Nella rassegna stampa di oggi:
1) LA SANTA SEDE PUBBLICA UNA GUIDA SULLA PROCEDURA NEI CASI DI ABUSO - Per spiegare il funzionamento della Congregazione per la Dottrina della Fede
2) CHIARIMENTO VATICANO SUL CASO MACIEL - In risposta a un articolo del settimanale tedesco “Stern”
3) Sindone: le prove della resurrezione - 11 APRILE 2010 / IN NEWS - Antonio Socci - da “Libero”, 11 aprile 2010
4) Sulla Sindone - Autore: Oliosi, don Gino Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - lunedì 12 aprile 2010
5) Avvenire.it, 13 Aprile 2010 - La Spagna vuole bandire Biancaneve - Caro Zapatero, le spiego le favole – di Ferdinando Camon
LA SANTA SEDE PUBBLICA UNA GUIDA SULLA PROCEDURA NEI CASI DI ABUSO - Per spiegare il funzionamento della Congregazione per la Dottrina della Fede
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 12 aprile 2010 (ZENIT.org).- Da questo lunedì, il sito web della Santa Sede offre una Guida per comprendere le procedure di base adottate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede di fronte ai casi di denuncia per abusi sessuali.
Lo ha reso noto la “Radio Vaticana”, spiegando che “non si tratta di un nuovo documento ma di una scheda riassuntiva di procedure operative già definite che possa essere di aiuto per laici e non canonisti” al momento di comprendere l'azione della Congregazione.
Le procedure, spiega l'emittente pontificia, “si rifanno al Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (MP SST) del 30 aprile 2001 e al Codice di Diritto Canonico del 1983”.
Questa procedura, in vigore dal 2001, inizia quando una Diocesi indaga sul sospetto di abusi sessuali da parte di un religioso. Quando il sospetto risulta verosimile, il caso viene trasferito alla Congregazione.
“Il Vescovo locale trasmette ogni informazione necessaria alla Cdf (Congregazione per la Dottrina della Fede) ed esprime la propria opinione sulle procedure da seguire e le misure da adottare a breve e a lungo termine. Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda la denuncia di tali crimini alle autorità civili”.
Dalla fase preliminare e fino alla conclusione del caso, il Vescovo può imporre misure precauzionali. “In realtà, al Vescovo locale è sempre conferito il potere di tutelare i bambini limitando le attività di qualsiasi sacerdote nella sua Diocesi”, “prima, durante e dopo qualsiasi procedimento”.
Quanto alla procedura, la Congregazione studia il caso e chiede, se necessario, informazioni supplementari.
La Congregazione “può autorizzare il Vescovo locale a istruire un processo penale giudiziario davanti a un Tribunale ecclesiale locale”. Può anche autorizzarlo a istruire un processo penale amministrativo. Per fare appello alle sentenze emesse da un tribunale ecclesiastico, il sacerdote deve rivolgersi alla Congregazione, la cui sentenza sarà inappellabile.
Entrambi i procedimenti – giudiziario e amministrativo penale – possono comportare un certo numero di pene canoniche, inclusa la dimissione dallo stato clericale.
In casi particolarmente gravi, per abusi di minorio o quando le prove sono “schiaccianti”, la Congregazione può portare questo caso direttamente all'attenzione del Papa, chiedendogli di emettere un decreto, che sarà inappellabile, di dimissione dallo stato clericale.
Si presentano al Papa anche i casi di sacerdoti che, consapevoli dei crimini commessi, chiedono di essere dispensati.
Nel caso in cui il sacerdote accusato abbia ammesso i suoi crimini e abbia accettato di condurre una vita di preghiera e penitenza, la Congregazione autorizza il Vescovo a emettere un decreto che proibisca o limiti il ministero pubblico del sacerdote. Se questo decreto viene violato, c'è la dimissione dallo stato clericale.
La Guida (in inglese) può essere consultata su http://www.vatican.va/resources/resources_guide-CDF-procedures_en.html
Guide to Understanding Basic CDF Procedures concerning Sexual Abuse Allegations
The applicable law is the Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (MP SST) of 30 April 2001 together with the 1983 Code of Canon Law. This is an introductory guide which may be helpful to lay persons and non-canonists.
A: Preliminary Procedures
The local diocese investigates every allegation of sexual abuse of a minor by a cleric.
If the allegation has a semblance of truth the case is referred to the CDF. The local bishop transmits all the necessary information to the CDF and expresses his opinion on the procedures to be followed and the measures to be adopted in the short and long term.
Civil law concerning reporting of crimes to the appropriate authorities should always be followed.
During the preliminary stage and until the case is concluded, the bishop may impose precautionary measures to safeguard the community, including the victims. Indeed, the local bishop always retains power to protect children by restricting the activities of any priest in his diocese. This is part of his ordinary authority, which he is encouraged to exercise to whatever extent is necessary to assure that children do not come to harm, and this power can be exercised at the bishop's discretion before, during and after any canonical proceeding.
B: Procedures authorized by the CDF
The CDF studies the case presented by the local bishop and also asks for supplementary information where necessary.
The CDF has a number of options:
B1 Penal Processes
The CDF may authorize the local bishop to conduct a judicial penal trial before a local Church tribunal. Any appeal in such cases would eventually be lodged to a tribunal of the CDF.
The CDF may authorize the local bishop to conduct an administrative penal process before a delegate of the local bishop assisted by two assessors. The accused priest is called to respond to the accusations and to review the evidence. The accused has a right to present recourse to the CDF against a decree condemning him to a canonical penalty. The decision of the Cardinals members of the CDF is final.
Should the cleric be judged guilty, both judicial and administrative penal processes can condemn a cleric to a number of canonical penalties, the most serious of which is dismissal from the clerical state. The question of damages can also be treated directly during these procedures.
B2 Cases referred directly to the Holy Father
In very grave cases where a civil criminal trial has found the cleric guilty of sexual abuse of minors or where the evidence is overwhelming, the CDF may choose to take the case directly to the Holy Father with the request that the Pope issue a decree of "ex officio" dismissal from the clerical state. There is no canonical remedy against such a papal decree.
The CDF also brings to the Holy Father requests by accused priests who, cognizant of their crimes, ask to be dispensed from the obligation of the priesthood and want to return to the lay state. The Holy Father grants these requests for the good of the Church ("pro bono Ecclesiae").
B3 Disciplinary Measures
In cases where the accused priest has admitted to his crimes and has accepted to live a life of prayer and penance, the CDF authorizes the local bishop to issue a decree prohibiting or restricting the public ministry of such a priest. Such decrees are imposed through a penal precept which would entail a canonical penalty for a violation of the conditions of the decree, not excluding dismissal from the clerical state. Administrative recourse to the CDF is possible against such decrees. The decision of the CDF is final.
C. Revision of MP SST
For some time the CDF has undertaken a revision of some of the articles of Motu Proprio Sacramentorum Sanctitatis tutela, in order to update the said Motu Proprio of 2001 in the light of special faculties granted to the CDF by Popes John Paul II and Benedict XVI. The proposed modifications under discussion will not change the above-mentioned procedures (A, B1-B3).
CHIARIMENTO VATICANO SUL CASO MACIEL - In risposta a un articolo del settimanale tedesco “Stern”
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 12 aprile 2010 (ZENIT.org).- E' “ridicolo” affermare che il Cardinale Joseph Ratzinger coprì il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, perché fu proprio il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede a promuovere l'inchiesta canonica contro di lui, ha spiegato giovedì scorso la Santa Sede.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa vaticana, ha risposto in questo modo alle interpretazioni pubblicate dal settimanale tedesco “Stern” con cui si cerca di attaccare il Papa per aver coperto le azioni di questo sacerdote, accusato di abusi sessuali.
“È paradossale - e per le persone informate ridicolo - attribuire al Cardinale Ratzinger responsabilità di copertura o insabbiamento di qualsiasi genere”, ha affermato il portavoce vaticano in una dichiarazione.
“Tutte le persone informate sanno che è stato merito del Cardinale Ratzinger promuovere l'inchiesta canonica sulle accuse a proposito di Marcial Maciel, fino a giungere a stabilire con certezza la sua colpevolezza”, ha aggiunto.
“La conclusione, con l'imposizione del ritiro da ogni attività pubblica, tenuto conto della età e delle condizioni di salute (infatti dopo breve tempo Maciel morì) e la pubblicazione di ciò da parte della Sala Stampa in un noto comunicato, sono anche merito della linea di coerente rigore del Cardinale Ratzinger, divenuto nel frattempo Papa”.
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Sindone: le prove della resurrezione - 11 APRILE 2010 / IN NEWS - Antonio Socci - da “Libero”, 11 aprile 2010
“Tutta la terra desidera il tuo volto”. In questa frase della liturgia sta il segreto della Sindone che continua ad attrarre milioni di persone. E’ l’attrazione per colui che la Bibbia definiva “il più bello tra i figli dell’uomo”. E che qui è “fotografato” come un uomo macellato con ferocia.
La Sindone non è solo “una” notizia oggi, perché inizia la sua ostensione. E’ “la” notizia sempre. Perché documenta – direi scientificamente – la sola notizia che – dalla notte dei tempi alla fine del mondo – sia veramente importante: la morte del Figlio di Dio e la sua resurrezione cioè la sconfitta della morte stessa.
Sì, avete letto bene. Perché la sindone non illustra soltanto la feroce macellazione che Gesù subì, quel 7 aprile dell’anno 30, con tutti i minimi dettagli perfettamente coincidenti con il resoconto dei vangeli, ma documenta anche la sua resurrezione: il fatto storico più importante di tutti i tempi, avvenuta la mattina del 9 aprile dell’anno 30 in quel sepolcro appena fuori le mura di Gerusalemme.
Che Gesù sia veramente vivo lo si può sperimentare – da duemila anni – nell’esperienza cristiana. Attraverso mille segni e una vita nuova. Ma la sindone porta traccia proprio dell’evento della sua resurrezione.
Ce lo dicono la medicina legale e le scoperte scientifiche fatte con lo studio dettagliato del lenzuolo per mezzo di sofisticate apparecchiature. Cosicché questo misterioso lino diventa una speciale “lettera” inviata soprattutto agli uomini della nostra generazione, perché è per la prima volta oggi, grazie alla moderna tecnologia, che è possibile scoprire le prove di tutto questo.
Cosa hanno potuto appurare infatti gli specialisti? In sintesi tre cose.
Primo. Che questo lenzuolo – la cui fattura rimanda al Medio oriente del I secolo e in particolare a tessitori ebrei (perché non c’è commistione del lino con tessuti di origine animale, secondo i dettami del Deuteronomio) – ha sicuramente avvolto il corpo di un trentenne ucciso (morto tramite il supplizio della crocifissione con un supplemento di tormenti che è documentato solo per Gesù di Nazaret).
Che ha avvolto un cadavere ce lo dicono con certezza il “rigor mortis” del corpo, le tracce di sangue del costato (sangue di morto) e la ferita stessa del costato che ha aperto il cuore.
Secondo. Sappiamo con eguale certezza che questo corpo morto non è stato avvolto nel lenzuolo per più di 36-40 ore perché, al microscopio, non risulta vi sia, sulla sindone, alcuna traccia di putrefazione (la quale comincia appunto dopo quel termine): in effetti Gesù – secondo i Vangeli – è rimasto nel sepolcro dalle 18 circa del venerdì, all’aurora della domenica. Circa 35 ore.
Terza acquisizione certa, la più impressionante. Quel corpo – dopo quelle 36 ore – si è sottratto alla fasciatura della sindone, ma questo è avvenuto senza alcun movimento fisico del corpo stesso, che non è stato mosso da alcuno né si è mosso: è come se fosse letteralmente passato attraverso il lenzuolo.
Come fa la sindone a provare questo? Semplice. Lo dice l’osservazione al microscopio dei coaguli di sangue.
Scrive Barbara Frale in un suo libro recente: “enormi fiotti di sangue erano penetrati nelle fibre del lino in vari punti, formando tanti grossi coaguli, e una volta secchi tutti questi coaguli erano diventati grossi grumi di un materiale duro, ma anche molto fragile, che incollava la carne al tessuto proprio come farebbero dei sigilli di ceralacca. Nessuno di questi coaguli risulta spezzato e la loro forma è integra proprio come se la carne incollata al lino fosse rimasta esattamente al suo posto”.
Lo studio dei coaguli al microscopio rivela che quel corpo si è sottratto al lenzuolo senza alcun movimento, come passandogli attraverso. Ma questa non è una qualità fisica dei corpi naturali: corrisponde alle caratteristiche fisiche di un solo caso storico, ancora una volta quello documentato nei Vangeli.
In essi infatti si riferisce che il corpo di Gesù che appare dopo la resurrezione è il suo stesso corpo, che ha ancora le ferite delle mani e dei piedi, è un corpo di carne tanto che Gesù, per convincere i suoi che non è un fantasma, mangia con loro del pesce, solo che il suo corpo ha acquisito qualità fisiche nuove, non più definite dal tempo e dallo spazio.
Può apparire e scomparire quando e dove vuole, può passare attraverso i muri: è il corpo glorificato, come saranno anche i nostri corpi divinizzati dopo la resurrezione.
Si tratta quindi di un caso molto diverso dalla resurrezione di Lazzaro che Gesù semplicemente riportò in vita. La resurrezione di Gesù – com’è riferita dai Vangeli e documentata dalla sindone – è la glorificazione della carne non più sottoposta ai limiti fisici delle tre dimensioni, l’inizio di “cieli nuovi e terra nuova”.
La “prova” sperimentale di questa presenza misteriosa di Gesù è propriamente l’esperienza cristiana: Gesù continua a manifestare la sua presenza fra i suoi continuando a compiere i prodigi che compiva duemila anni fa e facendone pure di più grandi.
Ma la sindone documenta in modo scientificamente accertabile l’unico caso di morto che – anziché andare in putrefazione – torna in vita sottraendosi alla fasciatura senza movimento, grazie all’acquisizione di qualità fisiche nuove e misteriose, che gli permettono di smaterializzarsi improvvisamente e oltrepassare le barriere fisiche (come quella del lenzuolo stesso).
E’ esattamente ciò che si riferisce nel vangelo di Giovanni: quando Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro dove erano corsi per le notizie arrivate dalle donne, si rendono conto che è accaduto qualcosa di enorme proprio perché trovano il lenzuolo esattamente com’era, legato attorno al corpo, ma come afflosciato su di sé perché il corpo dentro non c’era più.
Più tardi, aprendo quel lenzuolo, scopriranno un’altra cosa misteriosa: quell’immagine. Ancora oggi, dopo duemila anni, la scienza e la tecnica non sanno dirci come abbia potuto formarsi. E non sanno riprodurla.
Infatti non c’è traccia di colore o pigmento, è la bruciatura superficiale del lino, ma sembra derivare dallo sprigionarsi istantaneo di una formidabile e sconosciuta fonte di luce proveniente dal corpo stesso, in ortogonale rispetto al lenzuolo (fatto anch’esso inspiegabile).
La “non direzionalità” dell’immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che implichi un gesto direzionale. E ci svela che l’irradiazione è stata trasmessa da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori più alti di luminanza, come se avesse sprigionato più energia o più luce).
Quello che è successo non è un fenomeno naturale e non è riproducibile. Non deriva dal contatto perché altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l’immagine anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la zona fra la guancia e il naso).
Oggi poi i computer hanno permesso di rintracciare altri dettagli racchiusi nella sindone che tutti portano a lui: Gesù di Nazaret.
Dai 77 pollini, alcuni dei quali tipici dell’area di Gerusalemme (quello dello Zygophillum dumosum, si trova esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai), alle tracce (sul ginocchio, il calcagno e il naso) di un terriccio tipico anch’esso di Gerusalemme. Ai segni di aloe e mirra usate dagli ebrei per le sepolture.
Infine le tracce di scritte in greco, latino ed ebraico impresse per sovrapposizione sul lenzuolo.
Barbara Frale ha dedicato un libro al loro studio, “La sindone di Gesù Nazareno”. Da quelle lettere emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno, l’espressione latina “innecem” relativa ai condannati a morte e pure il mese in cui il corpo poteva essere restituito alla famiglia.
La Frale, dopo accuratissimi esami, mostra che doveva trattarsi dei documenti burocratici dell’esecuzione e della sepoltura di Gesù di Nazaret. Un fatto storico. Un avvenimento accaduto che ha cambiato tutto.
Antonio Socci - da “Libero”, 11 aprile 2010
Sulla Sindone - Autore: Oliosi, don Gino Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - lunedì 12 aprile 2010
La sindone, possibile verifica empirica degli avvenimenti accaduti dalle ore 18 del 7 aprile all’alba del 9 dell’anno 30 narrati dai Vangeli. Come rimando sensibile, sacramentale a quei fatti è una preziosa reliquia
Si tratta della morte, della sepoltura del Figlio di Dio e della sua risurrezione. Lo Spirito Creatore, infondendo la vita nuova ed eterna nel corpo sepolto di Gesù di Nazareth, ha portato a compimento l’opera della creazione dando origine ad una “primizia” che interessa ciascuno di noi e tutta la famiglia umana, tutta la storia: primizia di un’umanità nuova che nel tempo stesso è primizia di un mondo nuovo e di un’era nuova, dove non ci saranno più i limiti di questa vita biologica, con ogni bene senza più alcun male.
La sindone rimanda non solo alla feroce macellazione che Gesù subì, quel 7 aprile dell’anno 30, con tutti i minimi dettagli perfettamente coincidenti con il resoconto del Vangeli, ma può documentare anche la sua risurrezione, l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio avvenuto la mattina del 9 aprile dell’anno 30 in quel sepolcro appena fuori le mura di Gerusalemme: la risurrezione, pur sfuggendo alla nostra umana capacità di conoscenza e di indagine, è anche un fatto “storico”, reale, testimoniato e documentato per cui tutta la nostra fede si fonda ragionevolmente sulla trasmissione costante e fedele di questa “buona notizia”, di questo Vangelo. Che da quella prima Domenica Gesù sia il Vivente, presente e operante nella e attraverso il Suo corpo che è la Chiesa ci è stato trasmesso dalle innumerevoli schiere di credenti in Cristo che ci hanno preceduti nei secoli, perché non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto.
Ma la sindone porta la traccia empiricamente verificabile dell’evento della risurrezione di Gesù. Ce lo direbbero la medicina legale e le scoperte scientifiche fatte con lo studio dettagliato del lenzuolo – raccolgo e riporto tutte queste notizie dall’articolo di Antonio Socci su Libero di Domenica 11 aprile – per mezzo di sofisticate apparecchiature. Cosicché questo misterioso lino diventa una speciale “lettera” in aiuto soprattutto agli uomini del nostro tempo per i quali sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è esperimentabile e calcolabile. E’ la prima volta oggi, grazie alla moderna tecnologia, che è possibile scoprire le prove di un fatto che è anche storico, documentato pur sfuggendo alla nostra umana capacità di conoscenza.
Cosa hanno potuto appurare infatti gli specialisti? In sintesi tre cose:
- Primo. Che questo lenzuolo – la cui fattura rimanda al Medio oriente del I secolo e in particolare a tessuti ebrei (perché non c’è commistione del lino con tessuti di origine animale, secondo i dettami del Deuteronomio) – avrebbe sicuramente avvolto il corpo di un trentenne ucciso (morto tramite il supplizio della crocifissione con un supplemento di tormenti che è documentato solo per Gesù di Nazareth: di solito non c’era connubio tra flagellazione e crocifissione). Che ha avvolto un cadavere ce lo dicono con certezza il “rigor mortis” del corpo, le tracce di sangue del costato (sangue di morto) e la ferita stessa del costato che ha aperto il cuore.
- Secondo. Sappiamo con eguale certezza che questo corpo morto non è stato avvolto nel lenzuolo per più di 36 – 40 ore perché, al microscopio, non risulta vi sia, sulla sindone, alcuna traccia di putrefazione (la quale comincia appunto dopo quel termine): in effetti Gesù – secondo i Vangeli – è rimasto nel sepolcro dalle 18 circa del venerdì, all’aurora della domenica. Circa 35 ore.
- Terza acquisizione certa, la più impressionante. Quel corpo – dopo quelle 36 ore – si è sottratto alla fasciatura della sindone, ma questo è avvenuto senza alcun movimento fisico del corpo stesso, che non è stato mosso da alcuno, né si è mosso: è come se fosse letteralmente passato attraverso il lenzuolo.
Come fa la sindone a documentare questo? Lo dice l’osservazione al microscopio dei coaguli di sangue. Enormi fiotti di sangue erano penetrati nelle fibre del lino in vari punti, formando tanti grossi coaguli, e una volta secchi tutti questi coaguli erano diventati grossi grumi di un materiale duro, ma anche molto fragile, che incollava la carne al tessuto proprio come farebbero dei sigilli di ceralacca: Nessuno di questi coaguli risulta spezzato e la loro forma è integra proprio come se la carne incollata al lino fosse rimasta esattamente al suo posto. Lo studio dei coaguli al microscopio rivela che quel corpo si è sottratto al lenzuolo senza alcun movimento, come passandogli attraverso. Ma questa non è una qualità fisica dei corpi naturali: corrisponde alle caratteristiche fisiche di un solo caso storico, ancora una volta quello documentato nei Vangeli. In essi si riferisce che il corpo di Gesù che appare dopo la risurrezione è il suo stesso corpo, che ha ancora le ferite delle mani e dei piedi, è un copro di carne tanto che Gesù, per convincere i suoi che non è un fantasma, mangia con loro del pesce, solo che il suo corpo ha acquistato qualità fisiche nuove, non più definite dal tempo e dallo spazio. Può apparire e scomparire quando e come vuole, può passare attraverso i muri: è il corpo glorificato, come saranno anche i nostri corpi divinizzati dopo la risurrezione.
Si tratta quindi non di un semplice ritorno alla nostra vita terrena, come per Lazzaro. Il Nuovo Testamento non descrive la Risurrezione nel suo attuarsi. Riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù ha incontrato in persona dopo essere risuscitato. La risurrezione di Gesù – come è riferita dai Vangeli e documentata empiricamente dalla sindone – è la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo. I tre Vangeli sinottici ci raccontano che l’annuncio – “E’ risorto!” – viene proclamato inizialmente da alcuni angeli. E’, pertanto, un annuncio che ha origine in Dio; ma Dio lo affida subito ai suoi “messaggeri”, perché lo trasmettano a tutti. E così sono questi stessi angeli che invitano le donne, recatesi di buon mattino al sepolcro, ad andare con prontezza a dire suoi discepoli: “E’ risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete” (Mt 28,7). In questo modo, mediante le donne del Vangelo, quel mandato divino raggiunge tutti e ciascuno perché, a loro volta, trasmettano ad altri, con fedeltà e coraggio, questa stessa notizia: una notizia bella, lieta, portatrice di gioia, di speranza affidabile e da due mila anni innumerevoli schiere di credenti in Cristo non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto e ogni discepolo di Cristo, anche ciascuno di noi, sente il bisogno di testimoniare.
Ma la sindone documenta in modo scientificamente accertabile l’unico caso di morto che – anziché andare un putrefazione – giunge a vivere una vita veramente vita sottraendosi alla fasciatura senza movimento, grazie all’acquisizione di qualità fisiche nuove e misteriose, diverse dalla vita biologica, che gli permettono di smaterializzarsi improvvisamente e di oltrepassare improvvisamente le barriere fisiche (come quella del lenzuolo stesso). E’ “il giorno che ha fatto il Signore”: non è più un tempo cronologico, ma spirituale, che Dio ha aperto nel tessuto dei giorni quando ha risuscitato Cristo dai morti.
E’ esattamente ciò che si riferisce nel vangelo di Giovanni: quando Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro dove erano corsi per le notizie arrivate dalle donne, si rendono conto che è accaduto qualcosa di enorme proprio perché trovano il lenzuolo esattamente come era, legato attorno al corpo, ma come afflosciato su di sé perché il corpo dentro non c’era più. Più tardi, aprendo quel lenzuolo, scopriranno un’altra cosa misteriosa: quell’immagine. Ancora oggi, dopo duemila anni, la scienza e la tecnica non sanno dirci come abbia potuto formarsi. E non sanno riprodurla. Infatti non c’è traccia di colore o pigmento, è la bruciatura superficiale del lino, ma sembra derivare dallo sprigionarsi istantaneo di una formidabile e sconosciuta fonte di luce proveniente dal corpo stesso, in ortogonale rispetto al lenzuolo (fatto anch’esso inspiegabile).
La “non direzionalità” dell’immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che implichi un gesto direzionale. E ci svela che l’irradiazione è stata trasmessa da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori più alti di luminanza, come se avesse sprigionato più energia o più luce). Quello che è successo non è un fenomeno naturale e non è riproducibile. Non deriva dal contatto perché altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l’immagine anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la zona fra la guancia e il naso).
Oggi poi i computer – è tutto preso da Antonio Socci – hanno permesso di rintracciare altri dettagli racchiusi nella sindone che tutti portano a lui: Gesù di Nazareth. Dai 77 pollini, alcuni dei quali tipici dell’area di Gerusalemme (quello dello Zygophillum dumosum, si trova esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai), alle tracce (sul ginocchio, il calcagno e il naso) di un terriccio tipico anch’esso di Gerusalemme. Ai segni di aloe e mirra usate dagli ebrei per le sepolture.
Infine le tracce di scritte in greco, latino ed ebraico impresse per sovrapposizione sul lenzuolo. Da quelle lettere emerge il nome di Gesù, la parola Nazareno.
Si documenta un avvenimento accaduto che ha provocato testimoni entusiasti e coraggiosi per una vita nuova che fa risplendere un di più di umanità nella vita del cristiano, capace di cambiare il cuore, l’intera esistenza anche oggi.
Avvenire.it, 13 Aprile 2010 - La Spagna vuole bandire Biancaneve - Caro Zapatero, le spiego le favole – di Ferdinando Camon
Il governo Zapatero intende, dunque, mettere al bando tre favole perché le considera nocive all’educazione delle bambine, e cioè: "Biancaneve", "Cenerentola" e "La Bella addormentata nel bosco". La tesi – come già riportato su Avvenire di domenica – è che le tre favole calano nel cervellino delle bambine un’idea sbagliata delle donne, la vita delle donne, il loro rapporto con i mariti e con la società in genere. Perché le protagoniste si trovano sempre nei guai, non sanno cavarsela, piangono e aspettano l’aiuto di una forza superiore, puntualmente incarnata da un giovanotto ricco e potente, di nobile lignaggio, addirittura un principe, che arriva sul suo cavallo bianco, le porta via e le sposa. L’uomo è la salvezza. Il matrimonio è la suprema protezione. La bambina-ragazza non è autosufficiente. Senza il giovanotto, è perduta. Le donne che, quand’erano bambine, sono state allevate con le favole, sono destinate alla schiavitù. Perché siano donne libere domani, bisogna toglier loro le fiabe oggi. E specialmente quelle tre fiabe.
Se questo è il progetto del governo spagnolo, mi sento chiamato in causa personalmente, perché ho cresciuto due nipotine non negando mai loro la visione delle favole, quelle e altre, quando me lo chiedevano. Unica astuzia: restare vicino a loro. Ho avuto modo, così, di misurare mese per mese la maturazione, diciamo così, intellettuale delle piccole, perché anche capire la favole richiede uno sviluppo mentale. A pochissimi anni, uno e mezzo, due, la prima nipotina non capiva perché ora si vede Biancaneve e poi si vede la matrigna. Era convinta che Biancaneve, se non era più dentro il televisore, fosse uscita nella nostra stanza. E si guardava intorno cercandola. Ci son volute settimane perché capisse che c’è una realtà virtuale. Nella favola di Cenerentola il re dice: «Domani faremo una grande festa da ballo». Sparisce il re e comincia la festa. La bambina ha gridato: «Perché adesso è domani». Aveva capito il tempo nella fiction, cioè nel film, cioè nella letteratura. Grande scoperta.
Quando in "Biancaneve" appariva il Cacciatore, la bambina tremava. Perché il Cacciatore ha l’ordine della Matrigna di portare la bambina nel bosco e ucciderla. Nella boscaglia il Cacciatore solleva il coltello alto sulla bambina, il coltello luccica e manda lampi, e la mia nipotina lancia un grido. La scena durava pochi secondi, perché poi il Cacciatore si pentiva e lasciava la piccola in vita. La nipotina era terrorizzata da quei brillii della lama nel cielo. Non voleva perdere la favola, ma non voleva vedere quel coltello. Allora le ho insegnato un trucco: le ho messo in mano il telecomando del videoregistratore, e lo ho indicato il tasto che accelera la visione. Con quel tasto lei "faceva scappare" il Cacciatore. Quel brillio della lama era un’astuzia maligna di Walt Disney, sapeva che col terrore avrebbe affascinato i piccini. Dopo Disney, tanta tv usa la tecnica del terrore, e tanto cinema, e tanti fumetti, e insomma tanta vita. Imparando a superare quel terrore, la piccola non ha raggiunto una vittoria su Walt Disney, ma sulla vita. È cresciuta. Un giorno diventerà ragazza, un giorno donna, e di lei sarà quel che sarà. Ma le favole l’hanno educata alla trama, al pathos, all’arte (sono, obiettivamente, capolavori artistici: Zapatero vuol buttar via l’arte?), al sentimento. Quanto al rapporto tra la bella prigioniera e il principe salvatore, il vero schiavo mi sembra il principe, costretto a imprese sovrumane, lotte spietate, mostri da abbattere, fuoco da attraversare, draghi rinascenti dal proprio cadavere, come nella "Bella addormentata".
Ah, dimenticavo: la fiabe del vecchio Disney vanno completate dalle fiabe più recenti, ce n’è una freudianamente acutissima. Si chiama "Kirikù e la strega Karabà". Scritta pochi anni fa in Francia, alle soglie del Duemila. La strega è come tutte le streghe, una malvagia, che qui toglie l’acqua al villaggio e lo mette alla disperazione. Kirikù va alla guerra, riapre la sorgente, e ritorna al villaggio. Sorpresa: ha la strega con sé, vuole sposarla. Tutti si scandalizzano, ma lui spiega: «Non è cattiva, la poveretta aveva una spina nel fianco che la faceva impazzire, io gliel’ho tolta, e adesso è buona». Il nemico diventa buono con te se tu sei buono con lui.
Ferdinando Camon