venerdì 8 ottobre 2010

Nella rassegna stampa di oggi:
1)    IL PAPA ESORTA A “UNA COLLABORAZIONE LEALE E RISPETTOSA” TRA CHIESA E STATO - Ricevendo il nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede
2)    Benedetto XVI ai partecipanti al congresso internazionale su stampa cattolica e nuove tecnologie - Verità e realtà cuore della sfida comunicativa  (©L'Osservatore Romano - 8 ottobre 2010)
3)    PAPA: DOMANI RICEVE SARKOZY, VISITA CONFERMA INTESA SU LAICITA' POSITIVA - Salvatore Izzo - © Copyright (AGI), 7 ott. 2010
4)    Chi rinnega Dio o vive nel peccato é morto dentro. Il Rosario potente arma contro le seduzioni del demonio. Maria, é colei che ha schiacciato la testa di Satana, bisogna onorarla – di Bruno Volpe – dal sito http://www.pontifex.roma.it
5)    LEGGE 40/ Dai paladini del figlio "a tutti i costi" a quelli che non lo vogliono perchè inquina... Redazione - venerdì 8 ottobre 2010 – il sussidiario.net
6)    Varsavia: la croce non c’è più, i perseguitati sì di Giuliano Guzzo del 07/10/2010 dal sito www.libertaepersona.org
7)    Avvenire.it, 8 ottobre 2010 - La «società liquida» si riflette anche in questa deriva. Se la politica è solo dei leader, proliferano i partiti non le idee-forza di Pio Cerocchi
8)    Tariffe, nasce il «Quoziente Roma» Sì all’unanimità del Consiglio comunale - Carichi familiari – Avvenire, 8 ottobre 2010


IL PAPA ESORTA A “UNA COLLABORAZIONE LEALE E RISPETTOSA” TRA CHIESA E STATO - Ricevendo il nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Tra Chiesa e Stato ci deve essere “una collaborazione leale e rispettosa”, ha affermato Papa Benedetto XVI questo giovedì incontrando il nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede.

Fernando Zegers Santa Cruz è stato ricevuto in udienza dal Pontefice in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali.

“Sebbene lo Stato e la Chiesa siano indipendenti e autonomi ognuno nel proprio campo, entrambi sono chiamati a sviluppare una collaborazione leale e rispettosa per servire la vocazione personale e sociale delle persone stesse”, ha spiegato il Papa nel discorso che ha rivolto al diplomatico.

“Nel compimento della sua missione specifica di annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo, la Chiesa cerca di rispondere alle aspettative e agli interrogativi degli uomini, basandosi anche su valori e principi etici e antropologici iscritti nella natura stessa dell'essere umano”, ha aggiunto.

“Quando la Chiesa fa sentire la sua voce dinanzi alle grandi sfide e ai problemi attuali, come le guerre, la fame, la povertà estrema di tanti, la difesa della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, o la promozione della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e prima responsabile dell'educazione dei figli”, ha sottolineato il Pontefice, “non agisce per un interesse particolare o per principi che possono percepire solo quanti professano una determinata fede religiosa”.

“Rispettando le regole della convivenza democratica, lo fa per il bene di tutta la società e a nome dei valori che ogni persona può condividere con la sua retta ragione”.

Vicinanza al Cile

Il Papa ha quindi espresso la propria vicinanza al Cile, Paese che “sebbene geograficamente lontano”, serba “nel profondo del cuore, soprattutto dopo il terribile terremoto che ha subito recentemente”.

“Non mi dimentico neppure dei minatori della regione di Atacama e dei loro cari, per i quali prego con fervore”, ha aggiunto.

A questo proposito, ha voluto “sottolineare e valorizzare l'unità del popolo cileno dinanzi alle disgrazie, la sua risposta tanto generosa e solidale quando la sofferenza imperversa”.

Allo stesso modo, ha segnalato “lo sforzo immenso che la Chiesa cattolica in Cile, molte delle cui comunità sono state a loro volta duramente colpite dal sisma, sta realizzando per cercare di aiutare quanti ne hanno bisogno”.

Chiesa feconda

Ricordando che l'ambasciatore inizia la sua missione presso la Santa Sede nell'anno in cui il Cile celebra il Bicentenario della sua Indipendenza, Benedetto XVI ha rimarcato anche il ruolo della Chiesa negli eventi più importanti del Paese, “come pure nel consolidamento di un'identità nazionale propria, profondamente segnata dal sentimento cattolico”.

Il Vangelo, ha spiegato, ha prodotto nel Paese “frutti abbondanti di santità, di carità, di promozione umana, di ricerca costante della pace e della convivenza”.

In questo senso, ha ricordato anche la celebrazione, lo scorso anno, del 25° anniversario della firma “del Trattato di pace e di amicizia con l'Argentina, Nazione sorella, che, con la mediazione pontificia, ha posto fine al contenzioso australe”, “accordo storico” che “resterà per le generazioni future un esempio luminoso del bene immenso che la pace porta con sé, come pure dell'importanza di conservare e di promuovere quei valori morali e religiosi che costituiscono il tessuto più intimo dell'anima di un popolo”.

Soprattutto nelle circostanze attuali, in cui “bisogna far fronte a tante sfide che minacciano la stessa identità culturale”, “è importante favorire soprattutto fra i giovani un sano orgoglio, un rinnovato apprezzamento e una rivalorizzazione della loro fede, della loro storia, della loro cultura, delle loro tradizioni e della loro ricchezza artistica e di ciò che costituisce il migliore e più ricco patrimonio spirituale e umano del Cile”, ha indicato.

“Il popolo cileno sa bene che la Chiesa in questa Nazione collabora, in modo sincero ed efficace, e desidera continuare a farlo, a tutto ciò che può contribuire alla promozione del bene comune, del giusto progresso e della pacifica e armoniosa convivenza di tutti coloro che vivono in questa bella terra”, ha concluso.

Fernando Zegers Santa Cruz è nato nel 1932, è sposato e ha quattro figli. Laureato in Giurisprudenza e avvocato, è stato docente-cofondatore della Scuola di Giornalismo all'Università Cattolica.

Entrato nella carriera diplomatica nel 1964, è stato, tra le altre cose, presidente della Delegazione cilena alla III Conferenza dell'ONU sul Diritto del Mare (1968-1982), delegato in missione speciale all'Assemblea dell'ONU (1772, 1973 e 1975) e ambasciatore in Brasile (1978-1981), in Spagna (1984-1986) e in Australia (1992-1996).


Benedetto XVI ai partecipanti al congresso internazionale su stampa cattolica e nuove tecnologie - Verità e realtà cuore della sfida comunicativa  (©L'Osservatore Romano - 8 ottobre 2010)

Il vero e il reale costituiscono il cuore di quella sfida comunicativa alla quale i giornalisti cattolici devono rispondere nel momento in cui le nuove tecnologie trasformano il mondo della comunicazione. Lo ha detto il Papa questa mattina, giovedì 7 ottobre, nell'udienza ai partecipanti al congresso internazionale della stampa cattolica, ricevuti nella Sala Clementina.

Cari fratelli nell'episcopato,
illustri Signore e Signori!
Vi accolgo con gioia al termine delle quattro giornate di intenso lavoro promosse dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dedicate alla stampa cattolica. Saluto cordialmente tutti voi - provenienti da 85 Paesi -, che operate nei quotidiani, nei settimanali o in altri periodici e nei siti internet. Saluto il Presidente del Dicastero, l'Arcivescovo Claudio Maria Celli, che ringrazio per essersi fatto interprete dei sentimenti di tutti, come pure i Segretari, il Sottosegretario, tutti gli Officiali ed il Personale. Sono lieto di potervi rivolgere una parola di incoraggiamento a continuare, con rinnovate motivazioni, nel vostro importante e qualificato impegno.
Il mondo dei media è attraversato da una profonda trasformazione anche al proprio interno. Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, in particolare, la diffusa multimedialità, sembra porre in discussione il ruolo dei mezzi più tradizionali e consolidati. Opportunamente il vostro Congresso si sofferma a considerare il ruolo peculiare della stampa cattolica. Un'attenta riflessione su questo campo, infatti, fa emergere due particolari aspetti:  da un lato la specificità del mezzo, la stampa, e cioè la parola scritta e la sua attualità ed efficacia, in una società che ha visto moltiplicarsi antenne, parabole e satelliti, divenuti quasi gli emblemi di un nuovo modo di comunicare nell'era della globalizzazione. Dall'altro lato, la connotazione "cattolica", con la responsabilità che ne deriva di esservi fedeli in modo esplicito e sostanziale, attraverso il quotidiano impegno di percorrere la strada maestra della verità.
La ricerca della verità dev'essere perseguita dai giornalisti cattolici con mente e cuore appassionati, ma anche con la professionalità di operatori competenti e dotati di mezzi adeguati ed efficaci. Ciò risulta ancora più importante nell'attuale momento storico, che chiede alla figura stessa del giornalista, quale mediatore dei flussi di informazione, di compiere un profondo mutamento. Oggi, ad esempio, nella comunicazione ha un peso sempre maggiore il mondo dell'immagine con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie; ma se da una parte tutto ciò comporta indubbi aspetti positivi, dall'altra l'immagine può anche diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze, la prima delle quali è il rischio dell'indifferenza nei confronti del vero. Infatti, le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il virtuale. Inoltre, la ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata come spettacolo e non come occasione di riflessione. La ricerca delle vie per un'autentica promozione dell'uomo passa allora in secondo piano, perché l'evento viene presentato principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d'allarme:  invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli alla ricerca del vero, della verità.
In tale contesto, la stampa cattolica è chiamata, in modo nuovo, ad esprimere fino in fondo le sue potenzialità e a dare ragione giorno per giorno della sua irrinunciabile missione. La Chiesa dispone di un elemento facilitante, dal momento che la fede cristiana ha in comune con la comunicazione una struttura fondamentale:  il fatto che il mezzo ed il messaggio coincidono; infatti il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, è, allo stesso tempo, messaggio di salvezza e mezzo attraverso il quale la salvezza si realizza. E questo non è un semplice concetto, ma una realtà accessibile a tutti, anche a quanti, pur vivendo da protagonisti nella complessità del mondo, sono capaci di conservare l'onestà intellettuale propria dei "piccoli" del Vangelo. Inoltre, la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, presente contemporaneamente ovunque, alimenta la capacità di rapporti più fraterni e più umani, ponendosi come luogo di comunione tra i credenti e insieme come segno e strumento della vocazione di tutti alla comunione. La sua forza è Cristo, e nel suo nome essa "insegue" l'uomo sulle strade del mondo per salvarlo dal "mysterium iniquitatis", insidiosamente operante in esso. La stampa evoca in maniera più diretta, rispetto ad ogni altro mezzo di comunicazione, il valore della parola scritta. La Parola di Dio è giunta agli uomini ed è stata tramandata anche a noi attraverso un libro, la Bibbia. La parola resta lo strumento fondamentale e, in un certo senso, costitutivo della comunicazione:  essa viene utilizzata oggi sotto varie forme, e anche nella cosiddetta "civiltà dell'immagine" conserva tutto intero il suo valore.
A partire da queste brevi considerazioni, appare evidente che la sfida comunicativa è, per la Chiesa e per quanti condividono la sua missione, molto impegnativa. I cristiani non possono ignorare la crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidare che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli passati possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della famiglia umana. L'idea di vivere "come se Dio non esistesse" si è dimostrata deleteria:  il mondo ha bisogno piuttosto di vivere "come se Dio esistesse", anche se non c'è la forza  di  credere,  altrimenti  esso produce solo un "umanesimo disumano".
Carissimi fratelli e sorelle, chi opera nei mezzi della comunicazione, se non vuole essere solo "un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna" (1 Cor 13, 1) - come direbbe san Paolo - deve avere forte in sé l'opzione di fondo che lo abilita a trattare le cose del mondo ponendo sempre Dio al vertice della scala dei valori. I tempi che stiamo vivendo, pur avendo un notevole carico di positività, perché i fili della storia sono nelle mani di Dio e il suo eterno disegno si svela sempre più, restano segnati anche da tante ombre. Il vostro compito, cari operatori della stampa cattolica, è quello di aiutare l'uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, unico Salvatore, e a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro. Per questo vi esorto a rinnovare costantemente la vostra scelta personale per Cristo, attingendo da quelle risorse spirituali che la mentalità mondana sottovaluta, mentre sono preziose, anzi, indispensabili. Cari amici, vi incoraggio a proseguire nel vostro non facile impegno e vi accompagno con la preghiera, perché lo Spirito Santo lo renda sempre proficuo. La mia benedizione, piena di affetto e di gratitudine, che volentieri imparto, vuole abbracciare voi qui presenti e quanti operano nella stampa cattolica in tutto il mondo.


PAPA: DOMANI RICEVE SARKOZY, VISITA CONFERMA INTESA SU LAICITA' POSITIVA - Salvatore Izzo - © Copyright (AGI), 7 ott. 2010

Il presidente francese Nicolas Sarkozy sara' ricevuto domani dal Papa in Vaticano, dove aveva gia' incontrato Benedetto XVI nel dicembre 2007 accogliendolo poi all'Eliseo nel settembre successivo.
Anche se la visita di domani segue le polemiche di questa estate sugli sgombri dei campi rom, l'udienza al presidente francese non sara' dedicata che marginalmente a questo tema, ma si incentrera' piu' ampiamente sui rapporti tra Stato e Chiesa in Francia e sui problemi internazionali. Sarkozy verra' ricevuto alle 11 da Ratzinger e incontrera' poi anche il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone.
Il capo di Stato francese - inoltre- visitera' la basilica di San Pietro, dove, dopo un momento di raccoglimento, partecipera' ad una 'cerimonia per la Francia' presieduta dal cardinale francese Jean-Louis Tauran. Sarkozy concludera' la visita con una colazione con alcuni alti prelati francesi all'ambasciata francese.
Nel 2007, il capo di Stato aveva visitato invece la Basilica di San Giovanni in Laterano, prendendo possesso del suo ruolo di canonico onorario, che e' conferito a tutti i presidenti francesi.
"La laicita' - disse in quell'occasione - e' un fatto nel nostro Paese". Ma, aggiunse il presidente, "non ha il potere di tagliare alla Francia le sue radici cristiane.
Ha cercato di farlo. Non avrebbe dovuto.
Come Benedetto XVI, ritengo che una nazione che ignori l'eredita' etica, spirituale, religiosa della propria storia commetta un crimine contro la propria cultura, contro quel miscuglio di storia, di patrimonio, d'arte e di tradizioni popolari che impregna profondamente il nostro modo di vivere e di pensare. Strappare le radici vuol dire perdere il significato, vuol dire indebolire il cemento dell'identita' nazionale e inaridire ulteriormente i rapporti sociali che tanto hanno bisogno di simboli di memoria".
"Nessuno - tenne a rilevare Sarkozy nel discorso in Laterano - piu' contesta che il regime francese della laicita' sia oggi una liberta': liberta' di credere o non credere, liberta' di praticare una religione e liberta' di cambiarla, liberta' di non venire offesi nella propria sensibilita' da pratiche ostentatrici, liberta' per i genitori di far impartire ai figli un'educazione conforme alle loro convinzioni, liberta' di non essere discriminati dall'amministrazione in funzione del proprio credo".
La Francia e' cambiata molto: "i cittadini francesi hanno convinzioni piu' varie di un tempo. Percio' la laicita' si afferma come necessita' e opportunita'. E' diventata una condizione della pace civile. Ed e' per questo che il popolo francese e' stato tanto pronto a difendere la liberta' scolastica quanto a voler vietare i segni di ostentazione nella scuola".
In un momento storico "in cui le culture si incrociano tra loro sempre di piu', sono profondamente convinto che una nuova riflessione sul vero significato e sull'importanza della laicita' e' divenuta necessaria per prendere una piu' chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa puo' apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di
fondo nella societa'", rispose il Papa nella visita del settembre 2008
all'Eliseo, quando formulo' a Sarkozy gli auguri per la presidenza Europea.
"E' importante un'unita' che non puo' e non vuole divenire uniformita', ma che e' capace di garantire il rispetto delle differenze nazionali e delle diverse tradizioni culturali, che costituiscono una ricchezza nella sinfonia europea, rammentando, d'altra parte, che "la stessa identita' nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarieta' con essi".
E il segretario di Stato, ai microfoni delal Radio Vaticana, ebbe a commentare: "Vedo che anche la Francia sta cambiando orientamento e posizione anche su questo tema (del riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa, ndr).
Questa e' una cosa bella, perche' una sana laicita' puo' essere perfettamente compatibile con il riconoscimento delle proprie radici, delle proprie origini cristiane e della propria identita' cristiana".
© Copyright (AGI)


Chi rinnega Dio o vive nel peccato é morto dentro. Il Rosario potente arma contro le seduzioni del demonio. Maria, é colei che ha schiacciato la testa di Satana, bisogna onorarla – di Bruno Volpe – dal sito http://www.pontifex.roma.it
Con il noto teologo don Renzo Lavatori, docente, parliamo del Santo Rosario. Mai banale, don Renzo sottolinea alcuni concetti interessanti. Don Renzo, ottobre mese del Rosario, che cosa ci dice? "intanto, che l' amore verso Maria é una cosa importante e seria per ogni buon cattolico. Bisogna amare Maria, che é Madre di Cristo, della Chiesa e dunque nostra. Non esiste al mondo un figlio che possa rinnegare sua madre, almeno tra figli per bene, poi le eccezioni ci sono sempre". Il Rosario, qualcuno lo definisce ripetitivo: "bene, questo qualcuno parla molto male. Il Rosario non é ripetitivo, ma anzi serve a rasserenare gli animi degli uomini, con la sua dolce sequenza di preghiere e di invocazioni. Non é ripetitivo per il semplice fatto che la preghiera deve essere incessante e continua nella sua sequenza e dunque pregare e ancora pregare. Poi il Rosario funge da alternativa per chi non avesse tempo, al Salterio. Il salterio, o comunemente ...

... breviario, é quel libro di letture che ecclesiastici e religiosi leggono in alcune parti del giorno, come Lodi o Vespri. I laici difficilmente lo recitano, ma una buona meditazione del rosario riesce a supplire degnamente a tanto".

Che altro fa il Rosario? "con il Rosario meditiamo sui misteri della vita di Cristo e passiamo dalla sua morte alla gloria della resurrezione, che é anche quella alla quale ogni cristiano deve aspirare vivendo nell' amicizia piena con Cristo, ossia rispettando i suoi comandamenti e il suo volere. Il cristiano ha il dovere etico di mettere in pratica quello che il Vangelo dice, e non solo di limitarsi ad una fede supeficiale o di facciata".

Poi precisa: "pregare Maria fa bene. Considerate che Maria é un potente antidoto contro le seduzioni e tentazioni del demonio, colei che nel Libro dell' Apocalisse schiaccia la testa al serpente, combatte e sconfigge il male. Maria é una potentissima arma che abbiamo per respingere il Diavolo e lei ci riesce, perché ha posto nel suo cuore per il Figlio. Maria ci porta al Figlio con sapienza e bontà Il Rosario ci aiuta a combattere contro le forze del male e delle tenebre sempre in agguato e pronte a colpirci, quando meno ce lo aspettiamo".

Il rosario é anche pratico. "certo, basta una coroncina ed anche quella talvolta é superflua. Possiamo recitarlo al lavoro, in macchina, a casa, a letto, dove ne sentiamo la necessità ed é una formidabile medicina per l' anima".

Che cosa accade a chi non crede in Dio? "dobbiamo pregare per loro, auspicare la loro conversione. Chi non crede in Dio o lo nega é un uomo morto dentro".


LEGGE 40/ Dai paladini del figlio "a tutti i costi" a quelli che non lo vogliono perchè inquina... Redazione - venerdì 8 ottobre 2010 – il sussidiario.net

Parrebbe, a prima vista, l’ultima follia dell’eco-femminismo e dei fanatici della vita a impatto a zero. Ma potrebbe pure essere considerata l’altra faccia degli estremisti della fecondazione artificiale, degli stregoni che manipolano embrioni e ovuli femminili per assicurare alle coppie sterili un bel neonato pret-à-porter. Sono quelli che considerano il figlio come una partita doppia: entrate e uscite, costi e benefici.

Su un piatto i sacrifici che comporta mettere al mondo un figlio, sull’altro i vantaggi che esso procura. I contro sono tanti e tali che non c’è proprio partita. Tra questi, ultimo arrivato, il calcolo dei danni ambientali provocati dal pargolo: 9.441 tonnellate di Co2, cioè della sostanza velenosa responsabile dell’effetto serra e del surriscaldamento globale.

Panzane sesquipedali, ma abbastanza per decidere di non diventare genitori: sono i Childfree, ovvero coloro che scelgono consapevolmente di non avere figli e sono spesso felici di dichiararlo. L'associazione No Kidding, fondata a Vancouver nel 1984, e il libro di Corinne Maier (No Kid. Quaranta ragioni per non avere figli) hanno definitivamente sdoganato le coppie cosiddette Dink, acronimo di Dual Income No Kids (Due stipendi e Niente Bambini).

E’ in uscita il film con la splendida Julia Roberts: “Eat, Pray, Love” (Mangia, prega, ama), pellicola tratta dal best seller autobiografico di Elizabeth Gilbert, scrittrice antifamilista e no kids, che nelle interviste ama ripetere : “mi basta essere zia”. E la zietta yankee da una bella spallata alla vita di coppia e alla famiglia tradizionale.

Il film racconta le paranoie di una divorziata in crisi che per ritrovarsi viaggia attraverso tre Continenti. Nel suo giro finisce per associare il mangiare a Roma, il pregare all'India e l'amore a Bali, nelle fattezze di Javier Bardem. Insomma, uno zuppone in stile Peace and Love. Ma, c’è da scommetterci, da noi sarà un successo: l’Italia in questo campo non ha certo bisogno dei consigli della fascinosa ex Pretty Woman. Rispetto agli altri Paesi europei, deteniamo, con 1,33 figli per donna, il record di natalità zero.

Questa è l’aria che tira, anche in Europa. In Belgio, c’è La Festa dei non-genitori; ne esiste pure un’edizione parigina e iniziative simili sono segnalate un po’ dappertutto. La caccia al bebè ha poi i suoi must, nella cantautrice GiedRé che scandalizza la Francia con la sua “Ode alla contraccezione” o la richiestissima “Fenomenologia del bambino molesto”, appena pubblicata in Svizzera.

Parte invece dagli Usa la crociata anti bimbi delle le eco femministe Gink, movimento fondato da Lisa Hymas. Il loro messaggio è radicale: i bambini minacciano la Terra, peggio di un’esplosione nucleare. Dunque, non devono nascere: contraccezione e aborto sono le armi di difesa di massa.

“Niente”, avverte la Hymas, “contribuirà a migliorare l’ambiente quanto la decisione di non mettere al mondo un altro americano». E giù coi numeri: ogni figlio “costa” 9.441 tonnellate di CO2 e con la sua vita moltiplica il contributo all’inquinamento dell’atmosfera. Di qui la professione di status richieste alle militanti: «Mi dichiaro Gink”, Green inclination no kid, cioè: senza figli per scelta ecologica. Come le antiche sacerdotesse, superate solo dalle colleghe del Movimento per l’estinzione volontaria dell’Umanità: qui siamo a un passo dagli aborti seriali e dai suicidi di massa.

E in Italia? L’associazione Impatto zero ha messo a disposizione dei suoi utenti un calcolatore di impatto ambientale basato sui chili di anidride carbonica da calcolare secondo il proprio stile di vita. Ma se volete essere più precisi, il sito Green Arrows vi svela la formula per il calcolo esatto dell’impatto ambientale. Le meraviglie continuano: basta cliccare sull’edizione italiana del blog Child free (sottotitolo: “La vita senza bambini come scelta consapevole”). Qui, tra consigli e messaggi, compare a sorpresa un durissimo attacco alla legge 40, quella sulla fecondazione artificiale.

Scrive il blogger: “Ogni bambino concepito con la fecondazione assistita al momento della nascita è già costato allo Stato Italiano circa 18.400 euro? La fecondazione artificiale? La facciano pure, ma non con i miei soldi. Come no: mica si indignano, questi spiriti consapevoli e illuminati, se c’è il mercato di ovuli, se gli uteri vanno in affitto e gli spermatozoi in sub-appalto, se manipolano embrioni a scopo eugenetico, se vogliono creare in vitro il figlio su misura. Fate pure, dicono loro, ma non mettete le mani sui nostri portafogli. Se no: “ce n'è abbastanza per scendere in piazza”.
  
A questi bassifondi è scesa la sensibilità umanità: è qui che i dottor Stranamore della vita manipolata si incontrano con le erinni eco-abortiste, versione moderna dell’improponibile malthusianesimo ottocentesco. Il loro manifesto? Potrebbe essere la vignetta di Katz, apparsa sul New Yorker. Dio che dalla nuvoletta annuncia: “L’esperimento con l’uomo è durato abbastanza: spazio all’ippopotamo”.

Vabbè, l’avevano già detto più di 30 anni fa Bud Spencer e Terence Hill nel loro divertente film (“Io sto con gli ippopotami”), ma era solo una cosa da ridere. E poi, nel mondo degli eco-abortisti, neppure gli animali possono stare tranquilli. Alla Victoria University di Wellington (Nuova Zelanda) hanno calcolato che un cane di grossa taglia in un anno inquina più di un Suv. Meno di un bimbo di 24 mesi, però. Ma è solo questione di tempo.


Varsavia: la croce non c’è più, i perseguitati sì di Giuliano Guzzo del 07/10/2010 dal sito www.libertaepersona.org

Brutte notizie dal fronte polacco: la croce di legno costruita dagli scout ed eretta davanti al palazzo presidenziale di Varsavia all’indomani della catastrofe di Smolensk e divenuta presto un simbolo nazionale è stata rimossa: ora si trova nella cappella del palazzo presidenziale. I “nuovi crociati”, come sono stati ribattezzati i cittadini di Varsavia che hanno affrontato persino i lacrimogeni della polizia pur di impedire la rimozione del semplice ma prezioso manufatto, hanno perso la loro battaglia. Qualcuno di loro ha perso pure la vita: signor Jan Klusik, attivista antisocialista, durante gli scontri con la polizia, per impedire ad un agente di linciare un’anziana, si è fatto fratturare alcune costole. Le conseguenti difficoltà respiratorie, per un cardiopatico come lui, sono state letali: si è spento il 27 settembre scorso.

Ovviamente stampa e televisioni, salvo lodevoli eccezioni, hanno continuato ad ignorare l’intera vicenda e pure i “coraggiosi” giornalisti nostrani si son guardati bene dal pubblicare le foto dei violenti scontri con la polizia (http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1982). Si vede che nell’Europa dei diritti umani non c’è spazio per notizie come queste. Intanto a Varsavia la gente continua a raccogliersi nel luogo dove c’era la croce per pregare, soprattutto alla sera. Un fenomeno che stranamente allarma le autorità locali, tanto che il Sindaco ha annunciato che se qualcuno sarà sorpreso a lasciare per strada qualsiasi cosa – ceri, fiori, croci o rosari – verrà immediatamente silurato dai vigili urbani.

Queste, a quanto pare, son le priorità che preoccupano maggiormente le autorità polacche. Del fatto che il debito pubblico, in appena tre anni, sia cresciuto di 300 miliardi, come ha documentato l’economista e parlamentare Zbigniew Kuzmiuk, sembra non interessarsi nessuno. Tutte le energie politiche e istituzionali sembrano infatti indirizzate altrove. E precisamente in una lenta ma inarrestabile campagna di epurazioni che riguarda giornalisti del servizio pubblico e professori universitari ostili al governo, molti dei quali – ma che strano! - di matrice cattolica. A molte radio private “colpevoli” di non appoggiare con decisione il governo è stata persino revocata la concessione governativa per “programmi anti-statali”. Programmi nei quali, guarda caso, si fornivano aggiornamenti sulla croce deposta dinnanzi al palazzo presidenziale e rimossa, tra mille scontri, su indicazione di Bronislaw Komorowski, il nuovo presidente. Perché la gente, evidentemente, non deve sapere.


Avvenire.it, 8 ottobre 2010 - La «società liquida» si riflette anche in questa deriva. Se la politica è solo dei leader, proliferano i partiti non le idee-forza di Pio Cerocchi
Ha avuto davvero ragione Zygmunt Bauman a definire «liquida» la società dell’Occidente avanzato. Nessuno attributo, infatti, è più aderente alla realtà per indicare almeno due concetti insieme: la massa e la precarietà delle sue forme. Una condizione che non incoraggia a metter mano a molte iniziative e, tra queste, soprattutto quelle politiche. In teoria. In pratica, invece, avviene il contrario; o almeno così sembra, se è vero che assistiamo senza particolari emozioni, alla nascita, alle aggregazioni e alla scomposizione a getto continuo di partiti e di alleanze.

Solo gli esperti, ormai, sono in grado di dire quanti e quali siano i partiti in Italia; e questo groviglio di nomi e di simboli è così intricato che anche i navigatissimi funzionari del ministero dell’Interno, hanno difficoltà a catalogarli senza errori.

Per tutto il Novecento i partiti politici sono stati sempre la conseguenza di una più o meno diffusa condivisione di idee e di progetti di sviluppo sociale ad essi preesistente. E proprio questa loro natura, li ha resi riconoscibili e organizzati. Il rischio, come le tragedie del secolo hanno dimostrato, era il contrario di quelli odierni. Oggi i partiti si costituiscono attorno agli interessi di un gruppo (se non di singoli leader) e solo dopo cercano di dotarsi di un apparato programmatico e di idee da proporre all’elettorato; nel secolo scorso, invece, il pericolo, ma si potrebbe dire la tragedia, era la riduzione e la compressione delle idee in sistemi di potere assoluto, in mano a leader-dittatori.

L’uscita dal Novecento, il "secolo breve" come giustamente l’ha definito lo storico Eric J. Hobsbawm, simbolicamente rappresentata dalla caduta del Muro di Berlino, pur cancellando l’obbrobrio del totalitarismo, ha, però, coinvolto nella crisi anche i partiti tradizionali non ideologici. Una sorta di rifiuto generalizzato il quale, a lungo andare, si sta rivelando assai meno liberante di quanto si era immaginato. La nuova politica, insomma, pur di liberarsi dai fantasmi del passato, ha finito per buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. E siccome anche in politica vale la legge generale che non vi può essere vuoto che non sia riempito, alla crisi della forma-partito è corrisposta con una simmetria quasi perfetta, la proliferazione di partiti incapaci di produrre liberamente idee e progetti attorno a valori condivisi, e anche indisponibili al confronto democratico tra i propri aderenti, e, dunque, senza organizzazione di base.

Quello che conta – come diceva Machiavelli – è solo l’acquisto del potere. Se poi "per fortuna" o "virtù", poco importa. Oggi è il potere a giustificare le idee e non più il contrario, come, invece, avveniva in passato. Quando ancora c’era il fascismo, De Gasperi lavorava con Gonella, Gronchi, Grandi e Spataro attorno alle «Idee ricostruttive della Dc» che vide la luce all’indomani della caduta del regime, il 26 luglio 1943; mentre i giovani intellettuali dell’Azione Cattolica e della Fuci (Moro, Andreotti, Paronetto, Taviani e tanti altri) riuniti a Camaldoli perfezionarono quell’insieme di principi e di idee così ben strutturato, da poter essere a buon diritto chiamato «Codice».

Per costituire un partito oggi basta una tempesta mediatica nella quale magari si parla di tutt’altro, riducendo l’idea di partito alla sola funzione del potere e di lotta per conquistarlo, senza con ciò avvertire come una esigenza inderogabile l’esposizione e la discussione di idee e programmi, di solito rinviati a una fase successiva. Per prendere i voti, infatti, bastano (o si crede che bastino) i "media". Più o meno è questo il percorso con il quale la «società liquida» rende simile a sé anche la politica. Il che, però, non esenta i cattolici impegnati e i cittadini più pensosi del bene comune ad articolare, lontano dai riflettori dei media, le idee che discendono dai valori basilari e attorno alle quali si può ricostituire lo sviluppo e la democrazia del Paese.



Tariffe, nasce il «Quoziente Roma» Sì all’unanimità del Consiglio comunale - Carichi familiari – Avvenire, 8 ottobre 2010

Un aiuto concreto ai nuclei attraverso il riconoscimento dei carichi familiari. Il «Quoziente Roma» è stato approvato ieri sera dal Consiglio comunale della capitale. L’aula Giulio Cesare ha infatti approvato all’unanimità la delibera presentata dal consigliere comunale dell’Udc Alessandro Onorato, che introduce la rimodulazione delle tariffe di asili nido, scuole serali comunali, trasporto scolastico, Tari e altre tariffe comunali. La discussione in aula è iniziata a luglio e, tra interruzioni e riprese, ha portato ieri all’approvazione di un testo emendato rispetto all’originale. In particolare, è stato bocciato l’emendamento del Pd che voleva estendere il quoziente alle famiglie anagrafiche; invece, ne è stato approvato

Respinto l’emendamento che faceva riferimento alle famiglie anagrafiche. Conta la presenza sullo stesso stato di famiglia Alemanno: esempio per il Paese


un altro che riporta al significato di famiglia previsto dalla legge e cioè a tutti coloro che formano un nucleo inserito nello stesso «stato di famiglia». Per esempio, famiglia è una nonna che ha nel suo stato di famiglia la nipote, oppure due fratelli di cui uno maggiorenne ma anche una coppia non sposata che però ha nello stato di famiglia il proprio figlio.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in aula per la votazione, ha parlato di «un sostegno non retorico alla famiglia, con elementi innovativi che possono portare Roma ad essere esempio per l’Italia.

Perché la vera e propria riforma fiscale sta nel quoziente familiare. È un pezzo di buona politica e se funziona a Roma nessuno a livello parlamentare potrà opporsi all’applicazione nel Paese».

Alemanno ha voluto poi ringraziare anche «il Forum delle Famiglie del Lazio, con il quale abbiamo iniziato a formulare questo progetto più di un anno fa». Per il primo firmatario della proposta, Alessandro Onorato, si tratta di «un esempio per fare un’opposizione costruttiva. In aula è stato preso l’impegno di studiare per tre mesi, con formule matematiche, quale possa essere il giusto algoritmo per partire da gennaio con il primo servizio sul quale il quoziente Roma verrà applicato». Soddisfatto pure il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: «Ora vedremo se questa iniziativa coraggiosa, che vogliamo replicare anche in altre realtà amministrative locali, spingerà il governo a mantenere la promessa, sbandierata in campagna elettorale ma finora disattesa, di introdurre il quoziente familiare su scala nazionale».