lunedì 16 novembre 2009

Nella rassegna stampa di oggi:
1) Il Papa: le parole di Cristo “portano in sé un germe di eternità” - Discorso introduttivo all'Angelus domenicale in piazza San Pietro
2) Benedetto XVI: la difesa della vita non spetta solo ai credenti - Nell'udienza ai Vescovi della Conferenza episcopale regionale “Sul 1” del Brasile
3) Eutanasia: bimbo malato potrà morire, i genitori decidono lo stop delle terapie - Milano, 10 nov. (Adnkronos Salute) - Baby RB potrà morire. Nel Regno Unito i genitori di un bimbo di un anno, colpito da una rara malattia neuromuscolare che gli impedisce di muoversi e respirare autonomamente, ora concordano nella volontà di staccare i macchinari che tengono in vita il figlio.


Il Papa: le parole di Cristo “portano in sé un germe di eternità” - Discorso introduttivo all'Angelus domenicale in piazza San Pietro
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della recita della preghiera mariana dell'Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro.
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Cari fratelli e sorelle!

Siamo giunti alle ultime due settimane dell’anno liturgico. Ringraziamo il Signore che ci ha concesso di compiere, ancora una volta, questo cammino di fede – antico e sempre nuovo – nella grande famiglia spirituale della Chiesa! E’ un dono inestimabile, che ci permette di vivere nella storia il mistero di Cristo, accogliendo nei solchi della nostra esistenza personale e comunitaria il seme della Parola di Dio, seme di eternità che trasforma dal di dentro questo mondo e lo apre al Regno dei Cieli. Nell’itinerario delle Letture bibliche domenicali ci ha accompagnato il Vangelo di san Marco, che oggi presenta una parte del discorso di Gesù sulla fine dei tempi. In questo discorso, c’è una frase che colpisce per la sua chiarezza sintetica: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Mc 13,31). Fermiamoci un momento a riflettere su questa profezia di Cristo.

L’espressione "il cielo e la terra" è frequente nella Bibbia per indicare tutto l’universo, il cosmo intero. Gesù dichiara che tutto ciò è destinato a "passare". Non solo la terra, ma anche il cielo, che qui è inteso appunto in senso cosmico, non come sinonimo di Dio. La Sacra Scrittura non conosce ambiguità: tutto il creato è segnato dalla finitudine, compresi gli elementi divinizzati dalle antiche mitologie: non c’è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta. Con tale chiara distinzione, Gesù afferma che le sue parole "non passeranno", cioè stanno dalla parte di Dio e perciò sono eterne. Pur pronunciate nella concretezza della sua esistenza terrena, esse sono parole profetiche per eccellenza, come afferma in un altro luogo Gesù rivolgendosi al Padre celeste: "Le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato" (Gv 17,8). In una celebre parabola, Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione che si manifesta già ora in una vita buona, animata dalla carità, e alla fine produrrà la risurrezione della carne. Ecco la potenza della Parola di Cristo.

Cari amici, la Vergine Maria è il segno vivente di questa verità. Il suo cuore è stato "terra buona" che ha accolto con piena disponibilità la Parola di Dio, così che tutta la sua esistenza, trasformata secondo l’immagine del Figlio, è stata introdotta nell’eternità, anima e corpo, anticipando la vocazione eterna di ogni essere umano. Ora, nella preghiera, facciamo nostra la sua risposta all’Angelo: "Avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38), perché, seguendo Cristo sulla via della croce, possiamo giungere pure noi alla gloria della risurrezione.





[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Rivolgo anzitutto un cordiale saluto ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Commissione Episcopale Europea per i Media, i cui lavori si sono svolti in questi giorni in Vaticano. Carissimi, vi siete confrontati sulla cultura di internet e la comunicazione nella Chiesa. Vi ringrazio per il vostro qualificato contributo su questa tematica di grande attualità.

Desidero inoltre ricordare che oggi ha luogo ad Ivrea, in Piemonte, la celebrazione nazionale della Giornata del Ringraziamento. Volentieri mi unisco spiritualmente a quanti sono riconoscenti al Signore per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, rinnovando l’invito pressante al rispetto dell’ambiente naturale, risorsa preziosa affidata alla nostra responsabilità.

Oggi sono presenti qui in Piazza anche il Cardinale Adrianus Simonis con alcuni Presuli, Autorità civili e fedeli dell'Olanda, che, celebrando in questi giorni il Santo Patrono Willibrordo, ricordano la loro presenza qui a Roma nella Chiesa nazionale dei Santi Michele e Magno dei Frisoni. Esorto tutti ad essere sempre pietre vive della Chiesa di Cristo e ad intensificare i legami di comunione con la Sede dell'Apostolo Pietro.

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Trieste, Cingoli e Pizzo Calabro. Possa, cari fratelli, la sosta presso la tomba di san Pietro rafforzare in ciascuno la fede e la testimonianza evangelica. A tutti auguro una buona domenica.

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]


Benedetto XVI: la difesa della vita non spetta solo ai credenti - Nell'udienza ai Vescovi della Conferenza episcopale regionale “Sul 1” del Brasile
CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 novembre 2009 (ZENIT.org).- La difesa e promozione della vita “non è una prerogativa dei soli cristiani”, ma “appartiene a ogni coscienza umana che aspira alla verità ed è attenta e pensosa per le sorti dell'umanità”. E' quanto ha detto Benedetto XVI nell'udienza al gruppo dei presuli brasiliani della Conferenza episcopale regionale “Sul 1”, giunti per la loro visita “ad limina Apostolorum”.

Rivolgendosi ai Vescovi provenienti dalla Regione ecclesiastica che copre São Paulo, il più popoloso Stato brasiliano, il Papa ha sottolineato la necessità urgente di educare le coscienze in un tempo che vede crescere la violenza e il disprezzo della vita umana.

Poiché la coscienza ben formata porta a realizzare il vero bene della persona, ha ricordato Benedetto XVI, “la Chiesa, specificando qual è questo bene, illumina l'uomo e, attraverso tutta la vita cristiana, cerca di educare la sua coscienza”.

Oggi - ha spiegato - la vita umana, “dono di Dio da accogliere nell’intimità amorosa del matrimonio tra un uomo e una donna” è talora vista come un “mero prodotto dell’uomo”.

E’ l’attuale sfida della bioetica “campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo”. Ed è qui che “si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale”.

“Si tratta – ha detto il Papa – di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio”.

“Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza”, ha continuato.

Benedetto XVI ha invitato infine i presuli a non stancarsi mai di stimolare le coscienze, anche “sperando contro ogni speranza”, con la “ferma fiducia di chi sa di poter contare sulla vittoria di Cristo”.

Nel suo indirizzo di saluto al Papa, il Vescovo di Santo André e Presidente della Conferenza episcopale regionale “Sul 1”, mons. Nelson Westrupp, parlando della realtà della sua regione, ha detto che “la situazione sociale, politica, economica, culturale, ecologica e religiosa è complessa”.

Successivamente ha parlato dell' “urgenza dell'evangelizzazione”, cui si sta tentando di rispondere attraverso una “cultura missionaria” nelle diocesi e nelle comunità.

Da 15 anni i Vescovi sostengono un progetto missionario con le diocesi dell'Amazzonia brasiliana. Mentre nel 2004 è stato elaborato un “progetto di azione missionaria permanente”.

“Vogliamo essere - ha detto mons. Westrupp - una Chiesa in stato permanente di missione. Per questo, negli ultimi anni, i temi delle nostre assemblee episcopali sono stati sempre vincolati a qualche aspetto dell'azione missionaria della Chiesa locale”.


Eutanasia: bimbo malato potrà morire, i genitori decidono lo stop delle terapie - Milano, 10 nov. (Adnkronos Salute) - Baby RB potrà morire. Nel Regno Unito i genitori di un bimbo di un anno, colpito da una rara malattia neuromuscolare che gli impedisce di muoversi e respirare autonomamente, ora concordano nella volontà di staccare i macchinari che tengono in vita il figlio.

La coppia, separata ma in buoni rapporti, inizialmente era in disaccordo e si era rivolta all'Alta Corte britannica perché decidesse il da farsi. La madre del piccolo, infatti, riteneva insieme ai medici che la qualità di vita del bimbo fosse così compromessa da rendere preferibile la sospensione di ogni pratica terapeutica. Il padre voleva opporsi a tutti i costi, ma a sorpresa ha ritirato il suo no - si legge online sul 'Daily Telegraph' - e ora la spina potrà essere staccata.

La decisione arriva all'indomani della presa di posizione di un medico a cui il legale del padre si era rivolto per tentare di tenere in vita il piccolo. Andrew Bush dell'Imperial College di Londra, pediatra esperto in problemi respiratori, in origine si era detto disposto a praticare una tracheotomia al bimbo. Ma poi ha cambiato idea, concludendo che "nell'interesse di Baby RB la cosa migliore non sono la tracheotomia e la ventilazione a domicilio. Non per banalizzare il punto di vista del padre - ha aggiunto - ma la maggior parte dei pediatri troverebbe molto difficile scavalcare la decisione di una madre". Il bambino al centro del drammatico caso soffre di sindrome miastenica congenita. Il suo cervello funziona normalmente, ma il piccolo non può comunicare e interagire con i suoi genitori.