martedì 11 maggio 2010

Nella rassegna stampa di oggi:
1) 'Caro Papa, siamo con te': oltre 10mila sms di solidarietà (3351863091) - per Ratzinger - Roma - (Adnkronos) - Al via l'iniziativa lanciata dalla trasmissione di RaiUno 'A Sua Immagine'. Il 16 maggio l'appuntamento in Piazza San Pietro delle associazioni e dei movimenti ecclesiali. Nessun problema per il viaggio in Portogallo, il vescovo ausiliare di Lisbona: ''In caso di disagi per la nube c'è un piano B''. - Roma, 10 mag. (Adnkronos)
2) Fatima. Il "segreto" svelato - I testi autografi di Suor Lucia interpretati nel 2000 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger. Alla vigilia del suo ritorno in questo santuario mariano, come papa - di Sandro Magister
3) NAVARRO-VALLS SPIEGA IL SEGRETO DI GIOVANNI PAOLO II - Riceve la laurea honoris causa a Barcellona - di Nerea Rodríguez del Cuerpo
4) Pronto il secondo volume su Gesù di Nazareth - L'OPERA DI RATZINGER ALLE STAMPE - Lydia Magistrelli – Roma – dal sito amici di Papa Ratzinger
5) TALISMANI - AMULETI - ABITINI - Attenti a ciò che indossate! - Carlo Di Pietro – dal sito Pontifex.roma.it
6) Avvenire.it, 11 Maggio 2010 - Il dolore della Chiesa e la resurrezione - Il corpo soffre ma il male non vince - Davide Rondoni


'Caro Papa, siamo con te': oltre 10mila sms di solidarietà (3351863091) - per Ratzinger - Roma - (Adnkronos) - Al via l'iniziativa lanciata dalla trasmissione di RaiUno 'A Sua Immagine'. Il 16 maggio l'appuntamento in Piazza San Pietro delle associazioni e dei movimenti ecclesiali. Nessun problema per il viaggio in Portogallo, il vescovo ausiliare di Lisbona: ''In caso di disagi per la nube c'è un piano B''. - Roma, 10 mag. (Adnkronos)
Sono oltre 10.000 gli sms di solidarietà al Papa inviati nella prima giornata dell'iniziativa, lanciata dalla trasmissione di Rai Uno 'A Sua Immagine', che permette a chiunque lo voglia di scrivere a Benedetto XVI.
"La risposta è stata davvero straordinaria - spiega all'ADNKRONOS il conduttore Rosario Carello - Sono tantissimi gli sms arrivati dai bambini, poche parole ma molto affettuose: 'Caro Papa ti vogliamo bene' scrivono due fratellini pugliesi e ancora 'Papa i bambini sono con te'". "Parole di stima e vicinanza sono arrivate anche da tanti adulti che esortano il Papa ad andare avanti nel suo cammino 'condividiamo la lotta che stai facendo, ti seguiamo e ti accompagniamo'. Messaggi - continua il conduttore - che testimoniano la voglia della gente comune di esprimere la propria solidarietà al Pontefice. Ma è solo l'inizio, un inizio che lascia intravedere numeri altissimi".
L'iniziativa è legata all'appuntamento del 16 maggio, giornata in cui i movimenti e le associazioni laicali si ritroveranno in piazza San Pietro per testimoniare al Pontefice l'affetto del popolo cristiano.
Il numero per inviare gli sms al Papa è 335 18.63.091. Tutti i messaggi verranno consegnati entro il mese di maggio.
All'iniziativa del 16 maggio ha aderito anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. 'Roma per il Papa!' E' l'appello scelto dal primo cittadino per coinvolgere i romani, che è stato diffuso anche attraverso facebook (Gianni Alemanno) e sul sito internet: www.alemanno.it. ''Aderisco a questa iniziativa - spiega Alemanno - come credente e come sindaco di Roma, città che ha un legame speciale di riconoscenza e devozione con il Santo Padre al quale vogliamo testimoniare il nostro sostegno e il nostro filiale affetto in un momento di difficoltà per la Chiesa''.
Intanto, nonostante i disagi al traffico aereo causati dalla nube di cenere vulcanica, non ci saranno problemi per il viaggio del Papa in Portogallo. A dare la notizia il vescovo ausiliare di Lisbona Carlos Azevedo, citato dal giornale online portoghese Diariodigitali. Azevedo ha precisato che anche in caso di restrizioni al traffico aereo, esiste un 'piano B' previsto dal governo per far sì che il viaggio possa regolarmente svolgersi. Il vescovo non ha però voluto precisare quale sarebbe il possibile piano B, "deve essere annunciato (dall'episcopato) insieme al governo", ha precisato.
Fatima. Il "segreto" svelato - I testi autografi di Suor Lucia interpretati nel 2000 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger. Alla vigilia del suo ritorno in questo santuario mariano, come papa - di Sandro Magister
ROMA, 10 maggio 2010 – Da domani e per quattro giorni Benedetto XVI visiterà il Portogallo. La sua prima tappa sarà Lisbona e l'ultima Porto. Ma nella parte centrale del viaggio egli sosterà a Fatima, dove sorge uno dei più frequentati santuari mariani del mondo.
Fatima è il luogo in cui nel 1917 la Madonna apparve a dei bambini e parlò loro rivelando, tra l'altro, ciò che fu poi chiamato un "segreto".
Le prime due parti di questo "segreto" furono rese pubbliche nel 1941 e hanno al centro una visione dell'inferno e le persecuzioni della Chiesa.
La terza e ultima parte, tenuta a lungo sotto chiave dalle autorità vaticane, alimentò forti attese, che non si acquietarono nemmeno dopo che nel 2000 il testo fu reso pubblico per volontà di Giovanni Paolo II. Tuttora vi è chi sostiene che vi siano rivelazioni ancora tenute nascoste.
Da cardinale, Joseph Ratzinger ebbe un ruolo chiave nella pubblicazione della terza parte del "segreto" di Fatima.
Fu lui, infatti, in qualità di prefetto della congregazione per la dottrina della fede, a darne l'interpretazione ufficiale, in un "commento teologico" che accompagnò la pubblicazione del testo.
Un estratto del suo commento è riprodotto in questa pagina. Ma il testo integrale è molto più ampio. Un intero capitolo spiega il significato delle "rivelazioni" private in rapporto alla "Rivelazione" definitiva che è Gesù Cristo e che trova espressione nell'Antico e nel Nuovo Testamento. E in più c'è un'analisi della struttura antropologica e psicologica delle "rivelazioni" private.
Al cuore dell'interpretazione di Ratzinger del "segreto" di Fatima c'è una meditazione cristiana sulla storia. Meditazione che prevedibilmente egli tornerà a svolgere nelle omelie e nei discorsi dei prossimi giorni.
Ratzinger, nel suo commento del 2000, escluse drasticamente che la visione dei bambini a Fatima fosse "un film anticipato del futuro", e di un futuro prefissato per sempre, impossibile da cambiare. Al contrario – disse – il messaggio che scaturisce dalla visione è un invito alla libertà degli uomini, perché cambi le cose in bene. Giovanni Paolo II – aggiunse – aveva ragione a ritenersi salvato dalla "mano materna" che deviò il proiettile mortale diretto contro di lui il 13 maggio 1981. Perché "non esiste un destino immutabile" e "fede e preghiera sono potenze che possono influire nella storia".
Invece che rivelazioni apocalittiche sul futuro, la visioni di Fatima sulle persecuzioni dei cristiani – disse ancora Ratzinger – sono un messaggio di speranza. Il sangue dei martiri è seme di purificazione e di rinnovamento.
E soprattutto, "da quando Dio stesso ha un cuore umano e ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola".
In attesa di ascoltare che cosa dirà Benedetto XVI in Portogallo e a Fatima, ecco qui di seguito un estratto del suo commento del 2000, preceduto dai testi integrali delle tre parti del "segreto" e dal comunicato ufficiale con cui la sua terza parte fu resa pubblica dieci anni fa.
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1. LE PRIME DUE PARTI DEL "SEGRETO" RIVELATO NEL 1917, SCRITTE DA SUOR LUCIA NEL 1941 E RESE NOTE QUELLO STESSO ANNO
Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare.
La prima dunque, fu la visione dell'inferno.
La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore.
In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:
Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.
31 agosto 1941
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2. LA TERZA E ULTIMA PARTE DEL "SEGRETO" RIVELATO NEL 1917, SCRITTA DA SUOR LUCIA NEL 1944 E RESA PUBBLICA NEL 2000
J.M.J.
La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
3 gennaio 1944
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3. COMUNICAZIONE FATTA A NOME DI PAPA GIOVANNI PAOLO II DAL CARDINALE ANGELO SODANO, A FATIMA, IL 13 MAGGIO 2000
Nella solenne circostanza della Sua venuta a Fatima, il Sommo Pontefice mi ha incaricato di darvi un annuncio. Come è noto, scopo della Sua venuta a Fatima è stata la beatificazione dei due "pastorinhos". Egli tuttavia vuole attribuire a questo Suo pellegrinaggio anche il valore di un rinnovato gesto di gratitudine verso la Madonna per la protezione a Lui accordata durante questi anni di pontificato. È una protezione che sembra toccare anche la cosiddetta terza parte del "segreto" di Fatima.
Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l'immane sofferenza dei testimoni della fede dell'ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
Secondo l'interpretazione dei "pastorinhos", interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il "Vescovo vestito di bianco" che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch'Egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
Dopo l'attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata "una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola", permettendo al "Papa agonizzante" di fermarsi "sulla soglia della morte" (Giovanni Paolo II, Meditazione con i Vescovi italiani dal Policlinico Gemelli, in: Insegnamenti, vol. XVII1, 1994, p. 1061). In occasione di un passaggio da Roma dell'allora Vescovo di Leiria-Fatima, il Papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l'attentato, perché fosse custodita nel Santuario. Per iniziativa del Vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell'Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l'ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del "segreto" di Fatima sembrano ormai appartenere al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all'inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità. "La Signora del messaggio sembra leggere con una singolare perspicacia i segni dei tempi, i segni del nostro tempo... L'insistente invito di Maria Santissima alla penitenza non è che la manifestazione della sua sollecitudine materna per le sorti della famiglia umana, bisognosa di conversione e di perdono" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 1997, n. 1, in: Insegnamenti, vol. XIX2, 1996, p. 561).
Per consentire ai fedeli di meglio recepire il messaggio della Vergine di Fatima, il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede il compito di rendere pubblica la terza parte del "segreto", dopo averne preparato un opportuno commento.
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4. COMMENTO TEOLOGICO AL COSIDDETTO "SEGRETO" DI FATIMA
di Joseph Card. Ratzinger
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo "segreto" di Fatima, che dopo lungo tempo per disposizione del Santo Padre viene qui pubblicato nella sua interezza, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione. È questo ciò che la Madre del Signore voleva comunicare alla cristianità, all'umanità in un tempo di grandi problemi e angustie? Ci è di aiuto all'inizio del nuovo millennio? Ovvero sono forse solamente proiezioni del mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma allo stesso tempo sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo? Come dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne? [...]
La prima e la seconda parte del "segreto" di Fatima sono già state discusse così ampiamente dalla letteratura relativa, che non devono qui essere illustrate ancora una volta. Vorrei solo brevemente richiamare l'attenzione sul punto più significativo. I bambini hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo una visione dell'inferno. Hanno veduto la caduta delle "anime dei poveri peccatori". Ed ora viene loro detto perché sono stati esposti a questo istante: per "salvarle" – per mostrare una via di salvezza. Viene in mente la frase della prima lettera di Pietro: "meta della vostra fede è la salvezza delle anime" (1, 9). Come via a questo scopo viene indicato – in modo sorprendente per persone provenienti dall'ambito culturale anglosassone e tedesco –: la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. "Cuore" significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo orientamento interiore. Il "cuore immacolato" è secondo Mt 5, 8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto "vede Dio". "Devozione" al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il "fiat" – "sia fatta la tua volontà" – diviene il centro informante di tutta quanta l'esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imitatemi (1 Cor 4, 16; Fil 3, 17; 1 Tess 1, 6; 2 Tess 3, 7.9). Nell'apostolo esse possono verificare concretamente che cosa significa seguire Cristo. Da chi però noi potremmo in ogni tempo imparare meglio se non dalla Madre del Signore?
Arriviamo così finalmente alla terza parte del "segreto" di Fatima qui per la prima volta pubblicato integralmente. Come emerge dalla documentazione precedente, l'interpretazione, che il Cardinale Sodano ha offerto nel suo testo del 13 maggio, è stata dapprima presentata personalmente a Suor Lucia. Suor Lucia al riguardo ha innanzitutto osservato che ad essa era stata data la visione, ma non la sua interpretazione. L'interpretazione, diceva, non compete al veggente, ma alla Chiesa. Essa però dopo la lettura del testo ha detto che questa interpretazione corrispondeva a quanto essa aveva sperimentato e che essa da parte sua riconosceva questa interpretazione come corretta. In quanto segue quindi si potrà solo cercare di dare un fondamento in maniera approfondita a questa interpretazione a partire dai criteri finora sviluppati.
Come parola chiave della prima e della seconda parte del "segreto" abbiamo scoperto quella di "salvare le anime", così la parola chiave di questo "segreto" è il triplice grido: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!". Ci ritorna alla mente l'inizio del Vangelo: "paenitemini et credite evangelio" (Mc 1, 15). Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza – della conversione – della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi pericoli, i quali verranno delineati nelle immagini successive. Mi permetto di inserire qui un ricordo personale; in un colloquio con me Suor Lucia mi ha detto che le appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità – tutto il resto intendeva solo portare a questo.
Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini. L'angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione – lo splendore della Madre di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza. In tal modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene. Perciò sono totalmente fuorvianti quelle spiegazioni fatalistiche del "segreto", che ad esempio dicono che l'attentatore del 13 maggio 1981 sarebbe stato in definitiva uno strumento del piano divino guidato dalla Provvidenza e che pertanto non avrebbe potuto agire liberamente, o altre idee simili che circolano. La visione parla piuttosto di pericoli e della via per salvarsi da essi.
Le frasi seguenti del testo mostrano ancora una volta molto chiaramente il carattere simbolico della visione: Dio rimane l'incommensurabile e la luce che supera ogni nostra visione. Le persone umane appaiono come in uno specchio. Dobbiamo tenere continuamente presente questa limitazione interna della visione, i cui confini vengono qui visivamente indicati. Il futuro si mostra solo "come in uno specchio, in maniera confusa" (cfr 1 Cor 13, 12). Prendiamo ora in considerazione le singole immagini, che seguono nel testo del "segreto". Il luogo dell'azione viene descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città mezza in rovina e finalmente una grande croce di tronchi grezzi. Montagna e città simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del pericolo e della minaccia più estrema. Sulla montagna sta la croce – meta e punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in salvezza; si erge come segno della miseria della storia e come promessa per essa.

Appaiono poi qui delle persone umane: il vescovo vestito di bianco ("abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre"), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli strati sociali. Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori, che lo circondano. Non solo le case della città giacciono mezze in rovina – il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata in questa immagine la storia di un intero secolo. Come i luoghi della terra sono sinteticamente raffigurati nelle due immagini della montagna e della città e sono orientati alla croce, così anche i tempi sono presentati in modo contratto: nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello "specchio" di questa visione vediamo passare i testimoni della fede di decenni. Al riguardo sembra opportuno menzionare una frase della lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12 maggio 1982: "la terza parte del 'segreto' si riferisce alle parole di Nostra Signora: Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte”.
Nella Via Crucis di un secolo la figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme diversi Papi, che cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le sofferenze di questo secolo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse sulla via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei martiri. Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13 maggio 1981 si fece portare il testo della terza parte del "segreto", riconoscervi il suo proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: "... fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte" (13 maggio 1994). Che qui una "mano materna" abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una volta che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.
La conclusione del "segreto" ricorda immagini, che Lucia può avere visto in libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di fede. È una visione consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio una storia di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue di Cristo ed il sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue dei martiri scorre dalle braccia della croce. Il loro martirio si compie in solidarietà con la passione di Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi completano a favore del corpo di Cristo, ciò che ancora manca alle sue sofferenze (cfr Col 1, 24). La loro vita è divenuta essa stessa eucaristia, inserita nel mistero del chicco di grano che muore e diventa fecondo. Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, così la morte dei testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa. La visione della terza parte del "segreto", così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con una immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i sofferenti come Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente rappresenta Cristo, che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa di più: dalla sofferenza dei testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica.
Siamo così giunti ad un'ultima domanda: Che cosa significa nel suo insieme (nelle sue tre parti) il "segreto" di Fatima? Che cosa dice a noi? Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: "... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del 'segreto' di Fatima sembrano ormai appartenere al passato". Nella misura in cui singoli eventi vengono rappresentati, essi ormai appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. Ciò che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del "segreto": l'esortazione alla preghiera come via per la "salvezza delle anime" e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione.
Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del "segreto" divenuta giustamente famosa: "il Mio Cuore Immacolato trionferà". Che cosa significa? Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il "fiat" di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore – perché grazie a questo "Sì" Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: "Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo" (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.
NAVARRO-VALLS SPIEGA IL SEGRETO DI GIOVANNI PAOLO II - Riceve la laurea honoris causa a Barcellona - di Nerea Rodríguez del Cuerpo
BARCELLONA, lunedì, 10 maggio 2010 (ZENIT.org).- Joaquín Navarro-Valls, psichiatra, giornalista e direttore della Sala Stampa della Santa Sede dal 1984 al 2006, ha ricevuto giovedì la laurea honoris causa conferitagli dall'Università Internazionale della Catalogna (UIC), a Barcellona.
La laudatio di colui che è stato portavoce di Giovanni Paolo II è stata pronunciata dal suo padrino, il dottor Salvador Aragonés, che ha sottolineato “la professionalità e la credibilità” dell'ex portavoce vaticano. Per Aragonés, la credibilità di Navarro-Valls “si basava sulla sua vera amicizia con il Papa di allora, Giovanni Paolo II”.
Dopo il conferimento della laurea honoris causa da parte del Rettore della UIC, Josep Argemí, Navarro-Valls ha pronunciato un discorso centrato sulla persona di Giovanni Paolo II in cui ha sottolineato che “la sua grande opera maestra è stata quella che si è compiuta in lui stesso, all'interno della sua persona: aver mantenuto sempre quella flessibilità interiore che gli ha permesso di rispondere di sì alle richieste e ai suggerimenti che ogni minuto della sua vita ha accolto dall'Alto”.
Dopo aver spiegato alcuni episodi personali al fianco di Karol Wojtyła, il nuovo dottore honoris causa ha rimarcato che “in lui erano evidenti la ricchezza intellettuale di un teologo e l'innocenza spontanea di un bambino”.
Navarro-Valls, definito “maestro della comunicazione” dal Rettore Argemí, ha voluto specificare che una peculiarità di Giovanni Paolo II era la sua relazione diretta con la trascendenza. “La sua spiritualità era attraente e simpatica, apostolica e costantemente convincente. Nella sua giornata stare con Dio era la passione più grande, e la cosa più naturale del mondo”, ha rivelato.
Navarro-Valls ha inoltre ricordato ai tanti presenti che nella convivenza con il Papa defunto “era evidente che Dio non è un codice di leggi, ma una persona. A Dio si può affidare la propria esistenza, a un codice di leggi nemmeno una giornata”.
Pronto il secondo volume su Gesù di Nazareth - L'OPERA DI RATZINGER ALLE STAMPE - Lydia Magistrelli – Roma – dal sito amici di Papa Ratzinger
È finalmente alle stampe l'atteso secondo volume dell'opera "Gesù di Nazareth" di Papa Benedetto XVI. Per la pubblicazione occorrerà tuttavia attendere qualche mese, per consentire la traduzione e l'uscita simultanea del libro nelle lingue più diffuse. Lo ha annunciato ieri la sala stampa della Santa Sede, precisando che il testo definitivo del manoscritto è stato consegnato nei giorni scorsi agli editori: il tedesco Manuel Herder, che sta curando l'opera completa di Joseph Ratzinger, e don Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice vaticana, titolare dei diritti d'autore.
A Herder è stato affidato il testo originale, scritto in lingua tedesca, mentre sarà la Lev ad affidare il testo ad altri editori per le diverse traduzioni nelle varie lingue dall'originale tedesco, provvedendo alla concessione dei diritti e alla pubblicazione in lingua italiana.
Il primo volume del "Gesù di Nazareth" era uscito nel maggio del 2007, imponendosi in breve tempo tra i best seller in tutto il mondo, considerato da tutti non soltanto una sorta di "Magna Charta" del pontificato di Papa Ratzinger, ma anche terreno di confronto e analisi per storici e teologi di ogni fede cristiana e non solo. Il secondo volume prende le mosse dalla fine del primo, ed è dedicato alla Passione e alla Risurrezione di Cristo.
«Si auspica che la pubblicazione del libro avvenga in modo contemporaneo nelle lingue di maggiore diffusione; essa quindi, per quanto rapida – conclude la nota della sala stampa – richiederà ancora diversi mesi, dati i tempi necessari alla traduzione accurata di un testo tanto importante e atteso».
TALISMANI - AMULETI - ABITINI - Attenti a ciò che indossate! - Carlo Di Pietro – dal sito Pontifex.roma.it
Un altro discorso importante riguarda i talismani e gli amuleti che i maghi vendono fino al costo di vari milioni. Un ex mago convertito da Padre Leone, il noto sacerdote esorcista di Andretta (Avellino), ha detto: "Sapete Perché un talismano costa 300 mila lire e magari un altro 800 mila lire? Perché il Demonio per caricarli di energia malèfica, li obbligava a bestemmiare 300 volte la Madonna sul talismano da 300 mila lire e a bestemmiare 800 volte Gesù o la Madonna su quello da 800 mila lire". Immaginatevi un po' cosa si mettono addosso certe persone! E il guaio è che sono convinte che tali cose diaboliche li proteggano! E pagano anche diversi milioni per comprarli e portarli addosso!... Nei cosiddetti abitini, cuciti sempre con molta cura, si è trovata addirittura polvere di ossa di morti! Un altro discorso importante riguarda altri oggetti superstiziosi, purtroppo molto diffusi, e che sono carichi di una grande potenza ...
... malèfica. Diffusissimo per esempio è il corno. Esso lo vediamo nelle autovetture, nei negozi, nelle case, appeso alle catenine al collo delle persone o vicino all'orologio da polso. Molta gente ingenuamente pensa che il corno la protegga contro il "malocchio". Non sa, invece, che il corno non solo non ci protegge, ma attira fortemente su di noi forze negative e malèfiche.
Un giovane che veniva per ricevere esorcismi, non ne ha avuto nessun giovamento per ben due mesi, Perché al collo portava un cornetto d'oro e che gli ho fatto poi togliere subito appena l'ho visto. Lo stesso discorso vale per altri oggetti di superstizione come braccialetti contro i dolori reclamizzati dai maghi, le mani a forma di corna, il gobbetto, i segni dell'oroscopo portati addosso o al collo e che purtroppo oggi sono molto diffusi e regalati. Spesso queste cose diaboliche si portano accanto ad una medaglina della Madonna o ad un Crocifisso alle catenine al collo delle persone!
Gesù invece è stato molto chiaro. Ci ha detto: "Non potete servire due padroni. O state con Dio o con Satana!" Perciò tutti questi oggetti diabolici vanno distrutti e tenuti lontani da noi e dalle nostre case. Se invece sono d'oro, come capita spesso, allora dobbiamo portarli da un oréfice, facciamoli fondere (così perdono ogni potere malefico!) e facciamoci fare, con lo stesso oro fuso, una medaglina della Madonna o un Crocifisso. Così distruggiamo alla radice questi oggetti malèfici; altrimenti l'orefice darà a qualcun altro il cornetto d'oro ricevuto da noi, rovinando così un'altra persona.
Lo stesso discorso vale per il ferro di cavallo che molti addirittura mettono in grande evidenza nelle case o nelle automobili. E' un segno di grande stupidità e segno di una enorme ignoranza religiosa... E in questo campo l'ignoranza religiosa si paga e si paga molto cara come dimostrano tanti fatti, incluse le possessioni diaboliche. Stiamo attenti anche a quelle persone che dicono di togliere il "malocchio". Anche se qualche volta agiscono in buona fede, non sanno che compiono un rito magico e compiere riti magici significa onorare il Demonio! E' chiaro che ciò è molto pericoloso per le conseguenze che ne derivano...
La Sacra Bibbia, a tal proposito, ci avverte: "Dice il Signore: popolo mio, non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione, il sortilègio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, Perché chiunque fa queste cose suscita la collera del Signore..." (Deuteronomio 18, 10-14). Stiamo anche molto attenti a quelle persone (che non sono sacerdoti) e che dicono di togliere il malocchio e le fatture. Essi non hanno le mani consacrate come i sacerdoti e quindi non hanno nessun potere contro il Demonio e i mali malefici. Anzi, con le loro arti magiche, occulte o palesi, sono a servizio di Satana per rovinare i figli di Dio. Infatti quante persone si rivolgono al sacerdote esorcista dopo essere andati da maghi o fattucchieri dai quali non hanno ottenuto la guarigione dei loro mali, anzi li hanno peggiorati!
Costoro per ingannare la gente, mostrano nella loro stanza, dove ricevono la gente, quadri di Santi o della Madonna. Non hanno mai però il quadro di San Michele Arcangelo alle pareti (o lo hanno solo a mezzo busto), Perché non sopportano di vedere il loro Padrone, cioè Satana, schiacciato sotto i piedi di San Michele. E questo fa capire tante cose a chi vuole capire... [tratto da un testo di Don Pasqualino Fusco]
Carlo Di Pietro
Avvenire.it, 11 Maggio 2010 - Il dolore della Chiesa e la resurrezione - Il corpo soffre ma il male non vince - Davide Rondoni
Ci sono diversi tipi di dolore. Quello della Chiesa e dei suoi membri è il dolore di un corpo. Non è il dispiacere che possono provare, che so, gli aderenti a un partito, magari all’indomani di elezioni perse o di scandali che ne colpiscono la base o i capi. Quello nostro intendo, di noi che col Papa sentiamo il dolore di questi mesi e settimane (e di secoli e millenni) per le ferite che la nostra e altrui debolezza producono alla Chiesa, è il dolore di un corpo. Non è il dispiacere per una Istituzione che viene colpita o macchiata.

Non è nemmeno il dispiacere per vedere che una ideologia o filosofia manifesta degli errori, delle falle. Non è il dispiacere per una impresa che non si riesce a compiere, che fallisce. No, è un altro tipo di dolore. Quel che uno prova sul proprio corpo non è facilmente comunicabile. E nemmeno tanto comprensibile. Un dolore che non è nemmeno il rammarico di chi perde la faccia. Non è la vergogna solamente. È un dolore più netto. Più forte e direi quasi più puro. Come il dolore di una ferita al petto. E nel cuore. E di una ferita alla gamba. E nel cuore. Insomma come un dolore che non è il dolore per una idea, o per un ideale, ma di un corpo. Del Suo corpo che è la Chiesa. E che siamo noi.

Chi non ne fa parte può forse lontanamente immaginare di cosa si tratti. E magari pensa che i cattolici stiano soffrendo perchè feriti nell’orgoglio, o in una specie di idea, o nella fede. No. Non si tratta di questo. Chi ha una ferita nel corpo capisce meglio di cento o mille giornalisti o commentatori. È una ferita della carne, della Sua carne che è la Chiesa. E nostra. Un dolore inimmaginabile. E però, al tempo stesso, più chiaro, se così si può dire. Che non cerca spiegazioni in dietrologie di cui fanno pasto media o commentatori noiosi e sempre in cerca di spunti per dipingere la Chiesa per quello che loro vorrebbero fosse. Una Istituzione come un’altra. Una Istituzione da rispettare, a volte. E a volte per niente.

No, non si tratta di questo. Le Istituzioni non soffrono veramente. Si può dire che guadagnano o perdono prestigio. Ma alla Chiesa che è il Suo corpo non interessa, in sé e per sé, il prestigio. Non conta su quello, come Lui non ci contava. Molti sarebbero disposti a offrire grande onore alla Chiesa se fosse solo una Istituzione e non un corpo vivo. Farebbe persino comodo, in questa crisi generale delle istituzioni, una Chiesa intesa solo come una Istituzione, vecchiotta e saggia se pur con qualche acciacco. Ma proprio il dolore, il tipo di dolore che stiamo provando, e di cui il Papa parla per primo con sincerità e chiarezza, mostra che la Chiesa è innanzitutto un corpo, e dunque soffre come un corpo vivo.

Non cerca di nascondere o di esorcizzare il dolore. Un corpo non può farlo. Ma si tratta di reagire alla ferita come fa un corpo vivo: aumentando la forza, cercandola, come invita a fare il Papa, nella comunione, che è la unità del corpo. Ed è il principio vitale. Come dire: il motore e la connessione del corpo. La comunione che è la unità dei membri. Questo corpo appartiene all’uomo adombrato nel mistero della Sindone. Un corpo sofferente. In questi mesi è Lui che soffre, e noi siamo il Suo corpo che soffre. Non è risparmiato niente.

Ma questo corpo ha conosciuto e conosce continuamente la Resurrezione. Perciò l’unico "conforto" a questo dolore della Chiesa non sta in una strategia, o in qualche passeggero analgesico. Bensì, come il Papa sta indicando, nel rivolgere lo sguardo alla Resurrezione. All’unica vera vittoria del male, che toglie il pungiglione alla morte, a quei pezzi di morte chiamati peccati che fanno soffrire il Suo corpo.
Davide Rondoni