venerdì 22 ottobre 2010

Nella rassegna stampa di oggi:
1)    Il destino dei cristiani Roberto Fontolan - venerdì 22 ottobre 2010 – il sussidiario.net
2)    LA VERA RIVOLUZIONE SOCIALE PARTE DALLA LOGICA DEL DONO - Il Card. Turkson all'apertura dell’anno accademico della “Regina Apostolorum” (ZENIT.org)
3)    La pedofilia si combatte con la legge. Le parole di don Di Noto - Don Fortunato Di Noto – dal sito http://www.pontifex.roma.it
4)    Mercoledi 20 Ottobre 2010 - FISCO E FAMIGLIA - Un’alleanza per il futuro - Forum famiglie e Cisl insieme per la riforma del sistema fiscale - http://www.agensir.it
5)    Avvenire.it, 22 ottobre 2010 - DIRITTI UMANI - Fariñas: «Vittoria di tutta Cuba - Anche il regime faccia festa...» di Lucia Capuzzi

Il destino dei cristiani Roberto Fontolan - venerdì 22 ottobre 2010 – il sussidiario.net

Attorno e dentro il Sinodo dei vescovi dedicato al Medio Oriente, avviato alle battute conclusive, sono abbondate le analisi di una situazione molto difficile e complessa. Chi ha messo in luce l’indifferenza della cosiddetta “comunità internazionale”, un soggetto che non si sa mai che faccia e che corpo abbia ma che viene chiamato in causa per indicare responsabilità e colpe esterne; chi ha tematizzato la madre di tutti i conflitti, l’israelo-palestinese, come fonte copiosa di guai e di ingiustizie; chi ha esaminato la questione della libertà religiosa e della libertà di coscienza, ambedue poco o nulla garantite nei diversi Paesi dell’area; chi ha voluto soffermarsi sulla spettacolare realtà di opere caritatevoli ed educative che mostrano l’amore eccezionale e poco ricambiato che i cristiani portano alla loro patria bimillenaria.

E poi naturalmente gli argomenti più specifici, dalla liturgia alla catechesi ai rapporti tra le Chiese orientali, i latini e quell’incredibile realtà di “Chiesa pellegrina” nei Paesi del Golfo raccontata dal vicario apostolico dell’Arabia, Paul Hinder, nell’ultimo numero della rivista “Tracce” –rapporti non sempre facili e anzi, talvolta indeboliti da ossessioni particolaristiche e identitarie. Tutte cose vere e sacrosante, nessuno potrebbe contestarle.

Ma il fatto è che se anche le sommiamo tutte insieme il quadro che ne risulta resta irrimediabilmente parziale. Come è stato detto da qualcuno “in Medio Oriente partiamo sempre dalla situazione e non dalla vocazione”. Ed è emersa più chiara in queste giornate sinodali la consapevolezza che quando si parte dalla situazione manca sempre qualcosa, per completare l’analisi occorre aggiungere sempre nuovi elementi, come se la vita reale non bastasse ad agire e a giudicare.
La vita reale non è definita dalla situazione, ma dalla vocazione (straordinaria la meditazione del Papa, “a braccio”, tenuta in apertura dei lavori). In tutti questi giorni, sottotraccia e inquietante, è sempre aleggiata la domanda epocale: in Medio Oriente il cristianesimo è destinato a scomparire? Statistici e demografi sfornano calcoli, per lo più pessimistici e preoccupati, ma questa domanda, vera e forte, non può semplicemente aggiungersi come un altro aspetto della situazione. In questo modo ne circoscriveremmo verità e forza, riducendola ad una faccenda di prolificità delle famiglie cristiane e di tradizione culturale e cultuale.

Essa invece a che fare con la vocazione e richiama un’altra possente domanda evangelica: quando il Figlio dell’Uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra (= troverà ancora gente che vive di Lui)? La troverà in Medio Oriente, in Africa, negli Stati Uniti, in Europa, in Cina? Se affidare la risposta alla vocazione o alla situazione è l’essenza del vertiginoso dilemma che impegna l’uomo cristiano di oggi (tema che ha sviluppato don Juliàn Carròn martedì scorso nel più importante appuntamento extra-Sinodo tenutosi a Roma al Campidoglio).

Lo impegna più che nelle generazioni precedenti, quando anche per i cristiani del Medio Oriente la vita era più facile, proprio perché la “situazione” è cambiata, è peggiorata e può continuare a peggiorare. Ciò accade ormai a tutte le latitudini e in tutte le culture, ma per toccare con mano la realtà di chi soffre di più un piccolo tour nella parte settentrionale di Cipro, crocevia tra Medio Oriente e Europa, è piuttosto istruttivo. Sembra un brutto sogno, ma non lo è.


LA VERA RIVOLUZIONE SOCIALE PARTE DALLA LOGICA DEL DONO - Il Card. Turkson all'apertura dell’anno accademico della “Regina Apostolorum” (ZENIT.org)

ROMA, giovedì, 21 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La dottrina sociale costituisce uno "strumento di evangelizzazione" capace di riportare Dio al cuore dello sviluppo umano, inteso come servizio alla carità, illuminata dalla verità. Lo ha detto questo giovedì il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nella Lectio magistralis in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma.
Riflettendo sull'attualità della dottrina sociale della Chiesa alla luce dell'enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, il porporato ghanese ha sottolineato come il Papa, riprendendo e sviluppando quanto già affermato dai suoi predecessori, “non solo mette in luce il valore della dottrina sociale quale strumento di evangelizzazione, ma, in certo senso 'affinandolo', lo rende uno strumento privilegiato per i nostri tempi”.
“La Chiesa - ha aggiunto - non ha soluzioni tecniche, non elabora né manifesta preferenze per sistemi o programmi economici o politici, ma rispettando e avvalendosi delle scienze umane e della filosofia, essa si propone essenzialmente, grazie alla sua esperienza in umanità, di assistere l'uomo nel cammino della Salvezza estendendo la sua missione religiosa ai diversi campi in cui uomini e donne dispiegano la loro attività”.
Ecco quindi che la dottrina sociale della Chiesa viene considerata alla luce della “necessità di fare o rifare spazio a Dio e assegnargli il posto che gli compete, altrimenti non si dà sviluppo”.
Una necessità ancora più pressante di fronte a un “mondo occidentale aggredito dalla secolarizzazione” e che sperimenta una “profonda crisi di fede [...] una crisi che non si può ignorare confidando semplicemente che il futuro della società continui a restare ancorato al patrimonio di valori cristiani trasmesso nei secoli”.
In un simile contesto, ha sottolineato il porporato, “la Chiesa trova valore aggiunto per la sua missione di evangelizzazione, e specialmente di 'nuova' evangelizzazione, nella sua dottrina sociale. Una dottrina che usa un metodo 'realista', nel senso che parte dalla realtà terrena per illuminarla con la luce del Vangelo”.
“Certo – ha precisato poi –, non ci si può non porre il problema se il riaffermare la centralità di Dio nel mondo non contrasti con l'esortazione al dialogo con l'intera famiglia umana rivoltaci dal Concilio oppure con la proposta avanzata dal Papa di creare dei 'Cortili dei Gentili' per gli uomini per i quali la religione è una cosa estranea, dei luoghi in cui essi possano, in una qualche maniera, agganciarsi a Dio pur senza conoscerlo”.
Tuttavia, ha osservato, la dottrina sociale “mette chi la applica in grado di dialogare con i saperi dell'uomo, senza mortificarli” e “invitandoli a scendere maggiormente in profondità dentro se stessi, compie la funzione di 'purificarli'”.
La dinamica della carità come dono ricevuto
Nella “Caritas in veritate”, il Papa inserisce quindi la definizione della dottrina sociale nella “dinamica della carità, che è amore ricevuto e donato, è grazia, è amore sorgivo del Padre per il Figlio nello Spirito Santo”.
“Tale dottrina – scrive Benedetto XVI nella sua enciclica sociale – è servizio della carità, ma nella verità. La verità preserva ed esprime la forza di liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia. È, a un tempo, verità della fede e della ragione, nella distinzione e insieme nella sinergia dei due ambiti cognitivi”.
Inoltre, ha continuato il Cardinale Turkson, il Papa introduce anche la categoria del dono per cui “il ricevere, il dono, la vocazione, precedono il fare” e così facendo “invita ad una vera e propria 'conversione' ad una nuova 'sapienza sociale'”, per “vedere l'economia, il lavoro, lo sviluppo, come una chiamata, una 'vocazione'”, come “un'assunzione solidale di responsabilità per il bene comune”.
In un tempo caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione, che “ci rende vicini, ma non ci rende fratelli” e dalla crisi economico-finanziaria, Benedetto XVI invita a ribaltare i “'rapporti mercantili' attraverso il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica”.
Ecco quindi che “i laici hanno un ruolo esigente da compiere, un ruolo che, per coloro che sono impegnati nel sociale, si fa servizio. Un servizio che deve, a sua volta, trovare la strada di una sintesi, difficile nel mondo attuale, fra la vita spirituale e l'attività apostolica ma che trarrà giovamento dalla dottrina sociale”.
L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, diretto dai Legionari di Cristo, è stato canonicamente eretto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica il 15 settembre 1993. Può ospitare fino a quattromila studenti. Attualmente ha tre facoltà: Teologia, Filosofia e Bioetica, la prima di questo genere istituita a livello mondiale.
A queste Facoltà si aggiungono altre iniziative accademiche, come: il Centro per formatori nei seminari, che organizza corsi estivi per la formazione e l’aggiornamento degli educatori nei seminari diocesani, l’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, l’Istituto di Scienza e Fede, l’Istituto Sacerdos, che si occupa della formazione permanente di sacerdoti, diaconi e seminaristi, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, che ha lo scopo di preparare gli insegnanti di religione e di approfondire la formazione teologica e pedagogica delle religiose e dei religiosi, e il Centro Dipartimentale di Formazione Post Laurea che organizza, progetta e realizza master, corsi di perfezionamento e di alta formazione.


La pedofilia si combatte con la legge. Le parole di don Di Noto - Don Fortunato Di Noto – dal sito http://www.pontifex.roma.it

Cari lettori, oggi vi lascio alle parole di don Fortunato Di Noto. Vi chiediamo di dargli una mano.Antonino D’Anna - A tutti gli uomini di buona volontà - Carissimi, è innegabile che da sempre Meter ha contrastato la “pedofilia culturale e la giornata dell’orgoglio pedofilo” oltre la pedofilia e gli abusi sessuali sui bambini. La storia del contrasto agli abusi sui bambini da parte di Meter è indiscussa. Oggi da più parti si parla di manifestare contro l’orgoglio pedofilo e la pedofilia culturale. Dopo tanti anni di sensibilizzazione e proteste oggi più di ieri vi chiedo di riflettere. Dall’Osservatorio Meter sull’andamento della pedofilia culturale (basta leggere il Rapporto 2008 consegnato a tutte le autorità parlamentari e forze dell’ordine), le manifestazioni, giuste e sacrosante, presentano un rischio: permettono ai pedofili di farsi maggiore pubblicità, di costituirsi in partiti e movimenti pedofili (leggi Olanda e diramazioni  internazionali) e continuare a  ...

... rovinare la vita dei nostri bambini, ed è quello che desiderano.

Questo non vuol dire che l’opinione pubblica non debba essere informata, anzi! Ma solo questo contrasto non è la soluzione. E’ necessario che si approvi la Legge contro la pedofilia culturale (C.1305) già presentata il 17 giugno 2008 al Parlamento Italiano e sottoscritta da circa 170 deputati.

L’informazione non basta. Chiedo a tutti un maggiore impegno con l’invito a chiedere – con questa petizione – l’approvazione del disegno di legge contro la pedofilia culturale attualmente fermo da quasi un anno presso la Commissione Giustizia presieduta dall’onorevole Giulia Bongiorno. Lo chiedo a nome di tutti quei bambini violentati e abusati che non hanno voce.

Lo chiedo contro chi subdolamente pretende di insegnare ai piccoli e i deboli un amore “più grande di quello di mamma e papà”, che non fa loro male e li aiuta a crescere. Menzogne. Sono solo tragiche menzogne che servono a nascondere lo stupro di bambini da pochi giorni a 12 anni e la produzione e vendita online dei video in cui queste vittime vengono violentate.

È per questo che chiedo a tutti questo impegno. Non esistono destra o sinistra, esistono solo i nostri bambini. La politica deve decidere subito e non dormire su un fenomeno così grave e pericoloso. E loro sono al di sopra della politica. Dobbiamo individuare chi adesca, violenta e vende i filmati; aiutare la Polizia Postale e delle comunicazioni ad agire contro chi è stato abusato. Sinora sono già stati resi inaccessibili dall’Italia alcuni portali italiani e stranieri contro la giornata dell'orgoglio pedofilo e dall'estero c'è chi si impegna con forza a rendere inaccessibili tali portali, come in Germania. Il mese scorso, su segnalazione di Meter è stato sequestrato e oscurato dalla Polizia Postale di Catania un sito in lingua italiana dove si giustificava il fatto che “la pedofilia è bella cosa per i bambini”.

 Dobbiamo stanare e far chiudere gli account e i canali pedofili su Youtube e Facebook, su Netlog e Badoo dobbiamo rendere il mondo virtuale e reale più sicuro per i nostri bambini. È per questo che vi invito ad aderire alla nostra petizione inviando una mail su info@associazionemeter.org .

Ce lo chiedono i bambini. Grazie per il tempo che avete loro dedicato.


Mercoledi 20 Ottobre 2010 - FISCO E FAMIGLIA - Un’alleanza per il futuro - Forum famiglie e Cisl insieme per la riforma del sistema fiscale - http://www.agensir.it

Una “alleanza” con la Cisl che, partendo da “una visione comune, pur con alcune sfumature di diversità, e dalla volontà di dialogo su proposte concrete”, dice che “la famiglia è un bene di tutti” e ribadisce “l’alleanza tra famiglia e lavoro, due valori costituzionali che sono i primi costruttori di futuro”. Così Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, ha presentato il 20 ottobre a Roma il “percorso condiviso” avviato con la Cisl a difesa della famiglia e in vista della riforma del sistema fiscale. Belletti è intervenuto al convegno nazionale “La centralità della famiglia: contrattazione sociale e riforma fiscale”, organizzato nella capitale da Cisl e Forum a poche ore dal tavolo di confronto in programma nel tardo pomeriggio al ministero del Tesoro tra governo e parti sociali sulla riforma fiscale. Durante i lavori sono state illustrate due nuove proposte fiscali: il “Fattore famiglia” del Forum e il “Nuovo assegno familiare” della Cisl.

Equità e giustizia. Per Belletti “spostare risorse sulla famiglia è una questione di equità e giustizia” mentre “non è accettabile che i figli vengano tassati come un bene di consumo”. È inoltre urgente “sostenere l’equilibrio demografico” e “restituire capacità di spesa alle famiglie a rischio povertà”. Ma la questione è anche territoriale: con riferimento all’ormai stabile collaborazione del Forum con il Comune di Parma e con altri enti locali, e sul modello “delle alleanze locali in Germania”, è necessario valorizzare “la centralità dei Comuni per le politiche familiari e nella costruzione di città a misura di famiglia”. “Il federalismo – ha concluso il presidente del Forum, - si può costruire in modo sussidiario e solidale anche a partire dal basso”. Dal segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, l’auspicio di un rapido avvio del “cammino per la riforma del sistema fiscale. Perché non esiste riforma più importante di questa, molto più vicina al sentire della gente che non la riforma elettorale o quella della giustizia, e capace di riappacificare i cittadini con lo Stato”. “Si parla troppo poco dell’emergenza demografica: i dati Istat sui 118 figli per 200 genitori rivelano una piramide rovesciata che in un paio di decenni porterà enormi squilibri economici, sanitari e di welfare”, ha osservato la parlamentare Udc Luisa Santolini, secondo la quale per invertire questa tendenza occorre “conciliare i tempi del lavoro e della famiglia, potenziare i servizi a quest’ultima” e sono urgenti “efficaci politiche abitative e a sostegno del reddito”.

“Fattore famiglia”. Presentando il “Fattore famiglia”, il vicepresidente del Forum Roberto Bolzonaro ha affermato che esso “consente di superare i limiti del quoziente familiare”, e prevede l’introduzione di un’area non tassabile, “proporzionale alle necessità primarie della persona”. Per determinare questa “no tax area all’interno della quale l’aliquota delle imposte da applicare è pari a zero” occorre “stabilire un livello minimo di reddito non tassabile e moltiplicarlo per un fattore (il Fattore famiglia) proporzionale al carico familiare: coniuge e figli a carico, più situazioni che contribuiscono ad appesantire l’economia familiare, quali la disabilità, la non autosufficienza o la monogenitorialità”. La “no tax area” sarà quindi proporzionale ai carichi familiari e crescerà al loro aumentare. In caso di un suo superamento “verranno applicate le aliquote progressive normalmente previste che scattano ai livelli predefiniti, uguali per tutti”. Nei casi invece di incapienza, dove “la no tax area risulti superiore al reddito – prosegue il vicepresidente Forum – si applicherà una tassazione negativa, ossia verrà erogato alla famiglia incapiente un assegno pari all’aliquota minima applicata alla differenza tra no tax area e reddito”. Secondo il Forum, l’introduzione del concetto di tassazione negativa si collega inevitabilmente al sistema degli assegni al nucleo familiare: “l’unificazione dei due sistemi - assegni e tassazione - in un sistema integrato, renderebbe il tutto più semplice e chiaro”.

“Nuovo assegno familiare”. Per dare una risposta alle famiglie, “in particolare sul fronte del reddito”, il principale strumento “è sicuramente la leva fiscale”. Ne è convinto il segretario confederale Cisl Maurizio Petriccioli che ha illustrato la proposta della Cisl. “La nostra proposta di riforma fiscale – ha detto - ha l’obiettivo di sostenere il reddito delle famiglie e dei pensionati attraverso una rimodulazione delle aliquote, l’ampliamento dell’area esente dei redditi da pensione”, e l’introduzione, per le famiglie con figli, del “Nuovo assegno familiare, che sostituisce l’assegno al nucleo familiare e le detrazioni per i figli a carico”. “Il Naf – ha spiegato – premierebbe le famiglie degli incapienti (+1000 euro) e le classi di reddito familiare medio-basso (+985 euro sui 25.000 euro), ma offrirebbe un vantaggio anche ai percettori di redditi più alti, in base al principio secondo il quale un minimo di sostegno (600 euro) va dato a ciascun figlio a prescindere dal livello di reddito della famiglia”


Avvenire.it, 22 ottobre 2010 - DIRITTI UMANI - Fariñas: «Vittoria di tutta Cuba - Anche il regime faccia festa...» di Lucia Capuzzi

«È una vittoria dei cubani. Di tutti i cubani. Di quelli che lottano e si sacrificano in nome della democrazia. Ma anche di quelli che continuano a tenere in vita il castrismo ormai in agonia. Lo so, sembra un controsenso. La mia protesta ha, però, spinto il regime a confrontarsi con l’opposizione senza violenza. Può essere un inizio». La voce di Guillermo Fariñas, 48 anni – che tutti nell’isola chiamano “Coco” – tradisce un certo stupore. Quattro ore prima, lo squillo del telefono l’ha svegliato di soprassalto alle prime luci dell’alba cubana. Era la radio spagnola Onda Zero, che lo cercava con urgenza per un’intervista. Quando Fariñas ha domandato «perché», il reporter gli ha risposto: «Ma come non lo sa? Ha ricevuto il Premio Sakharov». Così, il dissidente – sopravvissuto a 135 giorni di sciopero della fame e della sete per chiedere la liberazione di 26 detenuti politici malati – ha scoperto di aver ottenuto il riconoscimento dal Parlamento europeo. «No, non me l’aspettavo. Pensavo stessi ancora sognando.....», scherza lo psicologo e giornalista indipendente dalla sua casa di Santa Clara, a quasi 300 chilometri dall’Avana. Vi è tornato nelle scorse settimane, dopo una lunga degenza all’ospedale locale per cercare di curare il fisico prostrato da oltre quattro mesi di inedia. Ha ancora l’intestino infiammato e rischia la trombosi.
Eppure non si è pentito della sua scelta dolorosa.

L’Europa ha voluto dare un riconoscimento importante alla sua lotta estrema. Che cosa significa per lei il Premio Sakharov?
Penso che sia un tributo a tutti i cubani che da 52 anni combattono un regime repressivo. A chi si trova dietro le sbarre per il suo impegno in favore della libertà. Ai dissidenti che, ogni giorno, con la penna, il pc o le parole sfidano senz’armi la polizia politica. Agli esuli, costretti ad abbandonare famiglia e amici per aver osato contraddire il Lider Máximo. Alle donne e agli uomini di ogni parte del mondo che denunciano la brutalità del castrismo.

Ha già pensato a chi vuole dedicare il premio?
Sì, è stata la prima cosa che ho fatto dopo l’intervista con Onda Zero... Lo dedico a Orlando Zapata che, a differenza mia, è morto a febbraio durante uno sciopero della fame. Era stato arrestato per motivi politici e chiedeva un trattamento più umano per gli altri detenuti. Io ho continuato la sua protesta. E lo dedico a Pedro Luis Boitel che ha avuto lo stesso destino di Zapata 39 anni prima. Segno che la brutalità del regime è sempre uguale. Condivido, inoltre, questo riconoscimento con ogni cubano vittima della repressione.

Negli ultimi tempi, il regime ha mostrato spiragli di apertura. Oltre alle scarcerazioni, ci sono state micro-riforme economiche. Si tratta di cambiamenti reali o di ritocchi cosmetici per “tenere buona” la comunità internazionale?
In ambito economico, i mutamenti sono troppo deboli per parlare di un’evoluzione del castrismo. Faccio solo un esempio: Castro dice che vuole stimolare l’impresa privata ma mantiene le tasse al 35 per cento. Una quota assurda, che strangola quelle piccole aziende che si vorrebbero promuovere. Le scarcerazioni sono state un passo importante, ottenuto, però, grazie all’importante mediazione della Chiesa cubana. La repressione e le minacce contro i dissidenti, poi, continuano. I diritti umani non sono rispettati, anche se il regime cerca di mostrarsi meno duro per migliorare la sua immagine e interna internazionale. A questo si deve anche la recente ricomparsa di Fidel che si propone come il “padre buono” del socialismo.

Quanto è pesato, l’intervento della Chiesa come mediatrice per far liberare non solo i 26 dissidenti malati ma tutti i 52 arrestati nella “Primavera nera” del 2003?
Il ruolo del cardinale Ortega e della gerarchia ecclesiastica è stato basilare. Le pressioni della Chiesa hanno “costretto” il governo a cedere.

Che cosa deve fare l’opposizione per favorire un cambiamento nell’isola?
La crisi economica e il timore di “ritorsioni” internazionali stanno spingendo il regime a impercettibili passi avanti. L’opposizione deve aggrapparsi a questi spiragli di apertura e cercare di ampliarli e accelerarli. Per portare il governo molto più in là di dove vorrebbe. Le varie forze dissidenti, poi, dovrebbero formulare un progetto comune, intorno a due o tre idee fondamentali. Solo insieme possiamo farcela.