sabato 16 maggio 2009

Nella rassegna stampa di oggi:
1) Il Papa trae dalla visita in Terra Santa "tre impressioni fondamentali" - Nel viaggio di ritorno commenta con i giornalisti il suo pellegrinaggio
2) 15/05/2009 15.38.39 – Radio Vaticana - Benedetto XVI lascia la Terra Santa: non più guerra! Non più terrorismo! Prego per un futuro senza muri. Al Santo Sepolcro: Cristo è risorto!
3) LA STORIA DELLA DISCRIMINAZIONE DI CARRIE PREJEAN - di Diana Zancheddu - Il Foglio, 26 aprile 2009
4) La fede contro il secolarismo diffuso - Una breve ma densa omelia del Card. Bagnasco durante la Santa Messa del funerale di don Gianni Baget Bozzo
5) SVEZIA/ Libero aborto per chi vuole un figlio di sesso diverso - Redazione - sabato 16 maggio 2009 – ilsussidiario.net


Il Papa trae dalla visita in Terra Santa "tre impressioni fondamentali" - Nel viaggio di ritorno commenta con i giornalisti il suo pellegrinaggio
ROMA, venerdì, 15 maggio 2009 (ZENIT.org).- Per Benedetto XVI non è facile descrivere la visita che ha appena concluso in Terra Santa. Lo ha confessato ai giornalisti presenti sull'aereo della compagnia israeliana El Al che lo ha riportato a Roma questo venerdì pomeriggio dopo una settimana in Giordania, Israele e Territori palestinesi.
Dopo averli ringraziato per aver affrontato non poche difficoltà "per informare il mondo su questo pellegrinaggio", il Papa ha ammesso che oltre al breve riassunto del viaggio che ha fatto nel discorso di congedo all'aeroporto di Tel Aviv potrebbe portare ancora "tanti, molti dettagli".
A questo proposito, ha citato "la commovente discesa nel punto più profondo della terra, al Giordano, che per noi è anche un simbolo della discesa di Dio, della discesa di Cristo nei punti più profondi dell'esistenza umana."; "il Cenacolo, dove il Signore ci ha donato l'Eucaristia, dove c'è stata la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo; il Santo Sepolcro".
Ad ogni modo, ha riconosciuto che le "impressioni fondamentali" suscitate dalla sua visita sono sostanzialmente tre, a cominciare dal fatto di aver trovato "dappertutto, in tutti gli ambienti, musulmani, cristiani, ebrei, una decisa volontà al dialogo interreligioso, all'incontro, alla collaborazione tra le religioni".
"E' importante che tutti vedano questo, non solo come un'azione - diciamo - per motivi politici nella situazione data, ma come frutto dello stesso nucleo della fede, perché credere in un unico Dio che ha creato tutti noi, Padre di tutti noi, credere in questo Dio che ha creato l'umanità come una famiglia, credere che Dio è amore e vuole che l'amore sia la forza dominante nel mondo, implica questo incontro, questa necessità dell'incontro, del dialogo, della collaborazione come esigenza della fede stessa", ha confessato.
In secondo luogo, il Pontefice ha confessato di aver trovato "un clima ecumenico molto incoraggiante".
"Abbiamo avuto tanti incontri con il mondo ortodosso con grande cordialità; ho potuto anche parlare con un rappresentante della Chiesa anglicana e due rappresentanti luterani, e si vede che proprio questo clima della Terra Santa incoraggia anche l'ecumenismo", ha spiegato.
Il terzo elemento che ha colpito Benedetto XVI è la constatazione che "ci sono grandissime difficoltà - lo sappiamo, lo abbiamo visto e sentito", ma c'è anche "un profondo desiderio di pace da parte di tutti".
Le difficoltà "sono più visibili" e "devono essere chiarite", ha aggiunto, "ma non è così visibile il desiderio comune della pace, della fraternità, e mi sembra dobbiamo parlare anche di questo, incoraggiare tutti in questa volontà per trovare le soluzioni certamente non facili per queste difficoltà".
Il Papa ha quindi ribadito di essersi recato in Terra Santa "come un pellegrino della pace", ricordando che il pellegrinaggio è un elemento essenziale di molte religioni, tra cui l'ebraismo e l'islam.
"È anche l'immagine della nostra esistenza, che è un camminare avanti, verso Dio e così verso la comunione dell'umanità", ha rimarcato.

"Sono venuto come pellegrino e spero che molti seguano queste tracce e così incoraggino l'unità dei popoli di questa Terra Santa e diventino anche messaggeri di pace", ha concluso.


15/05/2009 15.38.39 – Radio Vaticana - Benedetto XVI lascia la Terra Santa: non più guerra! Non più terrorismo! Prego per un futuro senza muri. Al Santo Sepolcro: Cristo è risorto!

Sono venuto come amico di israeliani e palestinesi, e come tale lancio questo appello: “Non più terrorismo! Non più guerra!”: è quanto ha detto il Papa al presidente israeliano Shimon Peres nella cerimonia di congedo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, a conclusione del suo pellegrinaggio in Terra Santa. In mattinata Benedetto XVI aveva visitato il Santo Sepolcro, uno dei momenti più toccanti del suo viaggio. Davanti alla Tomba vuota di Gesù ha ribadito: Cristo è risorto! Qui la storia dell’umanità è cambiata: l’amore è più forte della morte. Ma diamo la linea al nostro inviato a Gerusalemme Roberto Piermarini.http://62.77.60.84/audio/ra/00162246.RMhttp://62.77.60.84/audio/ra/00162246.RM

“No more bloodshed! No more fighting...
Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza. Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e guarigione”.


Questo l’accorato appello del Papa dall’aeroporto di Tel Aviv prima di lasciare la Terra Santa. Al termine di questo lungo viaggio sulle orme di Gesù, Benedetto XVI ha invocato che sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele abbia il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza all’interno di confini internazionalmente riconosciuti e che anche al Popolo palestinese possa essere ugualmente riconosciuto il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che “la soluzione a due Stati” - ha esortato Benedetto XVI - divenga realtà e non rimanga un sogno”. Ripercorrendo le tappe del suo viaggio, il Papa non ha nascosto che “una delle visioni più tristi visitando queste terre, è stato il muro. Mentre lo costeggiavo - ha detto - ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di sicurezza e separazione, ma rispettandosi e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione”.

“Know how hard it will be...
So quanto sarà difficile raggiungere quell’obiettivo – ha detto il Papa rivolgendosi al presidente israeliano Peres - So quanto sia difficile il Suo compito e quello dell’Autorità Palestinese. Ma Le assicuro le mie preghiere e le preghiere dei cattolici di tutto il mondo”.


Benedetto XVI ha ricordato anche la sua visita al Memoriale dell’Olocausto a Yad Vashem dove ha incontrato i sopravvissuti della Shoah”:

“Those deeply moving encouters brought back...
Quegli incontri profondamente commoventi hanno rinnovato ricordi della mia visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz, dove così tanti Ebrei – madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici – furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un’ideologia di antisemitismo e odio”.


Quello spaventoso capitolo della storia – ha detto il Papa - non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quelle buie memorie devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli uni agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da amore fraterno”.

“As Christians we know that the peace for which...
Come cristiani, sappiamo che la pace alla quale anela questa terra lacerata da conflitti ha un nome: Gesù Cristo. 'Egli è la nostra pace', che ci ha riconciliati con Dio in un solo corpo mediante la Croce, ponendo fine all’inimicizia. In quella tomba vuota la Chiesa in Terra Santa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova”.


Così il Papa questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro in uno degli ultimi atti del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Papa è entrato in corteo nella storica Basilica al centro della Città Santa. Sulla porta lo hanno accolto i Padri di Terra Santa ed i rappresentanti della Chiesa Greco-ortodossa ed Armena apostolica, responsabili dello “statu quo” nella Basilica. Nell’atrio, ai piedi del Golgota, si è inchinato a baciare la pietra dell’Unzione, poi, visibilmente commosso, è entrato nell’edicola che custodisce il Santo Sepolcro. Si è inginocchiato sul sarcofago, ne ha baciato la pietra che lo ricopre ed è restato a lungo in preghiera. Una contemplazione al mistero della Risurrezione del Signore. “Qui Cristo morì e risuscitò, per non morire mai più. - ha detto - Qui la storia dell’umanità fu definitivamente cambiata. Il lungo dominio del peccato e della morte venne distrutto dal trionfo dell’obbedienza e della vita; il legno della croce svela la verità circa il bene e il male". Quindi ha lanciato ancora un messaggio di speranza:

“May hope rise up ever anew,...
Possa la speranza levarsi sempre di nuovo, per la grazia di Dio, nel cuore di ogni persona che vive in queste terre! Possa radicarsi nei vostri cuori, - ha affermato - rimanere nelle vostre famiglie e comunità ed ispirare in ciascuno di voi una testimonianza sempre più fedele al Principe della Pace. Il Vangelo ci dice che un futuro di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna e per l’intera famiglia umana”.

Quindi si è recato al Golgota per raccogliersi in preghiera sul luogo del Calvario, ai piedi della croce. Segno di questo pellegrinaggio di un Papa, che si è chinato sulle sofferenze di questa terra.


LA STORIA DELLA DISCRIMINAZIONE DI CARRIE PREJEAN - di Diana Zancheddu - Il Foglio, 26 aprile 2009
Fosse stata politicamente corretta e consapevole di vivere nell’era obamiana forse oggi sarebbe Miss America. Invece deve accontentarsi di essere soltanto Miss California. In effetti sono problemi anche questi, in più Carrie Prejean, stangona bionda di anni ventuno e almeno trentaquattro denti da mostrare, non è diventata la più bella degli Stati Uniti perché discriminata, azzarda qualcuno: il suo problema è che non crede nel matrimonio omosessuale. Pare che lo scettro della più bella d’America le sia stato sfilato da una domanda in finalissima. “Nel Vermont hanno legalizzato il matrimonio gay (è il quarto, negli Stati Uniti, ndr). Secondo lei tutti gli stati dovrebbero seguirne l’esempio?”, le domanda il giudice Perez Hilton, un ragazzetto appena più vecchio di lei. E domanda più politicamente corretta non poteva essere posta. “E’ bello che uno possa scegliere – risponde lei – Ma nel mio paese e nella mia famiglia il matrimonio è tra un uomo e una donna”. E si gioca così la vittoria, la corona in testa, i fiori in braccio e le lacrime piagnone di tutte le prime miss della terra.



Hai voglia poi ad aggiungere, cara la mia Carrie, che tua sorella è nell’aeronautica americana e che è un’attivista pro gay, che ti ha consolata in albergo, quella sera, dicendoti che non si era offesa per niente, che ognuno ha le sue idee, ma che rispetta le tue e che ti vuole bene e basta. Hai voglia a dire che con tuo padre se ne discute molto, a casa, di queste visioni del mondo. Hai voglia a rilasciare interviste in cui dici che in realtà ti sembra di aver vinto tu, davvero, visti i mille messaggi di solidarietà ricevuti e le duemila richieste di amicizia su Facebook. La verità è che ti meriti di restare una Miss California qualsiasi perché non hai capito che l’aria adesso è cambiata, vivi nella fiorita era obamiana, era in cui è candidamente richiesto di essere pro gay, pro choice, pro islam, e tra poco magari pure pro Ahmadinejad. Per la cronaca, la corona è finita sulla testa di tale Kristen Dalton, Miss Carolina del nord, bionda come Carrie, ma forse appena meno gnocca. Anche lei, naturalmente, piagnucola storcendo la faccia in modo orribile quando viene emesso il verdetto.

La storia della discriminazione di Carrie sta scaldando il grande popolo dei telespettatori di concorsi di bellezza, ma non solo. Larry King, quello del “Larry King live”, lunedì sera ha intervistato il controverso giudice che ha posto la domanda trabocchetto. Il giudice dice che non pensa di aver posto una domanda ingiusta, sbagliata o trabocchetto. Però insulta Carrie, dice che ha dato la risposta sbagliata e comunque ha perso perché è un’idiota sgualdrina. Quindi c’è chi gli dà di cafone.
Lui, forse pensando di auscultare il polmone vero del popolo americano, forse pensando di poter iniziare il post successivo sul suo blog rosa con: “We, the people… crediamo nel matrimonio omo” eccetera, ha postato il video dell’intervista integrale al Larry King Live. Alla richiesta di: “Pensieri?”, ha avuto in cambio ben 983 messaggi. Il tono dei commenti è molto americano, americano da primo emendamento, si intende, del tipo: ognuno è libero di pensare e dire quello che crede, ognuno ha le sue idee ma questo non c’entra con un concorso di bellezza, sei uno stupido, discriminare lei perché ha risposto così è peggio che discriminare i gay, lei ha ragione e tu hai torto, e infine il più bello di tutti: “Much adieu about nothing. 85% of americans believe marriage is between a man and a woman (tanto casino per niente. L’85 per cento degli americani pensa che il matrimonio sia tra un uomo e una donna)”.

La verità è che la biografia di Carrie sembra studiata e scritta per un’era che non c’è più, quella del presidente George W. Bush. Comincia così: “Carrie è una vera californiana” (ce ne devono essere anche molte finte, evidentemente). Si prosegue con l’elenco dei desideri di Carrie, che vuole diventare insegnante delle elementari, che fa la volontaria tra ragazzi disabili, che ha una grande famiglia italiana, che ha un’energia e un buon carattere che attira i più piccoli, che ha un chihuahua di nome Biggie con cui passa la gran parte del suo tempo.
Nel frattempo Carrie ha avuto anche il modo di partecipare a innumerevoli spettacolini, promozioni, di prestare il volto a campagne pubblicitarie e televisive, ma non è per questo che vuole essere ricordata. La sua forza le viene da un passo della Bibbia, citato per intero nella sua biografia ufficiale. Si tratta della lettera di san Paolo ai Filippesi, 4:13: “I can do all things through Christ who strengthens me” (posso fare tutto attraverso Cristo che mi sostiene).
Carrie vorrebbe che la gente la ricordasse per essere vera e compassionevole. E invece ora tutti la ricorderanno perché è stata ed è rimasta una bella bionda e abbronzata Miss California, sconfitta nella corsa per la più bella d’America per aver dato la risposta sbagliata nell’era sbagliata, e aver candidamente sostenuto che bè, nella sua famiglia e nel suo paese, il matrimonio è tra un uomo e una donna.

Il Foglio, 26 aprile 2009


La fede contro il secolarismo diffuso - Una breve ma densa omelia del Card. Bagnasco durante la Santa Messa del funerale di don Gianni Baget Bozzo
Omelia in occasione della Santa Messa d’Esequie per Don Gianni Baget Bozzo

Genova, Parrocchia del Sacro Cuore e S.Giacomo di Carignano,
11 maggio 2009
Signori Ministri,
Autorità
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore

Siamo qui per il suffragio cristiano per l'anima di Don Gianni Baget Bozzo, sacerdote della nostra Diocesi. Ordinato nel 1967, a 42 anni, dal Card. Giuseppe Siri che fu suo insegnante di Religione al Liceo Doria, ricoprì subito incarichi di fiducia, come la direzione della rivista teologica "Renovatio", del Quadrivium, centro di attività culturali, la cattedra di teologia dogmatica nel nostro Seminario. Scrittore fecondo e non banale, fu termine di confronto per molti in Italia. Il Card. Siri ne riconobbe da sempre le doti di intelligenza e cultura. Ma anche di fede e preghiera. Ciò non gli impedì, purtroppo, di percorrere alcune strade in palese contrasto con la disciplina della Chiesa, fino a dolorosi provvedimenti che la grande e affettuosa paternità dell'Arcivescovo dovette assumere, e che prontamente cessarono appena vennero meno alcune oggettive circostanze.
Spesso, recentemente, mi ha confidato il suo dolore per aver addolorato il suo Cardinale. Oggi, nella luce di Dio, tutto si chiarisce e si purifica.
Un tema molto caro alla sua meditazione e sul quale scrisse anche un'opera, era l'anima e la vita eterna. E le letture bibliche appena ascoltate ci guidano proprio in questa riflessione: "Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se nuore vivrà", dice il Signore Gesù.
Richiamare queste verità della nostra fede è quanto mai necessario oggi, poiché il secolarismo diffuso – che non necessariamente nega Dio - in modo subdolo spinge a vivere come se Dio non ci fosse e tutto si riducesse alla vita terrena. Come se l'esistenza fosse solo una rapida sequenza di giorni, un' inarrestabile corsa verso il nulla. Come se la morte – come affermava Nietzsche – fosse la nostra "cupa compagna di viaggio". Tutto allora si appiattisce sull'immediato, su ciò che risponde e soddisfa interessi e bisogni senza futuro. Se l'uomo è un grumo di materia organica solo un po' più sviluppata, se non siamo anche anima, allora non esiste futuro, vita eterna, infinito. Allora ognuno è prigioniero di se stesso, chiuso nel mondo angusto del suo piccolo e fuggevole presente, dove i valori dell'amore fino al sacrificio di sé difficilmente trovano fondamento e linfa rinnovatrice. Se l'uomo è effimero anche la società sarà inevitabilmente effimera. In sostanza, senza l'anima l'uomo è una "passione inutile".
La fede invece – ma anche la ragionevolezza e l'esperienza universale – dicono che l'uomo è una grandezza incompiuta, e quindi desiderio e apertura oltre se stesso, verso una cifra che, pur superando il limite della creatura, misteriosamente gli appartiene: è la cifra dell'infinito, della pienezza, della felicità senza ombre e per sempre. Il Vangelo, sorgente inesauribile di umanesimo, ci invita a guardare avanti con fiducia, perché la vita terrena non è un vagabondare rassegnato e mesto verso il vuoto, ma il pellegrinaggio serio e responsabile verso Dio che è Padre: nel suo grembo di verità deporremo le nostre azioni e i nostri pensieri.
Cari fratelli e sorelle, mentre affidiamo l'anima immortale di Don Gianni al Signore della vita, preghiamo anche per noi, perché possiamo vivere da umili pellegrini della fede, fedeli a Cristo e, con Lui, fedeli alla storia.
Angelo Card. Bagnasco


SVEZIA/ Libero aborto per chi vuole un figlio di sesso diverso - Redazione - sabato 16 maggio 2009 – ilsussidiario.net
Feto abortito perché femmina.
Siamo nella Cina comunista? No, nella democraticissima Svezia.
Le autorità sanitarie del Paese scandinavo hanno stabilito la piena legalità dell’aborto selettivo basato sul genere.
È accaduto, infatti, che una donna del sud della Svezia, già madre di due figlie, si sia sottoposta ad amiocentesi per verificare il sesso del nascituro. Delusa per non poter avere il maschietto che tanto desiderava, la donna ha chiesto ai medici dell’Ospedale Mälaren di poter interrompere la gravidanza.
La direzione sanitaria di quella struttura ospedaliera ha investito della questione la Commissione Nazionale della Salute e del Welfare (Socialstyrelsen) chiedendo precise disposizioni circa la possibilità di praticare l’aborto selettivo basato sul genere, in assenza di reali ed evidenti ragioni di carattere medico.
La Commissione si è pronunciata nel senso che una simile richiesta non potesse essere rifiutata, giacché l’aborto fino alla diciottesima settimana resta nell’ordinamento giuridico svedese un diritto inalienabile della donna, anche se motivato sulla base della scelta personale del sesso del nascituro.
Questo tipo di aborto selettivo sembra un po’ troppo anche per gli abortisti sfegatati di casa nostra. Ma alle anime belle dei pro-choice nostrani verrebbe spontaneo porre una domanda. Posto che l’aborto – come ribadisce il Socialstyrelsen svedese – è un diritto inalienabile della donna, che differenza fa se il motivo per ricorrere all’interruzione della gravidanza è fondato sul sesso del nascituro, sulla sua disabilità, sulle sue caratteristiche genetiche, o semplicemente sul fatto che la madre non desideri rovinarsi una vacanza programmata al Club Méditerranée a causa di una gravidanza non programmata (episodio reale di cui ho avuto conoscenza per ragioni professionali)?
Ciò che è accaduto in Svezia ha il pregio di togliere il velo di ipocrisia da qualunque argomentazione pelosa intorno all’aborto. Si deve avere il coraggio di dire le cose come stanno ed essere coerenti fino in fondo.
Del resto, oggi in Italia, nonostante la petizione di principi della Legge 194, vige una piena applicazione del concetto di autodeterminazione della donna: in realtà nessuno può impedire ad una donna maggiorenne non interdetta di abortire se essa lo vuole, qualunque siano i motivi della sua richiesta.
Anche da noi, in teoria, esiste la possibilità di praticare un aborto selettivo per genere, solo che si preferisce non dirlo. Meglio trovare altre ragioni più presentabili, magari attraverso le maglie sempre più larghe del criterio costituito dal “rischio per la salute psichica della donna”.
A dispetto delle premesse, la Legge 194 ha introdotto, di fatto, nel nostro ordinamento giuridico un antiprincipio assai grave: il diritto di vita e di morte in capo alla donna nei confronti di un altro essere umano innocente. Nella pratica quotidiana questo “ius vitae ac necis” è assegnato alla madre in maniera totale ed esclusiva, attraverso l'espediente della procedura, che trasforma un delitto in un atto medico pagato dai contribuenti.
In Svezia l’aborto è una “conquista” sociale fin dal 1938. Oggi, stando alle statistiche dello Johnston’s Archive, più del 25% delle gravidanze in quel Paese si concludono con un aborto, percentuale che ha registrato un aumento del 17% a seguito dell’introduzione della cosiddetta pillola del giorno dopo, quella che, secondo i promotori, avrebbe dovuto proprio ridurre il fenomeno dell’aborto.
Del resto, tale fenomeno non è stato arginato neanche dal fatto che in Svezia l'educazione sessuale faccia parte integrante dei programmi scolastici fin dal 1956, e che proprio la Svezia sia considerata la patria del condom. Tutti abbiamo riso quando nel 1992 in quel Paese vennero venduti profilattici con il coniglio Bernie, emblema del campionato europeo di calcio, o quando, più recentemente, l’Organizzazione svedese per l’educazione sessuale (RFSU) ha lanciato un’iniziativa che prevedeva la consegna rapida di preservativi a domicilio per le coppie rimaste senza sul più bello, mediante quattro vetture, recanti l’insegna “Cho-San Express”.
Questo esasperato culto per la contraccezione, (così come la distribuzione gratuita di condom nelle scuole secondarie e superiori ed i programmi avanzati di educazione sessuale), non ha eliminato la piaga dell’AIDS né ridotto il dramma sociale dell’aborto. Ha soltanto dimostrato che il profilattico non è la soluzione.
Vuoi vedere che anche su questo punto aveva davvero ragione quell’oscurantista, retrogrado, antipatico tedesco di Joseph Ratzinger?
(Gianfranco Amato - Presidente dell'Associazione "Scienza e Vita" di Grosseto)