Nella rassegna stampa di oggi:
1) 17/10/2010 – VATICANO - Papa: non stanchiamoci di pregare, Dio, che è buono, ci esaudirà - Benedetto XVI ha canonizzato sei nuovi santi: due italiane, una spagnola, un polacco, un canadese e un’australiana ai quali ha raccomandato il Sinodo per il Medio Oriente.
2) Violenza: esplode, senza freno. Basta una minima provocazione e si manda in coma una donna nella metropolitana ...! dal sito http://www.pontifex.roma.it
3) Pulsioni e violenza - Il Padre rimosso - di Claudio Risé (©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2010)
4) La mezzaluna subentra al Sacro Cuore - Autore: Amato, Gianfranco Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - sabato 16 ottobre 2010
5) D’Agostino: il relativismo non detti legge a scuola - Il presidente dell’Unione cattolica dei giuristi italiani: c’è una tendenza che minaccia la scuola, sempre più in bilico tra tecnicismo e arbitrio dei singoli docenti - DAL NOSTRO INVIATO A REGGIO CALABRIA PAOLO VIANA – Avvenire, 17 ottobre 2010
6) Maurizio Lupi (Pdl) - «Cattolici in politica, insieme si può Ci unisce già l’idea di sussidiarietà» - «La sfida educativa è una priorità. La libertà di educazione discende da valori umani e dalla passione per una società migliore che ci accomunano» - Avvenire, 17 ottobre 2010
7) Evangelical - di Massimo Introvigne - Cristiani «d’assalto» dagli Usa al mondo - Molti diffidano di loro perché li considerano emanazione di un certo mondo politico statunitense, il che non è più vero da molti anni: alle elezioni del 2008 negli Stati Uniti si sono divisi come tutti gli altri americani, e secondo alcuni studi una buona metà di loro avrebbe votato per Obama Conservatorismo teologico non significa necessariamente conservatorismo politico L’etichetta «evangelical» non coincide con l’italiano «evangelico», che può identificare anche le Chiese protestanti tradizionali (luterana, calvinista), ma indica un movimento specifico, fortemente radicato negli Stati Uniti e in grande espansione in Africa, Estremo Oriente e America latina. – Avvenire, 17 ottobre 2010
8) Madre Serafina Micheli ed il demonio di Don Marcello Stanzione dal sito http://www.pontifex.roma.it
9) Sara, Dio e il Nemico -Di Francesco Agnoli del 18/10/2010, in Attualità, dal sito http://www.libertaepersona.org
10) Abbattere gli “Idola” - Di Enzo Pennetta del 17/10/2010, in Scuola educazione, dal sito http://www.libertaepersona.org
17/10/2010 – VATICANO - Papa: non stanchiamoci di pregare, Dio, che è buono, ci esaudirà - Benedetto XVI ha canonizzato sei nuovi santi: due italiane, una spagnola, un polacco, un canadese e un’australiana ai quali ha raccomandato il Sinodo per il Medio Oriente.
Città del Vaticano (AsiaNews) - La “necessità di pregare sempre, senza stancarsi”, perché “Dio, che è buono”, è “la generosità in persona”, è “misericordioso”, “esaudirà chi lo prega” è stata ricordata oggi da Benedetto XVI commentando il Vangelo di oggi e, al tempo stesso, portando l’esempio di quanto fecero durante la loro vita i sei nuovi santi canonizzati oggi.
Sono san Stanisław Kazimierczyk, religioso dei Canonici regolari del XV secolo, “sacerdote, educatore, attento alla cura dei bisognosi”; padre André Bessette, religioso della Congregazione della Santa Croce, per il quale “credere significa sottomettersi liberamente e per amore alla volontà divina”, uomo semplice che “grazie a questa semplicità ha permesso a molti di vedere Dio”; Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, fondatrice delle Figlie di Gesù, che volle “vivere solo per Dio”, portando “la speranza che non vacilla specialmete a quanti ne hanno più bisogno”; Mary McKillop, fondatrice della prima comunità religiosa femminile australiana, che “ha dedicato se stessa all’educazione dei poveri”, “coraggioso e santo esempio di zelo, perseveranza e preghiera”; Giulia Salzano, fondatrice della Congregazione delle suore catechiste del Sacro Cuore di Gesù, che si dedicò all’educazione cristiana “con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale”; Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo, “testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera”, “protagonista in quel vasto movimento di riforma della spiritualità femminile francescana che intendeva recuperare pienamente il carisma di santa Chiara d’Assisi”.
Due italiane, una spagnola, un polacco, un canadese e un’australiana, vissuti in epoche e contesti diversi, una “festa della sanitità”, un esempio dal quale “facciamoci guidare” e ai quali il Papa ha raccomandato il Sinodo per il Medio Oriente, che si sta svolgendo in Vaticano.
Alle 50mila persone presenti in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha ricordato che “la liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta - ha aggiunto - noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8). Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha nessun atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato”.
“A questo punto – ha detto ancora - Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera”.
“La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda - la conclusione del Papa - che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale”.
Violenza: esplode, senza freno. Basta una minima provocazione e si manda in coma una donna nella metropolitana ...! dal sito http://www.pontifex.roma.it
Esplode, senza freno. Basta una minima provocazione e si manda in coma una donna nella metropolitana. Basta un cane investito (per colpa del padrone) che il padrone stesso quasi uccide il tassista. Basta una trasferta calcistica per mettere a ferro e fuoco una città. Basta un pò d'attrazione sessuale e scatta la violenza carnale e magari l'omicidio. Che nel profondo del cuore umano vi fosse l'inferno era risaputo, che le sue porte si stiano spalancano sempre più ce ne stiamo accorgendo. E' una frazione di secondo quella che passa tra il provare un impulso e metterlo in atto, "acting out" si dice in gergo tecnico. A molti sarà venuto di pensare, di fronte ad una persona insopportabile e provocatoria: "Ho voglia di strozzarla". Un uomo rimuove subito il pensiero con un altro pensiero: "A quale rabbia mi porta questa qui, meglio che la lascio perdere sennò posso dire o fare qualcosa di cui posso pentirmi". Questo le persone equilibrate e mature. Capita invece, sempre più frequentemente, che ci sia chi questo filtro mentale non lo fa partire e le mani al collo le mette veramente. Perchè capita? Perchè ci sono individui incapaci di utilizzare un filtro tra le emozioni e l'azione? Le ragioni possono essere tante.
Le più frequenti sono certo la droga e la l'alcool, sostanze (senza dividerle tra leggere e pesanti) in grado di indebolire, fino a sopprimerle del tutto, le capacità di vigilanza e freno che sono patrimonio di un individuo sano. Ma c'è una questione più profonda. Che riguarda l'educazione e perciò la famiglia.
I genitori sono abituati a soddisfare ogni desiderio dei figli, a dire di sì ad ogni richiesta, a tollerare ogni scatto d'ira, a non punire, a permettere il libero sfogo di ogni loro passione. Così distruggono nei figli la capacità potenziale di autocontrollo, e li espongono perciò a pericoli enormi.
Visto che la società non è in grado di riparare gli sbagli dei genitori ed è da sciocchi caricare la scuola di questa responsabilità che non gli appartiene, le conseguenze le vediamo ogni giorno sul giornale.
Mentre accade tutto questo, invece di occuparci di ridare alla famiglia il posto che merita, continuiamo a sbagliare il bersaglio, invocando più poliziotti, più telecamere, più corsi nelle scuole. L'unica cosa che conta è rivalutare la famiglia tradizionale e darle i mezzi e la cultura per svolgere il suo compito.
SR
Pulsioni e violenza - Il Padre rimosso - di Claudio Risé (©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2010)
"Mi aveva fatto venire i nervi", si è giustificato l'uomo che ha ridotto in coma un tassista a Milano. "Mi ha insultato, e ho sbroccato", ha spiegato il giovane che con un pugno ha ucciso un'infermiera a Roma. Per capire cosa stia accadendo si comincia a parlare di pulsioni (come ha fatto il sociologo Giuseppe De Rita sul "Corriere della Sera" del 13 ottobre). Un concetto psicologico abbastanza specifico, che indica le spinte istintuali dirette a soddisfare immediatamente un bisogno della persona.
Il discorso si fa così più concreto: ci sono spinte, bisogni reattivi, spesso irrazionali, legati alla sfera dell'aggressività, che escono con più frequenza e forza di prima, suscitando inoltre sempre meno reazioni nei presenti, che raramente, e tardi, intervengono per fermarle. A cosa è dovuto, però, il diffondersi di manifestazioni incontrollate di spinte distruttive?
Si ha l'impressione di assistere all'organizzazione di un intero sistema della violenza pulsionale: c'è lo scoppio aggressivo, agito da una o più persone; l'evitamento da parte dei presenti, che pensano solo a non essere coinvolti (o a guardare da postazioni sicure, se la situazione lo consente, soddisfacendo altre pulsioni, voyeuristiche); e infine l'utilizzo spettacolare realizzato dai media dell'effetto di orrore, ma anche di altre sensazioni di natura pulsionale, istintivo-emotiva piuttosto torbide.
Il modo di vivere un atto violento è cambiato: lo scoppio distruttivo della pulsione non rimane più nella società postmoderna il fatto individuale di chi non riesce a trattenerla, ma diventa l'esperienza sociale e collettiva di ampi gruppi di persone che vi partecipano da una posizione di sicurezza fisica, traendone una gamma di emozioni e sensazioni, di cui la compassione e la solidarietà per la vittima rappresentano una parte modesta. L'evento entra poi, in posizione di riguardo, nell'attività produttiva dei media, e nei consumi da essa indotti.
Di fronte a questo fenomeno, di carattere sistemico e non più individuale, la spiegazione più frequente - cioè che tutto ciò accade perché famiglia, scuola e autorità istituzionali non insegnano più norme e modi di vita - non sembra soddisfacente. Anche l'attribuzione di questa dimissione educativa al '68 e agli anni Settanta, cronologicamente esatta, non spiega come abbia potuto far crollare un intero sistema normativo una rivoluzione ovunque fallita, dotata di espressioni culturali di evidente modestia, e che non ha espresso in nessun Paese né un Governo né una formazione politica. Un sistema normativo, tra l'altro, non limitato alle norme positive, ma che riguarda il sentire e i comportamenti affettivi ed emotivi. Qualcosa che dal punto vista antropologico assomiglia al modello di cultura cui si ispira l'intera società.
Perché tutto ciò accada è di solito necessaria una trasformazione incisiva nel modo di sentire degli individui e dei gruppi, che tocca sia i livelli profondi della psiche individuale e collettiva, sia l'ordine simbolico, che produce e struttura le relazioni fra gli uomini. Dal punto di vista psicologico sembra infatti che si stia realizzando un rovesciamento profondo della struttura della psiche individuale descritta dal fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud. L'Io, il rappresentante della coscienza personale, vi compariva come assediato dalle pressioni delle pulsioni inconsce (l'Es), ma assistito nel contenerle dalle indicazioni delle proprie istanze normative (Super Io), una sorta di dispositivo di controllo personale che teneva conto anche delle norme e dei comportamenti proposti dal collettivo.
Oggi appare invece una sorta di capovolgimento della posizione del Super Io, che da alleato dell'Io nel far fronte alle spinte pulsionali è diventato di fatto un loro alleato dell'inconscio nell'incalzare l'Io, il soggetto; con l'avallo più o meno palese del sistema delle comunicazioni. Si tratta di uno sviluppo che Theodor Adorno, filosofo della scuola di Francoforte, aveva previsto già negli anni Quaranta. Il suo manifestarsi aveva poi influenzato la visione psicoanalitica di Jacques Lacan, e la sua piena realizzazione viene oggi confermata dalle acute e anticonformiste analisi del filosofo sloveno Slavoj Zizek. Si tratta di un rovesciamento profondo nel modo di funzionare della psiche delle persone, che può spiegare molti dei fenomeni oggi in atto.
Dal punto di vista antropologico, però, perché un intero ordine simbolico venga sovvertito è necessario che la Grundnorm ("norma fondamentale") che lo regge sia stata negata nella coscienza collettiva o rimossa. E questo rimanda non tanto ai genitori che non insegnano più a contenere le pulsioni, ma al vasto sommovimento valoriale realizzato nel processo di secolarizzazione che si può sintetizzare nella frase "se Dio è morto, tutto è possibile".
È lo spingere il Padre lontano dalla vita quotidiana di ognuno di noi che lascia il soggetto umano e la sua coscienza privi di difese dal mondo potente delle pulsioni, incorporate nel frattempo nello stesso sistema di produzione, di consumo e comunicazione. Perché è la visione del Padre che trasforma la pulsione.
(©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2010)
La mezzaluna subentra al Sacro Cuore - Autore: Amato, Gianfranco Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it - sabato 16 ottobre 2010
Le grandi trasformazioni avvengono sempre attraverso piccoli ma significativi segnali.
Uno di questi è rappresentato dalla vicenda della scuola elementare cattolica del Sacro Cuore di Blackburn nel Lancashire inglese.
La Sacred Heart Roman Catholic Primary School Blackburn, questo il nome ufficiale della scuola, vanta origini storiche più che dignitose, risalenti a centodieci anni fa.
La prima pietra fu posata il 5 maggio 1900 da Sua Eccellenza monsignor John Bilsborrow, Vescovo di Salford, ed il 14 gennaio 1901 la scuola fu ufficialmente inaugurata, accogliendo i primi ventotto alunni.
Perché questo centenario istituto scolastico cattolico sia diventato un segno dei tempi è presto detto.
Alla fine di settembre è stato dato l’annuncio che la Sacred Heart Roman Catholic Primary School di Blackbury sarà quasi certamente rilevata dalla locale moschea Masjid-e-Tauheedul, e diventerà una scuola islamica.
La presenza degli alunni cattolici, che dieci anni fa si attestava attorno al novanta per cento, oggi non raggiunge il tre per cento, rappresentando una sparuta minoranza rispetto agli altri studenti di origine asiatica quasi tutti musulmani.
Da qui la decisione delle autorità religiose di lasciare l’istituto.
La diocesi di Salford ha dichiarato, infatti, di non ritenere più appropriato definire come cattolica la scuola, che oggi ha 197 alunni, di cui solo cinque o sei appartenenti alla Chiesa di Roma. Geraldine Bradbury, responsabile diocesana dell’educazione, ha ammesso di «non aver mai assistito ad un cambiamento di tali dimensioni prima d’ora», ed ha comunque difeso la decisione di abbandonare le elementari del Sacro Cuore, ritenendo giusto «dare alle esigenze educative della comunità un’adeguata risposta». Quindi, disco verde alla scuola musulmana. Del resto, il consiglio di amministrazione delle elementari del Sacro Cuore si è già dimesso, adducendo la motivazione che l’orientamento cattolico dell’istituto da tempo non rispecchia più il sentire religioso della comunità locale.
A questo punto la legge impone all’amministrazione comunale di Blackburn l’obbligo di indire una gara pubblica per individuare l’organizzazione che dovrà gestire la scuola.
La moschea Masjid-e-Tauheedul appare in pole position per l’aggiudicazione, visto che, oltretutto, uno studio fatto eseguire dalla medesima amministrazione comunale ha rilevato come una scuola islamica rappresenti, in realtà, la migliore risposta alle istanze della popolazione locale, in maggioranza musulmana. La stessa moschea, peraltro, gestisce già un istituto superiore femminile a Blackburn, il Tauheedul Islam Girls’ High School, il cui preside, Hamid Patel, ha definito più che ragionevole il subentro nella gestione della scuola elementare del Sacro Cuore, visto quasi tutti gli allievi della scuola cattolica sono ormai musulmani.
Questa vicenda paradigmatica contiene in sé i due fattori che caratterizzano l’avanzata dilagante dell’islam in Gran Bretagna: il progressivo allontanamento dalla tradizionale fede religiosa cristiana, e la crescita demografica a ritmi esponenziali della comunità musulmana.
Ignorare questa evidenza, significa eludere la realtà, perdere il senso di ciò che accade, e cedere alla mortale logique de l’autruche. Non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si affronta un fenomeno epocale come quello del rapporto con l’islam. Serve semmai un giudizio che, attraverso l’intelligenza, la coscienza e la ragione, sia in grado di comprendere la natura, l’essenza ed il significato di tale fenomeno.
Dando un’occhiata al sito web della diocesi di Salford, ed in particolare allo spazio dedicato all’educazione, si può leggere quanto segue a proposito delle scuole cattoliche:
Com’è noto, San Pietro una volta disse: «Siate sempre pronti a dare ragione della speranza che è in voi. Ma fate questo con dolcezza e rispetto» (1 Pietro 3,15). La Chiesa cattolica ha sempre mostrato una particolare attenzione all’educazione per essere in grado di testimoniare l’azione salvifica di Gesù Cristo in una maniera convincente e rispettosa. Tale compito richiede un’adeguata formazione delle menti e dei cuori. La diocesi di Salford fornisce i mezzi con cui i cristiani possono essere formati ed educati nella fede.
Beh, dopo la vicenda delle scuole elementari del Sacro Cuore di Blackburn forse sarebbe meglio che i responsabili diocesani facciano qualche riflessione in più. E non solo loro.
D’Agostino: il relativismo non detti legge a scuola - Il presidente dell’Unione cattolica dei giuristi italiani: c’è una tendenza che minaccia la scuola, sempre più in bilico tra tecnicismo e arbitrio dei singoli docenti - DAL NOSTRO INVIATO A REGGIO CALABRIA PAOLO VIANA – Avvenire, 17 ottobre 2010
L’ emergenza educativa viene da lontano ma investe la scuola e le impone un cam biamento di rotta. Ne è convinto Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione Cattolica dei Giuristi Ita liani, docente e presidente onorario del comitato nazionale di bioetica, che definisce la Settimana Sociale «un’occasione preziosa», ma sottoli nea al contempo la latitanza del mon do laico, ancora condizionato da bat taglie laiciste che gli impediscono di cogliere l’opportunità di un dibattito serio con i cattolici sul tema educati vo. Sullo sfondo la sfida educativa si intreccia con la questione antropo logica e con l’avanzare del relativi smo.
L’emergenza educativa entra prepo tentemente nell’agenda di Reggio Calabria, come 'il tema pubblico per eccellenza'. Ci sono le risorse per su perarla?
Esiste indubbiamente un’emergenza di carattere empirico della scuola i taliana, che deriva da difficoltà di or dine economico e istituzionale, ma c’è un altro tipo di emergenza che ha ben poco a che vedere con le risorse che sono destinate alla scuola e con la capacità dell’istituzione scolastica di organizzarsi in modo moderno e adeguato. È il problema della crisi va loriale che attraversa anche la scuola e che raccorderei al relativismo su cui da tempo il Papa porta l’attenzione. Un aspetto che in ambienti non cattolici conti nua a suscitare imbarazzo quan do non addirittu ra disinteresse.
Qual è l’impatto del relativismo sulla scuola ita liana?
La cultura relati vista continua a porre il tema del la libertà - tema malposto - come se la formazione della libertà do vesse passare at traverso una for mazione al rela tivismo e il risul tato di quest’o perazione non può che essere rovinoso perché o la scuola si appiattisce sul tecnici smo oppure cade in mano all’arbitrio dei singoli docenti che portano a vanti, ciascuno, la propria visione del mondo, disconoscendo anche la possibilità di portare i propri valori su un piano di universalità, in quanto il re lativismo resta chiuso nel suo oriz zonte particolare. Questo è un tema immenso su cui una grande discus sione pubblica ancora non si è a perta. Ad ecce zione dei cattoli ci, che si impe gnano molto su questo terreno, ci sono state solo innumerevoli ge remiadi, poco consapevoli del retroscena cultu rale della crisi della scuola.
La sfida educati va, però, va ben oltre i banchi di scuola...
Ma si radica pri ma di tutto nel l’esperienza sco lastica perché quando nella scuola manca un orientamento ai valori - e non parlo di valori confessionali, ma di va lori umani fondamentali - e si pensa che la 'neutralità' debba essere la stella polare dell’istruzione pubblica, i giovani, nel momento in cui esco no dal contesto scolastico per im mettersi in qualsiasi ambito profes sionale, portano con sé questo tarlo. La vicenda del crocifisso nelle scuo le, ancora aperta a livello europeo, è emblematica. Le ripetute pressioni a togliere il crocifisso - e non per evita re favoritismi confessionali, ma ne gando quei valori umani profondi di cui il crocifisso è simbolo - devono preoccupare tutti.
Perché, allora, un evento come le Set timane Sociali non innesca quel di battito nazionale di cui c’è tanto bi sogno?
Le Settimane sono preziosissime per ché inducono i cristiani a prendere consapevolezza dell’essenzialità di questi temi, cioè fanno parte di un continuo processo di evangelizzazio ne che non è solo catechesi ma as sunzione di responsabilità: il cristia no non può tirarsi fuori dal mondo in quanto crede che il messaggio di Dio debba sempre esservi incarnato. Ma le Settimane sono anche una provo cazione per la cultura non cristiana. Peccato che quest’ultima cerchi ogni occasione per non lasciarsi provoca re e tirarsi fuori dal confronto con le istanze sociali dei cristiani. Questo non ci induca tuttavia alla rassegna zione. Sant’Antonio da Padova quan do non trovò i fedeli in chiesa andò sulla riva del mare e fece la predica ai pesci: salirono tutti a sentirla. I semi che lanciamo saranno raccolti.
Maurizio Lupi (Pdl) - «Cattolici in politica, insieme si può Ci unisce già l’idea di sussidiarietà» - «La sfida educativa è una priorità. La libertà di educazione discende da valori umani e dalla passione per una società migliore che ci accomunano» - Avvenire, 17 ottobre 2010
La sfida educativa è una priorità per la Chie sa. Lo è anche per la politica?
Mi pare di sì, considerata l’attenzione che rivolgiamo a temi come la libertà educativa e il futuro delle scuole paritarie. Uno dei cinque punti di Berlusconi – sottolinea Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, Pdl – affronta pro prio questa sfida, puntando a realizzare l’effet tiva parità scolastica. Ma su questi temi non de vono convergere solo i cattolici, perché la libertà di educazione discende da valori umani e dal la passione per una società migliore che do vrebbero accomunarci tutti.
La Settimana Sociale si chiude con un appello del Papa a una nuova generazione di politici cattolici. Quelli che ci sono già riusciranno a lavorare insieme?
Già lo facciamo, nell’intergruppo per la Sussi diarietà: ci troviamo a Messa alla Camera, cer chiamo di condividere gesti e progetti, apren doli, a dire il vero, anche ai laici, che invitiamo a riflettere con noi sui princìpi della dottrina so ciale della Chiesa. La sussidiarietà è il valore che operativamente riesce a unirci, la sfida politica del nostro tempo, come dimostra l’idea di Big Society che si fa strada nel Regno Unito e che ri flette diversi contenuti del Magistero.
Cattolici di destra arroccati sulle posizioni etiche, cattolici di sinistra sulle bar ricate sociali: è una rappresentazione ancora attuale?
No, anche se il rischio di mettere in contraddizione due principi esiste e va con trastato. Ai cattolici spetta la difesa integrale della persona umana e quindi, per prendere in esame il caso dei migranti, noi siamo per l’accoglienza di chi si sta bilisce nel nostro Paese nel rispetto delle regole e siamo anche per la sicurezza di chi vive in Italia e dev’essere tutelato dall’immigrazione clandestina. Lo spe cifico dei cattolici impegnati in politica è la capacità di deideologizzare questo dibattito: dobbiamo portare le istituzioni ad affrontare la questione con reali smo, sfuggendo i radicalismi, perseguendo il bene integrale dell’uomo. ( P.V. )
Evangelical - di Massimo Introvigne - Cristiani «d’assalto» dagli Usa al mondo - Molti diffidano di loro perché li considerano emanazione di un certo mondo politico statunitense, il che non è più vero da molti anni: alle elezioni del 2008 negli Stati Uniti si sono divisi come tutti gli altri americani, e secondo alcuni studi una buona metà di loro avrebbe votato per Obama Conservatorismo teologico non significa necessariamente conservatorismo politico L’etichetta «evangelical» non coincide con l’italiano «evangelico», che può identificare anche le Chiese protestanti tradizionali (luterana, calvinista), ma indica un movimento specifico, fortemente radicato negli Stati Uniti e in grande espansione in Africa, Estremo Oriente e America latina. – Avvenire, 17 ottobre 2010
Dialogare con loro non è semplice, specie per i cattolici, a causa sia della frammentazione, sia del perdurare dei pregiudizi «antipapisti».
Eppure in alcune aree sono ormai maggioritari
Dal 16 al 25 ottobre a Città del Capo si tiene il terzo Congresso di Losanna per l’evangelizzazione mondiale, organizzato in collaborazione con la World Evangelical Alliance. Vi parteciperanno quattromila leader protestanti di duecento Paesi. Il riferimento a Losanna sembra strano per un congresso che si tiene in Sudafrica, ma vuole sottolineare la continuità con un’iniziativa del grande predicatore americano Billy Graham, il quale nel 1974 radunò appunto a Losanna duemilasettecento leader protestanti in quella che molti considerano la più importante riunione protestante della storia. Lo scopo era quello di coordinare l’attività missionaria nel mondo di quanti condividono il Patto di Losanna, un documento che definisce il protestantesimo cosiddetto – in inglese – evangelical e lo contrappone a quello liberal delle denominazioni protestanti storiche riunite nel Consiglio ecumenico delle Chiese, il quale ha la sua sede principale non troppo lontano da Losanna, a Ginevra. Ma che cosa significa evangelical? La terminologia non è chiara, tanto più in Italia, dove infatti spesso s’insiste che evangelical non va assolutamente tradotto con 'evangelico'. Chi fa parte di questa corrente preferirebbe il neologismo 'evangelicale'. Molti studiosi mantengono la parola evangelical in inglese, senza tradurla. Se infatti usiamo in lingua italiana l’espressione 'evangelico' dobbiamo distinguere fra quattro diversi significati. In un primo significato, 'evangelico' è semplicemente sinonimo di protestante, contrapposto a 'cattolico', in quanto il protestante farebbe riferimento al solo Vangelo, alla sola scriptura, senza aggiungervi il Magistero dei Pontefici romani. Non sorprende pertanto vedere anche chiese valdesi o luterane presentate al pubblico o sui cartelli stradali semplicemente come 'chiese evangeliche'. In un secondo significato – oggi per la verità un po’ in disuso – erano chiamate 'evangeliche' – nel senso, qui, di più vicine all’entusiasmo nei tempi evangelici – le denominazioni, più 'popolari' del cosiddetto secondo protestantesimo, come i battisti o i metodisti, le quali reagivano contro la freddezza delle denominazioni della prima generazione protestante: luterani e calvinisti. Nel secolo XX si è affermato in lingua inglese l’uso di evangelical come sinonimo di 'conservatore', contrapposto a liberal o anche a 'ecumenico', con riferimento alla polemica dei conservatori contro il Consiglio mondiale delle Chiese. In questo senso 'evangelico' è stato usato a lungo come sinonimo di 'fondamentalista'. Ma soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale – almeno negli Stati Uniti – è diventata scontata la distinzione all’interno del protestantesimo conservatore fra un campo 'evangelico', più moderato, e uno 'fondamentalista', più estremista.
Infine – mentre fino ad anni recenti i protestanti 'evangelici' nel terzo significato del termine erano critici nei confronti dei pentecostali – oggi le associazioni e le para-Chiese che promuovono la collaborazione interevangelica accolgono alcune delle denominazioni pentecostali e, particolarmente in America latina e in Africa, 'evangelico' viene usato anche come sinonimo di 'pentecostale'. In un Paese come l’Italia, quando ci si trova di fronte a un edificio o a un gruppo denominato 'chiesa evangelica' ci si deve sempre chiedere in quale senso l’aggettivo è usato: può trattarsi di qualunque forma del protestantesimo, da antiche comunità protestanti di prima generazione fino ai più recenti movimenti del filone pentecostale. Nella sociologia del protestantesimo, evangelical ha però un significato preciso: significa 'conservatore moderato', contrapposto da una parte a liberal (o 'ecumenico', nel senso non dell’apertura al dialogo ma d’identificazione con le posizioni 'progressiste' del Consiglio ecumenico delle Chiese), dall’altra a 'fondamentalista'. Decisivo per essere evangelical non è il modo di pregare – le stesse associazioni fra evangelical, anche in Italia, accolgono insieme pentecostali e critici del pentecostalismo – ma una teologia conservatrice che crede fermamente nella Trinità, nella divinità di Gesù Cristo, nell’infallibilità della Scrittura, nell’interpretazione tradizionale dei dieci comandamenti – con una ferma opposizione all’aborto e alla pratica dell’omosessualità – e nel buon diritto di Martin Lutero a rompere con la Chiesa di Roma. Il grande movimento evangelical crede anche che per salvarsi è necessario – almeno in via ordinaria – essere cristiani, e quindi impegna gran parte delle sue risorse in uno sforzo missionario che privilegia l’evangelizzazione rispetto alla promozione umana, pur senza trascurare la seconda, con uno zelo per le conversioni che costituisce il suo tratto più distintivo e più distante dal protestantesimo liberal . E con grande successo: da anni il protestantesimo evangelical ha superato per numero di aderenti quello liberal e costituisce più del cinquanta per cento del protestantesimo mondiale. Anche in Italia le denominazioni evangelical, molte delle quali pentecostali, rappresentano ormai il 75% della galassia protestante. Questa evoluzione pone molti problemi ai cattolici. Gli operatori cattolici dell’ecumenismo sono abituati a dialogare con le denominazioni che fanno parte del Consiglio ecumenico delle Chiese. Alcuni non sanno neppure che esse sono ormai minoritarie – ancorché storicamente rimangano importantissime – all’interno del mondo protestante. Altri diffidano degli evangelical considerandoli il braccio armato di un certo mondo politico statunitense, il che non è più vero da molti anni. Alle elezioni del 2008 gli evangelical si sono divisi come gli altri americani, e secondo alcuni studi una buona metà di loro avrebbe votato per Obama. Conservatorismo teologico non significa necessariamente conservatorismo politico, anche se è vero che gli evangelical si mobilitano volentieri per cause come la lotta all’aborto o al riconoscimento delle unioni omosessuali. Se è vero che i cattolici diffidano degli evangelical, è anche – o più – vero che gli evangelical diffidano dei cattolici. Spesso nelle loro statistiche includono i membri della Chiesa cattolica fra i 'non salvati' da convertire o addirittura fra i non cristiani, il che ovviamente offende i cattolici. I due gruppi non si conoscono bene. Alcune iniziative statunitensi come Evangelicals and Catholics Together (Ect), lanciata nel 1994 e cui hanno partecipato da parte cattolica diversi cardinali, cercano di colmare questo iato. Ma è anche vero che alcuni partecipanti protestanti a Ect sono stati censurati dalle loro denominazioni di origine. Anche in Italia non mancano iniziative di dialogo. Nel corso del suo viaggio in Gran Bretagna Benedetto XVI ha distinto tre cerchi di dialogo. Il primo, il 'dialogo della vita', non è una conversazione teologica ma mira semplicemente alla coesistenza pacifica e rispettosa attraverso la reciproca conoscenza. Già questo è un risultato non scontato fra cattolici ed evangelical, specie in aree dell’America latina dove il proselitismo evangelical talora non rinuncia alla calunnia e alla diffamazione nei confronti della Chiesa cattolica. Il secondo, il 'dialogo dell’azione', mira alla collaborazione concreta su singoli problemi morali e sociali. Lo stesso Benedetto XVI ha citato come esempio in Gran Bretagna la difesa della vita. Su questo terreno – per esempio contro l’aborto – cattolici ed evangelical, almeno negli Stati Uniti, in effetti collaborano da anni in progetti comuni. Questo favorisce la conoscenza e il rispetto e può preparare il terreno al terzo dialogo, quello più propriamente ecumenico e teologico, su cui iniziative come Ect hanno permesso significativi primi passi. Ma non bisogna neppure nascondersi le difficoltà. Un certo pregiudizio anticattolico sussiste tra molti evangelical. E l’idea della continuità della Chiesa nella storia e della tradizione rimane una pietra d’inciampo.
Madre Serafina Micheli ed il demonio di Don Marcello Stanzione dal sito http://www.pontifex.roma.it
Il 28 maggio 2011 a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita sarà beatificata la venerabile Madre Serafina del Sacro Cuore (al secolo Clotilde Micheli) che è la Fondatrice dell’Istituto “ Suore degli Angeli”. La futura beata nasce ad Imer in provincia di Trento, allora Impero Austro-Ungarico, l’11 settembre 1849, secondogenita di Domenico e Anna Maria Domenica Carmelitana Orsingher. Fino a 18 anni vive in famiglia, in ambiente cristiano; i genitori la educano all’amore per Dio e per il prossimo. A pochi passi dalla casa paterna è la pieve di Imèr (Trento), ove la piccola è battezzata il 12 settembre 1849 da don Venanzio Facchini. In queste comunità montane il ruolo della parrocchia è fondamentale, perché vi si organizza il vissuto religioso e sociale del paese; viene curata e alimentata quotidianamente la pietà popolare intessuta di S. Messa, di adorazioni eucaristiche, di rosari, di pellegrinaggi. La Micheli partecipa attivamente di questo universo religioso, espressione di una pratica cristiana domestica. Il 30 luglio 1852 Clotilde riceve il sacramento della confermazione all’età di tre anni dalle mani del vescovo mons. Giovanni Nepomuceno a fiera di Primiero Tra il 1855 e il 1861 frequenta con profitto le classi elementari del tempo sotto la giurisdizione scolastica austriaca. Il 24 aprile 1859 all’età di 10 anni riceve la prima comunione. Ella si fa promotrice di diverse iniziative in parrocchia, fra cui, in seguito, la fondazione dell’Unione delle Figlie di Maria. Le pratiche di pietà trasmesse all’Istituto affondano le loro radici in questo ambiente religioso delle montagne trentine.
La ragazza vive in questo ambiente ben ancorato alle tradizioni, dove sembrava che nessuna novità avesse il potere di sconvolgere quel ritmo.
Questa tranquillità quotidiana, però, viene scossa il 2 agosto del 1867, quando la giovane Clotilde, diciottenne, insieme a sua sorella Fortunata che poi diventerà religiosa con il nome di suor Maria degli angeli, ha il suo impatto forte con Dio che ne sconvolge la vita. In un impeto di spirito che trabocca in preghiera, riceve e accoglie un messaggio, che sembra documentare più una relazione esclusivamente familiare con Dio, in Cristo, che non la logica di una mente magisteriale che indica un cammino, un progetto di vita.
“Era il giorno del perdono di Assisi o Porziuncola e Clotilde travasasi intenta alla più fervorosa preghiera nella chiesa curaziale di Imèr, quando le appare innanzi la Vergine Immacolata, circonfusa di luce e circondata di Angeli. La Santa Vergine manifesta la volontà del Suo Divin Figliuolo e Sua, che sorretta dalla grazia divina, doveva dar principio a un nuovo Istituto. Mio Figlio ed io vogliamo che fondi un nuovo Istituto che si chiamerà delle Suore degli Angeli perché si proporrà di imitare gli Angeli nell’adorare la Santissima Trinità, servendo il prossimo” (TABACCHI Suor Natività, Biografia, pp. 56-57).
Negli anni che seguono emerge nell’animo di Clotilde, in maniera incancellabile l’assolutezza di una ascesi esigente e coraggiosa, del primato della volontà di Dio come continuo presente che la interpella e la muove. Man mano va dispiegandosi in lei il piano di Dio. A questo fa riscontro un nuovo atteggiamento: la disponibilità all’iniziativa di Dio, non con la logica dotta, ma con la ricchezza di un cuore traboccante di amore per la Trinità Santissima. Nel 1870 Clotilde si trova a Padova presso mons. Angelo Piacentini ed in una apparizione la Madonna le rinnova l’invito a seguire Gesù nella fondazione del nuovo Istituto. A novembre del 1876 Clotilde alla morte di mons. Piacentini lascia Padova ed insieme alle sue sorelle Fortunata e Oliva Agnese si trasferisce a Castellavazzo in provincia di Biella presso l’arciprete don Girolamo Barpi, su invito della signorina Giulia Andrich, nipote del sacerdote. Nel 1878 Clotilde lascia Castellavazzo e raggiunge i suoi genitori a Eppendorf, in Germania dove inizia a lavorare presso l’ospedale delle suore Elisabettiane.
Il 6 gennaio la mamma muore in Germania ed il papà ritorna ad Imèr dove muore il 30 marzo 1885. Clotilde rientra al suo paese ed il 25 marzo fonda l’Unione delle figlie di Maria. Clotilde nel maggio 1887 intraprende un pellegrinaggio a piedi verso Roma insieme alla nipote Giuditta. A Roma nell’agosto di quell’anno le due donne trovano ospitalità presso le suore Immacolatine, dette Turchine, fondate dalla Madre Fabiano, la quale chiede a Clotilde di vestire il loro abito religioso. Tra il 1888 ed il 1890 Clotilde diventa suora Immacolatina e prende il nome di Suor Annunziata. Viene mandata a Sgurgola d’Anagni dove nel settembre 1890 riceve una lettera di padre Francesco Fusco da Trani che la invita a raggiungerlo in Piedimonte Matese, ove il vescovo del Luogo, mons. Scotti aveva in mente di dare inizio ad una nuova fondazione. La suora però non accetta il progetto del vescovo, perché non corrisponde al progetto che Dio le aveva rivelato attraverso la Madonna. Abbandonata da tutti, si trasferisce a Caserta, insieme a Suor Scolastica, la consorella che l’aveva seguita quando aveva lasciato le Immacolatine. Per interessamento di padre Fusco e di don Giovanni zimbella, parroco di Santa Filomena in Caserta, si reca a Casella in provincia di Caserta. In seguito, a loro due si uniscono altre tre ragazze del posto. Finalmente il 28 giugno 1891 ella fonda l’istituto delle Suore degli angeli in Briano con il permesso di mons. Enrico De’ Rossi, vescovo di Caserta. La fondatrice assume il nome di Suor Maria serafina del Sacro Cuore. Nei venti anni seguenti la suora fonda una quindicina di case in tutta Italia. Il 24 marzo 1911 Madre Serafina Micheli muore a Faicchio in provincia di Benevento nella casa madre delle Suore degli Angeli. E’ vissuta 61 anni, 6 mesi e 13 giorni. I funerali si celebrarono in modo solenne il 27 marzo 1911.
Madre Serafina ebbe a che fare diverse volre con il demonio. A questo riguardo voglio citare un caso di liberazione dal demonio operato dalla serva di Dio, Madre Maria Serafina Micheli, fondatrice delle Suore degli Angeli, adoratrici della Santa Trinità. Negli atti del processo della sua beatificazione si legge: “Trovavasi la Madre a Sommana per ragioni di salute per cui passava spesso qualche ora in giardino, all’ombra di folte piante. Andava lassù di tanto in tanto un giovane Seminarista invasato dal demonio. E perché da parte delle suore si cercava di evitare alla Madre tutto quanto potesse affaticarla, fu detto a codesto giovane che la Madre non c’era. Cedettero le suore che egli fosse andato via, ma prima che avessero potuto avvertire la Madre, costui prese a picchiare ad una porta che dal giardino menava su di un viottolo di campagna, che peraltro non privasi mai, e di là cominciò a gridare alla bugia delle suore, ma con voce orribile che sembrava uscisse dalla gola di una bestia.
La Madre gli ordinò di tacere e salire dall’altra parte, perché lei lo avrebbe presto raggiunto. Andò, infatti, la buona Madre e, fatto entrare il seminarista, mandò fuori la altre suore, trattenendo con sé la scrivente, alla quale ingiunse di ritirarsi in un canto e di rispondere alle preghiere. Quindi, prese ad ascoltare quanto quel giovane le diceva, a volte serenamente, a volte fra contorcimenti, bave e parolacce; poi gli ordinò di inginocchiarsi e di ripetere il Credo e le Litanie alla Madonna, che alternava con invocazioni alla SS.ma Trinità e con segni di croce, fatti con l’acqua benedetta. Il povero giovane si contorceva e non riusciva a pronunziare che monosillabi o ad emettere voci inarticolate, mentre, come se una seconda voce uscisse dalla gola di lui, emetteva ruggiti e guaiti, e spesso delle bestemmie. La Madre, intanto, come trasfigurata con una forza sovrumana ordinava al demonio per virtù di santa obbedienza e in nome della Santissima Trinità e di Maria Santissima Immacolata di uscire da quel misero. Maledetta tu, rispondeva quella seconda voce: Maledetta tu, e aggiungeva bestemmie e parolacce. Finalmente la Madre domanda: Quanti siete? Sette, rispose quella voce orribile. Allora la venerata Madre prese a sgridare i demoni e nuovamente a pregare recitando la Corona degli Angeli.
Finalmente il povero giovane, rimasto come annichilito, riprese a parlare e a narrare molto stentatamente gli strazi che il demonio gli faceva. La Madre chiamò allora le suore perché portassero un cordiale al disgraziato e indi lo accomiatò. Divenne poi sacerdote e si mantenne sempre in corrispondenza epistolare con la Madre. Nel 1904 venne a Faicchio in provincia di Benevento per ringraziarla perché, come egli stesso affermò, aveva ottenuto la liberazione “ da uno di quei sette demoni”.
Sara, Dio e il Nemico -Di Francesco Agnoli del 18/10/2010, in Attualità, dal sito http://www.libertaepersona.org
Per scelta non leggo mai, da anni, la cronaca nera. Ho già la mia, di cronaca nera: il dolore degli amici, le sofferenze dei vicini, le miserie personali…. Bastano e avanzano. Eppure mi è capitato di sentire quasi per caso, e poi di ascoltare, in macchina, la vicenda del mostruoso delitto di Avetrano. Quel poco che ho capito di quanto è accaduto mi è bastato perché sorgesse spontanea una domanda: mio Dio, perché? Perché permetti questo?
E’ così: l’uomo compie il male, ma nello stesso tempo ne prova repulsione. Perché non è fatto per esso. Dopo essermi chiesto perché Dio permette che l’uomo possa arrivare così in basso, ho iniziato a riflettere e persino in quel delitto ci ho trovato ragioni per credere. Ragioni, sia chiaro, che sono ben più evidenti nel contemplare un figlio che nasce e che cresce, la gioia di una persona amata, un amico i cui gesti ci costringono a ringraziare Dio, fonte di ogni Bene … Ma anche Avetrano ci parla di Dio, e del suo Nemico. Li vedo entrambi: vedo la potenza del Male, la sua opera mostruosa e distruttiva che porta l’uomo a raggiungere, già qui, l’abisso dell’Inferno. Ma scorgo anche Dio, o meglio la sua assenza, nel cuore di quell’uomo che bramava felicità in un corpo morto, ucciso da lui stesso.
Ricorro a Dio, perché altrimenti non potrei spiegarmi dove sono finite, ora, la bellezza, la giovinezza, le speranze di quella ragazza. Tutto concluso, per sempre, in quel modo? Se siamo solo un po’ di polvere, che nasce a caso e muore a caso, Sara è scomparsa per sempre, e allora una fine vale l’altra: cosa importa, in fondo, nell’immensità dei tempi, aver vissuto vent’anni, o ottanta? Cosa importa, in verità, che un insetto muoia ancora giovane, mangiato da un ragno, o di vecchiaia? Se Dio non esiste, l’uomo non vale più del ragno, perché è solo Dio che garantisce l’eternità della persona umana. E’ l’esistenza di Dio, come ha detto il cardinal Caffarra in un recente incontro nella mia città, la massima, e anche l’unica, affermazione della dignità umana.
E la vita di quei poveri genitori? Senza Dio non può che rimanere fissa, immobilizzata, sino alla morte, nell’odio verso l’assassino e nella disperazione. Senza la Carità e la Speranza, che derivano da Lui, tutto si blocca per sempre in un dolore rancoroso, senza uscita. Se Dio esiste, invece, il perdono, la rinascita, hanno una possibilità e la vita terrena di quei genitori può continuare ad avere un qualche senso. Se Dio esiste, la separazione dalla loro figlia è temporanea, non eterna. Se Dio esiste, la tentazione del suicidio può essere respinta.
E quell’uomo? Quel mostro di cattiveria e di malvagità? Se Dio non c’è, compiere il male o subirlo, non cambia nulla. Vivere come Madre Teresa, per usare un altro esempio del cardinal Caffarra, o come Hitler, è equivalente. Invece se Dio esiste, ogni nostra azione ha un peso, un valore, perché ridonda, rimbalza nell’aldilà, perché ha come conseguenza un premio o un castigo, o meglio l’ottenimento dell’obiettivo umano, l’incontro con Dio, con il Bene, o il fallimento. E’ l’aldilà che dà senso all’al di qua; la durata che giustifica l’effimero; l’eternità che rende importante il tempo. Ma se invece, alla fine della vita individuale, c’è una spugna che cancella tutto, l’importante non è fare il bene e sfuggire il male, ma fare ciò che si vuole, ottenere il proprio scopo. E anche se la giustizia umana fa il suo corso, cioè se arriva a punire chi va punito, cosa è la giustizia umana? Non ridarà la vita, né a Sara, né ai suoi genitori, né all’assassino.
Riguardo a quest’ultimo sembra che, se avesse voluto, non lo avrebbero mai catturato. Ma dopo il delitto, ha sentito dentro un qualche barlume di pentimento, di rimorso. Racconta di aver persino pregato, lui che aveva appena ucciso per cupidigia una giovane donna, la madre della purezza, la Madonna. Cosa può essere, il suo rimorso, se non la voce di Dio, flebile flebile, che parla ancora alla sua coscienza? E se Dio non esiste, dove sono la Giustizia, la Verità, il Bene, che la nostra ragione esige e il nostro cuore desidera? Chi le ha messe, queste esigenze, nel cuore di creature capaci nel contempo di questi misfatti orribili? Chi le ha messe nel cuore di quel mostro infame, cui Dio lascia ancora la possibilità di pentirsi e salvarsi? Se Dio esiste, anche il male terreno più atroce, in verità, è destinato a finire. Sara è morta come è morta, ma forse, poco dopo l’atroce sua fine, era già in cielo, per l’eternità, beata. In un luogo “che solo amore e luce ha per confine”. Lì riuscirà a pregare per i suoi genitori e persino per la salvezza di suo zio. Il Foglio, 14 ottobre
Abbattere gli “Idola” - Di Enzo Pennetta del 17/10/2010, in Scuola educazione, dal sito http://www.libertaepersona.org
Solo i regimi totalitari propongono una cultura standardizzata, un orientamento univoco che inizia sui banchi di scuola e qualche volta termina con censori che ricordano il MinCulPop (il Ministero per la Cultura Popolare del fascismo).
Gli attuali “MinCulPop” ci hanno fatto credere ad esempio che scienza e fede siano incompatibili, cosa che ormai pensa la maggioranza delle persone, mentre quello che non viene detto è che la falsa contrapposizione tra i due “magisteri” (come li definiva il grande paleontologo S.J. Gould) appare a bene vedere come una cortina fumogena che nasconde l’ideologizzazione e dogmatizzazione della “scienza”, una realtà evidenziata da grandi autori del ‘900 come T.S. Kuhn e P.K Feyerabend.
Ovviamente le scoperte scientifiche e le formule non si prestano ad essere ideologizzate, ma altrettanto chiaramente soprattutto nel campo della biologia, le teorie sono state, nel corso della storia, il frutto di determinati riferimenti culturali che T.S. Kuhn definiva “paradigmi”.
La scuola cattolica (e gli insegnanti cattolici) come alternativa alla cultura dominante: La scuola cattolica viene in genere definita in base al fatto di essere “privata” ma in realtà dovrebbe essere definita virtù del suo essere “libera”. Se si vuole promuovere un insegnamento veramente “libero” è necessario svelare gli “idola” del proprio tempo (come li chiamava Francis Bacon nell’illusione che il metodo scientifico li avrebbe eliminati), è necessario mostrare che ogni rivoluzione scientifica non ha mai raggiunto una verità definitiva ma storicamente ha sostituito degli “idola” con altri.
Nell’arco di cinque incontri che si terranno a Roma (ai quali parteciperanno alcuni relatori non cattolici o non credenti e quindi non di parte) si forniranno alcuni strumenti per questo lavoro di libero insegnamento delle scienze, i documenti prodotti verranno resi disponibili sul sito dell’organizzazione www.insegnamentoscienze.it
Essi saranno uno strumento per docenti, genitori e studenti che cerchino la verità riguardo ad argomenti sui quali spesso si stende un diffuso conformismo.
Dal sito “Insegnamento Scienze”:
FINALITÀ:
Nel momento in cui l'insegnamento delle scienze oltrepassa i limiti della conoscenza e della manipolazione del mondo fisico, giungendo a svolgere un ruolo determinante nella formazione di una determinata visione del mondo e di una conseguente antropologia, esso viene ad assumere un ruolo centrale nell'intera formazione scolastica. Se è vero che non esiste una verità scientifica di destra o di sinistra, laica o cattolica, non si può ignorare il fatto che inevitabilmente esistono letture della realtà che condizionano l'interpretazione dei fatti.
La conoscenza priva di "pregiudizi" teorizzata nel XVII secolo da Francis Bacon non può esistere nella realtà, una mente che sia effettivamente una tabula rasa è una contraddizione, è qualcosa "impossibile ad ottenersi, ad eccezione che con la morte" (D. Antiseri - Didattica delle scienze). La stessa scienza baconiana nasceva come strumento non indipendente dal potere politico "...il controllo sulla conoscenza era concepito come uno strumento del potere statale. Uno stato che abdicasse al suo diritto di sorvegliare le opinioni metteva a rischio la sua autorità." (S. Shapin - La rivoluzione scientifica).
Se la conoscenza in sé, intesa come dati e formule, non può che essere neutrale, le teorie scientifiche includono inevitabilmente una determinata visione della realtà, le teorie si riferiscono a dei "paradigmi" kuhniani che sono conseguenti alla società del tempo, agli "idola" di quel determinato momento storico. Una finalità irrinunciabile per una scuola "libera" non può che essere il mettere in evidenza gli "idola" che si mimetizzano ad uno sguardo che si muova all'interno al paradigma del momento, questo non significherà pretendere di raggiungere quella tabula rasa che sappiamo irragiungibile, servirà però a far comprendere che se ognuno ha i suoi "idola" è importante scoprire quali siano quelli di coloro che dichiarano di non averne.
Nella Nova Atlantis di Francis Bacon gli scienziati sono rappresentati come una casta sacerdotale, oggi tale modello appare ampiamente realizzato e la scienza anziché liberare l'uomo dai dogmatismi degli "ipse dixit" sembra averlo spinto verso i rischi di un nuovo dogmatismo che può essere tanto più insidioso quanto più si trincera dietro una dichiarata infallibilità attribuita al "metodo". In una realtà che vede riproporre una presunta (e mai dimostrata) incompatibilità tra scienza e fede, il ruolo degli insegnanti della scuola cattolica, nel suo pieno senso di "universale", dalla posizione privilegiata di chi osserva la storia nel suo dispiegarsi lungo i secoli vedendo il mutevole susseguirsi delle varie filosofie, deve essere proprio quello di indicare come realtà provvisorie e non come verità dogmatiche quelle parti delle teorie che sono frutto dei "paradigmi" del momento.
Il ciclo di conferenze che si svolgeranno tra il 2010 e il 2011, e i documenti che si troveranno sul sito www.insegnamentoscienze.it , saranno utili ad una ricerca degli "idola" di questo momento storico e ad un'analisi critica dei conseguenti paradigmi.