venerdì 1 ottobre 2010

Nella rassegna stampa di oggi:
1) NASCE UN OSSERVATORIO SULLA DISCRIMINAZIONE DEI CRISTIANI IN EUROPA - Annuncio del Cardinale Erdő inaugurando la Plenaria del CCEE - di Roberta Sciamplicotti
2) Avvenire.it, 1 ottobre 2010 - Il Vecchio Continente e il futuro - Per riandare oltre lo sguardo breve di Marina Corradi



NASCE UN OSSERVATORIO SULLA DISCRIMINAZIONE DEI CRISTIANI IN EUROPA - Annuncio del Cardinale Erdő inaugurando la Plenaria del CCEE - di Roberta Sciamplicotti
ROMA, giovedì, 30 settembre 2010 (ZENIT.org).- Inaugurando questo giovedì l'Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE), il Cardinale Péter Erdő,  Arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente dell'organismo, ha annunciato la nascita di un Osservatorio sulla discriminazione dei cristiani in Europa.

La Plenaria è in svolgimento a Zagabria (Croazia) da questo giovedì al 3 ottobre sul tema “Demografia e Famiglia in Europa”.

Nel suo intervento inaugurale, il presidente del CCEE ha affermato che il continente europeo attraversa oggi “una crisi di identità”, che “non riguarda unicamente i nostri singoli Paesi, ma tocca anche il progetto di un’Europa comunitaria”. 

“L’Europa ha bisogno di Dio, di ricordare le proprie radici e quindi di guardare al futuro con realismo e con speranza”, ha indicato. 

La situazione “non è per niente facile per quei numerosi cristiani che cercano con la loro vita di testimoniare la fede e la speranza che abita in loro, anche attraverso un modello di vita che spesso diventa anche una sfida per gli altri”. 

A questo proposito, ha segnalato la nascita di un Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione dei cristiani in Europa, che “non vuole essere uno strumento di polemica, ma un aiuto per creare una società più rispettosa della libertà religiosa, più capace anche di capire e di accettare sia le proprie radici sia la realtà plurale attraverso una sana laicità”. 

“In definitiva, si tratta, da una parte, di un aiuto all’evangelizzazione moderna, e dall’altra, di un aiuto allo sviluppo per un’autentica democrazia basata sull’uguaglianza nel nostro continente”. 

La vera libertà religiosa “è un diritto centrale, è un indicatore per la condivisione di tutti gli altri diritti. Dove sono possibili campagne di odio collettivo contro una comunità religiosa o un gruppo etnico, domani saranno possibili anche contro altri gruppi”.

Difendere la famiglia

“Conseguenza chiara del disagio della nostra società” è “il problema demografico e il suo necessario legame con la questione della famiglia”, al centro della riflessione del CCEE. 

“La famiglia e la vita sono parte integrante del piano di Dio e sono il modo di Dio per farci pregustare la piena comunione con Lui”, ha constatato il Cardinale ungherese, osservando che oggi sembra diffondersi una cultura incapace di guardare la realtà secondo la prospettiva per cui “la bellezza dell’amore fra un uomo e una donna, che per tutta la vita si uniscono e fanno del loro amore un dono anche per accogliere ed educare nuove persone, è e sarà sempre la più bella immagine di Dio”. 

“Per questo motivo spesso manca la disponibilità per un sì alla vita. L’organizzazione della vita urbana moderna rende difficile mantenere una famiglia numerosa. Le donne non sono abbastanza valorizzate nella loro maternità. La crisi economica e la disoccupazione entrano nelle case di tante famiglie portando tante angustie e paure”. 

“La crisi della famiglia è soprattutto un aspetto della crisi culturale: se viviamo nel momento e per il momento, perdiamo il legame non solo intellettuale ma anche biologico e psicologico con il futuro e non ci sentiamo legati e sostenuti dall’insieme del creato”. 

Di fronte a questa situazione, ha osservato il Cardinale Erdő, “la Chiesa invita a mettere in atto delle politiche adeguate ai reali bisogni della famiglia e chiede che misure di aiuto concreto siano sempre più aderenti ed efficaci alla realtà della famiglia”. 

Ripensare l'organizzazione

Il Cardinale ha quindi ripercorso l'attività dell'organismo nell'ultimo anno, sottolineando che ai temi e alle sfide che “hanno toccato l’Europa e continuano a chiedere alla Chiesa di essere viva e attiva”, il CCEE ha cercato di contribuire “con quella che è la sua missione specifica”: organizzare incontri attraverso i quali le Conferenze Episcopali “possano condividere e sviluppare modalità di collaborazione in vista di promuovere l’incontro personale con Dio e la cultura della vita e dell’amore”. 

Attraverso tutti i suoi incontri, “il CCEE cerca di portare un contributo sia alla riflessione che alla pastorale”. 

“Ma proprio per questo dobbiamo ripensare un po’ la nostra struttura, le nostre commissioni, le nostre finanze, e i nostri metodi. Non perché siamo in crisi, ma proprio perché siamo vivi e dobbiamo continuamente adattarci alla realtà per rispondere meglio alla chiamata del Signore”.

L'esempio del Cardinale Stepinac

Il Cardinale Erdő ha poi voluto ricordare il beato croato Cardinale Alojzije (Luigi) Stepinac, “che subì varie vicissitudini e la prigionia per essersi rifiutato di assecondare le manovre di Tito intese a creare in Jugoslavia una Chiesa nazionale separata da Roma”. 

“Nell’anno in cui si celebra il 50° anniversario del suo dies natalis del suo martirio, vogliamo ricordare specialmente come nei tempi difficilissimi che caratterizzarono il periodo dell’imposizione del comunismo ateo, il Beato Stepinac si batté cristianamente per difendere i diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni popolo, e si prodigò per difendere e proteggere tutti i perseguitati”, ha detto il porporato. 

“Se noi oggi, Vescovi europei, ci sentiamo obbligati a rinforzare tra di noi i vincoli della comunione, ricordiamoci con gratitudine delle generazioni passate di Vescovi-martiri e confessori, intercessori nostri anche nei tempi attuali”, ha aggiunto, affidando alla Madonna e al Beato Stepinac le giornate di lavoro.

In un messaggio inviato al Cardinale Erdő, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, incoraggia a nome di Papa Benedetto XVI i partecipanti all'assemblea plenaria “a proseguire l'importante opera svolta” finora e a “suscitare nelle comunità ecclesiali il necessario impegno per la libertà dei fedeli dall'intolleranza e dalla discriminazione, e per la promozione della famiglia e la difesa della vita umana”.

Il Papa, inoltre, “assicura un orante ricordo affinché il provvido incontro contribuisca a rinsaldare i vincoli di unità e comunione tra i Vescovi europei imprimendo un ulteriore coraggioso impulso alla nuova evangelizzazione del continente”.


Avvenire.it, 1 ottobre 2010 - Il Vecchio Continente e il futuro - Per riandare oltre lo sguardo breve di Marina Corradi
«Se viviamo nel momento e per il momento, perdiamo il legame non solo intellettuale ma anche biologico e psicologico con il futuro, e non ci sentiamo legati e sostenuti dall’insieme del creato». Da Zagabria, dove è riunito il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, il cardinale Péter Erdö analizza la crisi demografica dell’Occidente. Quello dei figli che mancano e dell’invecchiamento progressivo della popolazione è un dato di realtà che accomuna l’Europa più, purtroppo, di tante promesse, o solenni enunciati. Ovunque si disegna il quadro di un ricambio generazionale insufficiente a mantenere le fasce di popolazione non più attiva; ovunque ci si domanda come saranno sostenibili le spese sanitarie, di fronte a una altissima percentuale di anziani.

Sono temi, certo, che si mostreranno evidenti e gravi in un prossimo futuro, e per questo spesso elusi da classi politiche abituate a pensare nel breve periodo, tendenti a strategie a immediato ritorno, in sostanza a vivere nell’oggi. Colpisce al confronto, nel messaggio dei vescovi da Zagabria, lo sguardo capace di prospettiva e attento a un bene comune; quasi che, fra tante agenzie politiche e sociali, la principale rimasta a preoccuparsi – senza far caso al "consenso" – di un collettivo futuro, sia solo la Chiesa.

È proprio un’Europa dimentica dell’avvenire ciò che allarma Erdö: nel primo aspetto che coniuga concretamente questo futuro – cioè che i figli nascano, che la storia continui. Ma quanto interessa, a noi europei, che continui? Nelle parole del presidente dei vescovi d’Europa lo specchio di un moto che attraversa le nostre città. Il venire meno della visione cristiana della vita, quella visione certa di un’origine, e di un destino, e dunque del vivere come un "andare verso", un cammino che opera e costruisce. Sguardo soppiantato nel giro di alcuni decenni dalla pretesa di un uomo "autonomo" e solo padrone del proprio destino: come «un adolescente eterno», dice il cardinale, l’occidentale moderno vuole disporre totalmente di sé; e dunque vive dell’attimo, di brevi effimeri momenti di appagamento. È in questo schiacciamento sul presente che i vescovi a Zagabria leggono la radice prima dell’Europa infeconda: come se ci si fosse collettivamente scordati che la vita è un compito, un seminare, un generoso sfruttare i talenti avuti, piuttosto che un catturare private "realizzazioni di sé" e attimi fuggenti.

Del resto, è scritto anche nelle nostre città questo cambiamento di sguardo; ovunque si vada in Europa, del passato anche remoto ci restano i segni di città straordinariamente pensate, di palazzi, di chiese destinate a sfidare i millenni; iniziate dai padri e completate, secoli dopo, dai figli dei figli; come se fosse stato in quel tempo chiaro anche alla semplicità dei carpentieri, che vivere era un tramandare segni e speranza a quelli che sarebbero venuti. Se poi invece guardi all’urbanistica contemporanea, sciatta, distratta, alla bruttezza delle case e non poche volte, purtroppo, anche delle chiese, è una evidenza come la prospettiva lunga dell’Europa cristiana si sia interrotta in un uno sguardo breve, incurante di ciò che lascerà di sé: a cominciare dalla carne – dai figli. 

E certo, dicono i vescovi europei, le misure per aiutare la famiglia sono spesso «assolutamente urgenti» – in Italia, diremmo noi, lo sono più che mai – eppure non tutto è riducibile a una dimensione economica. Se siamo sinceri riconosciamo che quel che ci manca, come dice il cardinale Erdö, è «l’entusiasmo, l’energia che dà Dio». Quell’energia, in cui si riesce «ad essere pieni di gioia e quindi di speranza per assumere delle responsabilità per la vita», e a «lavorare per il bene di tutti». Per il bene comune – quello indicato pochi giorni fa dal cardinale Bagnasco come grande motore della vita sociale. Motore che pure langue – casualmente? – in questa Europa e questa Italia povere di figli; come se un futuro astratto, non concretamente incarnato, non ci bastasse più a destare risorse, e forze generose.
Marina Corradi