mercoledì 14 aprile 2010

Nella rassegna stampa di oggi:
1) I PEDIATRI AMERICANI: NON INCORAGGIATE LA CONFUSIONE SESSUALE NEI BAMBINI
2) IL VALORE DI OGNI VITA AL CENTRO DI UN CONVEGNO A VERONA - Promosso dal Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana
3) IL CARDINAL BERTONE ANNUNCIA INIZIATIVE DEL PAPA CONTRO LA PEDERASTIA - In una conferenza stampa in Cile
4) Sulla Sindone - Autore: Oliosi, don Gino Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - lunedì 12 aprile 2010
5) Il Dna non svela i segreti della vita - Un fantasma nei geni - di Carlo Bellieni - L'Osservatore Romano - 14 aprile 2010
6) Cosa farebbe Maria? - Lorenzo Albacete - mercoledì 14 aprile 2010 – ilsussidiario.net
7) Avvenire.it, L'incidente ferroviario di Merano - Pure nel mondo perfetto la vita non ci appartiene - Marina Corradi
8) IPOCRISIE E TRADIMENTI DIETRO UN FRONTE APPPARENTEMENTE UNITO - La lotta per i diritti dei minori non merita falsi paladini - GABRIELLA SARTORI – Avvenire, 14 aprile 2010


I PEDIATRI AMERICANI: NON INCORAGGIATE LA CONFUSIONE SESSUALE NEI BAMBINI
ROMA, martedì, 13 aprile 2010 (ZENIT.org).- Christine Vollmer, presidente di Alliance for the Family e ALAFA, membro della Pontificia Accademia per la Vita e del Pontificio Consiglio della Famiglia, a capo del team che ha creato “Alive to the World”, ha lodato l'annuncio dell'American College of Pediatricians (ACP) che include un avvertimento basato su anni di ricerca e osservazioni rigorose.
L'ACP ha diffuso i risultati di studi che hanno determinato inconfutabilmente che il desiderio dei preadolescenti di essere del sesso opposto è uno stadio del tutto normale e temporaneo.
L'ACP ha anche diffuso un avvertimento alle scuole e agli adulti significativi sul fatto che la confusione di genere, l'attrazione per lo stesso sesso o la confusione sessuale non dovrebbero mai essere rafforzate.
“Anche i bambini con un Disordine di Identità di Genere (quando un bambino vorrebbe essere del sesso opposto) perderanno questo desiderio con la pubertà, se il comportamento non viene rafforzato”.
“I ricercatori, Zucker e Bradley, affermano anche che quando i genitori o altre persone permettono o incoraggiano un bambino a comportarsi e ad essere trattato come se fosse dell'altro sesso si rafforza la confusione, e il bambino viene condizionato a condurre una vita di dolore e sofferenza superflui”.
Anche quando “motivate da intenzioni nobili”, “le scuole possono ironicamente giocare un ruolo negativo se rafforzano questo disordine”, spiega la lettera inviata la settimana scorsa a 14.800 ispettori scolastici di tutti gli Stati Uniti da Tom Benton, MD, FCP, presidente dell'American College of Pediatricians.
Benton ha incluso un bollettino informativo e una pagina web, www.FactsAboutYouth.com, dove genitori e scuole possono trovare ulteriori informazioni.
“E' importante che sia del tutto chiaro”, ha detto Christine Vollmer in alcune dichiarazioni ZENIT.
“Il nostro programma di 12 anni, Alive to the World, comprende linee guida chiare per comprendere e accompagnare i bambini e gli adolescenti attraverso i vari stadi psicologici fino alla maturità”, ha aggiunto.
“Per dirla con le parole del dottor Benton – ha proseguito –, 'l'adolescenza è un periodo di agitazione e temporaneità. Gli adolescenti sperimentano confusione su molte cose, incluso l'orientamento sessuale e l'identità di genere, e sono particolarmente vulnerabili alle influenze dell'ambiente'”.
“Ciò che serve – ha concluso la Vollmer – è un programma solido che possa incoraggiare la crescita del carattere attraverso l'autoconoscenza alla luce dei valori universali”.


IL VALORE DI OGNI VITA AL CENTRO DI UN CONVEGNO A VERONA - Promosso dal Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana
ROMA, martedì, 13 aprile 2010 (ZENIT.org).- "Ogni vita importa": è questo il titolo del convegno che il Mevd (Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana) presenterà venerdì 16 e sabato 17 aprile a Verona, presso l'Aula Magna dell'Istituto Stimate.
E' il primo appuntamento che il Mevd organizza da quando la presidenza è passata a Francesco Agnoli, professore di filosofia, esperto di bioetica, scrittore nonché giornalista de Il Foglio e Avvenire.
Con "Ogni vita importa" il Mevd intende riprendere la sua attività approfondendo la difesa della vita umana in chiave multidisciplinare, tra politica e biologia, filosofia e sociologia.
Il programma del convegno prevede alle 20,30 di venerdì 16 aprile una tavola rotonda dal titolo "La difesa della vita dal consiglio comunale all'Europarlamento" a cui prenderanno parte Alberto Zelger (consigliere comunale), Maria Luisa Tezza (già sindaco e assessore provinciale), Luca Volontè (presidente del PPE al Consiglio d'Europa) ed Elisabetta Gardini (europarlamentare)
Sabato 17 aprile, invece, interverrano: lo scrittore Francesco Agnoli ("Ogni vita importa: le ragioni di una storia"); il sociologo Giuliano Guzzo ("Strategie mediatiche contro la vita: bioetica e media"); il medico e bioeticista Renzo Puccetti ("L'Aids e l'Africa: un continente e il suo dramma"); la fondatrice dell'Associazione "Il dono", Serena Taccari ("Quello che resta, la sindrome post aborto e le donne"); e il docente spagnolo Manuel Arnal ("La Spagna di Zapatero difende le scimmie ma combatte la vita umana").
"Come capita a ogni associazione - ha detto a ZENIT Giuliano Guzzo, neo-segretario del Mevd -, il Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana, nonostante il grande lavoro dei suoi soci, ha conosciuto un periodo di relativo rallentamento della propria attività ed ha pertanto avvertito la necessità di rinnovarsi".
"Di qui la nomina alla presidenza del professor Agnoli - ha spiegato -, persona giovane e dinamica che, con la sua preparazione ed il suo entusiasmo, ha voluto con forza questo Convegno, proprio per rilanciare il Mevd conservandone tuttavia lo spirito originario e la vocazione internazionale".
"Non a caso - ha continuato - verranno affrontante tematiche inerenti questioni che non interessano direttamente il nostro Paese ma che hanno comunque una grande rilevanza per la tutela della vita umana, come le discusse politiche di Zapatero e il problema della lotta all'Aids".
Circa le aspettative riposte nel Convegno, Giuliano Guzzo ha parlato di "una piccola grande speranza: quella di contribuire a fare, pur coi nostri limiti, un po' di sana cultura della vita. Quelli che stiamo attraversando sono anni molto difficili, che vedono moltiplicarsi le minacce alla vita umana senza che queste siano avvertite nella loro gravità dall'opinione pubblica".
"Chi difende la vita ha dalla sua non buoni, bensì ottimi argomenti, ma non sempre riesce a farli propri fino in fondo, perché i mass media giocano molto sull'ambiguità e sullo stereotipo, contribuendo a provocare uno scontro tra laici e cattolici del tutto farsesco ed inconcludente", ha commentato.
"'Ogni vita importa' vuole essere anche questo: un tentativo di riportare al centro la ragione, gli argomenti realmente scientifici e l'analisi critica di quello che sta accadendo", ha detto.
In questo senso l'impegno del Mevd è quello di "fare Cultura della Vita in un mondo che, in nome di una non meglio precisata ed idolatrata Libertà, pensa di poter fare a meno di valori fondanti come la dignità umana. Senza accorgersi che, in questo modo, sprofonda giorno dopo giorno in un abisso".
[Per maggiori informazioni: tel. 045/502421; www.mevd.org]


IL CARDINAL BERTONE ANNUNCIA INIZIATIVE DEL PAPA CONTRO LA PEDERASTIA - In una conferenza stampa in Cile
SANTIAGO, martedì, 13 aprile 2010 (ZENIT.org).- Secondo quanto ha annunciato in Cile il Segretario di Stato di Benedetto XVI, il Cardinale Tarcisio Bertone SDB, il Papa prenderà delle iniziative per affrontare gli atti di pederastia commessi dai membri della Chiesa e “non smetterà di sorprenderci”.
Nel corso di una conferenza stampa concessa questo lunedì al Seminario Pontificio di Santiago, il porporato, che a nome del Santo Padre sta compiendo in questi giorni una visita al Paese flagellato dal terremoto, ha affermato: “Credo che il Papa prenderà anche altre iniziative. Non posso anticipare nulla, ma si sta pensando ad altre iniziative. Non smetterà di sorprenderci con le misure su questo tema specifico”.
Secondo il porporato, “anche altre istituzioni devono prendere iniziative concrete, di cuore”, per difendere la dignità dei bambini e delle giovani madri.
Il Cardinale salesiano ha ricordato che Benedetto XVI ha chiesto in varie occasioni perdono per gli atti di pederastia commessi dai presbiteri, ad esempio “nella lettera ai cattolici d'Irlanda e in vari discorsi negli Stati Uniti e in Australia”.
Rispondendo ai giornalisti, ha affermato: “Molti psicologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c'è un rapporto tra celibato e pedofilia, ma molti altri hanno dimostrato, e me l'hanno riferito recentemente, che esiste una relazione tra omosessualità e pedofilia”.
La pederastia, ha riconosciuto, è una patologia “che tocca tutte le categorie di persone e in percentuale in misura minore i sacerdoti”, ma ad ogni modo queste condotte negative dei presbiteri “sono molto gravi e scandalose”.


Sulla Sindone - Autore: Oliosi, don Gino Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - lunedì 12 aprile 2010
La sindone, possibile verifica empirica degli avvenimenti accaduti dalle ore 18 del 7 aprile all’alba del 9 dell’anno 30 narrati dai Vangeli. Come rimando sensibile, sacramentale a quei fatti è una preziosa reliquia
Si tratta della morte, della sepoltura del Figlio di Dio e della sua risurrezione. Lo Spirito Creatore, infondendo la vita nuova ed eterna nel corpo sepolto di Gesù di Nazareth, ha portato a compimento l’opera della creazione dando origine ad una “primizia” che interessa ciascuno di noi e tutta la famiglia umana, tutta la storia: primizia di un’umanità nuova che nel tempo stesso è primizia di un mondo nuovo e di un’era nuova, dove non ci saranno più i limiti di questa vita biologica, con ogni bene senza più alcun male.
La sindone rimanda non solo alla feroce macellazione che Gesù subì, quel 7 aprile dell’anno 30, con tutti i minimi dettagli perfettamente coincidenti con il resoconto del Vangeli, ma può documentare anche la sua risurrezione, l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio avvenuto la mattina del 9 aprile dell’anno 30 in quel sepolcro appena fuori le mura di Gerusalemme: la risurrezione, pur sfuggendo alla nostra umana capacità di conoscenza e di indagine, è anche un fatto “storico”, reale, testimoniato e documentato per cui tutta la nostra fede si fonda ragionevolmente sulla trasmissione costante e fedele di questa “buona notizia”, di questo Vangelo. Che da quella prima Domenica Gesù sia il Vivente, presente e operante nella e attraverso il Suo corpo che è la Chiesa ci è stato trasmesso dalle innumerevoli schiere di credenti in Cristo che ci hanno preceduti nei secoli, perché non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto.
Ma la sindone porta la traccia empiricamente verificabile dell’evento della risurrezione di Gesù. Ce lo direbbero la medicina legale e le scoperte scientifiche fatte con lo studio dettagliato del lenzuolo – raccolgo e riporto tutte queste notizie dall’articolo di Antonio Socci su Libero di Domenica 11 aprile – per mezzo di sofisticate apparecchiature. Cosicché questo misterioso lino diventa una speciale “lettera” in aiuto soprattutto agli uomini del nostro tempo per i quali sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è esperimentabile e calcolabile. E’ la prima volta oggi, grazie alla moderna tecnologia, che è possibile scoprire le prove di un fatto che è anche storico, documentato pur sfuggendo alla nostra umana capacità di conoscenza.

Cosa hanno potuto appurare infatti gli specialisti? In sintesi tre cose:
- Primo. Che questo lenzuolo – la cui fattura rimanda al Medio oriente del I secolo e in particolare a tessuti ebrei (perché non c’è commistione del lino con tessuti di origine animale, secondo i dettami del Deuteronomio) – avrebbe sicuramente avvolto il corpo di un trentenne ucciso (morto tramite il supplizio della crocifissione con un supplemento di tormenti che è documentato solo per Gesù di Nazareth: di solito non c’era connubio tra flagellazione e crocifissione). Che ha avvolto un cadavere ce lo dicono con certezza il “rigor mortis” del corpo, le tracce di sangue del costato (sangue di morto) e la ferita stessa del costato che ha aperto il cuore.
- Secondo. Sappiamo con eguale certezza che questo corpo morto non è stato avvolto nel lenzuolo per più di 36 – 40 ore perché, al microscopio, non risulta vi sia, sulla sindone, alcuna traccia di putrefazione (la quale comincia appunto dopo quel termine): in effetti Gesù – secondo i Vangeli – è rimasto nel sepolcro dalle 18 circa del venerdì, all’aurora della domenica. Circa 35 ore.
- Terza acquisizione certa, la più impressionante. Quel corpo – dopo quelle 36 ore – si è sottratto alla fasciatura della sindone, ma questo è avvenuto senza alcun movimento fisico del corpo stesso, che non è stato mosso da alcuno, né si è mosso: è come se fosse letteralmente passato attraverso il lenzuolo.

Come fa la sindone a documentare questo? Lo dice l’osservazione al microscopio dei coaguli di sangue. Enormi fiotti di sangue erano penetrati nelle fibre del lino in vari punti, formando tanti grossi coaguli, e una volta secchi tutti questi coaguli erano diventati grossi grumi di un materiale duro, ma anche molto fragile, che incollava la carne al tessuto proprio come farebbero dei sigilli di ceralacca: Nessuno di questi coaguli risulta spezzato e la loro forma è integra proprio come se la carne incollata al lino fosse rimasta esattamente al suo posto. Lo studio dei coaguli al microscopio rivela che quel corpo si è sottratto al lenzuolo senza alcun movimento, come passandogli attraverso. Ma questa non è una qualità fisica dei corpi naturali: corrisponde alle caratteristiche fisiche di un solo caso storico, ancora una volta quello documentato nei Vangeli. In essi si riferisce che il corpo di Gesù che appare dopo la risurrezione è il suo stesso corpo, che ha ancora le ferite delle mani e dei piedi, è un copro di carne tanto che Gesù, per convincere i suoi che non è un fantasma, mangia con loro del pesce, solo che il suo corpo ha acquistato qualità fisiche nuove, non più definite dal tempo e dallo spazio. Può apparire e scomparire quando e come vuole, può passare attraverso i muri: è il corpo glorificato, come saranno anche i nostri corpi divinizzati dopo la risurrezione.
Si tratta quindi non di un semplice ritorno alla nostra vita terrena, come per Lazzaro. Il Nuovo Testamento non descrive la Risurrezione nel suo attuarsi. Riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù ha incontrato in persona dopo essere risuscitato. La risurrezione di Gesù – come è riferita dai Vangeli e documentata empiricamente dalla sindone – è la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo. I tre Vangeli sinottici ci raccontano che l’annuncio – “E’ risorto!” – viene proclamato inizialmente da alcuni angeli. E’, pertanto, un annuncio che ha origine in Dio; ma Dio lo affida subito ai suoi “messaggeri”, perché lo trasmettano a tutti. E così sono questi stessi angeli che invitano le donne, recatesi di buon mattino al sepolcro, ad andare con prontezza a dire suoi discepoli: “E’ risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete” (Mt 28,7). In questo modo, mediante le donne del Vangelo, quel mandato divino raggiunge tutti e ciascuno perché, a loro volta, trasmettano ad altri, con fedeltà e coraggio, questa stessa notizia: una notizia bella, lieta, portatrice di gioia, di speranza affidabile e da due mila anni innumerevoli schiere di credenti in Cristo non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto e ogni discepolo di Cristo, anche ciascuno di noi, sente il bisogno di testimoniare.
Ma la sindone documenta in modo scientificamente accertabile l’unico caso di morto che – anziché andare un putrefazione – giunge a vivere una vita veramente vita sottraendosi alla fasciatura senza movimento, grazie all’acquisizione di qualità fisiche nuove e misteriose, diverse dalla vita biologica, che gli permettono di smaterializzarsi improvvisamente e di oltrepassare improvvisamente le barriere fisiche (come quella del lenzuolo stesso). E’ “il giorno che ha fatto il Signore”: non è più un tempo cronologico, ma spirituale, che Dio ha aperto nel tessuto dei giorni quando ha risuscitato Cristo dai morti.
E’ esattamente ciò che si riferisce nel vangelo di Giovanni: quando Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro dove erano corsi per le notizie arrivate dalle donne, si rendono conto che è accaduto qualcosa di enorme proprio perché trovano il lenzuolo esattamente come era, legato attorno al corpo, ma come afflosciato su di sé perché il corpo dentro non c’era più. Più tardi, aprendo quel lenzuolo, scopriranno un’altra cosa misteriosa: quell’immagine. Ancora oggi, dopo duemila anni, la scienza e la tecnica non sanno dirci come abbia potuto formarsi. E non sanno riprodurla. Infatti non c’è traccia di colore o pigmento, è la bruciatura superficiale del lino, ma sembra derivare dallo sprigionarsi istantaneo di una formidabile e sconosciuta fonte di luce proveniente dal corpo stesso, in ortogonale rispetto al lenzuolo (fatto anch’esso inspiegabile).
La “non direzionalità” dell’immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che implichi un gesto direzionale. E ci svela che l’irradiazione è stata trasmessa da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori più alti di luminanza, come se avesse sprigionato più energia o più luce). Quello che è successo non è un fenomeno naturale e non è riproducibile. Non deriva dal contatto perché altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l’immagine anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la zona fra la guancia e il naso).
Oggi poi i computer – è tutto preso da Antonio Socci – hanno permesso di rintracciare altri dettagli racchiusi nella sindone che tutti portano a lui: Gesù di Nazareth. Dai 77 pollini, alcuni dei quali tipici dell’area di Gerusalemme (quello dello Zygophillum dumosum, si trova esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai), alle tracce (sul ginocchio, il calcagno e il naso) di un terriccio tipico anch’esso di Gerusalemme. Ai segni di aloe e mirra usate dagli ebrei per le sepolture.
Infine le tracce di scritte in greco, latino ed ebraico impresse per sovrapposizione sul lenzuolo. Da quelle lettere emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno.

Si documenta un avvenimento accaduto che ha provocato testimoni entusiasti e coraggiosi per una vita nuova che fa risplendere un di più di umanità nella vita del cristiano, capace di cambiare il cuore, l’intera esistenza anche oggi.


Il Dna non svela i segreti della vita - Un fantasma nei geni - di Carlo Bellieni - L'Osservatore Romano - 14 aprile 2010
La vita non è semplice e riducibile a nostri schemi. Ne è un esempio lo studio del Dna. Notizia recente è che chi pensava che il Progetto genoma svelasse il segreto della vita deve ricredersi: appena nata, la decifrazione del genoma umano come spiegazione della vita è già vecchia, tanto che l'agenzia scientifica "Nova" titola: Un fantasma nei tuoi geni per spiegare come un secondo genoma tutto ancora da scoprire agisca sul Dna.
L'ultimo numero della rivista della American Society for Cell Biology (aprile 2010) si dilunga su come insegnarlo al pubblico e nelle università; Eva Vermuza su "Menome" del 2003 già scriveva: "Come può una molecola composta di soli quattro elementi generare tanta complessità? La risposta semplice è che il Dna non lavora da solo". Non è fantascienza, ma epi-genetica: le informazioni del nostro Dna vengono cioè influenzate dall'ambiente che, attraverso un sistema di molecole interno alla cellula, agisce sopra (epi) il dna (genetica). E questo sistema di regolazione superiore agisce come un vero e proprio lettore per il Dna che risulta simile a un cd: pieno di musica ma inerte senza l'apparecchio che lo sa leggere. Dunque la sola decifrazione del genoma - certo ottima a fini terapeutici - è un passo ancora primordiale nella comprensione del funzionamento delle strutture biologiche. E Manel Esteller su "Lancet" del gennaio 2006 ha ben ragione di scrivere: "Noi non siamo i nostri geni. Non possiamo prendercela solo coi geni per il nostro comportamento o per la nostra suscettibilità alle malattie": la vita non è assimilabile e riducibile alla sequenza delle basi del Dna.
Insomma, chi crede di leggere il genoma e capire la vita si sbaglia di grosso: il numero di geni dei mammiferi è simile, ma diverso è il sistema superiore incaricato della lettura, legato alla genetica e all'ambiente. Per non parlare delle differenze morali. Scrive ancora Manel Esteller: "Uno dei risultati più sorprendenti del confronto dei genomi di varie specie animali è quanto simili essi siano. Il genoma del topo non differisce molto da quello dell'uomo. Come possiamo allora spiegare le differenze?". L'epigenetica, ovvero la supervisione dell'ambiente sul Dna, è un'introduzione a questa risposta: l'espressione della vita non dipende solo dal Dna, ma da come questo viene fatto parlare dall'ambiente, introducendo a un'armonia che supera la mera casualità.
Non stupisce quindi che gli studi sull'ereditarietà dei cambiamenti epigenetici, come quelli dell'americano Michael Skinner, direttore del Centre for Reproductive Biology a Washington, abbiano dei riflessi anche sul concetto di evoluzione, certamente tutti da valutare e soppesare con attenzione, ma che non possono essere sottaciuti, dato che appare che l'ambiente può inibire l'espressione di un gene - e non più solo selezionare mutazioni casuali dei geni stessi - e questa inibizione viene trasmessa alle generazioni successive. I cambiamenti fisici, dunque, non avverrebbero solo per mutazioni casuali del Dna, ma anche in seguito a inibizioni da parte dell'ambiente sull'espressione di alcuni geni. Didier Raoult sempre sulla rivista "Lancet" (gennaio 2010) spiega che addirittura il patrimonio genetico può nei secoli mutare per l'interazione con altre specie viventi.
Si apre così, indubbiamente, un nuovo scenario che lascia intravedere che non solo il caso governa lo sviluppo della vita, ma che esistono una collaborazione e un'interazione tra ambiente e genetica in cui l'ambiente ha la funzione di catalizzatore e organizzatore. "Gli ecosistemi si evolvono per co-evoluzione e auto-organizzazione", spiega il chimico Enzo Tiezzi, premio Prigogine 2005, nel suo Steps Towards an Evolutionary Physics (2006) indicando che l'evoluzione non è cieca, o perlomeno non è una folle corsa: "L'avventura dell'evoluzione biologica è un'avventura stocastica, dal greco, che significa, "mirare con la freccia al centro del bersaglio"": come le frecce arrivano in ordine sparso sul bersaglio, ma tutte protese verso il centro da parte dell'arciere, così anche l'evoluzione appare avere un'armonia di base. "Purtroppo - spiega ancora Vermuza - tra gli evoluzionisti c'è un'aura di deificazione di Darwin, che tende a soffocare il dibattito". Questo anche se, come fa Matt Ridley sul "National Geographic" del febbraio 2009, si può riconoscere che, nonostante delle geniali intuizioni, "le idee di Darwin sul meccanismo dell'ereditarietà erano sbagliate e confuse". L'epigenetica offre una visione nuova dello sviluppo della vita sulla terra, che non suona più come una lotta per la sopravvivenza in base a mutazioni casuali, ma appare la possibilità di un'armonia in cui si nota sorprendentemente, invece di una spietata competizione, una possibile collaborazione.
Ma c'è un ultimo aspetto che l'epigenetica illumina: l'effetto dell'ambiente sul Dna può essere anche legato a un intervento umano. Dei ricercatori del Maryland su "Fertility and Sterility" del febbraio 2009 scrivono: "È stato chiaramente dimostrato che stimolazioni ovariche e manipolazioni dell'embrione associate con la Fiv (fecondazione in vitro) sono causa di disordini dell'imprinting genomico nell'animale. E la percentuale di malattia di Angelman o Beckwith-Wideman causate da difetti dell'imprinting genomico in bimbi nati da Fiv è molto maggiore che negli altri, rafforzando la nozione che la Fiv causi disordini dell'imprinting". Il Dna è fragile e in certi casi porta memoria di ciò che lo influenza, come è ben spiegato anche sulla rivista "Reproductive Health" (ottobre 2004): "Una potenziale alterazione dell'imprinting genomico potrebbe risultare dalla manipolazione dell'embrione nelle prime fasi". Questo non significa un'equazione tra manipolazione e malattia, anche perché queste malattie sono rarissime e gli studi vanno approfonditi, ma mostra una necessità di cautela: tanta delicatezza merita davvero un surplus di rispetto.
(©L'Osservatore Romano - 14 aprile 2010)


Cosa farebbe Maria? - Lorenzo Albacete - mercoledì 14 aprile 2010 – ilsussidiario.net
Sabato scorso sono rientrato da una settimana di ritiro per sacerdoti tenuta dal movimento di Comunione e Liberazione negli Stati Uniti, a cui hanno partecipato più di cinquanta preti da tutto il Paese. Più della metà di loro era stata ordinata da pochi anni e non apparteneva al movimento.

Questi ritiri sono iniziati nel febbraio del 2003, all’apice dello scandalo degli abusi sessuali che aveva coinvolto preti americani. Lo scandalo era nella mente di tutti, tanto che molti dei partecipanti al ritiro posero domande o manifestarono preoccupazione per la questione. Lo scandalo per gli abusi è tornato oggi alla ribalta, ma questa volta non è stato molto presente nelle discussioni, durante il ritiro.

Questo non significa certo che i partecipanti fossero insensibili a quanto viene riportato quasi ogni giorno, “goccia a goccia”, come ha detto un commentatore. Nel ritiro i sacerdoti erano completamente consci dello scandalo, avendone sperimentato personalmente la ferita che ha provocato nel cuore della maggior parte dei preti.

Tuttavia, invece di fermarsi a discutere di come una cosa simile fosse potuta accadere, i partecipanti al ritiro di quest’anno si sono impegnati a discutere la questione più profonda, di cosa realmente significhi essere prete cattolico ai nostri giorni. Avevano letto la traduzione dell’articolo di Padre Julián Carrón su La Repubblica (Feriti, torniamo a Cristo) che li aveva provocati a considerare questa crisi come un’opportunità per riprendere a fondo l’esperienza della loro vocazione al sacerdozio.
Per la verità, questo livello della discussione è di tanto in tanto emerso anche nel dibattito pubblico, anche su media laici. E forse, la prova più evidente è l’articolo di copertina dell’ultimo numero di Newsweek (12 Aprile 2010) scritto da Lisa Miller, la redattrice per le questioni religiose. La copertina mostra l’immagine della Vergine Maria e il titolo recita: Cosa farebbe Maria?, con il sottotitolo Come le donne possono salvare la Chiesa cattolica dai suoi peccati.

Il titolo vuol rifarsi probabilmente allo slogan usato da molti cristiani evangelici, per giudicare le questioni morali di oggi ponendo la domanda: “Cosa farebbe Gesù?” nelle attuali circostanze. Qualunque cosa avesse fatto Gesù - scrive la Miller - non ha comunque aiutato le donne che sapevano cosa stava succedendo alle vittime che si erano fidate dei molestatori. «Gesù aveva torto: i mansueti non erediteranno la Terra. Hanno solo ricevuto sermoni pii e egoisti» dai vescovi. «Perfino con una madre, Maria, al centro della storia - continua Lisa Miller - le donne nella Chiesa di oggi si trovano al margine e soggette a prediche, in mezzo a rivelazioni senza fine di abusi sessuali. Le loro preghiere alla Vergine, protettrice dell’umanità, sembrano non ricevere risposta».

L’articolo di Newsweek, come anche altri, dimostra che lo scandalo degli abusi sessuali ha portato alla luce quanto poco sia capita - da molti - la natura della Chiesa cattolica. Specialmente dai cattolici moderni.

La Miller osserva che il Santo Padre e i vescovi vivono in un «mondo pre-illuministico (…) rimangono ampiamente non toccati dalle rivoluzioni francese e americana (…). Su questioni che attengono la morale (…) considerano la modernità una minaccia. Nell’Occidente democratico (…) diamo per scontata la supremazia del singolo. Il Vaticano, che attacca i media accusandoli di pregiudizi contro il Papa, pone il valore soprattutto nella coesione ecclesiastica. Il divario è reale. Noi non convinciamo loro e loro non convincono noi».

La Miller cita Elaine Pagels, docente di religione a Princeton e dichiarata agnostica, che le ha detto: «Per noi due è difficile da capire. A noi tutto ciò sembra non essere al passo con il mondo, ma loro non vogliono essere al passo con il mondo».

Il resto dell’articolo spiega come questo divario possa essere ridotto, se non addirittura superato, includendo donne istruite e professionali nella struttura di potere e nel processo decisionale della Chiesa, compresa ovviamente l’ordinazione a prete delle donne.

Da parte nostra, possiamo incorrere nella tentazione di rispondere a questo attacco ideologico al Santo Padre e alla fede della Chiesa senza andare al cuore della crisi e mostrare come la concezione cattolica del sacerdozio e della Chiesa siano espressione della fede in Cristo, ma così facendo finiremmo per accettare il punto di vista post-illuministico del moderno individualismo.

La risposta alla domanda su cosa farebbe Maria si può individuare, naturalmente, da ciò che realmente ella ha fatto a Cana, quando si accorse che non c’era più vino. Ella ha posto il problema all’attenzione del Figlio e, dopo le Sue parole, apparentemente di rifiuto ad intervenire (la signora Miller parlerebbe di “predica”? ), ha detto semplicemente:«Fate quello che vi dirà». Non c’è motivo alcuno per dubitare che si comporterebbe così anche oggi. La risposta di Gesù a Maria si riferiva alla Sua morte in croce ( la Sua “ora”), la risposta di Maria è un invito a seguirLo lungo il Suo cammino. Questo è esattamente quanto hanno fatto i preti nel ritiro della scorsa settimana.


Avvenire.it, L'incidente ferroviario di Merano - Pure nel mondo perfetto la vita non ci appartiene - Marina Corradi
Quella zona dell’Alto Adige appare al visitatore come un mondo da fiaba. Distese di meli in filari geometricamente perfetti; belle case linde e puntualmente rinfrescate; campi verdissimi, in cui anche l’erba sembra rasata con millimetrica precisione. E nel mondo da fiaba correva il trenino colorato come un giocattolo, di fabbricazione svizzera, tutto nuovo, inaugurato nel 2006; dotato dei più recenti sistemi di sicurezza, tali che, se qualcosa di più grosso di un sasso fosse caduto sui binari, l’allarme sarebbe scattato bloccando immediatamente la linea. Il tratto dove si è staccata la frana era stato recentemente monitorato dai geologi. E dunque il treno R108 da Malles a Merano era il più sicuro dei treni.

Sennonché, un tubo d’irrigazione, forse, pare, si è rotto; un guasto banale, e però il terreno sopra la massicciata ha cominciato a impregnarsi, il fango a tendere, pesante, verso il basso. Poco dopo le otto è transitato sui binari un convoglio di studenti e pendolari: gremito di ragazzi con gli zaini in spalla, vocianti, spensierati. La massa di fango già fradicia ha tenuto, quel treno è passato (e oggi forse qualche madre e qualche padre, in Val Venosta, tra sé ringrazia Dio, per quei quattrocento figli salvi). Pochi minuti, ore nove e tre. La frana precipita nell’istante in cui arriva il treno R108, lo prende in pieno. Se solo fosse stato di un minuto in ritardo. Ma nel paese delle fiabe i treni viaggiano in rigoroso orario. Nessun allarme può fermare i due vagoni, è troppo tardi. «Una serie incredibile di coincidenze negative», diranno gli esperti. Nel paese perfetto, dove ogni cosa è precisa e ordinata e disciplinata, è avvenuto l’imperscrutabile. E per una volta sembra mancare sui giornali quella consueta caccia al colpevole che, a ragione o a torto, scatta dopo una sciagura. Come se si fosse rimasti senza parole: sul treno più controllato, più protetto, tuttavia si può morire. Come se tutte le nostre leggi e regole e misure di sicurezza non garantissero, alla fine, alcunché.

Come se nemmeno in un mondo eccellente la nostra vita ci appartenesse. Lo sbalordimento davanti alla sciagura di Merano è il silenzio di questa impotenza. La nostra vita, non nelle nostre mani. Ma nelle mani di un altro. Di un destino cieco e casuale? Judith Tappeiner, 20 anni, lunedì mattina si è svegliata in ritardo, ha perso il treno dei salvi e ha preso il treno su cui è morta. Commenta un cronista da Merano: «Ad attenderla, solo un cinico, crudele destino». E la mamma che andava a allattare il suo bambino di tre giorni, nato prematuro? È umano, è istintivo pensare a un destino maligno, e a un Dio che, se davvero c’è, si è distratto. E però anche di fronte a queste sorti, apparentemente così casuali, come estratte in una feroce lotteria, occorre ricordarsi che il Dio in cui noi crediamo è buono. I suoi pensieri, lo annuncia già l’Antico Testamento, non sono i nostri pensieri, e le sue vie sono spesso assolutamente incomprensibili per noi. E però sappiamo dalla Croce che il dolore ha un senso; è terribile, misterioso, ma non inutile. Non è possibile che quel neonato rimasto orfano a tre giorni sia stato dimenticato da Dio. Noi non capiamo, ma nel non capire ricordiamo che «ogni sofferenza, ogni dolore racchiude una promessa di salvezza, una promessa di gioia», come ha scritto Giovanni Paolo II. E la nostra vita non ci appartiene, nemmeno nel più perfetto dei mondi, dove ogni legge è rispettata. La fatica più grande, oggi, è riconoscerlo; vedere il dolore, non capire, e tuttavia fidarsi.
Marina Corradi


IPOCRISIE E TRADIMENTI DIETRO UN FRONTE APPPARENTEMENTE UNITO - La lotta per i diritti dei minori non merita falsi paladini - GABRIELLA SARTORI – Avvenire, 14 aprile 2010
D iritti dei minori prima di tutto: fosse questo lo scopo principale dell’onda negativa che non cessa di tumultuare in tutto il mondo sul tema “pedofilia e Chiesa cattolica”, si potrebbe credere che un passo avanti è stato effettivamente fatto su questo scottante fronte. Sarebbe dunque venuto finalmente il momento in cui tutte le persone di “buona volontà”, cristiani cattolici e non cattolici, persone credenti e non credenti, di ogni tipo e di ogni Paese, si ritrovano tutte unite su una comune linea di “resistenza” umana: i minori sono persone senza “se” e senza “ma”; e sull’impegno (finalmente comune a tutti) di battersi, senza sconti per nessuno, contro ogni forma di offesa e sopraffazione di questi diritti. A cominciare da quelle più odiose quali la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini e delle bambine. Sarebbe bello che così fosse: ma lo è? Andiamo a vedere i fatti. Parliamo per esempio di turismo sessuale a danno dei minori dei Paesi poveri di Asia, Africa, America Latina e di ogni altra periferia del mondo: fenomeno francamente odioso ma diffusissimo fra i cittadini dei Paesi più “avanzati” del Nord del pianeta, Unione Europea in testa. Che cosa si fa, in concreto, se non per combatterlo seriamente, almeno per porvi un freno?
Di fronte a queste domande, chiunque si occupi davvero di lotta alla pedofilia, alza sconsolato le braccia come a dire: siamo lasciati soli in una lotta di Davide contro Golia. Quando poi, su questo delicato tema, c’è di mezzo questo o quel celebrato intellettuale, qualunque cosa abbia fatto contro un minore, si assiste all’immediato schierarsi a sua difesa di uno stuolo di ambienti culturali “avanzati”, stiano di qua o di là dell’Atlantico. Si infiammarono in folla, l’autunno scorso, questi signori,(e i loro molti sostenitori, anche di casa nostra) a difesa del regista Roman Polanski chiamato a rispondere, (dopo trent’anni di sostanziale impunità, allietata dalla prosecuzione di una grande carriera) di innominabili sevizie consumate ai danni di una tredicenne. Storia analoga, poche settimane dopo, si verificò a proposito della tentata trasposizione in film, a pubbliche spese, da parte di uno Stato messicano, di un famoso romanzo del premio Nobel Garcia Marquez «Memoria delle mie puttane tristi» in cui si narra la vicenda di una quattordicenne, povera ma vergine, e proprio per questo, comprata a poco prezzo da un vegliardo che se ne serve per festeggiare in modo “originale” i suoi novant’anni. Fu impresa difficile, per una benemerita associazione nazionale contro la tratta delle donne, specie se minori, bloccare questa pubblica spesa a favore del film che avrebbe finito per render “popolare” l’indegna impresa del protagonista del romanzo .E non è detto che la sua battaglia sia vinta una volta per tutte. A riprova del fatto che, di qua e di là dell’Atlantico, quando si tratta di rispettare i diritti dei minori, anche le istituzioni e molti influenti circoli intellettuali, che oggi non si stancano di sparare contro la Chiesa di Roma , si dimostrano tutt’altro che “sensibili”. È piuttosto singolare che da questi stessi ambienti così culturalmente “avanzati” (così infinitamente indulgenti quando, a macchiarsi di reati contro i minori sono i suoi celebrati eroi intellettuali) non cessi di alzarsi la vampa più ardente dell’'indignazione' contro la pedofilia di marca cattolica. Non solo nei casi in cui ci sia la prova o anche solo il sospetto che la Chiesa abbia sbagliato e sbagli, o non faccia abbastanza. E nemmeno quando, come è giusto, la Chiesa cattolica a cominciare dal Papa, pronuncia il proprio 'mea culpa' e prende conseguenti, concreti e sempre più severi provvedimenti. Come se la Chiesa e il Papa debbano essere incredibilmente additati come colpevoli per sempre 'imperdonabili'. Loro e solo loro. Da questo modo, così falsato, di condurre la lotta a favore dei diritti dei minori, sarà ben difficile che nasca qualcosa di buono. E questo non può che rattristare tutti gli uomini e le donne di buona volontà che, credenti e non credenti che siano, a Roma o lontano da Roma, si battono per questa giusta causa.