giovedì 27 dicembre 2007

Rassegna stampa del 27 dicembre 2007

Nella rassegna stampa di oggi:

1) il testo integrale del messaggio natalizio «Urbi et Orbi» rivolto alle 12 di martedì, solennità del Natale del Signore, dalla Loggia delle Benedizioni da Benedetto XVI
2) «Quanti hanno seguito Stefano» - Pubblichiamo il discorso pro­nunciato ieri da Benedetto XVI prima della recita dell’Angelus
3) I MARTIRI E IL NATALE - LA VITTORIA SULL’ODIO E SULLA MORTE
4) Natale di terrore in Orissa: 3 uccisi e 13 chiese cristiane bruciate dai fondamentalisti



il messaggio della Natività - Nelle parole pronunciate martedì a mezzogiorno il Papa ha ricordato chi soffre per situazioni di violenza e iniquità, soffermandosi sui popoli straziati dalla guerra
«È offerta a tutti quella speranza che vince il buio» Benedetto XVI nel discorso «Urbi et Orbi»: la luce di Cristo nelle tenebre della miseria, dell’ingiustizia, della guerra
Pubblichiamo il testo integrale del messaggio natalizio «Urbi et Orbi» rivolto alle 12 di martedì, solennità del Natale del Signore, dalla Loggia delle Benedizioni da Benedetto XVI ai fedeli in Piazza San Pie­tro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione.
« Un giorno santo è spuntato per noi: / venite tutti ad a­dorare il Signore; / oggi u­na splendida luce è discesa sulla terra» (Messa del giorno di Natale, acclamazio­ne al Vangelo). Cari fratelli e sorelle!« Un giorno santo è spuntato per noi ». Un giorno di grande speran­za: oggi è nato il Salvatore dell’umanità! La nascita di un bambino porta normal­mente una luce di speranza a quanti lo attendono trepidanti. Quando nacque Gesù nella grotta di Betlemme, una «grande luce» apparve sulla terra; una grande speranza entrò nel cuore di quan­ti lo attendevano: « lux magna », canta la liturgia di questo giorno di Natale.
Non fu certo «grande» alla maniera di questo mondo, perché a vederla, dap­prima, furono solo Maria, Giuseppe e al­cuni pastori, poi i Magi, il vecchio Si­meone, la profetessa Anna: coloro che Dio aveva prescelto. Eppure, nel na­scondimento e nel silenzio di quella not­te santa, si è accesa per ogni uomo una luce splendida e intramontabile; è venu­ta nel mondo la grande speranza porta­trice di felicità: «il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria» ( Gv 1,14) « D io è luce – afferma san Gio­vanni – e in lui non ci sono tenebre» ( 1 Gv 1,5). Nel Li­bro della Genesi leggiamo che quando ebbe origine l’universo, «la terra era infor­me e deserta e le tenebre ricoprivano l’a­bisso. «Dio disse: 'Sia la luce!'. E la luce fu» ( Gn 1,2-3). La Parola creatrice di Dio – Dabar in ebraico, Verbum in latino, Lo­gos in greco – è Luce, sorgente della vita. Tutto è stato fatto per mezzo del Logos e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cfr Gv 1,3). Ecco perché tutte le creature sono fondamentalmen­te buone, e recano in sé l’impronta di Dio, una scintilla della sua luce.Tuttavia, quando Gesù nacque dalla Ver­gine Maria, la Luce stessa è venuta nel mondo: «Dio da Dio, Luce da Luce», pro­fessiamo nel Credo. In Gesù Dio ha as­sunto ciò che non era rimanendo ciò che era: «l’onnipotenza entrò in un corpo in­fantile e non fu sottratta al governo del­l’universo » (cfr Agostino, Serm 184, 1 sul Natale). Si è fatto uomo Colui che è il creatore dell’uomo per recare al mondo la pace. Per questo, nella notte di Natale, le schiere degli Angeli cantano: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e pace in terra agli uomini che egli ama» ( Lc 2,14). « Oggi una splendida luce è di­scesa sulla terra ». La Luce di Cristo è portatrice di pa­ce. Nella Messa della notte la liturgia eu­caristica si è aperta proprio con questo canto: «Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo» ( Antifona d’ingresso). Anzi, solo la «grande» luce apparsa in Cristo può do­nare agli uomini la «vera» pace: ecco per­ché ogni generazione è chiamata ad ac­coglierla, ad accogliere il Dio che a Be­tlemme si è fatto uno di noi. Q uesto è il Natale! Evento storico e mistero di amore, che da oltre duemila anni interpella gli uo­mini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. È il giorno santo in cui riful­ge la «grande luce» di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per acco­glierla ci vuole fede, ci vuole umiltà. L’u­miltà di Maria, che ha creduto alla paro­la del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto del suo grembo; l’umiltà di Giuseppe, uomo giu­sto, che ebbe il coraggio della fede e pre­ferì obbedire a Dio piuttosto che tutela­re la propria reputazione; l’umiltà dei pa­stori, dei poveri ed anonimi pastori, che accolsero l’annuncio del messaggero ce­leste e in fretta raggiunsero la grotta do­ve trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio (cfr Lc 2,15-20).I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i pro­tagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace.Nel silenzio della notte di Be­tlemme Gesù nacque e fu ac­colto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui con­tinua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad a­prirgli la porta del cuore? Uomini e don­ne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace!Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto e o­rante? Chi attende l’aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! È per tutti il suo messag­gio di pace; è a tutti che vie­ne ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza.L a luce di Cristo, che viene ad illuminare o­gni essere umano, possa finalmente rifulgere, e sia consolazione per quan­ti si trovano nelle tenebre della miseria, dell’ingiusti­zia, della guerra; per coloro che vedono ancora negata la loro legittima aspirazio­ne a una più sicura sussi­stenza, alla salute, all’istru­zione, a un’occupazione stabile, a una partecipazio­ne più piena alle responsa­bilità civili e politiche, al di fuori di ogni oppressione e al riparo da condizioni che offendono la dignità umana - Vittime dei sanguinosi conflitti ar­mati, del terrorismo e delle violenze di o­gni genere, che infliggono inaudite sof­ferenze a intere popolazioni, sono parti­colarmente le fasce più vulnerabili, i bambini, le donne, gli anziani. Mentre le tensioni etniche, religiose e politiche, l’in­stabilità, le rivalità, le contrapposizioni, le ingiustizie e le discriminazioni, che la­cerano il tessuto interno di molti Paesi, inaspriscono i rapporti internazionali. E nel mondo va sempre più crescendo il numero dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati anche a causa delle frequenti ca­lamità naturali, conseguenza spesso di preoccupanti dissesti ambientali.I n questo giorno di pace, il pensiero va soprattutto laddove rimbomba il fragore delle armi: alle martoriate ter­re del Darfur, della Somalia e del nord della Repubblica Democratica del Con­go, ai confini dell’Eritrea e dell’Etiopia, all’intero Medio Oriente, in particolare al­l’Iraq, al Libano e alla Terrasanta, all’Afghanistan, al Pakistan e allo Sri Lanka, alla regione dei Balcani, e alle tan­te altre situazioni di crisi, spesso pur­troppo dimenticate.Il Bambino Gesù porti sollievo a chi è nel­la prova e infonda ai responsabili di go­verno la saggezza e il coraggio di cercare e trovare soluzioni umane, giuste e du­rature. Alla sete di senso e di valore che avverte il mondo oggi, alla ricerca di be­nessere e di pace che segna la vita di tut­ta l’umanità, alle attese dei poveri Cristo, vero Dio e vero Uomo, risponde con il suo Natale. Non temano gli individui e le nazioni di riconoscerlo e di accoglierlo: con Lui «una splendida luce» rischiara l’orizzonte dell’umanità; con Lui si apre «un giorno santo» che non conosce tra­monto. Questo Natale sia veramente per tutti un giorno di gioia, di speranza e di pace!« Venite tutti ad adorare il Si­gnore ». Con Maria, Giusep­pe e i pastori, con i magi e la schiera innumerevole di umili adora­tori del neonato Bambino, che lungo i se­coli hanno accolto il mistero del Natale, anche noi, fratelli e sorelle di ogni conti­nente, lasciamo che la luce di questo gior­no si diffonda dappertutto: entri nei no­stri cuori, rischiari e riscaldi le nostre ca­se, porti serenità e speranza nelle nostre città, dia al mondo la pace.È questo il mio augurio per voi che mi a­scoltate. Augurio che si fa preghiera u­mile e fiduciosa al Bambino Gesù, perché la sua luce disperda ogni tenebra dalla vostra vita e vi ricolmi dell’amore e della pace. Il Signore, che ha fatto risplendere in Cristo il suo volto di misericordia, vi ap­paghi della sua felicità e vi renda mes­saggeri della sua bontà. Buon Natale! Benedetto XVI



«Quanti hanno seguito Stefano»
Pubblichiamo il discorso pro­nunciato ieri da Benedetto XVI prima della recita dell’Angelus.
C ari fratelli e sorelle!
All’indomani del Natale, la liturgia ci fa celebrare la 'nascita al cielo' del primo martire, santo Stefano. 'Pieno di fede e di Spirito Santo' (At 6,5), egli fu scelto come diaco­no nella Comunità di Gerusa­lemme, insieme con altri sei di­scepoli di cultura greca. Con la forza che gli veniva da Dio, Ste­fano compiva numerosi mira­coli ed annunciava nelle sina­goghe il Vangelo con 'sapien­za ispirata'. Fu lapidato alle porte della città e morì, come Gesù, invocando il perdono per i suoi uccisori (At 7,59-60). Il legame profondo che unisce Cristo al suo primo martire Ste­fano è la Carità divina: lo stes­so Amore che spinse il Figlio di Dio a spogliare se stesso e a far­si obbediente fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8), ha poi spin­to gli Apostoli e i martiri a dare la vita per il Vangelo.
Bisogna sempre rimarcare questa caratteristica distintiva del martirio cristiano: esso è e­sclusivamente un atto d’amo­re, verso Dio e verso gli uomi­ni, compresi i persecutori. Per­ciò noi oggi, nella santa Messa, preghiamo il Signore che ci in­segni 'ad amare anche i nostri nemici sull’esempio di [Stefa­no] che morendo pregò per i suoi persecutori' (Orazione 'colletta'). Quanti figli e figlie della Chiesa nel corso dei se­coli hanno seguito questo e­sempio! Dalla prima persecu­zione a Gerusalemme a quelle degli imperatori romani, fino alle schiere dei martiri dei no­stri tempi. Non di rado, infatti, anche oggi giungono notizie da varie parti del mondo di mis­sionari, sacerdoti, vescovi, reli­giosi, religiose e fedeli laici per­seguitati, imprigionati, tortu­rati, privati della libertà o im­pediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo; a volte si soffre e si muore anche per la comunio­ne con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa. Nella Lettera Enciclica Spe salvi (cfr n. 37), ricordando l’esperienza del martire vietnamita Paolo Le­Bao-Thin (morto nel 1857), fac­cio notare che la sofferenza è trasformata in gioia mediante la forza della speranza che pro­viene dalla fede. Il martire cri­stiano, come Cristo e median­te l’unione con Lui, 'accetta nel suo intimo la croce, la morte e la trasforma in un’azione d’a­more. Quello che dall’esterno è violenza brutale, dall’interno diventa un atto d’amore che si dona totalmente. La violenza così si trasforma in amore e quindi la morte in vita' (Ome­lia a Marienfeld - Colonia, 20 agosto 2005). Il martire cristia­no attualizza la vittoria dell’a­more sull’odio e sulla morte.Preghiamo per quanti soffro­no a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Ma­ria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere te­stimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità. Benedetto XVI



I MARTIRI E IL NATALE - LA VITTORIA SULL’ODIO E SULLA MORTE
Avvenire, 27.12.2007
DAVIDE RONDONI Cosa c’è da festeggiare ? Cosa ci dovrebbe rallegrare in un marti­rio ? Eppure la Chiesa mette la festa del primo martire, di Stefano, subi­to dopo quella della nascita di Gesù. Subito dopo, per così dire addosso alla festa di massima gioia, ecco la festa che ha colore del sangue, del sacrificio. Come a voler dire che l’u­na non si capisce senza l’altra. Co­me a indicare che la festa della na­scita di Gesù si completa, si realiz­za, insomma si compie nel gesto di quel ragazzo, Stefano.Ma che razza di gesto fu? Oggi sen­tiamo spesso parlare di martiri. È pa­rola che è rientrata in un vocabola­rio fin troppo ricco di nuove e anti­chissime figure dell’orrore. E viene il più delle volte accostata a immagi­ni, a sentimenti di guerra. Invece il gesto di Stefano, come ha voluto ri­cordare ieri Benedetto XVI, non a­veva dentro nemmeno un’oncia d’o­dio. Qui sta la grande differenza. E si comprende il legame con il Natale. Si tratta di un gesto d’amore com­pleto. Come solo l’imitazione di Cri­sto, che morì ucciso amando i suoi assassini, può mobilitare. Nemmeno un’ombra di odio attraversa il cuore del martire cristiano. Nemmeno un’ombra di guerra. Lo ha ripetuto ieri il Papa, nel suo ennesimo gesto di chiarore e di pace. Ricordando an­che che il gesto di Stefano, la sua di­sponibilità non è cosa che si è per­duta nei secoli passati. Ma oggi ac­cade, nuovamente, terribilmente, in tante zone del mondo.Sono tanti i martiri cristiani dei no­stri giorni. Sono gli eroi di nessuna guerra. Sono gli eroi di un’offerta. E di un segreto entusiasmo. Non sono obbligati da nessuno, non sono re­clutati come kamikaze, ma sono mossi da quella certezza d’amore per Dio e per gli uomini che ha pre­so l’evidenza di un bambino, poi di un giovane uomo eccezionale. In­somma l’evidenza di Gesù è dive­nuta più cara della vita. E a chi chie­de di negarla danno la loro vita a te­stimonianza suprema di quel che hanno visto e udito. Perciò, come ha detto ieri il Papa, l’amore per Dio e per gli uomini nel martirio arriva ad­dirittura a diventare 'amore per i nemici'. Non si indica con questo u­na bizzarra distorsione del senti­mento. Come si può amare chi ti uc­cide? Ma la testimonianza resa fino alla fine, la testimonianza al Dio che ama gli uomini, che li vuole liberi, è il più grande e chiaro gesto d’amo­re. Rivolto a tutti, compreso a chi brandisce l’arma che taglia il filo del tuo respiro.Stefano lo sapeva. I tanti martiri di oggi lo sanno. La loro morte non rientra nella strategia di qualche po­tenza umana che vuole piegare la re­sistenza di qualcun altro ricorrendo allo choc del kamikaze. Nessuna strategia di conquista. Solo il ripe­tersi di quel primo martirio. Di quel­la offerta dinanzi all’odio e alla ce­cità. Così che tutti i giorni in cui c’è un martirio cristiano è come se il giorno della Nascita di Gesù venisse vicino. È come se ad ogni martirio – dei secoli passati e del presente – la nascita di Dio accadesse lì accanto. Come se al giorno del sacrificio e del sangue, del dolore di perdere la vita o di vederla andare via da chi si ama, si facesse vicino il giorno, l’istante della nascita e della definitiva com­pagnia di Dio agli uomini.E i martiri infatti sono coloro che con più certezza, con una speciale chia­rezza hanno visto e compreso il Na­tale. Sono coloro che hanno giocato tutto sulla certezza del Natale. Per loro il Natale e il giorno della loro morte avevano la stessa luce. Lo stesso amore. Così grazie al loro sa­crificio anche noi vediamo più a fon­do nel mistero buono di quella Na­scita



Natale di terrore in Orissa: 3 uccisi e 13 chiese cristiane bruciate dai fondamentalisti
L'organizzazione nazionalista Vishva Hindu Parishad voleva proibire ai cristiani di celebrare il Natale. Una lunga lista di violenze. Attaccate anche alcune postazioni della polizia…
New Delhi (AsiaNews) - Natale di violenza in Orissa. Tre persone sono state uccise; 13 chiese bruciate; 2 case parrocchiali distrutte; decine di feriti, molti dei quali in gravissime condizioni; un orfanotrofio cristiano vandalizzato; treni bloccati per ore; auto della polizia bruciate: è il bilancio provvisorio di un attacco a tutto campo dell’organizzazione fondamentalista Vishva Hindu Parishad (Vhp) cominciato alla vigilia di Natale e continuato per tutto il giorno di ieri. La polizia ha decretato il coprifuoco in molti villaggi, ma non riesce ancora a controllare tutta la situazione.La scintilla della deflagrazione è cominciata a Bramunigam di Phulbani (Orissa) il 24 dicembre, quando Swami Lakhananda Sarswati, un leader locale del Vhp, 80enne, insieme alle sue guardie del corpo, hanno visitato una zona cristiana, dove i fedeli avevano issato delle tende per la celebrazione del Natale, distrutte in precedenza da 300 membri del Vhp. Il litigio che ne è seguito, diffuso dai media come “un attacco a Swami Lakhananda Sarswati”, ha scatenato una giornata di “sciopero” nazionale dell’Orissa, lanciato dal Vhp. Nel distretto di Phulbani si è scatenato l’inferno. Molti membri del Vhp, con armi da fuoco, hanno attaccato 13 chiese, proibito ai cristiani di celebrare il Natale e sparato su alcuni fedeli facendo tre morti (due di loro sono cristiani). I feriti sono decine e almeno 3 di loro stanno lottando con la morte. Gli scontri sono continuati anche nella giornata di Natale, mentre – secondo testimonianze locali – la polizia non è intervenuta per nulla. Una lista delle violenze, diffusa dalla All India Christian Council, comprende: 1) a Daringabadi, un ufficio della World Vision of India (protestante) è stato bruciato; i documenti dell’ufficio sono stati distrutti, inseme a una jeep e a 7 motociclette2) A Ballinguda, 5 chiese sono state danneggiate. Fra essi vi sono una chiesa battista, una cattolica, una pentecostale, un convento di suore cattoliche. Mobili, altoparlanti, microfoni, tende sono stati bruciati. Vandalizzata anche una scuola di computer. I membri del Vhp hanno bloccato una liturgia in una chiesa battista. 3) A Nuagam le chiese dei villaggi di Kdupakia, Sirtiguda, Gosukia e Jangungia sono state assalite, mobili, proprietà e oggetti liturgici distrutti. 4) A Chakapad, una chiesa è stata incendiata mentre si teneva una celebrazione all’interno. Alcuni fedeli sono rimasti gravemente feriti. 5) A Phringia, una chiesa cattolica è stata distrutta da una bomba lanciata dai fondamentalisti. Il pastore protestante Junas Digal è stato rasato a zero, trascinato in un tempio indù e costretto a inginocchiarsi davanti alle divinità indù. 6) A Raikia, decine di negozi appartenenti a cristiani sono stati distrutti. I gruppi del Vhp, imbracciando delle armi, hanno presidiato le strade per tutta la giornata di ieri, ordinando ai cristiani di rimanere in casa. 7) A Phulbani, a cattolici e battisti è stato vietato di celebrare il Natale nelle loro chiese. Un orfanotrofio retto da un sacerdote cattolico è stato attaccato e 3 veicoli sono stati bruciati. La scuola del Carmelo a Phulbani ha subito violenze e i bus della scuola sono stati distrutti e bruciati. Molti cristiani denunciano l’inerzia dei poliziotti. Ma a Phulbani e Tikabali la folla dei fondamentalisti ha preso di mira anche loro: una stazione di polizia e un posto di blocco sono stati bruciati, insieme a una jeep per le ispezioni. Anche la casa del ministro Padmanabh Beheras è stata attaccata. Un vasto numero di treni ha subito ritardi a causa di un sit-in di 4 ore inscenato dal Vhp sui binari e sulle autostrade di Cuttack, Balasore, Bubaneshwar e Bhadrak. Il commissario Satyabrata Sahu ha dichiarato di aver imposto il coprifuoco a Phulbani, Baliguda, Daringibadi e Brahmanigaon, ma la situazione non è ancora tornata alla normalità. Nel distretto di Phulbani vi sono circa 100 mila cristiani su una popolazione di 650 mila. L’Orissa è uno stato dove il fondamentalismo nazionalista indù è molto forte. Dal 1968 vi è una legge anti-conversione, che blocca la missione dei cristiani. Nel 1999 il missionario australiano Graham Staines e i suoi due figli sono stati uccisi e bruciati nella loro auto. Sempre nel ’99, è stato ucciso anche un sacerdote cattolico, p. Arul Doss. di Niormala CarvalhoAsiaNews 26/12/2007 10:41