Nella rassegna stampa di oggi:
- La gioia della Resurrezione implica la condivisione del dolore di Andrea Tornielli, 26-04-2011, da http://www.labussolaquotidiana.it
- La ragione e la storia di Massimo Introvigne, 26-04-2011, da http://www.labussolaquotidiana.it
- PAPA/ La ragione di Benedetto smaschera le "bugie" di Darwin di Carlo Bellieni - martedì 26 aprile 2011 –ilsussidiario.net
- Il pioniere della 194 apre ai cattolici "Più aiuti contro l'aborto per povertà" - la Repubblica ed. Milano – 26 aprile 2011
- L'ALLARME DEI PEDIATRI COME STIAMO CAMBIANDO - L'adolescenza delle bambine comincia alle scuole elementari - La pubertà precoce è in crescita. I sogni dei figli s'incrociano con le ambizioni dei genitori di Stefano Montefiori – da http://www.corriere.it/
- La pillola? La prendo il lunedì - 25 aprile 2011 di Donata Bonometti, da http://www.ilsecoloxix.it/
La gioia della Resurrezione implica la condivisione del dolore di Andrea Tornielli, 26-04-2011, da http://www.labussolaquotidiana.it
La resurrezione di Gesù, evento su cui si fonda la fede cristiana, non è «il frutto di una speculazione», neanche «di un'esperienza mistica». È, invece, «un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un'impronta indelebile». Lo ha detto Papa Ratzinger, nel messaggio Urbi et Orbi della mattina di Pasqua, affacciandosi alla loggia centrale della basilica di San Pietro, dopo aver celebrato la messa sul sagrato.
Ancora una volta, dunque, Benedetto XVI ci richiama alla realtà di questo evento, all'essenzialità di questo evento sul quale sta o cade tutta la fede cristiana. Il cristianesimo non è un pacchetto di dogmi, una serie di norme morali, un insieme di riti per quanto suggestivi. È innanzitutto e prima di tutto l'incontro con Gesù vivo e risorto, presente oggi. Gli eventi accaduti duemila anni fa a Gerusalemme ci arrivano di testimonianza in testimonianza, attraverso la vita cambiata di quei primi apostoli, di coloro che li hanno incontrati, via via attraverso i secoli e le generazioni, fino a noi.
«Il mattino di Pasqua – ha detto il Papa – ci ha riportato l'annuncio antico e sempre nuovo: Cristo è risorto! L'eco di questo avvenimento, partita da Gerusalemme venti secoli fa, continua a risuonare nella Chiesa, che porta viva nel cuore la fede vibrante di Maria, la Madre di Gesù, la fede di Maddalena e delle altre donne, che per prime videro il sepolcro vuoto, la fede di Pietro e degli altri Apostoli».
«Fino ad oggi – anche nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa su quell'annuncio, sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi messaggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso, era risorto; quindi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo».
«La risurrezione di Cristo – ha aggiunto Benedetto XVI – non è il frutto di una speculazione, di un'esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un'impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. È una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene».
Il Papa ha quindi compiuto un rapido giro d'orizzonte sulle sofferenze del mondo e ha citato quei popoli che ancora vivono la Passione. Ha chiesto la fine dell'odio e delle violenze in Medio Oriente, ha chiesto che in Libia «la diplomazia ed il dialogo prendano il posto delle armi e si favorisca, nell'attuale situazione conflittuale, l'accesso dei soccorsi umanitari a quanti soffrono le conseguenze dello scontro». Ha parlato dell'Africa, chiedendo che tutti si adoperino «per promuovere il bene comune e per costruire società, dove la povertà sia sconfitta ed ogni scelta politica risulti ispirata dal rispetto per la persona umana».
Poi ha parlato dei profughi e dei rifugiati, «che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari», chiedendo che arrivi loro «la solidarietà di tutti» e che «gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all'accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli». Ha chiesto pace e riconciliazione per la Costa d'Avorio, e consolazione e speranza per il Giappone che «affronta le drammatiche conseguenze del recente terremoto».
La gioia dei cristiani nel giorno in cui il Figlio di Dio esce vittorioso dal sepolcro non può infatti non essere accompagnata dalla condivisione del dolore e delle sofferenze di tanta parte dell'umanità che ancora attende, dopo il Calvario, di poter risorgere.
La ragione e la storia di Massimo Introvigne, 26-04-2011, da http://www.labussolaquotidiana.it
Il ciclo d'insegnamenti che Benedetto XVI ha proposto per la Pasqua - dalla Via Crucis del Venerdì Santo al Messaggio di domenica 24 aprile - culmina nella grande omelia della Veglia Pasquale, e torna su due temi che caratterizzano tutto il Magistero recente del Pontefice. Il primo, proposto a fronte delle nuove forme di ateismo e d'indifferenza religiosa, è il carattere eminentemente ragionevole della fede cristiana. Il secondo è la natura di vero fatto storico, non di semplice evento mistico o simbolico, della Resurrezione. La ragione e la storia sono le due colonne del discorso che Benedetto XVI rivolge a un mondo che spesso ha voltato le spalle alla Chiesa, e che non si lascia più convincere quando si argomenta soltanto a partire dalla Rivelazione.
Questa proposta indirizzata a chi è lontano dalla Chiesa, ma molto utile anche ai cattolici, si articola in quattro passaggi. Il primo torna al punto di partenza di ogni riflessione sul senso dell'universo e della persona umana: il racconto della creazione, che la liturgia ripropone nella Veglia Pasquale. Questo racconto biblico, ha spiegato il Papa, «non è un'informazione sullo svolgimento esteriore del divenire del cosmo e dell'uomo», e già i Padri della Chiesa «non intesero tale racconto come narrazione sullo svolgimento delle origini delle cose, bensì quale rimando all'essenziale, al vero principio e al fine del nostro essere». Un cristiano oggi si può chiedere: «ma è veramente importante nella Veglia Pasquale parlare anche della creazione? Non si potrebbe cominciare con gli avvenimenti in cui Dio chiama l'uomo, si forma un popolo e crea la sua storia con gli uomini sulla terra? La risposta deve essere: no».
Un discorso serio sul senso del vivere e del morire deve necessariamente partire dalla creazione. «Omettere la creazione significherebbe fraintendere la stessa storia di Dio con gli uomini, sminuirla, non vedere più il suo vero ordine di grandezza. Il raggio della storia che Dio ha fondato giunge fino alle origini, fino alla creazione. La nostra professione di fede inizia con le parole: "Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra". Se omettiamo questo primo articolo del Credo, l'intera storia della salvezza diventa troppo ristretta e troppo piccola».
Sottraendo la creazione alla storia della salvezza, anche la Chiesa rischia di essere intesa in modo moralistico. Invece, «la Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli uomini, ma che ha, appunto, lo scopo limitato di tale associazione. No, essa porta l'uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa. Per questo Dio ci riguarda come Creatore».
Secondo passaggio: chi ha creato il mondo è intrinsecamente Logos, Verbo, Ragione. Anche altre religioni e filosofie arrivano a comprendere che, se c'è il mondo, c'è Dio che lo ha creato. Ma per il cristiano il fatto della creazione «si lascia determinare ancora più precisamente. San Giovanni, nelle prime parole del suo Vangelo, ha riassunto il significato essenziale di tale racconto in quest'unica frase: "In principio era il Verbo". In effetti, il racconto della creazione che abbiamo ascoltato prima è caratterizzato dalla frase che ricorre con regolarità: "Dio disse…". Il mondo è un prodotto della Parola, del Logos, come si esprime Giovanni con un termine centrale della lingua greca. "Logos" significa "ragione", "senso", "parola". Non è soltanto ragione, ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice».
Si tratta di un argomento che torna continuamente nei discorsi in cui Benedetto XVI si rivolge a coloro che sono tentati dalle nuove forme di ateismo. Il cristianesimo afferma «che all'origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l'amore, è la libertà. Qui ci troviamo di fronte all'alternativa ultima che è in gioco nella disputa tra fede ed incredulità: sono l'irrazionalità, l'assenza di libertà e il caso il principio di tutto, oppure sono ragione, libertà, amore il principio dell'essere? Il primato spetta all'irrazionalità o alla ragione?».
La risposta che noi cristiani diamo non è solo conforme alla Sacra Scrittura, il che forse interesserebbe poco ai non credenti, ma è intrinsecamente ragionevole: «all'origine sta la ragione. All'origine sta la libertà. Per questo è cosa buona essere una persona umana. Non è così che nell'universo in espansione, alla fine, in un piccolo angolo qualsiasi del cosmo si formò per caso anche una qualche specie di essere vivente, capace di ragionare e di tentare di trovare nella creazione una ragione o di portarla in essa. Se l'uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell'evoluzione in qualche posto al margine dell'universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all'inizio, la Ragione creatrice, divina. E siccome è Ragione, essa ha creato anche la libertà».
Beninteso, «della libertà si può fare uso indebito» e dunque «esiste anche ciò che è avverso alla creazione. Per questo si estende, per così dire, una spessa linea oscura attraverso la struttura dell'universo e attraverso la natura dell'uomo. Ma nonostante questa contraddizione, la creazione come tale rimane buona, la vita rimane buona, perché all'origine sta la Ragione buona, l'amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato. Per questo possiamo e dobbiamo metterci dalla parte della ragione, della libertà e dell'amore», rispondendo così alla domanda sul male che è tanto spesso la pietra d'inciampo dei nuovi atei.
Terzo passaggio: questa Ragione creatrice che è all'origine del mondo non è un'essenza astratta ma una Persona che ha fatto alleanza con gli uomini. La Pasqua per gli Ebrei stava «nel quadro di una settimana che va verso il Sabato, trovando in esso il suo compimento. Per Israele, il Sabato era il giorno in cui tutti potevano partecipare al riposo di Dio, in cui uomo e animale, padrone e schiavo, grandi e piccoli erano uniti nella libertà di Dio. Così il Sabato era espressione dell'alleanza tra Dio e uomo e la creazione. In questo modo, la comunione tra Dio e uomo non appare come qualcosa di aggiunto, instaurato successivamente in un mondo la cui creazione era già terminata. L'alleanza, la comunione tra Dio e l'uomo, è predisposta nel più profondo della creazione».
Di più: «l'alleanza è la ragione intrinseca della creazione come la creazione è il presupposto esteriore dell'alleanza. Dio ha fatto il mondo, perché ci sia un luogo dove Egli possa comunicare il suo amore e dal quale la risposta d'amore ritorni a Lui. Davanti a Dio, il cuore dell'uomo che gli risponde è più grande e più importante dell'intero immenso cosmo materiale». Creazione e alleanza fra Dio e l'uomo sono due verità fra loro inseparabili.
Quarto passaggio: l'alleanza fra Dio e l'uomo è credibile per noi oggi perché si è incarnata in Gesù Cristo veramente morto e veramente risorto. Nelle parole della Via Crucis il Papa ha insistito sulla realtà delle atroci sofferenze di Gesù, manifestate in un silenzio «che porta in sé il peso del dolore dell'uomo rifiutato, oppresso, schiacciato, il peso del peccato che ne sfigura il volto, il peso del male». Ma dopo la croce è venuta la Resurrezione, e - come il Pontefice ha ribadito nell'omelia della Veglia Pasquale - «nella Chiesa nascente è successo qualcosa di inaudito: al posto del Sabato, del settimo giorno, subentra il primo giorno».
Se si considera l'importanza del Sabato per gli ebrei è davvero sorprendente constatare che «la struttura della settimana è ora capovolta. Essa non è più diretta verso il settimo giorno, per partecipare in esso al riposo di Dio. Essa inizia con il primo giorno come giorno dell'incontro con il Risorto [...]. Questo cambiamento è un fatto straordinario, se si considera che il Sabato, il settimo giorno come giorno dell'incontro con Dio, è profondamente radicato nell'Antico Testamento. Se teniamo presente quanto il corso dal lavoro verso il giorno del riposo corrisponda anche ad una logica naturale, la drammaticità di tale svolta diventa ancora più evidente. Questo processo rivoluzionario, che si è verificato subito all'inizio dello sviluppo della Chiesa, è spiegabile soltanto col fatto che in tale giorno era successo qualcosa di inaudito». Ed era successo davvero, nella storia, non solo metaforicamente o spiritualmente. Solo un evento «inaudito» può spiegare perché un gruppo di Ebrei abbia osato toccare una cosa tanto sacra come il Sabato, sostituendolo con la domenica della Resurrezione.
E in effetti questa presentazione, per molti versi sorprendente, della Resurrezione come ragionevolezza ultima della storia riposa su un fatto su cui il Papa ha insistito nel Messaggio di Pasqua. La Resurrezione di Cristo è un avvenimento realmente accaduto nella storia. Non è avvenuto solo nell'immaginazione o nella coscienza della prima comunità cristiana. La tomba era davvero vuota. Qualcuno ne è stato veramente testimone. Così, ha detto il Papa, «fino ad oggi – anche nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa su quell'annuncio, sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi messaggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso, era risorto; quindi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo (cfr Mc 16,9-14)».
La storia, insieme alla ragione, ci attesta che il cristianesimo è credibile. «La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un'esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un'impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. È una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene».
Poiché questo è veramente accaduto, tutta la storia e la nostra vita cambiano. «Come i raggi del sole, a primavera, fanno spuntare e schiudere le gemme sui rami degli alberi, così l'irradiazione che promana dalla Risurrezione di Cristo dà forza e significato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa, desiderio, progetto. Per questo il cosmo intero oggi gioisce, coinvolto nella primavera dell'umanità, che si fa interprete del muto inno di lode del creato. L'alleluia pasquale, che risuona nella Chiesa pellegrina nel mondo, esprime l'esultanza silenziosa dell'universo, e soprattutto l'anelito di ogni anima umana sinceramente aperta a Dio, anzi, riconoscente per la sua infinita bontà, bellezza e verità».
PAPA/ La ragione di Benedetto smaschera le "bugie" di Darwin di Carlo Bellieni - martedì 26 aprile 2011 –ilsussidiario.net
Nell'Omelia della Notte di Pasqua, Benedetto XVI ha toccato una corda scoperta del pensiero postmoderno: "Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all'origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l'amore, è la libertà. Qui ci troviamo di fronte all'alternativa ultima che è in gioco nella disputa tra fede ed incredulità: sono l'irrazionalità, l'assenza di libertà e il caso il principio di tutto, oppure sono ragione, libertà, amore il principio dell'essere? Il primato spetta all'irrazionalità o alla ragione?". La corda scoperta sta nel fatto che la vulgata di moda sui giornali e sui libri di scuola è quella di assolutizzare il criterio opposto: il marchio profondo dell'irrazionale nel mondo.
La teoria dell'evoluzione, ipotesi utile e geniale, è ancor oggi una "teoria", ben lungi dunque da essere una "legge"; e l'assolutizzazione del Big Bang come prova dell'origine dal nulla dell'essere – teorizzata dal fisico Stephen Hawkings - ha in sé una fede nella presenza di leggi che questo big bang hanno dominato, che smentiscono casualità e irrazionalità, nonostante che chi le citi voglia affermare il contrario: non si è mai vista una legge fisica casuale, infatti, dato che la legge fisica è di natura universale e rigida.
La teoria di Darwin viene oggi a cozzare con le nuove scoperte della genetica, che mostrano l'importanza dell'influsso dell'ambiente sull'espressione del genoma (Ginsburg S, Jablonka E. Epigenetic learning in non-neural organisms. J Biosci. 2009 Oct), proprio l'opposto dell'idea che il genoma è l'unico motore della vita e che la vita stessa dipende da mutazioni casuali e dalla violenza con cui queste mutazioni casuali sia affermano per far trionfare il "più adatto", cosa che d'altronde tornava a pennello con il clima dell'epoca di Darwin, in cui l'Impero inglese – autodefinitosi il più civile e il più evoluto- cercava una giustificazione biologica per la conquista con le armi di mezzo mondo.
D'altronde non si capisce perché, se tutto è casuale, l'uomo sia il massimo dell'espressione dell'evoluzione, con due corollari: nell'iconografia si vede sempre al culmine della scala evoluzionistica non un generico "uomo", ma l'uomo bianco, maschio (e quando cesseranno nei libri scolastici queste immagini maschiliste e razziste?). Secondo corollario è che sembra non esserci nessuna prospettiva per un'ulteriore evoluzione, come se l'uomo (bianco, maschio) fosse il culmine di tutto, segno di un dogmatismo che a parole si combatte, ma nei fatti è alla base del seppur geniale darwinismo.
E non si capisce, se tutto è casuale, perché l'uomo (maschio e bianco) e non il gabbiano o il pescespada siano il culmine della natura, dato che anch'essi sono frutto di mutazioni ancestrali e di cambiamenti genomici. Potrebbero obiettare che dipende dal fatto che l'uomo (maschio e bianco?) è l'unico essere dotato di ragione; ma questo è un criterio fatto dall'uomo per l'uomo, e credere che la ragione è la somma qualità è possibile solo se le si dà (giustamente) una funzione quasi divina, perché qualità propria della Divinità, che rende l'essere vivente immagine di Sé. Pescespada e gabbiano mancano di ragione, ma se si esclude una natura divina della ragione non si capisce un loro valore inferiore a quello dell'uomo: sono certamente più belli e forse più sereni di tanti uomini!
Oltretutto, il Big Bang è stato teorizzato da un gesuita belga, cosa che evidentemente ridicolizza il mito di un gap tra fede e ragione; e l'evoluzione come lotta e caso ha dei buchi che ancora nessuno ha saputo spiegare: se una giraffa improvvisamente acquisisce un collo lunghissimo perché le cambia il DNA e questo cambiamento è casuale, con chi si riprodurrà, dato che è impossibile che proprio nello stesso praticello avvenga l'unico altro cambiamento casuale dei DNA? E' un caso di "provvidenziale casualità"?
E se le mutazioni di DNA possono portare a far sopravvivere alcuni e morire tutti gli altri meno adatti, questo evidentemente vale solo per alcune mutazioni macroscopiche; ma cosa dire per le mutazioni minime, quelle che fanno essere più o meno belli ma non aiutano la sopravvivenza?
I dubbi sull'evoluzionismo non mettono in dubbio che il mondo muti, che esista un cambiamento delle specie e delle culture, che alcuni pesci scompaiano e che alcuni animali possano per vari motivi nei millenni aver acquisito dei piedi o ali. Ma mette in dubbio che questo sia casuale.
"La creazione come tale rimane buona- conclude Benedetto XVI - la vita rimane buona, perché all'origine sta la Ragione buona, l'amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato. Per questo possiamo e dobbiamo metterci dalla parte della ragione, della libertà e dell'amore – dalla parte di Dio che ci ama così tanto che Egli ha sofferto per noi, affinché dalla sua morte potesse sorgere una vita nuova, definitiva, risanata."
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Il pioniere della 194 apre ai cattolici "Più aiuti contro l'aborto per povertà" - la Repubblica ed. Milano – 26 aprile 2011
Io Abortista pentito? No, mai. Chiedo solo di non poter aprire anche al San Carlo un Centro d'aiuto per la vita, a sostegno delle donne costrette all'aborto per motivi economici. Mauro Buscaglia, 65 anni, uno dei grandi paladini della legge sull'aborto, che ha fatto la gavetta in Mangiagalli e dal 97 è primario al San Carlo, lancia una proposta che farà molto discutere. Lui, uno degli abortisti storici si allea con i ciellini del Cav, in difesa delle donne che ricorrono all'interruzione di gravidanza solo problemi economici. Professore, come spiega la sua scelta?
«Con la forza dei numeri. Al San Carlo, dove si fanno 800 aborti l'anno, una donna su tre chiede l'intervento perché non sa come mantenere il bambino. Ma tra le extracomunitarie, in particolare le donne dei paesi dell'Est e le cinesi, gli aborti per motivi economici sono uno su due».
E quindi? «Anche se si è laici come me, ogni interruzione di gravidanza è un fallimento nell'attività di prevenzione e quando una donna tifa capire che sceglie di abortire solo perché non ha soldi, tu medico ti senti impotente e vorresti fare qualcosa di concreto».
Certo, ma perché ha scelto il Cav? «Perché loro da anni offrono questo servizio e sono ben organizzati. Con il progetto Nasco garantiscono 250 euro al mese per 18 mesi. Anche in Mangiagalli, da tempo, c'è collaborazione con il Cav. E nessuno si scandalizza. Anche perché lì, come al San Carlo, la lotta per la difesa della 194 non è mai venuta meno. E poi, io parto con il Cav ma farò anche la mia battaglia perché gli stessi sostegni siano garantiti dai consultori pubblici».
Ci fa un identikit delle donne che chiedono l'aborto al San Carlo?
«Delle 800 che seguiamo ogni anno, il 70 per cento sono straniere. 1138 per cento arriva dai paesi dell'Est, un altro 38 dal sudamerica, il 12 dall'Asia, soprattutto Filippine e Cina, e un altro 12 dall'Africa. Molte non hanno il sostegno della famiglia, sono sole e con lavori precari. Così ri-nunciano al bambino».
Professore, che cosa ne pen-sa il suo staff di questa scelta? «Ne abbiamo discusso insieme e la mia scelta è condivisa. Anche perché noi non siamo una catena di montaggio dell'aborto, facciamo molta prevenzione. 1130 per cento delle donne che viene da noi si fa applicare dopo l'intervento la spirale, un metodo contraccettivo sicuro per evitare nuove gravidanze indesiderate».
Ciò non toglie che l'alleanza con i ciellini del Cav solleverà polemiche.
«Bene, parliamone. Così finalmente si scoprirà che, per ora, i sostegni economici arrivano da una sola fonte. Quando sarebbe bene allargare l'iniziativa ai consultori laici».
Non teme di essere frainteso? «No, perché un medico come me che dal 78, da quando è in vigore la legge sull'aborto, la applica nel massimo rispetto delle donne, ha tutte le carte in regola e nulla da temere. Se centinaia di aborti si possono evitare con piccoli contributi economici, perché tirarsi indietro? lo credo in questa battaglia e ci metto la faccia».
L'ALLARME DEI PEDIATRI COME STIAMO CAMBIANDO - L'adolescenza delle bambine comincia alle scuole elementari - La pubertà precoce è in crescita. I sogni dei figli s'incrociano con le ambizioni dei genitori di Stefano Montefiori – da http://www.corriere.it/
O voi genitori fieri della piccola Lucille che a tre anni sa già leggere e scrivere le prime parole, papà ossessionati dal mito di Mozart che a cinque compose il primo concerto, mamme attente ad accompagnare la bambina al corso di danza, inglese, nuoto, violino prima ancora delle elementari, tecnofili orgogliosi dei figli «nativi digitali» che a quattro anni già sfiorano i touchscreen, non abbiate troppa fretta: la precocità potrebbe esigere presto il suo prezzo.
I bambini sono sempre più sollecitati, stimolati, incoraggiati a bruciare le tappe per accumulare esperienze che faranno di loro - questa è la speranza - adulti realizzati, colti, competenti ed esperti. Solo che poi, a sette-otto anni, le bambine cominciano a preoccuparsi della peluria sulle gambe e a chiedere la depilazione, a esibire jeans attillati a vita bassa, e talvolta a mostrare i segni anche fisici di una pubertà precoce. L'orgoglio di mamma e papà per una bambina «avanti per la sua età», alla prima maglietta striminzita, si trasforma in sconcerto.
L'adolescenza anticipata è un fenomeno in crescita e le cause sono ancora poco chiare: si evocano inquinamento da Pcb ed estrogeni nella carne, una dieta troppo ricca di grassi, l'ansia da prestazione e l'iper-stimolazione indotta da genitori troppo attenti alla performance dei figli, il bombardamento di immagini e messaggi erotizzati tipico delle nostre società, fino all'ipotesi più probabile. Cioè l'insieme di tutti questi fattori, genetici, ambientali e culturali. Per il sociologo francese Michel Fize, autore di «Les Nouvelles Adolescentes» (Armand Colin), «l'adolescenza è culturale e psicologica prima di essere biologica, e comincia ormai ben prima della scuola media. Le bambine sviluppano atteggiamenti dell'adolescenza prima di svilupparne le caratteristiche fisiche. L'adolescenza non coincide più con la pubertà. Il desiderio di uscire dall'infanzia è molto più forte oggi, e questo deriva da un ambiente sociale che induce la frenesia di una crescita rapida e di un accesso immediato alla fascia di età superiore, bruciando le tappe».
I pediatri ricordano anche la cause biologiche, genetiche e fisiologiche di questo sviluppo anticipato: l'obesità, per esempio, può accelerare la pubertà. Negli Stati Uniti, una bambina bianca su 10 mostra segni di sviluppo sessuale già a sette anni, cioè il doppio di dieci anni fa. Tra le bambine afro-americane, per motivi genetici, la frequenza aumenta a una su quattro. In Francia, secondo lo studio dell'endocrinologo Charles Sultan, l'età media dello sviluppo del seno si colloca ormai a nove anni e tre mesi.
E sono i fattori culturali, quelli che dipendono direttamente dal mondo degli adulti, a inquietare di più. Il fotografo francese Alain Delorme ha voluto denunciare lo stravolgimento dell'infanzia nella serie «Little Dolls». «Riprendo sempre una bambina, un dolce, uno sfondo colorato, i genitori. Poi comincia la trasformazione, con un software per il fotoritocco - spiega Delorme -. Trucco il viso, rimodello il naso, alleggerisco i tratti e modifico carnagione, colore degli occhi, pettinatura. Questa chirurgia estetica del pixel fa sparire il reale a favore di un'immagine interamente artificiale». Che però esprime perfettamente una tendenza che si afferma negli Stati Uniti e sempre di più anche in Europa. I concorsi di bellezza per bambine, a lungo criticati e portati spesso ad esempio della barbarie culturale americana, erano in realtà l'avanguardia di un processo ormai attuale anche in Francia e in Italia.
I sogni delle bambine si incrociano con le ambizioni dei genitori producendo «donne bambine» di otto anni, ben più precoci del mito letterario della «Lolita» nabokoviana, la dodicenne Dolores Haze. E la società ipersessualizzata, che associa in modo più o meno subliminale qualsiasi oggetto - da una bibita ai pneumatici alla colla - al corpo femminile, non manca di fare sentire i suoi effetti su bambine che colgono inconsciamente segnali continui: un «effetto Barbie» moltiplicato per mille.
Dopo il servizio su Vogue francese con bambine su tacchi a spillo, che costò il posto alla direttrice Carine Roitfeld, duecento pediatri francesi hanno firmato una petizione per denunciare «l'erotizzazione dei bambini nella pubblicità e nelle immagini di moda». «Ma dipende anche dalle mamme - ricorda al Nouvel Observateur lo psichiatra Didier Lauru -: esibiscono ed erotizzano le figlie per valorizzare se stesse». Non sono solo le bambine, purtroppo, a giocare alle Barbie.
La pillola? La prendo il lunedì - 25 aprile 2011 di Donata Bonometti, da http://www.ilsecoloxix.it/
Genova - Due ragazze nella penombra dell'ambulatorio, tenendosi per mano. Fuori, per strada, l'amico. Loro sono lì perché temono di esser rimaste incinta. E chiedono la "pillola del giorno dopo". Sono tante, sempre di più. Quattrocento le richieste di questo genere negli ultimi sei mesi. Quasi venti ogni week end.
Le due ragazze hanno avuto una storia con lui, una «storia di letto», prima l'una e poi l'altra. E' il "sesso ludico" come lo chiama la ginecologa Albina Godani, quel modo un po'consumista, che va di moda oggi, di fare sesso senza amore e magari con degli amici, o condividendolo con amiche.«Una sorta di sessualità amica, in cui ci si tiene compagnia senza gelosie». Va da sé che poi la pillola del "giorno dopo" è la richiesta d'obbligo. Richiesta che si moltiplica, guarda caso, il lunedì.
Meglio: delle oltre 4000 visite ginecologiche degli ultimi sei mesi ecco che oltre il dieci per cento riguarda la richiesta di un rimedio immediato. Della cosiddetta pillola del giorno dopo. Per gli operatori del Consultorio un modo comunque per intercettare ragazzi che non sanno quasi niente di contraccezione «e a letto ci vanno giocando alla roulette russa». Così appena arrivano al Centro Giovani del Consultorio della Asl 3 con la "crisi del lunedì", i sanitari li invitano, per favore, a tornare. Ma non il lunedì.
Negli ambulatori non arrivano solo questi fugaci amori senza storia: ultimamente sono seguite dieci minorenni incinte e l'altro ieri tre erano insieme nella stanza d'attesa di via Rivoli. Forse gli appuntamenti sono stati segnati appositamente lo stesso pomeriggio per far incontrare stesse speranze, identiche paure. "Finezze" che il Centro Giovani potrebbe avere, dato che questa squadra multidisciplinare (di circa trenta tra ginecologi, neuropsichiatri, psicologi, assistenti sanitarie, sessuologi che lavorano anche nel Consultorio) è riuscito a fare breccia nella diffidenza di questo mondo chiuso come un'ostrica. Dai 12 ai 21 anni, gli anni migliori, gli anni peggiori. Il Centro Giovani della Asl 3 è passato dai 5469 contatti del 2008-2009 agli oltre ottomila della fine del 2010, nelle scuole superiori più specificamente. Nel 2009 registravano 6000 prestazioni sanitarie nel 2010 quasi novemila, 1324 utenti nel 2009, 1661 nel 2010. I primi sei mesi di questo anno marcano un ulteriore aumento. Nei tre centri di via Rivoli, via Soliman e alla Fiumara, i ragazzi arrivano sempre più numerosi perchè ha funzionato il passaparola, perché sono state contattate le scuole massicciamente, (oltre 60 superiori), perché nelle buste paga di tutti i medici e i pediatri di base è stato infilato il volantino che racconta il Centro Giovani.
«Formula vincente oltre che per la gratuità - dice la primaria del Consultorio Asl 3 Angela Grondona affiancata dal responsabile dei Centri Giovani Paola Bozzo Kielland - perché possono presentarsi qua,senza bisogno di essere accompagnati dai genitori, senza chiedere loro alcun permesso. Qui "captiamo" ragazzi che altrimenti non si rivolgerebbero a nessuno». Assoluta riservatezza, gratuità e spontaneità.
Cosa raccontano i ragazzi in quella stanzette con stampe allegre e seggiole colorate? «Le fobie scolastiche. L'avversione verso un genitore, il cattivo rapporto con il cibo e anche a volte i problemi di identità sessuale» dice Rita Schenone una delle neuropsichiatre. Ma soprattutto la scoperta del sesso, "il grande passo" l'emozione, le preoccupazioni. «Entrano anche in quattro amiche fra loro, a volte una parla per tutte» spiega Maria Paola Bozzo, ostetrica. Sarò capace? Rimarrò incinta? «Le malattie quelle no, hanno l'onnipotenza di questa età per cui credono di non ammalarsi mai....in realtà solo il 30% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni il 19% delle ragazze possiede corrette informazioni sulla trasmissione Hiv». Da un recente studio risulta che il primo rapporto a Genova e in Liguria è attorno ai 15 anni, mediamente. Il 26% delle ragazze, Il 18% dei ragazzi. Di loro il 76% delle ragazze fa uso di contraccezione e così pure il 66% dei ragazzi. «In realtà uno su quattro fa sesso ancora senza protezione. Il 30% ricorre ancora al coito interrotto. Numeri troppo alti, preoccupanti» chiosa il primario Grondona. Sempre secondo i dati del Consultorio delle ultime 781 certificazioni per interruzione di gravidanza, 55 erano per minori, 19 italiane e 36 straniere. Fra le varie storie anche quella al limite, tramata di violenza e deprivazione di Rosa, quindicenne figlia di ex tossici. Di fatto senza famiglia. Che arriva al Centro Giovani gravida di 18 settimane. Ma voleva tenersi la sua creatura figlia di un rapporto violento con un tossico, e ce la sta facendo. Forse questa nascita farà estinguere una sequenza di morte.
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