspicio che “il riposo durante le vacanze ci porti entusiasmo e zelo”; in italiano un saluto “in particolare ai Missionari della Divina Redenzione, i fedeli di Trucco e i giovanissimi dell’Azione Cattolica di Nòvoli, come pure il gruppo “Amici della bici” di Spoltore, presso Pescara, venuto in bicicletta facendo tappa in una tendopoli delle zone terremotate d’Abruzzo”.


Caritas in veritate… sempre! - L’annuncio del Vaticano della sostituzione di mons. José Cardoso Sobrinho, presso l’arcidiocesi di Olinda e Recife, con mons. Fernando Saburido attualmente vescovo di Sobral, è stato accolto con entusiasmo da chi condivide la visione della Chiesa di mons. Hélder Câmara e con forte disappunto da chi considera mons. Cardoso un grande difensore della vita. Mons. José Cardoso Sobrinho era stato attaccato in un articolo di mons. Rino Fisichella, apparso su “L’Osservatore Romano” dello scorso 15 marzo. Contro “L’Osservatore Romano” e in difesa di mons. Cardoso, si sono schierati 27 dei 46 membri che compongono la Pontificia Accademia per la Vita, presieduta dallo stesso mons. Fisichella, e un noto specialista dei temi di bioetica, mons. Michel Schooyans, professore emerito dell’Università di Lovanio, che, trovatosi in profondo disaccordo con l'articolo di Fisichella su "L'Osservatore Romano" e convinto che la questione in gioco non debba passare sotto silenzio, ha messo per iscritto un'agguerrita requisitoria, che termina con la richiesta di una "dichiarazione forte" del Papa in persona. L’8 giugno Benedetto XVI avrebbe discusso il caso con il card. Bertone e avrebbe ordinato di pubblicare una dichiarazione che ribadisse la dottrina della Chiesa in materia di aborto. Ma questo testo ancora non ha visto la luce. Invece è arrivata il 1° luglio da parte della Santa Sede la sostituzione di mons José Cardoso Sobrinho, il quale aveva presentato l’anno scorso le sue dimissioni, per il raggiungimento del limite di età di 75 anni, ma la sua richiesta è stata accolta solo un anno dopo, all’indomani delle polemiche con “L’Osservatore Romano”…

La sostituzione di mons. José Cardoso Sobrinho
L’annuncio del Vaticano della sostituzione di mons. José Cardoso Sobrinho, presso l’arcidiocesi di Olinda e Recife, con mons. Fernando Saburido attualmente vescovo di Sobral, è stato accolto con entusiasmo da chi condivide la visione della Chiesa di mons. Hélder Câmara e con forte disappunto da chi considera mons. Cardoso un grande difensore della vita.
Lo scorso 9 aprile, l’organizzazione Human Life International (HLI) aveva assegnato il premio “Cardinale von Galen”, attribuito a chi difende la causa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, a mons. José Cardoso Sobrinho, vittima di attacchi di diversa natura per il fatto di aver difeso la dottrina della Chiesa sulla protezione della vita nel tragico caso della bambina incinta costretta ad abortire dopo essere stata violentata dal patrigno (“Corrispondenza Romana” n. 1084 del 21/03/2009 e n. 1085 del 28/03/2009).
Mons. Cardoso è stato al centro di vive polemiche quando, a marzo, aveva annunciato che i medici che, a Recife, avevano praticato l’aborto alla bambina brasiliana incorrevano automaticamente nella scomunica. Come ha ricordato Human Life «nel mese di marzo, l’arcivescovo Sobrinho ha dichiarato che i medici cattolici e i loro consiglieri (anch’essi cattolici) che hanno facilitato l’aborto dei gemelli concepiti da una bambina di nove anni, sono incorsi nella scomunica latae sententiae (cioè automatica). Nonostante l’esattezza dottrinale della sua decisione, l’arcivescovo Sobrinho è stato colpito da una forte critica sia interna che esterna alla Chiesa».
Mons. Cardoso era stato attaccato in un articolo di mons. Rino Fisichella, apparso su “L’Osservatore Romano” dello scorso 15 marzo. Contro “L’Osservatore Romano” e in difesa di mons. Cardoso, si sono schierati 27 dei 46 membri che compongono la Pontificia Accademia per la Vita, presieduta dallo stesso mons. Fisichella, e un noto specialista dei temi di bioetica, mons. Michel Schooyans, professore emerito dell’Università di Lovanio, che in una presa di posizione pubblica sul “caso” (http://chiesa.espresso.repubblica.it) aveva chiesto una dichiarazione forte del Santo Padre in sua difesa. Invece è arrivata da parte della Santa Sede la sostituzione di mons. Cardoso, che aveva presentato l’anno scorso le sue dimissioni, per il raggiungimento del limite di età di 75 anni, ma la sua richiesta è stata accolta solo un anno dopo, all’indomani delle polemiche con la Santa Sede.
Il nuovo vescovo, mons. Saburido, 62 anni, assumerà l’incarico il 16 agosto. La direttrice dell’Instituto Dom Hélder Câmara (IDHEC), Elizabeth Barbosa, gli ha preannunciato che la sua missione sarà quella di «ricostruire l’unità della Chiesa». In una lettera a mons. Cardoso, che lo ha consacrato vescovo nel 2000, egli ha sottolineato «la grazia speciale e la felice coincidenza di essere chiamato a Olinda e Recife nell’anno del centenario della nascita del carismatico mons. Hélder Câmara». Ha ringraziato, inoltre, mons. Hélder, che lo ha ordinato sacerdote nel 1978 e che ha difeso «una chiesa di comunione e di partecipazione per i poveri».
Da parte sua, mons. Cardoso, che era succeduto a Hélder Câmara nel luglio del 1985, aveva smantellato la struttura messa in piedi dal predecessore, allontanando almeno 30 sacerdoti e chiudendo l’Istituto di Teologia e il Seminario dell’arcidiocesi. «È finita l’Età Medievale e sta per iniziare un nuovo Rinascimento», ha affermato il deputato provinciale Pedro Eurico (PSDB), ex presidente della Commissione Giustizia e Pace, organo dell’arcidiocesi, eliminata da mons. Cardoso.
CR n.1100 del 11/7/2009
http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=988&catid=7
"Se il Papa tace, si ripeterà ciò che è avvenuto con la 'Humanae vitae'..."
di Michel Schooyans
L'articolo di monsignor Rino Fisichella su "L'Osservatore Romano" del 15 marzo merita diversi commenti poiché contiene parecchi errori. Ne esamineremo qui alcuni.
- Fisichella parte dall'asserzione, ripresa dai giornali, secondo la quale "Carmen" sarebbe morta se non avesse abortito i gemelli che portava in grembo. L'aborto dei gemelli è una conseguenza della decisione di intervenire per salvare la vita della fanciulla. Il fine giustifica i mezzi. [..] In questa logica, che ricorda quella che si trova nei documenti dell'International Planned Parenthood Federation, il doppio aborto non è voluto per se stesso; è voluto per salvare la madre. Di conseguenza – argomenta Fisichella – né la madre, Carmen, né gli autori dell'aborto cadono sotto il colpo della scomunica. L'arcivescovo di Olinda e Recife, si insiste, non avrebbe dovuto fare dichiarazioni drastiche; doveva piuttosto andare a consolare la fanciulla.
Sfortunatamente per lui e per i suoi lettori, ci si può chiedere se Fisichella abbia fatto lo sforzo di informarsi convenientemente. [...] Egli ha preso per oro colato l'asserzione, non provata, secondo la quale, senza l'aborto, la fanciulla sarebbe morta. Tutto il ragionamento di Fisichella è basato su questa petizione di principio. Si dà per acquisito ciò che occorrerebbe provare, cioè che l'aborto fosse il solo mezzo per salvare la madre, ritenuta in pericolo di morte. Per di più si aggiunge che monsignor Cardoso ha mancato di tenerezza e ha comminato scomuniche. Ma è mai venuto in mente a Fisichella di telefonare, almeno, all'arcivescovo di Olinda e Recife?
- "La sua vita", scrive Fisichella, "era in serio pericolo". Evidentemente Fisichella non ha mai visto il dossier medico della fanciulla. Stando al dottor Sérgio Cabral, direttore sanitario dell'Instituto Materno Perinatal de Pernambuco, lo Stato del Brasile la cui capitale è Recife, la vita di Carmen non era affatto in pericolo. Non si poteva invocare nessuno stato di necessità. Si poteva ragionevolmente sperare di salvare la madre e i suoi due bambini. Questa dichiarazione è stata confermata da altri medici brasiliani che conoscevano il dossier, tra i quali il dottor Bernardo Graz, medico e sacerdote, e la dottoressa Elisabeth Kipman, ginecologa.
- "Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua", scrive ancora Fisichella, che aggiunge: "Nel suo caso si sono scontrate la vita e la morte". Affermazioni teatrali ma inesatte. Carmen portava in sé due vite innocenti, e queste due vite - andava scritto nero su bianco - sono state soppresse. La morte è stata data volontariamente e ineluttabilmente, senza giustificazione alcuna, a due piccoli esseri totalmente innocenti. A motivo della determinazione a praticare l'aborto, in nessun momento la vita ha avuto la minima possibilità di prevalere. D'altra parte, gli esecutori dell'aborto si sarebbero anche vantati, non senza un certo cinismo, di essere assuefatti a praticare aborti e di essere fieri di farlo. Uno di essi, il dottor Rivaldo Mendes de Albuquerque, avrebbe persino dichiarato ironicamente di essere già stato scomunicato più volte.
Va anche precisato, contrariamente a quanto insinua l'articolo di Fisichella, che non c'è stata alcuna scomunica per la fanciulla.
- Un ulteriore errore va messo in evidenza: non c'è stato pericolo di morte né per Carmen né per i gemelli. Fisichella invece insiste: "Una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità". Applicata al nostro caso, questa considerazione è aberrante, poiché non vi era alcuna vita in pericolo, né quella della madre, né quella dei due bambini che portava in grembo. Il pericolo sorge dai medici che optano per l'aborto, così come dagli ideologi della "libera scelta" che incitano a commettere un attentato alla vita umana e conferiscono a chi lo pratica una pseudo-liceità morale.
Ciò che ora si è detto annulla la pertinenza dell'amalgama tra il caso di Carmen e quello dei pazienti in rianimazione. Risulta da questo amalgama che, non contento di dare il via libera all'aborto, Fisichella dia il via libera anche all'eutanasia se dei medici scegliessero di praticarla. Evidentemente Fisichella desidera andare incontro ai medici, dei quali dichiara di rispettare la professionalità. Riconosce ai medici la "libertà di scelta", senza ricordare a loro e a sé che, nel decidere, i medici sono anche tenuti a rispettare delle regole morali. Fisichella semina così incertezza nella coscienza di tutti i medici del mondo a proposito del rispetto della vita, nel suo inizio e nella sua fine, cioé a proposito dell'aborto e dell'eutanasia.
- Fisichella ci riserva ancora una sorpresa quando si avventura in considerazioni relative alla morale fondamentale. Ecco che cosa scrive: "Fare di tutta un'erba un fascio [cioé fare di un caso una generalità] oltre che scorretto sarebbe ingiusto. [...] Ogni caso singolo e concreto merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni". Come nel punto precedente, Fisichella rivela qui la sua adesione alla morale della situazione, alla morale dell'opzione fondamentale, alla morale proporzionalista, tutte chiaramente criticate da Giovanni Paolo II nell'enciclica "Veritatis splendor" nei paragrafi 65-83 e 95-102.
- Fisichella aggiunge: "La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse. La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi". Qui i motivi di stupore sono due: Fisichella afferma l'esistenza di principi morali proprio dopo aver detto di affidare ai medici di scegliere liberamente e che bisogna analizzare i casi nella loro particolarità! Inoltre, Fisichella dimentica che la difesa della vita umana è prima di tutto un principio di morale naturale. I cristiani non hanno il monopolio del rispetto della vita umana. La condanna dell'aborto risale a molto prima di quelli che egli chiama "i primordi della Chiesa".
- Non è esatto che le parole del Concilio Vaticano II, più precisamente di "Gaudium et spes" 27 e 51 utilizzino "in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto". Queste parole non sono né inaspettate né durissime; esse non fanno che riaffermare la tradizione morale, naturale e cristiana, che vuole proteggere gli individui umani più fragili e dissuadere gli altri dall'attentare alla loro vita. Ciò che è curioso è che Fisichella ricorda lui stesso la dottrina della Chiesa sull'aborto procurato! Non sembra avvertire che la dottrina da lui citata lo mette in contraddizione con le posizioni da lui esposte nell'articolo in questione. In altri termini, per lui bisogna conservare i principi a patto che sia rispettata prima di tutto la libertà di scelta di fronte alle situazioni concrete. Ecco come si dissolve la morale, tanto naturale che cristiana. [...]
DIVISIONI NELLA CHIESA
- Secondo Fisichella, l'attitudine dell'arcivescovo Cardoso fa torto alla credibilità della Chiesa. Ma la Chiesa e i suoi pastori meritano di essere credibili solo proclamando la verità. Il Vangelo non raccomanda di piacere agli uomini ma ci richiama ad essere fedeli al messaggio che abbiamo la missione di annunciare. Per quanto riguarda l'aborto, la dottrina della Chiesa è esposta in tutta chiarezza in importanti documenti quali la "Gaudium et spes" del 1965 ai nn. 51 e 27, il Codice di Diritto Canonico del 1983 ai canoni 1398, 1314 e 1323s, la "Donum vitae" del 1987 al n. 3, la "Evangelium vitae" del 1995 al n. 62, il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997 ai nn. 2271 e 2322.
L'articolo di Fisichella è stato pubblicato su "L'Osservatore Romano" del 15 marzo. Stupisce che non vi sia eco alcuna delle dichiarazioni del cardinale Re, prefetto della congregazione per i vescovi, pubblicate da "La Stampa" del 7 marzo. Poteva Fisichella ignorare queste dichiarazioni nel momento di firmare il suo articolo? In queste dichiarazioni, il cardinale Re dice, a proposito del doppio aborto praticato a Recife: "È un crimine agli occhi di Dio. È giusta la scomunica di chi ha provocato l'aborto". Il 14 marzo monsignor Cardoso, arcivescovo di Olinda e Recife, riceveva una lettera di elogio da parte dello stesso cardinale. [...]
- "L'Osservatore Romano" è l'organo ufficioso del Vaticano. Pubblica dei testi pontifici. Pubblica anche degli articoli su richiesta di alcuni dicasteri. Pubblica ugualmente dei testi proposti da autori che si ritiene conoscano e rispettino la dottrina della Chiesa. Questa pubblicazione prestigiosa è particolarmente necessaria in un'epoca in cui i media si pronunciano con disinvoltura su qualsiasi soggetto. [...] Nel caso qui esaminato, i responsabili de "L'Osservatore Romano" hanno lasciato passare un testo costellato di inesattezze gravi, di omissioni, parziale nel pieno senso della parola. [...] L'organo del Vaticano coopera così seriamente alla confusione degli spiriti, nella misura in cui non rispetta il suo mandato di portaparola fedele, per rifilare ai suoi lettori dei prodotti dottrinalmente adulterati. [...]
- Negli ambienti vicini alla pontificia accademia per la vita e al pontificio consiglio per la famiglia si avvertono gravi motivi di preoccupazione:
a. incomprensione e tristezza di un numero considerevole di cristiani impegnati da anni in molteplici programmi pro vita incoraggiati dalla Chiesa, col sentimento spesso fondato di essere stati lasciati soli dai loro pastori;
b. perplessità e vergogna di molti membri della pontificia accademia per la vita, i quali si domandano come un simile passo falso abbia potuto prodursi, e che cosa ne seguirà;
c. discredito che colpisce il presidente della pontificia accademia per la vita, il quale ha minato la propria autorità morale, teologica e scientifica; perdita di fiducia nel presidente, e disillusione; molti membri della pontificia accademia per la vita temono che le dichiarazioni di Fisichella li compromettano agli occhi dei loro sostenitori: questi rivedranno al ribasso gli aiuti di vario tipo destinati alle attività della pontificia accademia per la vita;
d. timore di una disattivazione della pontificia accademia per la vita: i suoi membri saranno meno motivati e si divideranno tra loro. Si parla già di convocare i membri dell'accademia solo ogni due anni. Ma da dove viene questa decisione, se confermata? Prelude forse, come alcuni sussurrano, a un interramento della pontificia accademia per la vita proprio mentre gli attacchi contro la vita non cessano di moltiplicarsi? [...]
IMPATTO SULLA VITA POLITICA
- Secondo i movimenti "pro choice" e secondo altri movimenti simili, noi siamo in presenza, a Recife, del tipico caso della donna di cui si sostiene che la si debba far abortire per salvarle la vita. [...] L'aborto, si assicura, permette di salvare delle vite umane e diminuisce la mortalità materna. [...]
Fisichella porta acqua al mulino di tutti i "pro choice" del Brasile, del mondo e della Chiesa. Indebolisce i movimenti pro vita che si battono, in Brasile e altrove, contro i progetti di legalizzazione dell'aborto. [...]
- A motivo della sua influenza negli ambienti politici e dell'udienza che le danno i media, è opportuno notare le reazioni del movimento Catholics for a Free Choice, a proposito di Fisichella. Ecco che cosa ha scritto il 23 marzo Frances Kissling, loro presidente onoraria, a proposito del caso di Recife:
"Con uno stupefacente cambiamento di rotta nella strategia del Vaticano, la quale consiste nel non distaccarsi dalla posizione secondo la quale l'aborto non dovrebbe mai essere permesso, nemmeno per salvare la vita di una donna, il più alto responsabile in bioetica del Vaticano, l'arcivescovo Rino Fisichella, [...] ha tolto il catenaccio a una porta attraverso cui possono infilarsi delle donne, dei medici, dei decisori politici. Gli sono riconoscente per questo regalo". [...]
- Fisichella ha dato una notevole spinta a coloro che, in Brasile, in America Latina, in Africa e altrove vogliono liberalizzare l'aborto come mezzo di controllo della popolazione. [...] Ha indebolito la Chiesa del Brasile nel momento in cui in quel paese, con la Campagna della Fraternità, i cristiani hanno messo al primo posto la difesa della vita. Sconfessando monsignor Cardoso, Fisichella si è unito alla riprovazione espressa dal presidente brasiliano Lula contro l'arcivescovo di Olinda e Recife. [...]
- L'articolo di Fisichella cade in un momento in cui il presidente Obama moltiplica le iniziative miranti a intensificare, in America Latina e altrove, le campagne finanziate dal governo nordamericano a favore della salute riproduttiva e della maternità senza rischi. La sua azione in questo senso è amplificata dagli interventi di Hillary Clinton, da organizzazioni come l'International Planned Parenthood Federation, da agenzie dell'ONU, dall'Unione Europea.
Questa campagna che ha base negli Stati Uniti è intensificata anche dall'azione di Tony Blair [...] e da sua moglie Cherie Blair, che non lesina le sue dichiarazioni femministe radicali. Come molti altri, questa coppia non esita a proclamarsi cattolica ma sempre smarcandosi pubblicamente dall'insegnamento della Chiesa riguardante la vita e la famiglia. I Blair sono cattolici "free choice".
Sotto l'influenza di questi due leader nazionali e dell'ONU, in cui il loro peso è preponderante, c'è da aspettarsi che l'America latina subisca pressioni perché adotti "nuovi diritti" dell'uomo tra i quali il "diritto" all'aborto. Presto il personale medico sarà privato del diritto all'obiezione di coscienza. Il presidente brasiliano Lula ha già manifestato chiaramente la sua spontanea simpatia per una simile riforma. D'altra parte, c'è da aspettarsi che le reti educative latinoamericane servano prossimamente da canale all'espansione dell'educazione sessuale dei giovani. Da anni una campagna è già in atto a questo fine.
In un momento in cui i presidenti Obama e Lula intensificano i loro progetti di collaborazione in materia di controllo della popolazione, le posizioni di Fisichella non possono che danneggiare la causa delle popolazioni delle nazioni latinoamericane.
DOMANDE CHE RICHIEDONO RISPOSTE CHIARE
Al termine di questa analisi, diverse questioni si pongono. Eccone alcune.
- Come è d'uso nei dicasteri vaticani, dei testi "delicati" devono essere sottoposti alla congregazione per la dottrina della fede. Il testo di Fisichella ha ricevuto l'approvazione previa di questa congregazione? Questo episodio deplorevole non rivela quanto sia urgente ristabilire il primato della congregazione per la dottrina della fede nella curia?
- Il testo di Fisichella è stato pubblicato con l'appoggio di altre autorità vaticane? Quali? Chi ha commissionato, organizzato e coperto questa pubblicazione? In una lettera datata 14 maggio (Pontificia Accademia per la Vita, Prot. n. 4235/09) Fisichella scrive: "L'articolo è stato scritto su richiesta". Su richiesta di chi? Alcuni pensano che un "placet" sia stato dato a Fisichella [...] a livello di segreteria di Stato. Ecco una domanda cruciale sulla quale deve essere fatta luce. [...]
- Che cosa si sta studiando per procedere alle indispensabili rettifiche dottrinali, pastorali e canoniche richieste dal testo di Fisichella? Il tempo è venuto perché la congregazione per l'educazione cattolica valuti l'opportunità di una visita nelle università cattoliche, comprese quelle romane.
CONCLUSIONI
- Tutti sono d'accordo nel dire e ripetere che ciò che ha vissuto la fanciulla è particolarmente orribile: ripetute violenze seguite da una gravidanza gemellare. Ciò su cui si insiste meno è il fatto che una rete efficace si era costituita per venire in aiuto della fanciulla e di chi le era vicino. L'azione di questi "buoni samaritani" non è neppure accennata nell'articolo. Essi invece hanno fatto opera di tenerezza e di compassione per la giovanissima mamma. Assieme ad altre vicende di questo genere, l'episodio di Recife ha messo in luce profonde disfunzioni nel sistema romano di informazione e di comunicazione. [...]
- L'articolo di Fisichella riflette delle tesi che l'apparentano ai cattolici "pro choice". Compromette lo sforzo gigantesco che è stato realizzato sotto l'impulso dei papi del secolo scorso a favore della vita e della famiglia. Nel testo che abbiano analizzato, non si trova la minima eco dell'opera pastorale del cardinale Lopez Trujillo nel pontificio consiglio per la famiglia, ad esempio con il celebre "Lexicon". Neppure si trova un minimo riferimento alla prestigiosa scuola di bioetica personalista fondata da monsignor Sgreccia, che ha largamente modellato la pontificia accademia per la vita.
- Sarebbe disastroso che si soffochi questo caso o lo si tiri per le lunghe, perché lo sconcerto è grande tra i fedeli, e i movimenti laicisti sono evidentemente pronti a sfruttare la minima nuova falla nell'unità della Chiesa. Un anomalo silenzio farebbe intendere che la Santa Sede approva la sconfessione dell'arcivescovo Cardoso pronunciata implicitamente da Fisichella.
- È indispensabile misurare le reazioni che sono già sorte nella stampa internazionale e nei movimenti pro vita, così come nel clero e tra i fedeli, di fronte a ciò che molti qualificano, non senza ragione, come uno scandalo. Su tre punti essenziali c'è stato uno slittamento grave: slittamento nella morale del rispetto della vita; slittamento nella morale fondamentale, verso la morale della situazione; slittamento nell'ecclesiologia, poiché la dottrina più solidamente fondata non dovrebbe essere spazzata via con un tratto di penna o abolita con un colpo di forza. Inoltre, a livello disciplinare, non è sicuro che Fisichella abbia un mandato particolare per sconfessare un ordinario, arcivescovo come lui. Delle misure devono essere prese d'urgenza perché la situazione sia sbloccata. La pontifica accademia per la vita ha bisogno di un pilota. Bisogna ristabilire la verità e restaurare, con la fiducia, l'unità gravemente scossa.
- Dopo aver criticato recentemente la politica del presidente Obama in materia di aborto, Fisichella non ha avvertito l'impatto politico del suo articolo, in un momento in cui il Brasile, l'America Latina e l'Africa sono oggetto di un assedio in piena regola, intrapreso dai propagandisti della cultura della morte.
- Il dissenso è stato esposto all'osservazione di tutti. Forte del precedente venuto da un capo della curia romana, altri vescovi e teologi non mancheranno di prendere a loro volta qualche libertà rispetto alla dottrina e di rivendicare il diritto al dissenso, se non alla trasgressione. Inoltre, ciò che Fisichella ha detto a proposito dell'aborto potrebbe essere trasposto alla contraccezione, al "matrimonio" tra persone dello stesso sesso, eccetera.
- L'affaire di Recife mette in luce che l'unità della Chiesa non può essere ricondotta a una questione di convenienze politiche. [...] Alla verità, fondamento dell'unità, si preferisce sempre più l'unità di facciata, per piacere al mondo. Ci si accontenta di una verità nell'ambiguità. Ma questa ambiguità sfocia inevitabilmente in un relativismo dottrinale generalizzato. Dobbiamo alimentare questa deriva?
- Insomma, di fronte alle turbolenze provocate dall'articolo di Fisichella, non c'è, pare, che una sola soluzione vera: una dichiarazione forte del Santo Padre. L'articolo di Fisichella ha creato un dubbio generale a proposito della "liceità" dell'aborto. Non è tuttavia sicuro che la gravità della situazione creata sia percepita da Roma nella sua giusta misura. Ora il dubbio si ripercuote nella Chiesa universale, rafforzato da due fattori: la funzione affidata all'autore dell'articolo e il carattere ufficioso del giornale che l'ha pubblicato. [...] Se il papa non dice nulla, il dubbio persisterà e si avrà una ripetizione di ciò che è avvenuto sino ad oggi con la "Humanae vitae" del 1968.
(traduzione a cura di Sandro Magister)
*Mons. Michel Schooyans, belga, professore emerito dell'Università Cattolica di Lovanio, rinomato specialista in antropologia, in filosofia politica, in bioetica. È membro di tre accademie pontificie: quella delle scienze sociali, quella di san Tommaso d'Aquino e – appunto – quella per la vita. In Italia l'ultima sua pubblicazione, edita da Cantagalli nel 2008, ha per titolo: "La profezia di Paolo VI" ed è una vigorosa difesa dell'enciclica "Humanae vitae". Lo scorso 1° maggio Schooyans ha tenuto la relazione introduttiva alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Benedetto XVI lo conosce e lo stima. Nel 1997, da cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scrisse la prefazione a un suo libro: "L'Évangile face au désordre mondial".
Complete Article on "The Recife Affair" by Political Philosophy Professor Mons. Michel Schooyans
http://www.lifesitenews.com/ldn/2009/jun/09061103.html


Chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'aborto procurato - Dopo l'articolo dell'Arcivescovo Fisichella sulla "bambina brasiliana"
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 10 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, riportata dal quotidiano della Santa Sede "L'Osservatore Romano" nella sua edizione dell'11 luglio, sull'articolo pubblicato dallo stesso quotidiano dall'Arcivescovo Rino Fisichella sulla bambina brasiliana sottoposta ad aborto dei due gemelli che aspettava.
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Recentemente sono pervenute alla Santa Sede diverse lettere, anche da parte di alte personalità della vita politica ed ecclesiale, che hanno informato sulla confusione creatasi in vari Paesi, soprattutto in America Latina, a seguito della manipolazione e strumentalizzazione di un articolo di Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sulla triste vicenda della «bambina brasiliana». In tale articolo, apparso su «L'Osservatore Romano» del 15 marzo 2009, si proponeva la dottrina della Chiesa, pur tenendo conto della situazione drammatica della suddetta bambina, che - come si poteva rilevare successivamente - era stata accompagnata con ogni delicatezza pastorale, in particolare dall'allora Arcivescovo di Olinda e Recife, Sua Eccellenza Monsignor José Cardoso Sobrinho. Al riguardo, la Congregazione per la Dottrina della Fede ribadisce che la dottrina della Chiesa sull'aborto provocato non è cambiata né può cambiare. Tale dottrina è stata esposta nei numeri 2270-2273 del Catechismo della Chiesa Cattolica in questi termini:
«La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1, 5). "Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra" (Sal 139, 15).
«Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: "Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché, 2, 2). "Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti" (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 51).
«La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. "Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (Cic, can. 1398), "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (Cic, can. 1314) e alle condizioni previste dal diritto (cfr. Cic, cann. 1323-1324). La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
«Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione: "I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte... Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto... Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, III)».
Nell'Enciclica Evangelium vitae Papa Giovanni Paolo II ha riaffermato tale dottrina con la sua autorità di Supremo Pastore della Chiesa: «Con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi - che a varie riprese hanno condannato l'aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina - dichiaro che l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale» (n. 62).
Per quanto riguarda l'aborto procurato in alcune situazioni difficili e complesse, vale l'insegnamento chiaro e preciso di Papa Giovanni Paolo II: «È vero che molte volte la scelta abortiva riveste per la madre carattere drammatico e doloroso, in quanto la decisione di disfarsi del frutto del concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo, ma perché si vorrebbero salvaguardare alcuni importanti beni, quali la propria salute o un livello dignitoso di vita per gli altri membri della famiglia. Talvolta si temono per il nascituro condizioni di esistenza tali da far pensare che per lui sarebbe meglio non nascere. Tuttavia, queste e altre simili ragioni, per quanto gravi e drammatiche, non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente» (Enciclica Evangelium vitae, n. 58).
Quanto alla problematica di determinati trattamenti medici al fine di preservare la salute della madre occorre distinguere bene tra due fattispecie diverse: da una parte un intervento che direttamente provoca la morte del feto, chiamato talvolta in modo inappropriato aborto «terapeutico», che non può mai essere lecito in quanto è l'uccisione diretta di un essere umano innocente; dall'altra parte un intervento in sé non abortivo che può avere, come conseguenza collaterale, la morte del figlio: «Se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta né intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l'operazione può essere considerata lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, né di ricorrere ad altro efficace rimedio» (Pio XII, Discorso al «Fronte della Famiglia» e all'Associazione Famiglie numerose, 27 novembre 1951).
Quanto alla responsabilità degli operatori sanitari, occorre ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II: «La loro professione li vuole custodi e servitori della vita umana. Nel contesto culturale e sociale odierno, nel quale la scienza e l'arte medica rischiano di smarrire la loro nativa dimensione etica, essi possono essere talvolta fortemente tentati di trasformarsi in artefici di manipolazione della vita o addirittura in operatori di morte. Di fronte a tale tentazione la loro responsabilità è oggi enormemente accresciuta e trova la sua ispirazione più profonda e il suo sostegno più forte proprio nell'intrinseca e imprescindibile dimensione etica della professione sanitaria, come già riconosceva l'antico e sempre attuale giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità» (Enciclica Evangelium vitae, n. 89).


Dal Blog del Caporedattore de Il resto del Carlino – Dopo Prodi ecco Marino: ma basta con questi finti cattolici!
Ignazio Marino, chirurgo, 'ultras' di testamento biologico e in fondo del diritto di ogni persona di fare ciò che gli pare e piace della propria vita, sarà il terzo candidato alle primarie per la segreteria del Pd. Auguri. In questi giorni, Marino e altri sono ossessionati dalla parola 'laicità': la mettono in ogni brodetto. Si definiscono cattolici poi aggiungono subito 'laici': io onestamente non capisco ancora cosa vogliono dire, spero di farcela prima o poi...
Io credo che un cattolico, anche nella vita pubblica (eventualmente di politico) debba portare avanti i principi cristiani trasmessia Cristo attraverso l'unica vera forma da lui voluta: la Chiesa e i vescovi con il loro capo, cioè il Papa. Non che debbano diventare questi politici cattolici degli ayatollah (per carità!) ma semplicemente rispettare quelle tre cosine che il cristianesimo definisce non negoziabili: la vita, l'educazione, la famiglia...
Il signor Ignazio Marino fa l'esatto opposto. Nei mesi del dramma di Eluana Englaro era un giorno sì e l'altro pure in tivù a rivendicare il diritto di questa ragazza (e di suo padre) di morire. Non mi pare che sia un principio molto cristiano. E non lo dico io. Lo dice, da sempre, la Chiesa. Anche una settimana fa il Papa ha parlato dei personaggi alla Ignazio Marino, che si definiscono 'cattolici adulti' (Romano Prodi coniò questo termine). Ha detto Benedetto XVI: ''San Paolo disse che non possiamo più rimanere fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina. L’apostolo «desidera che i cristiani abbiano una fede responsabile, una fede adulta. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede fai da te, quindi. E lo si presenta – ha detto ancora Ratzinger – come “coraggio” di esprimersi contro il magistero della Chiesa. In realtà, ha spiegato il Papa, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo schema del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una fede adulta. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda'.


CorSera 09 luglio 2009 - l'episodio nella chiesa cattolica del villaggio di Memramcook - Harper e lo «scandalo» dell'ostia
Polemica sul premier canadese dopo un video in Rete. «Se l'è messa in tasca». La replica: «No, l'ha consumata»
OTTAWA - «Wafergate», così titola il canadese «National Post». Che non fa sconti al primo ministro Stephen Harper, coinvolto in quello che definisce uno «scandalo religioso». Al momento della comunione durante una funzione religiosa il premier si è messo l'ostia in tasca. Cosa sia successo poi con il pane eucaristico, rimane un mistero. Un video amatoriale pubblicato sul web documenta l'intera sequenza dell'«incidente».

POLEMICA - La settimana scorsa il premier canadese, di fede protestante, era presente nella chiesa cattolica del villaggio di Memramcook, in New Brunswick, per presenziare al funerale dell'ex governatore generale Romeo LeBlanc. Al momento dell'eucaristia però il politico non prende la Comunione sulla lingua o sulle mani, come vuole il rito, ma con gesto felino la infila in una tasca della giacca. Una clip prontamente postata su YouTube mostra l'intero episodio. Tanto imbarazzante da far subito gridare allo scandalo le associazioni cattoliche del paese. «È molto peggio di un passo falso del premier, è uno scandalo dal punto di vista cattolico», ha detto al «Telegraph-Journal» Monsignor Brian Henneberry, vicario generale della diocesi di Saint John. «Spero che l'ufficio del primo ministro abbia tanto rispetto per la Chiesa Cattolica e fede in generale per chiarire cosa sia effettivamente successo». La risposta non si è fatta attendere molto: un portavoce del premier Stephen Harper, attualmente a L'Aquila per il vertice dei G8, ha fatto sapere che «è totalmente assurdo» pensare che il primo ministro si sia messo in tasca l'ostia. «Il prete ha offerto l'ostia al primo ministro e il primo ministro l'ha accettata e l'ha consumata», ha riferito l'ufficio stampa di Harper. Sostegno alla tesi del primo ministro è anche arrivata dai colleghi politici: lo speaker del senato canadese Noël A. Kinsella, seduto qualche sedia più indietro, «giura di aver visto il premier consumare l'ostia offertagli dall'arcivescovo André Richard».

Se molti protestanti vedono nell'Eucaristica il simbolo dell'Ultima Cena, i cattolici hanno un'interpretazione più letterale: «L'ostia non è un simbolo del corpo e del sangue di Cristo ma è di fatto il corpo e il sangue di Cristo», ha detto Neil MacCarthy, direttore delle comunicazioni per la Chiesa Cattolica dell'arcidiocesi di Toronto.
Elmar Burchia
Guarda il video: http://www.corriere.it/esteri/09_luglio_09/ostia_gate_premier_canadese_harper_burchia_52c0111e-6c58-11de-864b-00144f02aabc.shtml


Vaticano II, che cosa è andato storto? - ROMA, sabato, 11 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la prefazione di Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), all'edizione italiana di “Vaticano II – Che cosa è andato storto?”.
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La pubblicazione dell’edizione italiana di Vaticano II – Che cosa è andato storto? (Fede & Cultura, Verona 2009) colma una duplice lacuna. Da una parte, mette a disposizione anche dei lettori di lingua italiana uno dei testi fondamentali del dibattito statunitense sul Concilio Ecumenico Vaticano II: un dibattito cui ha partecipato lo stesso cardinale Joseph Ratzinger, e di cui si ritrova l’eco nel magistero di Benedetto XVI. Dall’altra, permette al pubblico italiano di conoscere meglio la figura e l’opera di Ralph McInerny, da molti considerato il maggiore filosofo cattolico vivente, stimato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI ma ancora poco conosciuto nel nostro Paese nonostante gli sforzi del suo amico e collaboratore Fulvio Di Blasi e dell’associazione Thomas International, che ha fatto pubblicare L’analogia in Tommaso d’Aquino (Armando, Roma 1999) e Conoscenza morale implicita (Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2006). Il fatto che un autore così conosciuto negli Stati Uniti sia poco tradotto in Italia fa venire qualche cattivo pensiero: che si sia voluta censurare una voce cruciale ma scomoda?
McInerny, in effetti, è uno dei pochi intellettuali cattolici degli Stati Uniti la cui notorietà supera la cerchia degli accademici e si estende, ormai da anni, al grande pubblico. Nato a Minneapolis il 24 febbraio 1929, dopo studi al St. Paul Seminary, McInerny consegue la laurea in filosofia all’Università del Minnesota e il dottorato presso la Pontificia Facoltà di Filosofia dell’Università Laval, a Québec. Dal 1955 ha insegnato filosofia per oltre cinquant’anni all’Università Notre Dame presso South Bend, nell’Indiana, dove tuttora dirige il Centro Jacques Maritain. Il rapporto con quella che rimane la più grande università cattolica del mondo per numero d’iscritti è cruciale per intendere l’attività e la carriera di McInerny, che a Notre Dame – senza nascondere i problemi che la crisi teologica ha portato anche in questo prestigioso ateneo – ha dedicato parecchi dei suoi scritti. Membro della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e della Commissione del Presidente degli Stati Uniti per le Arti e le Lettere, McInerny è legato all’Italia e a Roma – dove ha soggiornato ripetutamente – da un rapporto che è insieme culturale e affettivo. Da molti anni è considerato il maggiore specialista vivente di San Tommaso. Le sue opere filosofiche sono in parte destinate agli specialisti, in parte agli studenti e al mondo cattolico per cui ha scritto alcune delle più brillanti e vivaci introduzioni alla filosofia in genere e al tomismo in particolare. Il suo itinerario di filosofo culmina, in un certo senso, con l’opera del 2006 Preambula Fidei. Thomism and the God of the Philosophers (Catholic University of America Press, Washington), da un lato un testo molto tecnico, dall’altro – come ha notato in un articolo sull’Osservatore Romano l’attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Levada (“La società secolarizzata ha bisogno di un’apologetica rinnovata”, 22 giugno 2008) – uno strumento in grado di fondare una “nuova apologetica” in grado di resistere alle rinnovate sfide del secolarismo e del relativismo.
McInerny preferisce certamente essere noto come filosofo. Ma gli è toccato in sorte di diventare uno dei nomi più conosciuti dagli appassionati di gialli e dal pubblico che segue i telefilm polizieschi alla televisione. Il filosofo, in effetti, è anche romanziere e autore di diverse serie di grande successo, tra cui emerge quella – che conta a oggi ventinove volumi – dedicata al sacerdote detective padre Dowling, da cui è stata tratta una fortunata serie televisiva trasmessa anche in Italia. Mentre i telefilm riducono le storie al mero elemento poliziesco, i romanzi della serie di padre Dowling offrono l’occasione a McInerny per riflettere – al di là della trama – sulla crisi della Chiesa Cattolica negli Stati Uniti dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Anche l’ultima fatica letteraria del filosofo di Notre Dame, The Wisdom of Father Dowling (Gale Five Star, Waterville [Maine] 2009) – una raccolta di racconti brevi –, mostra come l’intrigo poliziesco sia spesso un pretesto per affrontare temi che vanno dall’eutanasia alla crisi della liturgia.
McInerny non si è mai concepito come un filosofo chiuso nella sua torre d’avorio, che interagisce unicamente con i suoi pari e con qualche fortunato studente. Da molti anni si è posto il problema dell’apologetica, collaborando a riviste come First Things del compianto don Richard John Neuhaus (1936-2009) e lanciando anche una serie di pubblicazioni che ha egli stesso animato, come Catholic Dossier e Crisis. Un vasto pubblico, che magari lo conosce anzitutto per i suoi romanzi, ha così trovato in McInerny un solido punto di riferimento apologetico e un difensore della Chiesa e del Magistero.
La crisi della Chiesa Cattolica statunitense e la ribellione di molti teologi contro il Magistero è emersa come la preoccupazione cruciale dell’attività apologetica di McInerny. Questi teologi si sono fatti scudo e bandiera del Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo il quale nella Chiesa degli Stati Uniti si è verificata la crisi più grave della sua storia. Ma questa crisi, si chiede McInerny, è post Concilium o propter Concilium? Che cosa è andato storto?
La riflessione di McInerny, come sarà chiaro al lettore, parte dalla Chiesa americana, epicentro di quel “Sessantotto nella Chiesa” che è la contestazione pubblica dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI nel 1968. Il filosofo statunitense mostra che questa contestazione – non il Concilio – è la vera data di partenza della crisi post-conciliare, non solo negli Stati Uniti. La questione non riguarda solo, e neppure soprattutto, gli anticoncezionali ma i problemi dell’autorità nella Chiesa e dell’interpretazione del Vaticano II. La tesi di McInerny, secondo cui idocumenti del Concilio sono di per sé suscettibili di un’interpretazione secondo e non contro la Tradizione della Chiesa, mentre sono stati la presentazione del Vaticano II da parte dei “teologi dissidenti” e il loro capzioso appello allo “spirito del Concilio” contro la sua lettera a causare la crisi è presentata in questo testo in un modo semplice e autorevole. Si tratta di una tesi che ha avuto vasta eco nella discussione che si è svolta negli Stati Uniti negli anni 1990 sul Vaticano II e di cui non hanno mancato di tenere conto anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due Papi che hanno interagito in modo continuo con l’ambiente teologico americano fedele al Magistero (l’ala cattolica dei cosiddetti teocon) e ne hanno seguito con partecipe interesse i dibattiti.
McInerny mostra come a partire dal 1985, con l’intervista Rapporto sulla fede rilasciata dall’allora cardinale Ratzinger al giornalista Vittorio Messori e con il Sinodo Straordinario a vent’anni dal Concilio, il Magistero inizia a prendere in mano la questione dell’interpretazione del Vaticano II e, con voce sempre più ferma, prende posizione contro il “magistero parallelo” dei teologi del dissenso. I primi risultati di quest’azione, negli Stati Uniti (e forse anche altrove), non sono soddisfacenti: i vescovi non possono o non vogliono imporre la loro autorità ai teologi. Ma la battaglia continuava nel 1998, quando McInerny pubblicò la prima edizione americana di questo testo, e continua ancora oggi. Capire che cosa è successo durante i pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo II è essenziale per tentare di capire che cosa sta avvenendo e potrà avvenire nell’epoca di Benedetto XVI.


Benedetto XVI invita a ripensare al concetto di felicità - di Tommaso Cozzi*
ROMA, giovedì, 9 luglio 2009 (ZENIT.org).- L'enciclica "Caritas in Veritate" può apparire come un ammonimento nei confronti di soggetti ed istituzioni preposti alla gestione della "cosa comune": governi, istituzioni finanziarie, organismi internazionali, ecc... Tali aspetti sono stati trattati da Benedetto XVI con il chiaro scopo di affrontare, tra gli altri, il tema del bene comune. Tuttavia vi sono aspetti rilevanti che riguardano l'uomo nella sua essenza ed individualità, nella sua umanità più diretta ed immediata. Tali aspetti riguardano il concetto di "felicità".
Il mondo tecnicizzato del nostro tempo tende a far coincidere il concetto di felicità con il raggiungimento del benessere materiale attraverso la disponibilità e l'acquisizione di beni, risorse, utilità e servizi, e a confondere la felicità individuale e privata con il benessere collettivo. Il diritto innegabile di tutti gli individui alla felicità si è sempre più trasformato nell'imperativo edonistico del "dover essere felice" ad ogni costo. Quanto questa idea di felicità sia diventata oggi uno degli assi portanti del sistema economico è sotto gli occhi di tutti, alimentando le insicurezze, le insoddisfazioni ed il senso di inferiorità che sembrano caratterizzare l'identità dell'uomo moderno. Per altri versi, appare evidente la dissociazione tra il crescente progresso economico ed il benessere individuale, l'aumento esponenziale di nuove forme di disagio nelle società occidentali, nonché la bassa correlazione esistente tra vari aspetti del benessere e del malessere soggettivi e le condizioni o circostanze esterne, fortunate o sfortunate, con le quali si confronta la nostra vita.
Appare pertanto coerente quanto evidenziato nel Cap. 6 della "Caritas in Veritate" (Lo sviluppo dei popoli e la tecnica) con il contenuto del Cap. 7, par. 2 (La parabola del buon samaritano) del "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI laddove si legge: "L'attualità della parabola è ovvia. Se l'applichiamo alle dimensioni della società globalizzata, le popolazioni derubate e saccheggiate dell'Africa - e non solo dell'Africa - ci riguardano da vicino e ci chiamano in causa da un duplice punto di vista: perché con la nostra vicenda storica, con il nostro stile di vita, abbiamo contribuito e tuttora contribuiamo a spogliarle e perché (...) abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio (pp. 234-236). "Si, dobbiamo dare aiuti materiali e dobbiamo esaminare il nostro genere di vita. Ma diamo sempre troppo poco se diamo solo materia. E non troviamo anche intorno a noi l'uomo spogliato e martoriato? Le vittime della droga, del traffico di persone, del turismo sessuale, persone distrutte nel loro intimo, che sono vuote pur nell'abbondanza di beni materiali".
Parallelamente al par. 68 dell'enciclica si legge "Il tema dello sviluppo dei popoli è legato intimamente a quello dello sviluppo di ogni singolo uomo. La persona umana per sua natura è dinamicamente protesa al proprio sviluppo" . E ancora, al n. 70 "Lo sviluppo tecnologico può indurre l'idea dell'autosufficienza della tecnica stessa quando l'uomo, interrogandosi solo sul come, non considera i tanti perché dai quali è spinto ad agire".
In sostanza Benedetto XVI si interroga e ci interroga sul senso ultimo dell'agire umano, con specifico riferimento all'utilizzo di tutti quegli strumenti, di tutti quei mezzi predisposti non solo allo sviluppo economico, ma, attraverso esso ed in conseguenza di esso, allo sviluppo dell'uomo e cioè alla sua intima felicità.
Qual è il ruolo giocato dalle imprese nell'utilizzo delle tecnologie, intese non solo in senso "meccanico", ma anche in senso manageriale (la "tecnic" di gestione delle imprese e degli uomini)?
La moderna economia d'impresa comporta aspetti positivi, la cui radice è la libertà della persona che si esprime in campo economico come in tanti altri campi. L'economia, infatti, è una parte della multiforme attività umana e, in essa, come in ogni altro campo, vale il diritto alla libertà come il dovere di fare un uso responsabile di essa. Ma è importante notare che ci sono differenze specifiche tra queste tendenze della moderna società e quelle del passato anche recente. Se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e più tardi il capitale, inteso come massa di macchinari e di beni strumentali, oggi il fattore decisivo è sempre più l'uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacita di intuire e soddisfare il bisogno dell'altro, soddisfacendo al tempo stesso il suo stesso bisogno di donazione e cioè di felicità.
Non si possono, tuttavia, non denunciare i rischi ed i problemi connessi con questo tipo di processo. Di fatto, oggi molti uomini, forse la grande maggioranza, non dispongono di strumenti (tecnologie) che consentono di entrare in modo effettivo ed umanamente degno all'interno di un sistema di impresa, nel quale il lavoro occupa una posizione davvero centrale. Essi non hanno la possibilità di acquisire le conoscenze di base (tecniche e metodi dei "saperi"), che permettono di esprimere la loro creatività e di sviluppare le loro potenzialità, né di, entrare nella rete di conoscenze ed intercomunicazioni, che consentirebbe di vedere apprezzate ed utilizzate le loro qualità.
Essi insomma, se non proprio sfruttati, sono ampiamente emarginati, e lo sviluppo economico si svolge, per cosi dire, sopra la loro testa, quando non restringe addirittura gli spazi già angusti delle loro antiche economie di sussistenza. Incapaci di resistere alla concorrenza di merci prodotte in modi nuovi ed in territori emergenti (nei quali a loro volta si assiste all'esasperante abuso delle tecnologie a tutto discapito dell'umanizzazione del lavoro), che prima essi solevano fronteggiare con forme organizzative tradizionali, allettati dallo splendore di un'opulenza ostentata ma per loro irraggiungibile e, al tempo stesso, stretti dalla necessità, questi uomini affollano le città del Terzo Mondo, dove spesso sono culturalmente sradicati e si trovano in situazioni di violenta precarietà senza possibilità di integrazione.
Cosa fare in concreto traendo spunto dalla "Caritas in Veritate"?
Già la Centesimus Annus indicava delle vie, peraltro condivise da quanti propongono una visione umanizzante dei processi economici (cfr A. Sen): fissare obiettivi che siano simultaneamente di valore economico e di valore antropologico, ma che siano, soprattutto, concretamente realizzabili. In altri termini gli obiettivi, affinché siano veri e carismatici (cioè significativi nel fine ultimo e "donanti", più che "facenti"), dovranno essere, nel futuro più prossimo ed immediato, pianificati in termini di risultato economico e di significato umano e che non siano irraggiungibili. Si propone, insomma, una sorta di "contratto implicito nell'umanità e per l'umanità".
* Il prof. Tommaso Cozzi è docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l'Università di Bari.


La difesa della vita al centro della visita di Obama al Papa - Il Presidente ratifica il suo impegno per la riduzione degli aborti
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 10 luglio 2009 (ZENIT.org).- La difesa della vita è stata al centro della visita che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha compiuto questo venerdì pomeriggio a Benedetto XVI.
Altri temi dell'incontro sono stati i risultati del vertice del G8, che ha fornito l'occasione per la visita in Italia del Presidente, l'immigrazione, la pace in Medio Oriente, il dialogo tra le religioni e la crisi economico-finanziaria, precisa un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Prima dell'udienza privata celebrata nella biblioteca del Papa, durata circa 35 minuti, il Presidente statunitense era stato ricevuto dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stati, accompagnato dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti degli Stati.
Nei colloqui, "ci si è soffermati innanzitutto su questioni che sono nell'interesse di tutti e costituiscono la grande sfida per il futuro di ogni Nazione e per il vero progresso dei popoli, quali la difesa e la promozione della vita ed il diritto all'obiezione di coscienza", sottolinea il comunicato vaticano.
Da quando è arrivato alla Casa Bianca, Obama ha preso decisioni controverse su temi che riguardano la vita umana, soprattutto l'eliminazione delle restrizioni che proibivano il finanziamento federale della ricerca sulle cellule staminali embrionali (che implica l'eliminazione di vite umane), e delle restrizioni alle sovvenzioni pubbliche a favore delle associazioni che promuovono aborti all'estero.
Il Papa ha donato al Presidente Obama una copia della sua ultima Enciclica, Caritas in Veritate, in cui si affrontano anche tali questioni, e, cosa più insolita, una copia dell'Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune questioni di bioetica Dignitas personae (firmata il 20 giugno 2008), in cui si ribadisce l'opposizione della Chiesa all'aborto e alla ricerca sulle cellule staminali.
Padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha spiegato ai microfoni della "Radio Vaticana" che il dono dell'Istruzione è "molto significativo".
"Nell'America di oggi vi è un grande dibattito sui valori fondamentali della tutela della vita e in questo la prospettiva della Chiesa e la politica del Presidente Obama mostrano delle differenze, alle volte piuttosto significative".
Padre Lombardi ha rivelato che il Presidente ha ribadito nella visita al Vaticano che "ha tutta l'intenzione, con l'impegno del Governo, di ridurre il più possibile il numero degli aborti".
Secondo la nota vaticana, nella prima visita di Obama al Papa "si è anche accennato all'immigrazione, con particolare attenzione all'aspetto del ricongiungimento familiare".
"Al centro dell'incontro sono stati pure temi di politica internazionale, alla luce anche dei risultati del Vertice dei G8", e "ci si è soffermati sulle prospettive di pace in Medio Oriente, su cui si registrano convergenze, e su altre situazioni regionali".
"Sono stati poi passati in rassegna alcuni argomenti di maggiore attualità come il dialogo tra culture e religioni, la crisi economico-finanziaria a livello globale e le sue implicazioni etiche, la sicurezza alimentare, l'aiuto allo sviluppo soprattutto all'Africa e all'America Latina, ed il problema del narcotraffico. Infine, si è sottolineata l'importanza dell'educazione alla tolleranza in ogni Paese".
Obama ha regalato a Benedetto XVI una stola di John Neumann (1811-1860), santo redentorista, nato in Boemia, il primo Vescovo canonizzato degli Stati Uniti (fu pastore di Philadelphia).
Al suo arrivo nel Cortile di San Damaso, il Presidente è stato accolto dal prefetto della Casa Pontificia, l'Arcivescovo suo connazionale James Michael Harvey, e da gentiluomini di Sua Santità.
Successivamente, nella Sala d'Angolo del Palazzo Apostolico, ha avuto luogo il colloquio con il Segretario di Stato.
L'udienza nella Biblioteca privata di Benedetto XVI è iniziata con un colloquio privato tra i due, seguito da un incontro privato allargato alla consorte e alle figlie del Presidente, e da un incontro con la delegazione di quest'ultimo.
Prima di incontrare il Papa, la first lady sua madre, e le due figlie hanno visitato la Basilica di San Pietro, accedendo dalla porta della Preghiera.
Nell'itinerario hanno fatto sosta alle tombe dei Papi, alla galleria interna della Cupola e nell'atrio della Basilica.
Le successive tappe sono state la Sala Regia, la cappella Sistina - temporaneamente chiusa al pubblico - e le Logge vaticane.