Nella rassegna stampa di oggi:
1) L'editoriale dell'Elefantino, lettera dal tour elettorale - Non ho bisogno di spot - Una volgarità segno di rimbambimento intellettuale e ottusità morale
2) Colpirne uno per intimidire tutti quelli che dissentono sull’aborto, di Marina Corradi
3) S.E. Mons. Luigi Negri - PER IL VESCOVO DI SAN MARINO-MONTEFELTRO E’ UNA BATTAIGLIA LAICA DI LIBERTA’
Dal Foglio.it
L'editoriale dell'Elefantino, lettera dal tour elettorale - Non ho bisogno di spot - Una volgarità segno di rimbambimento intellettuale e ottusità morale
Proiettando su di me il loro modo di ragionare, alcuni commentatori benpensanti hanno scritto e detto che le violenze di cui sono bersaglio hanno l’effetto di uno spot elettorale per la lista pazza contro l’aborto e per la vita. Mi dispiace che circoli questa stupidaggine, questa volgarità degna di una campagna elettorale e di un discorso pubblico in cui emergono da settimane segni evidenti di rimbambimento intellettuale e di ottusità morale e culturale.
Potrei moltiplicare per cento in un attimo gli effetti speciali elettorali della violenza che si riversa contro i miei discorsi mitemente ratzingeriani sulla scomparsa del buonumore e sulla brutalizzazione manipolativa della vita umana nel nostro tempo. Mi basterebbe, visto che non conosco la paura fisica, uscire dalle porte principali dei teatri in cui parlo, espormi con atteggiamento tenorile all’odio ideologico e farmi bastonare per bene. Un po’ di sangue, lo spot perfetto nella mentalità meschina e ricattatoria di certi osservatori democratici e antifascisti. Invece a me non piace il vittimismo, che è cosa diversa dal porgere l’altra guancia, e a parte un paio di pomodori rispediti ai mittenti cerco un pertugio per evitare incidenti più gravi, e collaboro con le forze dell’ordine. Io non ho odio verso le ragazzine, i ragazzini e i maschietti adulti che non sanno quello che fanno e che si fanno. Io penso che il nostro mondo laico occidentale è impazzito, fuori controllo. Penso che è impazzita Miriam Mafai, quando scrive che la mia campagna per la libera scelta contro l’aborto, l’eugenetica e la strage delle bambine in Asia spinge le donne alla pratica dell’aborto clandestino e le offende come donne. Penso che è impazzita di infelicità Lietta Tornabuoni quando scrive che il corpo di Juno sta sotto “gli occhi di pervertiti” che godono a vedere la “deformità” della sua libera gravidanza. Penso che Obama è un maghetto esorcista africano, indegno di fare il presidente degli Stati Uniti, quando dice che non è giusto “punire con un bimbo” una ragazza incorsa nell’incidente dell’amore.
Penso che l’aborto di massa indifferente è un tabù e un totem ideologico di tempi violenti e scristianizzati, una parola chiave che perfino i miei candidati esitano a pronunciare con qualche salutare e amorevole mancanza di rispetto. Penso che l’abitudine alla morte in pancia vada combattuta senza quartiere, e che questa rivolta contro il nuovo totalitarismo culturale è perfino più importante del futuro di Alitalia, di Pizza e della mozzarella di bufala. Questo è il mio spot, e me ne frego dei pomodori.
P.S. Un abbraccio a sua eccellenza il vescovo Luigi Negri. Gli voglio bene.
LE RIPETUTE VIOLENTE CONTESTAZIONI A GIULIANO FERRARA
Colpirne uno per intimidire tutti quelli che dissentono sull’aborto
Avvenire, 5 aprile 2008
MARINA CORRADI
A nche a Pesaro i centri sociali all’attacco del comizio di Giuliano Ferrara. Non essendo i manifestanti riusciti a srotolare sul palco il loro striscione di protesta hanno emesso un comunicato : gravissimo ed intollerabile che un paese che si definisce democratico non ammetta il diritto a manifestare dissenso verso una lista 'fascista e medioevale'. E noi che ci eravamo abituati alla monotonia di questa campagna di grigie polemiche e prevedibili contumelie vediamo, da Bologna a Pesaro, scendere in campo la variabile del lancio di sassi e sedie contro la lista pro-life.
Qualcosa, sia pure esecrabile, di nuovo sotto il sole di questo aprile? No, qualcosa invece di antico, anzi di vetusto. Lo diciamo per chi ha meno di quarant’anni, e non c’era negli anni del 'fascista!' urlato nelle scuole, nelle università a chiunque non era in linea con il Verbo Unico Collettivo. Quante volte, al liceo, porte sprangate da picchetti di studenti col pugno alzato. Sul polso, appena sotto quel saluto proletario, si poteva notare il luccichio dei Rolex, giacchè in quella scuola borghese i proletari in verità non li avevano mai visti. Tuttavia, quei ragazzi avevano ben chiara una nozione: tutti quelli che non stavano con loro, eran 'fascisti'. I 'fascisti', ovviamente, non avevano diritto di parola, sicché non si sapeva cosa realmente pensassero, né se, poi, fascisti eran davvero. Ma già domandarsi cosa realmente dicessero i reietti, era chiaro segno di fascismo. Quindi, quando c’erano i picchetti, era meglio lasciar stare. (Al venerdì però i picchetti finivano presto, perché i compagni dovevano andare a sciare).
Dunque, la folata di uova e pietre di Bologna ha un gusto vecchio, da anni Settanta, di parole brandite come clave senza sapere cosa significano. Di insulti urlati per stare da una immaginaria parte giusta, senza ascoltare cosa dice il 'nemico', giacchè si è certi di saper già tutto di lui e delle sue ignobili ragioni. Quel saper tutto a priori che non guarda in faccia e non sta a ascoltare urla, soltanto, perché l’altro non possa parlare. Poi lancia: pomodori per disprezzo, pietre per fare male - nell’astio viscerale, la differenza si fa sottile. A volte, insidiosamente e rapidamente inafferrabile.
La cifra anni Settanta che ritorna con il suo inconfondibile odore a Bologna è quella di un’ideologia cieca.
Conforta, certo, che tutti, da Cofferati a Bertinotti, abbiano espresso solidarietà a Ferrara. Benché poi i dirigenti del Prc da quella solidarietà abbiano preso le distanze.
Benché la capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato abbia esortato alle uova contro i prolife in tutte le piazze d’Italia. Certi vizi, si sa, sono difficili da perdere. E così nella lotta di popolo 'in difesa delle donne' la candidata Matilde Leonardi, medico specialista in disabilità infantile, se ne è andata da Bologna con una costola incrinata, ed è andata ancora bene. E’ quel discrimine fondamentale fra il non essere d’accordo e il picchiare, ciò che ancora una volta sfugge a certi sinceri democratici.
L’ex sessantottino Ferrara dopo Bologna ha commentato: 'Certe cose, noi le facevamo contro Almirante'. C’è tutta una storia, nel viaggio di quest’uomo che da ragazzo gridava come i suoi coetanei 'fascista!' agli avversari fino a quel palco emiliano dove ragiona sulla disumanità dell’aborto. Ma la metamorfosi del compagno di un tempo non sfiora i ragazzi delle uova, anzi, è per loro soltanto 'tradimento'. La storia, è vero, ricomincia a ogni generazione. Ma nemmeno la questione fondante: lascia parlare l’avversario, non toccarlo, neanche questa volta è passata. Di nuovo quel boato di fischi e insulti, ad annientare le ragioni altrui. E le tasche piene di sassi. Qualcuno poi, dal Parlamento, a esortare: di nuovo.
E quarant’anni dopo gridano ancora: 'Fascisti!' Come un virus endemico che ritorna in un organismo debole. In quest’Italia che ai figli non ha detto abbastanza delle illusioni fallite dei padri.
Ciò che sfugge a certi «democratici» è il discrimine tra il non essere d’accordo e il picchiare. E in certe contestazioni riaffiora qualcosa che si sperava superato
S.E. Mons. Luigi Negri - PER IL VESCOVO DI SAN MARINO-MONTEFELTRO E’ UNA BATTAIGLIA LAICA DI LIBERTA’4.4.2008
Carissimo Ferrara,
ti giungano i sentimenti di profonda e affezionata solidarietà per l'ignobile atto di barbarie di cui sei stato oggetto nel silenzio connivente di troppa società che faccio fatica a chiamare civile.
La mia, proprio perché è una grande formazione cristiana, che debbo come sai a Mons. Giussani. è anche una grande formazione laica. Per me è stato un sempre naturale lavorare e soffrire per la libertà, non solo mia ma di tutti. Eravamo ancora in ginnasio e abbiamo fatto grandi scioperi studenteschi contro la brutale repressione sovietica in Ungheria. E poi non abbiamo più perduto neppure un colpo. Certo la nostra generazione aveva accanto a sé dei grandi padri della chiesa che ci hanno sempre sostenuto e seguito in questa lotta per la libertà. Noi abbiamo imparato da Montini a Milano, da Fossati a Torino, da Della Costa a Firenze, da Roncalli a Venezia, da Lercaro a Bologna, da Siri a Genova, da Ruffini a Palermo, e soprattutto dal grande Pio XII, che nei pochi e terribili giorni della rivoluzione d'Ungheria seppe scrivere due lettere encicliche e fare due interventi radiofonici. Poi abbiamo combattuto per la libertà nelle scuole e nelle università. Tante volte a me e ai miei ragazzi è successo quello che è successo a te a Bologna ieri. Tante volte ho cominciato la giornata andando a visitare negli ospedali gli studenti cattolici, colpevoli di voler soltanto essere integralmente cattolici nell'ambiente. Caro Ferrara, laici e cattolici ormai sono i capisaldi su cui si può costruire una civiltà meno disumana. Io non sono politico raffinato e soprattutto sono vescovo, perciò non posso dirti se la tua lista abbia o no una convenienza politica, ma sono lieto di dirti che la tua è una limpida testimonianza ideale, e ti posso assicurare che non gli intellettualoidi delle grandi città ma il sano popolo cattolico riconosce la tua grandezza umana e perciò, lasciamelo dire, almeno implicitamente cristiana. Che tristezza quando penso che in questi decenni abbiamo mandato in giro per il mondo, dico noi pastori, dei cristiani incolori, inodori e insapori, pronti a dire subito che innanzitutto sono d'accordo con tutti gli altri perché dicono di essere "trasversali". Avrei tante altre cose da dirti ma ci vedremo presto. Non fare nulla per affrettare il tuo funerale, perché sai che un vescovo cattolico non può officiare funerali civili.
+ Luigi Negri
Vescovo di San Marino e Montefeltro