Nella rassegna stampa di oggi:
1) 27/06/2010 – VATICANO - Papa: Seguire Gesù, dove libertà e amore coincidono - Benedetto XVI sottolinea le esigenze radicali per coloro che si consacrano a Cristo, espressione di “radicalità” dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso obbedisce. La beatificazione di Estéphan Nehmé, religioso dell’ordine Libanese maronita, avvenuta oggi in Libano. Un grazie per la “Giornata della carità del papa”.
2) Bertone: «Il Belgio peggio dei regimi comunisti» - di Andrea Tornielli - © Copyright Il Giornale, 27 giugno 2010
3) UNA BRIGATA DI GENDARMI PER SEQUESTRARE L’INTERA CONFERENZA EPISCOPALE - Cripte, sepolcri e attacchi dalla Chiesa - Se i magistrati copiano Dan Brown - Belgio: l’azione degli uomini di legge in un Paese senza governo e secolarizzato - di VITTORIO MESSORI - 27 giugno 2010 - http://www.corriere.it
4) Papa Benedetto XVI punto di riferimento in una società che ha smarrito la differenza tra bene e male. Educazione troppo tollerante, caduti i limiti tra quello che é giusto e quello che non lo é. L' anormalità é diventata regola -Con il noto psichiatra e criminologo professor Francesco Bruno esaminiamo un aspetto preoccupante della società attuale, la caduta o per lo meno l' attenuazione tra quanto é buono e quanto é male. " - Bruno Volpe dal sito pontifex.roma.it
5) A PROPOSITO DI UNA NUOVA RIVISTA PROMOSSA DA STEFANO RODOTÀ - Abbiamo bisogno di laicità «buona» Non di battaglie e di divisioni - FRANCESCO D’AGOSTINO – Avvenire, 27 giugno 2010
6) «In Pakistan cresce la violenza sui cristiani» il rapporto - Documento dei vescovi sulle «minoranze religiose» Continuano gli abusi della legge sulla blasfemia: nel 2009 registrati 112 casi. Nove gli attacchi a chiese e strutture - DA BANGKOK - STEFANO VECCHIA – Avvenire, 27 giugno 2010
7) «Gassman e i suoi colloqui con Dio» - Il monaco amico del mattatore racconta la sua ricerca della fede - DI FILIPPO RIZZI - « M a perché credi? Co me mai credi? Da dove è venuta la tua fede?». – Avvenire, 27 giugno 2010
27/06/2010 – VATICANO - Papa: Seguire Gesù, dove libertà e amore coincidono - Benedetto XVI sottolinea le esigenze radicali per coloro che si consacrano a Cristo, espressione di “radicalità” dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso obbedisce. La beatificazione di Estéphan Nehmé, religioso dell’ordine Libanese maronita, avvenuta oggi in Libano. Un grazie per la “Giornata della carità del papa”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione della libertà, che san Paolo definisce “camminare secondo lo Spirito” (cfr Gal 5,16)… questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere “a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,1.13). Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti”.
All’Angelus di oggi Benedetto XVI ha presentato ancora una volta le esigenze implicate nella consacrazione totale a Gesù Cristo, come avviene nell’ordinazione sacerdotale.
Proprio la scorsa settimana il papa ha consacrato14 nuovi presbiteri per la diocesi di Roma (v. foto) che rappresentano, come ogni consacrazione, “un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina”.
Commentando il vangelo della messa di oggi (Luca 9, 51-62), il pontefice elenca alcuni incontri di Gesù con dei giovani. Egli li avverte che “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”; che “chi sceglie di lavorare con Lui nel campo di Dio non può più tirarsi indietro”; che è necessario “un taglio netto dei legami familiari”.
“Queste esigenze – continua Benedetto XVI - possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo. In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce”.
Ricordando poi l’Anno sacerdotale e la sua conclusione lo scorso 11 giugno (solennità del Sacro Cuore), il papa ha affermato: “Oggi vorrei invitare tutti a contemplare il mistero del Cuore divino-umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio. Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene” (Salmo resp.), ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato che oggi in Libano è stato proclamato beato Estéphan Nehmé, religioso dell’ordine Libanese maronita, vissuto in Libano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. “Mi rallegro di cuore – ha aggiunto - con i fratelli e le sorelle libanesi, e li affido con grande affetto alla protezione del nuovo Beato”.
Benedetto XVI ha poi espresso la sua “viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica e caritativa del Successore di Pietro e favore della Chiesa universale e di tanti fratelli vicini e lontani”. Quest’oggi infatti si celebra in tutto il mondo la Giornata della carità del papa, con occasioni di raccolte straordinarie di soldi e aiuti per il pontefice, che egli poi usa per solidarietà verso situazioni di emergenza e bisogni.
Bertone: «Il Belgio peggio dei regimi comunisti» - di Andrea Tornielli - © Copyright Il Giornale, 27 giugno 2010
«Neanche i regimi comunisti ci hanno mai trattato così». È questo il senso del duro commento sul caso delle perquisizioni in Belgio rilasciato ieri mattina dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone a margine di un convegno dedicato ai temi economici che si è svolto all’università Lumsa di Roma. «Non ci sono precedenti, nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza», ha detto il cardinale, riferendosi al «sequestro» dei vescovi del Belgio, costretti a rimanere rinchiusi per nove ore nel palazzo arcivescovile di Malines-Bruxelles dopo l’arrivo della polizia e dei magistrati che hanno preso in consegna i loro telefonini e computer. E che hanno pure violato le tombe di due cardinali primati, nella cripta della cattedrale, alla ricerca di non si sa quali documenti.
«È un fatto inaudito e grave - ha detto ancora Bertone –. Al di là della condanna della pedofilia l’irruzione e il sequestro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare...».
Ieri un portavoce dell’arcivescovado di Bruxelles ha reso noto che tutta l’attività amministrativa e informativa della curia «resta bloccata dopo le perquisizioni e il sequestro di materiali effettuato dalla polizia». Gli investigatori, oltre ai 475 fascicoli riguardanti testimonianze su casi di pedofilia, hanno anche sequestrato i server e i computer utilizzati per il sito internet dell’arcivescovado e la gestione degli affari correnti.
Venerdì il Vaticano aveva reagito in modo sdegnato per le modalità della perquisizione e per le indagini nell’oltretomba.
In questione non è il diritto degli inquirenti di far luce sui vecchi casi di abusi, in seguito alle denunce di un anziano sacerdote, ma il modo con cui tutto è stato gestito: «I vescovi sono stati trattati alla stregua di un gruppo di criminali – spiegano Oltretevere – e sono stati violati i dossier confidenziali della Commissione per il trattamento degli abusi sessuali guidata dal professor Peter Adriaensses, senza rispettare la volontà di quelle vittime che avevano accettato di collaborare ma in modo confidenziale».
Il clamoroso blitz, e la prova di forza della violazione dei sepolcri, rappresenta un segnale preciso per la Chiesa: per la prima volta in modo così eclatante le autorità di un Paese europeo e democratico dimostrano di non avere alcuna fiducia nelle gerarchie ecclesiastiche che già stavano collaborando e non si sono opposte in alcun modo alle indagini. La Santa Sede guarda con molta preoccupazione quanto sta accadendo. È infatti la seconda volta nel giro di poco più di un anno che i rapporti con il Belgio sono così tesi: il 2 aprile 2009 il Parlamento belga, con 95 voti a favore, 18 contrari e 7 astensioni, aveva approvato una mozione con la quale si sollecitava «l’esecutivo a condannare l’inaccettabile presa di posizione del Papa» relativa all’uso del preservativo nella lotta contro l’Aids, e a «presentare una protesta formale alla Santa Sede». Le modalità scelte per la perquisizione e gli interrogatori, con il «sequestro» dei vescovi impossibilitati a comunicare con l’estero per tutta la giornata, è considerata nei sacri palazzi una preoccupante azione dal sapore «intimidatorio».
© Copyright Il Giornale, 27 giugno 2010
UNA BRIGATA DI GENDARMI PER SEQUESTRARE L’INTERA CONFERENZA EPISCOPALE - Cripte, sepolcri e attacchi dalla Chiesa - Se i magistrati copiano Dan Brown - Belgio: l’azione degli uomini di legge in un Paese senza governo e secolarizzato - di VITTORIO MESSORI - 27 giugno 2010 - http://www.corriere.it
Dal Belgio, per la Chiesa cattolica, buone notizie. Buone? Forse sì, almeno in una prospettiva di Realpolitik. In effetti, anche chi può aver ragione passa, se esagera, dalla parte del torto. E, poi, vale pur sempre il detto, secondo il quale ne uccide più il ridicolo che la spada. Cominciamo dalla esagerazione — non sai se grottesca o ignobile — della magistratura belga, che invia una brigata di gendarmi per sequestrare l’intera Conferenza episcopale del Paese. Severi ufficiali confiscano tutti i telefoni dei prelati e impediscono ogni comunicazione con l’esterno. Per impedire che cosa? Che i vescovi telefonino in Vaticano, chiedendo un blitz liberatorio della Guardia Svizzera, reparto paracadutisti? O che avvertano qualche monsignore, intento a pratiche disdicevoli nel palazzo stesso, di ricomporsi subito e di congedare il partner minorenne, visto che in casa sono giunti i severi custodi della moralità laica? Che telefonino ai complici, nelle singole diocesi, di far sparire ogni traccia di esercizio sessualmente scorretto, dopo che ormai da anni in Belgio — e non solo lì — tutto è stato setacciato sia dalle autorità religiose che da quelle statali?
Da vaudeville anche il colonnello comandante dell’operazione che, davanti al passaporto diplomatico del Nunzio apostolico, presente all’adunata episcopale, si consulta con i superiori, questi con il ministro (virtuale, tra l’altro, da tempo il Belgio non ha più un governo). Alla fine, seppur con rammarico, il Nunzio è lasciato uscire, pare addirittura con telefonino. Astuto, e certo fruttuoso, anche l’intervento dei tecnici informatici per il prelevamento del disco fisso del computer dell’ex cardinale primate : molto probabile, in effetti, che l’anziano porporato tenesse proprio lì messaggi e foto compromettenti, magari scambi di affettuosità con giovanetti adescati su Facebook.
Ma il ridicolo più devastante, per i magistrati d’assalto belgi, lo si è raggiunto con le tombe dei due cardinali arcivescovi nella cripta della millenaria, splendida cattedrale di quella Malines, Mechelen in fiammingo, che per antico privilegio, è tuttora la metropoli religiosa del Paese. Non escludiamo che, oltre a Dan Brown, anche Umberto Eco possa prendere ispirazione dall’episodio per aggiungere un capitolo a una nuova edizione de Il pendolo di Foucault. Che, come si sa, è una beffarda presa in giro di personaggi come questi giudici, ossessionati da enigmi, misteri, codici segreti: sempre e solo cattolici, s’intende. Gli inquirenti, evidentemente già creduli di loro, sono cascati nello scherzo di un buontempone: «Andate nell’antica cattedrale, scendete nella oscura cripta, aprite i venerati sepolcri dei Porporati: lì troverete le pergamene che provano il complotto dei sacerdoti attuali, adepti di culti pederastici come già lo furono i loro predecessori, i Templari».
Tutti sanno, infatti, che il modo più rapido e sicuro per nascondere dossier compromettenti è convocare una squadra di operai, farli lavorare ore attorno a dei sarcofaghi artistici per staccare il pesantissimo coperchio in pietra senza troppo danneggiarlo, sollevarlo con apposite macchine e, prima di richiuderlo e risigillarlo, riempirlo con i documenti che attestano i riti osceni dei prelati. Il tutto di notte, ovviamente, visto che la cattedrale di Malines è tra le più frequentate non solo dai devoti ma anche dai turisti che potrebbero insospettirsi per il va e vieni di muratori e di mezzi. Ma che fare poi, di quegli operai? Si sa che gli egizi, terminato e chiuso l’accesso al labirinto che portava alla camera sepolcrale della piramide, procedevano allo sgozzamento rituale sul posto di tutti coloro che, avendoci lavorato, conoscevano il segreto. Ma è cosa che ricordiamo sottovoce, perché non vorremmo essere presi sul serio dai belgi, che potrebbero indagare per una possibile strage di muratori ordinata dal Primate.
In ogni caso, al di là di battute amare: quello degli abusi sessuali è un caso troppo grosso per essere lasciato a simili inquirenti. Il segretario di Stato ha fatto il suo dovere protestando, ma lasci stare confronti con bolscevichi russi e anarchici spagnoli, che erano terribilmente seri nella loro ferocia. Si potrebbe, invece, ricordare cose evidenti ma dimenticate da un Belgio che si vanta di essere uno dei Paesi più secolarizzati, dove l’emarginazione dei cattolici è ogni giorno crescente. Lo Stato nacque, nel 1830, per la libera unione di valloni e fiamminghi: parlavano lingue diverse, avevano tradizioni e storie diverse, ma erano uniti da un cattolicesimo solido e fervente. Dunque, non sopportavano la sottomissione al persecutorio calvinismo olandese. L’unione è durata sino a quando il Paese si è riconosciuto come cattolico: ora, quell’unico collante si è dissolto e il Belgio è ormai una finzione ingovernabile. Forse, anche simili operazioni confermano la confusione di uno Stato che da anni non riesce a esprimere neppure un governo ma, almeno nella intellighenzia, sembra unito soltanto dall’avversione anti-romana.
27 giugno 2010
Papa Benedetto XVI punto di riferimento in una società che ha smarrito la differenza tra bene e male. Educazione troppo tollerante, caduti i limiti tra quello che é giusto e quello che non lo é. L' anormalità é diventata regola -Con il noto psichiatra e criminologo professor Francesco Bruno esaminiamo un aspetto preoccupante della società attuale, la caduta o per lo meno l' attenuazione tra quanto é buono e quanto é male. " - Bruno Volpe dal sito pontifex.roma.it
Effettivamente oggi accade questo, i limiti tra il bello e buono e il male o cattivo sono fortemente scemati, questo perché spesso l' educazione é stata troppo permisiva, privilegiando sempre e comunque la tolleranza. Ora non dico che gli educatori debbano essere sempre negativi e con il divieto pronto, ma accanto alla gratificazione, é necessario che ci sia la negazione". Che cosa intende dire?: " che nella educazione attuale, ed ecco la crisi, si tende a dire sempre sì, per una spasmodica ricerca del consenso e non ci si rende conto dei danni arrecati. Dire un no, alcune volte é difficile, costa, ma rende alla distanza". Qualche teologo afferma che si é perduto il senso del peccato: " vero, una società che non sa quello ... che é eticamente legittimo e quanto invece urta contro la legge etica, si allontana dalla idea del trascendente e pertanto anche da Dio e tende a idolatrare il male, a vedere nel sesso sfrenato, nell' edonismo o nel potere i nuovi Dei, le nuove divinità cui sacrificare la vita. Il senso del peccato si é smarrito per la semplice ragione che questa società é materialista, ha allontanato Dio. Ecco perché apprezzo la chiarezza dottrinale del papa Benedetto XVI, che in tempi di relativismo etico, parla chiaro. Non é da tutti saper dire le cose con loro nome, in epoca dominata da falsi maestri e buonismi di comodo".
Precisa: " penso che in questo momento il Papa sia l' uomo giusto al momento giusto. Quando la società se ne va per conto suo, abbiamo bisogno di punti di di riferimento e se questi vengono meno nei politici, qualche volta negli stessi religiosi e nei genitori, ecco che ci vuole un 'autorità morale inattaccabile ed oggi la vedo nel Papa".
Esistono metodi di psicoterapia che si basano anche sulla idea della reicarnazione, alludiamo alle costellazioni: " so di che cosa si tratta, ma in tutta sincerità non condivido. Intanto perché non ci sta nulla di scientificamente provato e riscontrabile, poi anche alla mia coscienza di credente la idea della reicarnazione ripugna. Ma ora parla lo studioso e devo dire che certi metodi sono affidati nelle mani di strani psicologi i cui metodi non sono validi, oggi un titolo di psicologo non si nega a nessuno e questo produce danni. Siamo alcune volte davanti a vere psicosette che mirano a spillare soldi con tecniche tutte da discutere e talvolta dannose".
Precisa: " talvolta mi domando quando viene un soggetto in cura da me chi siano i veri matti e mi rendo conto che non sono loro, ma qualcuno che li ha tenuti in terapia con idee stravaganti".
Professor Bruno, vi sono altri suoi colelghi che credono persino ai dischi volanti: " ormai credono in tutto, persino nelle bevute di acqua, meglio allora affidarsi al gatto nero, superstizione per supersizionie Esiste qualche bel tipo che crede nella energia, nelle vibrazioni, nel cosmo, insomma tante fregnacce che non portano da nessuna parte. Anche nella scelta dello psicologo o psichiatra meglio afifdarsi a metodi certi e collaudati ed evitare venditori di fumo".
Nella nostra società di tanto in tanto esce qualche stigmatizzato che si fa santone: " non mi parli di tali fenomeni che sarebbe opportuni circoscrivere e fa bene la Chiesa ad avere saggia prudenza. Io ritengo che in molti casi si tratti di isterici, magari in buona fede, dotati di particolari sensibilità. Loro credono di agire in buona fede, come Natuzza Evolo ed invece diventano involontario strumento nelle mani di persone avide e ingorde che vogliono mettere su un indegno commercio, o qualche istituto oppure un ospedale. Diffidate da finti maghi, veggenti o santoni, ricordando che la vera fede si apprende solo dalla dottrina della Chiesa. Il resto sono chiacchiere. Lei spesso parla di anormalità al potere: " in questi tempi i valori si sono capovolti e rovesciati e quello che é negativo o patologico viene esaltato come normalità, prenda il caso della omosessualità. Indubbiamente nessuno può essere discriminato per tale motivo, ma mi consenta, un omosessuale non può pretendere di fare passare la sua situazione come normale. Il normale é l' etero, il patologico é lui".
Bruno Volpe
A PROPOSITO DI UNA NUOVA RIVISTA PROMOSSA DA STEFANO RODOTÀ - Abbiamo bisogno di laicità «buona» Non di battaglie e di divisioni - FRANCESCO D’AGOSTINO – Avvenire, 27 giugno 2010
E’ appena stato pubblicato il numero uno di una nuova rivista, Quaderni laici.
Se ne sentiva la necessità? Ne dubito. La rivista potrà però svolgere una funzione estremamente utile, se saprà scegliere chiaramente da che parte collocarsi nella sua esplicita e orgogliosa rivendicazione di un principio, così complesso, come quello di 'laicità'. A 'laicità', infatti, si possono dare molti significati: cercherò di sintetizzarli, ricorrendo volutamente a un lessico elementare. C’è una laicità 'buona'; ce n’è una 'cattiva' e, per soprammercato, ce n’è una 'pessima'. Qualcosa del genere capita anche per un altro termine di estrema complessità e cioè 'religione'. C’è una religione 'buona', quella che predica l’universale fratellanza umana, perché percepisce che in tutti gli uomini c’è un autentico anelito all’infinito (anelito che può orientarsi verso un Dio personale o verso un divino impersonale) e che di esso rispetta tutte le diverse manifestazioni, pur senza ritenerle equivalenti, appiattirle o confonderle l’una con l’altra. C’è una religione 'cattiva', che crea discriminazioni e conflitti, la religione di chi guarda con disprezzo le confessioni di fede diverse dalla propria e non riesce a percepirne l’autenticità. E c’è (purtroppo) una religione 'pessima', violenta, quella che ritiene che i credenti in altre religioni vadano perseguitati, convertiti coercitivamente o addirittura sterminati e che arriva a ritenere che un simile atteggiamento costituisca un modo di rendere omaggio a Dio. Di una complessità paragonabile a quella di religione è appunto il concetto di laicità. La laicità 'buona' è quella di chi riconosce l’autonomia del governo delle cose terrene rispetto al governo delle cose spirituali, di chi si impegna per la massimizzazione del bene comune di tutti, credenti e non credenti (o, per usare formule equivalenti, alla massimizzazione della tutela e della promozione dei diritti umani e delle libertà civili). Ma, soprattutto, la laicità 'buona' si caratterizza per la sua convinzione che il bene politico non abbia un carattere arbitrario, non dipenda cioè dall’arbitrio di chi detenga occasionalmente il potere (chiunque esso sia, un soggetto individuale o un soggetto collettivo, come nelle democrazie moderne). Il 'buon' laico – e c’è chi, come il presidente Napolitano, continua a testimoniarlo – è consapevole che la promozione del bene comune ha bisogno di un forte radicamento, nelle coscienze dei cittadini, di 'valori' non negoziabili, primo tra tutti quello di giustizia, e che le religioni 'buone', operando potentemente in tal senso, sono fattori costitutivi di una 'buona' vita civile. La laicità 'cattiva', invece, ritiene che tutte le religioni siano forme premoderne, infantili, mitologiche o comunque immature di pensiero: essa vede nelle religioni un’insanabile negatività. Di conseguenza anche se può provvisoriamente tollerarle, opererà per farle prima deperire, poi scomparire; nel frattempo, esse dovranno essere il più possibile escluse o comunque tenute ai margini della vita pubblica. Questa laicità è 'cattiva', perché si basa su di un’antropologia sbagliata; perché si illude che una visione disincantata e demitizzata del mondo corrisponda alla massimizzazione del bene umano, quando ne rappresenta piuttosto la massima alienazione. Infine, chiameremo 'pessima' quella laicità che, pervasa da un narcisistico furore antidogmatico, ritenga doveroso perseguitare (a volte anche nelle forme più estreme, cioè più violente, se non cruente) ogni dimensione di pensiero e di pratica religiosa.
A quale orizzonte di laicità aderiranno (o hanno già aderito) gli amici che hanno fondato i Quaderni laici? Vorrei sbagliarmi, ma temo che la loro sia già, in partenza, una laicità 'cattiva' (non oso pensare che, almeno nelle intenzioni, sia piuttosto 'pessima'). Me ne convinco per il fatto che tra di loro si colloca Stefano Rodotà, che insiste da tempo nel proporre una laicità 'senza aggettivi' (ma come è possibile, se le distinzioni che ho appena fatto hanno un pur minimo senso?) e che soprattutto denuncia con veemenza la presenza nel nostro tempo di una laicità «flebile, timida, devota»... che mi sembra corrispondere perfettamente a quella che ho chiamato una laicità 'buona'.
Ripeto: vorrei sbagliarmi, perché di nulla abbiamo meno bisogno che di una nuova rivista, la quale contribuisca a esasperare divisioni ideologiche tra cattolici e laici, come fanno da sempre i sostenitori della laicità 'cattiva'. Ciò di cui abbiamo invece davvero bisogno è un pensiero che si misuri sulle diverse possibili dimensioni della laicità, confutando e rigettando le sue variabili estremiste, e che soprattutto entri in un dialogo articolato con chi della laicità ha una visione 'buona', un dialogo aperto, attento e, soprattutto, non arrogante.
«In Pakistan cresce la violenza sui cristiani» il rapporto - Documento dei vescovi sulle «minoranze religiose» Continuano gli abusi della legge sulla blasfemia: nel 2009 registrati 112 casi. Nove gli attacchi a chiese e strutture - DA BANGKOK - STEFANO VECCHIA – Avvenire, 27 giugno 2010
La violenza nei con fronti delle minoranze religiose sembra or mai endemica in Pakistan, ma la recrudescenza dallo scorso luglio, rende le pro spettive di convivenza e dia logo ancora più difficili.
Ad analizzare in dettaglio ra gioni e significato della per secuzione, che padre Em manuel Yousef Mani, diret tore della Commissione “Giustizia e Pace” della Con ferenza episcopale cattolica del Pakistan definisce «un quadro davvero critico che merita una grande attenzio ne in Pakistan e fuori dal Paese», è un documento presentato l’altro ieri.
Nel “Rapporto annuale sul le minoranze religiose in Pakistan 2009-2010”, elabo rato dalla Commissione Giustizia e Pace, si eviden zia una situazione in cui la violenza contro le minoran ze religiose «è in constante crescita». Il Rapporto, esa mina con puntiglio la di scriminazione sociale e l’in tolleranza religiosa che sem brano dominare nel Paese, proponendo a sostegno da ti e testimonianze. Come ha comunicato all’agenzia Fi des
padre Mani, «è un lavo ro di documentazione che raccoglie tutte le informa zioni sulle difficili condizio ni delle minoranze religiose e in particolare dei cristia ni ». Ancora una volta si sot tolinea come la cosiddetta «legge anti-blasfemia», gli articoli del codice penale che consentono di formula re accuse gravissime e so vente garantiscono l’impu nità a chi si faccia giustizia da solo anche per semplici sospetti di offesa alla reli gione islamica e al Corano, sia «una spada di Damocle sulle minoranze».
In base a questa legge, nel 2009 le condanne definibili come «abusi» sono state 112. Hanno riguardato 57 ahma di (appartenenti a una setta islamica considerata eretica dagli altri musulmani), 47 musulmani e 8 cristiani. In totale fra il 1987 (da quando i provvedimenti sono entra ti in vigore sotto a dittatura militare di Zia ul-Haq) e il 2009 sono 1.032 le persone colpite ingiustamente dalla legge. In aumento anche gli attacchi contro le piccole enclave cristiane, con mor ti e feriti. Nove le chiese e le strutture colpite.
Ad aggravare la situazione è la diffusa sensazione di in sicurezza in un Paese dove, sottolinea il Rapporto, la li bertà religiosa «è ridotta a un mito», avanti alle centinaia di conversioni forzate, ma anche all’impossibilità di li bera conversione a una fe de diversa.
«Gassman e i suoi colloqui con Dio» - Il monaco amico del mattatore racconta la sua ricerca della fede - DI FILIPPO RIZZI - « M a perché credi? Co me mai credi? Da dove è venuta la tua fede?». – Avvenire, 27 giugno 2010
Erano gli interrogativi principali su cui si poggiava la ventennale amici zia, incominciata nei primi anni Ot tanta, tra Vittorio Gassman e il mo naco camaldolese, biblista, don In nocenzo Gargano. Dal monastero di San Gregorio al Celio a Roma, il luo go dove alcuni giorni dopo la morte di Gassman, il 29 giugno di dieci an ni fa, furono celebrati i funerali del grande «mattatore», tornano alla mente del benedettino aneddoti, i lunghi colloqui sull’esistenza di Dio, l’importanza di Gesù nella storia e la passione per la Parola di Dio, attra verso la Lectio divina. «Fu proprio la passione per la Bibbia a farci incon trare – rivela il monaco – grazie a co muni amici, l’attore Franco Giaco bini e il gesuita Louis Alonso Schökel.
Nacque lo spunto con Vittorio di ap profondire la lettura del testo bibli co e di recuperare la tradizione giu daico cristiana nella Sacra Scrittura, partendo da ciò che comunicava e i spirava all’uomo di oggi».
Com’era, in veste di allievo, di que sti seminari biblici Vittorio Gas sman?
Era intuitivo come sul palco, riusci va a catturare l’attenzione di tutti. Bastava vedere come leggeva un te sto. Non so come facesse ma ne da va sempre un’interpretazione giusta. Quasi ogni sabato veniva per questi incontri. Un anno lo convinsi a par tecipare a una veglia pasquale, lui che si annoiava alle Messe. Lesse la prima lettura sulla Creazione e im pressionò tutti l’interpretazione profonda che solo lui era in grado di dare.
Eppure rievocando il grande attore si pensa spesso a un uomo tormen tato dai dubbi...
Sì, era un uomo tormentato, con u na terribile depressione, spesso in cura da specialisti. Eppure grazie al l’incontro con la realtà monastica e ra affascinato dal nostro stile di vita. Rammento che rimaneva edificato dal fatto che io avessi una fede, co struita pian piano, fin da bambino. Io gli replicavo dicendo che «il dub bio è il vero carburante della fede perché senza di esso questa non può muoversi», e aggiungevo proprio per questo: «Vittorio, in questo sei un ve ro credente: perché hai dei dubbi». Per me Gassman è stato inconsapevolmente un uomo assetato di Dio e, come affermai nell’omelia dei suoi funerali, è «stato un credente che per tutta la sua vita ha ricercato Dio, nonostante, secondo lui, non lo avesse mai incontrato.
Da questa amicizia sono nati anche periodi di ritiro all’eremo di Camal doli, in provincia di Arezzo…
Strano a dirsi ma fu lui a convincer mi a partecipare a questi ritiri. In quel frangente scelsi i racconti sulla Ri surrezione perché sapevo che era un tema al centro della sua ricerca. Lui ne rimase entusiasta. E mi disse: «Don Innocenzo, voglio sdebitarmi: declamerò dopo cena in monastero il canto V dell’ Inferno di Dante». Mi volle accanto a sé, e volle che gli stringessi la mano. A ogni debutto piccolo o grande che fosse – mi con fidò – provava la paura di non esse re all’altezza. Quello che appariva co me il grande leone della scena era u na persona fragilissima. Ovviamen te fece una declamazione splendi da.
Le parlò della difficoltà nel mestie re dell’attore?
Diceva che per essere un vero atto re, come gli aveva insegnato il suo 'maestro dei maestri' Renzo Ricci, e ra necessario svuotarsi di tutto, nascondere il proprio ego, essere vuo to per poi vestire i panni del perso naggio che ti impone il copione. E mi confidava: «Molte volte siamo bravi a fingere, ma anche noi attori siamo capaci di opere buone».
Il cinico personaggio de «Il Sorpas so » era dunque capace di grandi slanci... Era anche altruista?
Non voleva che si sapesse, ma mi confidò che assieme ad altri attori di grido si era impegnato per la sussi stenza di una missione in Brasile in un villaggio sostenendo tutti i costi, dalle scuole alle fognature, alla par rocchia. Ovviamente la condizione di questo suo aiuto era che tutto ri manesse nell’anonimato.
Come sono stati gli ultimi anni del grande attore?
Si era molto avvicinato alla fede. Con la sua ultima moglie Diletta D’An drea aveva incominciato un percor so di catechesi sul cristianesimo e sui sacramenti. Accarezzava l’idea di sposarsi in chiesa perché canonica mente era rimasto vedovo di Nora Ricci, la sua prima moglie. E gli altri matrimoni erano solo secondo il ri to civile. Quindi per la Chiesa non e sistevano impedimenti. Ci vedeva mo spesso nella sua bella casa di piazza del Popolo. Una volta mi scos se una sua riflessione: «Io ho avuto tutto dalla vita, fama, ricchezza, a mori, figli, salute, e ho scoperto la grandezza di Dio solo ora. La cosa che chiedo a Dio è perché mi ha da to una vita soltanto adesso che comincio a capire». Il mio rammarico è di non essere riuscito a toglierlo da questo dubbio: la sua depressione e ra così forte che è morto per la pau ra di morire.
È vero che una delle sue ultime te lefonate fu ai monaci di Camaldo li?
Aveva un bellissimo rapporto con tutti i monaci, in particolare con don Graziano Mengozzi, con cui condi videva la passione per la musica sa cra. Tutti noi cercavamo di rincuo rarlo perché aveva paura delle ma lattie e della visita medica di con trollo, a cui si doveva sottoporre il giorno successivo. Quasi testamen tario fu il congedo al telefono con don Graziano: «Sai cosa ti dico? Mi affido e mi metto nelle mani di Dio». Quella notte stessa morì. Con lui è scomparso un uomo segnato da u na generosità a oltranza. Ed è tutto ciò che si può aspettare da un cre dente vero.