Nella rassegna stampa di oggi:
1) 02/05/2010 - Al Regina Caeli il Papa affida Torino a Maria – Radio Vaticana
2) 02/05/2010 – Radio Vaticana - Il Papa a Torino per la Sindone: amare come Gesù, senza limiti, per affrontare sofferenze e difficoltà e porre un argine al male. La fede non è mai contro la libertà
3) LA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Parla don Carmine Arice, direttore dell’ufficio pastorale per le comunicazioni - di Chiara Santomiero
4) Importante la visita del Papa alla Sindone, pregherà davanti al volto di Dio. Un messaggio di speranza. Cattolici in aumento nel mondo, in calo nella Europa del benessere che da tempo si é addormentata - Bruno Volpe – dal sito Pontifex.roma.it
5) I cattolici aumentano in Africa e Asia: merito dei missionari e dell'animo incorrotto di quei popoli. L'Europa in apostasia silenziosa, in balia del laicismo - Bruno Volpe – dal sito Pontifex.roma.it
6) La Sindone, il business e le reazioni degli oppositori – da http://blog.ilgiornale.it – di Andrea Tornielli
02/05/2010 - Al Regina Caeli il Papa affida Torino a Maria – Radio Vaticana
Il Papa al Regina Caeli ha affidato la città di Torino a Maria che qui è "venerata quale principale Patrona col titolo di Beata Vergine Consolata. "Veglia, o Maria - è stata la preghiera del Papa - sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano “sale e luce” in mezzo alla società". "La Vergine Maria - ha proseguito - è colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l’immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d’amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il Volto di Dio. Alla Madonna Santissima - ha concluso il Papa - affido con gratitudine quanti hanno lavorato per questa mia Visita, e per l’Ostensione della Sindone. Prego per loro e perché questi eventi favoriscano un profondo rinnovamento spirituale".
02/05/2010 – Radio Vaticana - Il Papa a Torino per la Sindone: amare come Gesù, senza limiti, per affrontare sofferenze e difficoltà e porre un argine al male. La fede non è mai contro la libertà
La Sacra Sindone “è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno”. E’ quanto ha detto il Papa nell’omelia della Messa a Piazza San Carlo, a Torino, dove è giunto stamani per l’Ostensione del Sacro Lino. Il Papa ha parlato del comandamento nuovo di Gesù: la novità è amare “come” Lui ci ha amati: “L’Antico Testamento non presentava nessun modello di amore, ma formulava soltanto il precetto di amare. Gesù invece ci ha dato se stesso come modello e fonte di amore. Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore … Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo. Amare gli altri come Gesù ci ha amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore”. Il suo pensiero si è poi rivolto a quanti sono in difficoltà: “penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani”. Il Papa ha quindi esortato “le famiglie a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora più salda la comunione. Anche nel ricco e variegato mondo dell’Università e della cultura – ha detto - non manchi la testimonianza dell’amore di cui ci parla il Vangelo odierno, nella capacità dell’ascolto attento e del dialogo umile nella ricerca della Verità, certi che è la stessa Verità che ci viene incontro e ci afferra. Desidero anche incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile è un segno che il pensiero cristiano sull’uomo non è mai contro la sua libertà, ma in favore di una maggiore pienezza che solo in una ‘civiltà dell’amore’ trova la sua realizzazione”.
LA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - Parla don Carmine Arice, direttore dell’ufficio pastorale per le comunicazioni - di Chiara Santomiero
TORINO, domenica, 2 maggio 2010 (ZENIT.org).- Quando Benedetto XVI arriverà qui alla Piccola Casa, dopo aver venerato la Sindone nel duomo di Torino, passerà sotto un arco che reca la scritta “Divina Provvidenza” per ricordare anche nella pietra quella che fu sempre la fonte ispiratrice del santo Giuseppe Cottolengo, la cui statua è posta al di sotto dell’arco con il suo motto personale “Caritas Christi urget nos”.
“Il Papa – spiega don Carmine Arice, direttore dell’ufficio pastorale per le comunicazioni della Piccola Casa della Divina Provvidenza - entrerà nella chiesa dall’ingresso di via S. Pietro in vincoli e si fermerà a venerare le spoglie di S. Giuseppe Cottolengo. Quindi proseguirà lungo la navata centrale dove lo aspetteranno, a destra e a sinistra, i nostri ospiti e verrà nel presbiterio dove sarà accolto dai sacerdoti e dal Padre Aldo Sarotto, superiore generale dei cottolenghini. Qui rivolgerà il suo discorso alla Piccola Casa al termine del quale saluterà dieci ammalati in rappresentanza di tutti gli altri e poi uscirà, riattraversando la navata centrale”.
Intorno alla chiesa dedicata a s. Vincenzo de’ Paoli e s. Antonio abate si stendono i 112 mila metri quadrati della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Una vera e propria città che accoglie in modo stabile circa 2 mila persone - tra ospiti e personale religioso -, e che arriva a distribuire “circa 3 mila pranzi ogni giorno di cui 500 per gli assistiti, 208 per i ricoverati in ospedale, quasi 400 alla mensa degli senza fissa dimora, almeno 600 alle suore tra le quali quelle anziane o a riposo…”. Davanti alla grande cucina generale, sono pronti dei furgoncini ape che a mezzogiorno caricano e distribuiscono il cibo in tutti i padiglioni.
“Accogliere in maniera stabile – aggiunge Arice - circa cinquecento deboli mentali, anziani, malati di Alzhemeir, terminali, richiede una struttura notevole”. Attenzione però a non chiamare la Piccola Casa struttura sanitaria, di ricovero o Casa di riposo.
“L’ha chiamata ‘Casa’”
“San Giuseppe Cottolengo – spiega Arice – non aveva in mente un istituto, un ricovero: l’ha chiamata Casa, per tutti quelli che erano rifiutati dagli altri ospedali o vivevano in stato di abbandono”.
“Il campo semantico usato – aggiunge - è sempre quello delle relazioni familiari: padre, madre, figlio, sorella dei poveri. Anche i reparti sono chiamati famiglie”.
La Piccola Casa si estende nel quartiere torinese di Valdocco che evidentemente attira santità e le grandi opere perché accanto c’è la Casa madre dei salesiani di don Bosco. “I due santi – afferma Arice – certamente si sono conosciuti perché don Bosco è diventato prete nel 1841 e Cottolengo è morto nel 1842”. Una leggenda racconta anche di un consiglio dato dal Cottolengo al giovane don Bosco: “questa talare è troppo sottile e vi si attaccheranno molti ragazzi: prendetene una più robusta”.
Il Cottolengo arriva qui il 27 aprile 1832. Il primo nucleo di accoglienza aperto nel centro della città (il Deposito della Porta rossa), è stato chiuso dalle autorità per timore del diffondersi di epidemie e lui si sposta in periferia, “portando – ricorda una targa – “su un somarello e un carrettino i primi due ospiti della Piccola Casa della Divina Provvidenza”.
“Inizia un’opera – racconta Arice - che si allarga in cerchi concentrici; ogni volta che incontrava una domanda si provvedeva a una risposta: invalidi, deboli mentali, orfani, scuole, ospedali per acuti, ospedale per cronici”.
All’inizio c’erano dei laici di buona volontà ad aiutare il Cottolengo, poi “mano a mano che la realtà si è espansa, alcuni chiamati alla vita consacrata hanno dato più stabilità al servizio, dapprima suore, e fratelli e poi sacerdoti”.
Il Cottolengo “ha fondato sedici famiglie religiose, maschili e femminili, di cui sei di vita contemplativa e dieci di vita apostolica, ciascuna per la risposta a un diverso bisogno”.
“Costringere la Provvidenza ad intervenire”
Tutto questo “nell’arco di dieci anni, dal 1832 al 1842; a 56 anni muore in un’epidemia di tifo petecchiale che si diffonde a Torino”. Questa grande attività viene realizzata, afferma Arice, seguendo “una sequenza interessante. Di solito, all’emergere di un bisogno si cercano delle risorse per farvi fronte e poi si risponde. Invece, nel caso del Cottolengo, la sequenza era: domanda-risposta-intervento della Provvidenza”. Il santo affermava, infatti, che bisognava “costringere in qualche modo la divina Provvidenza ad intervenire”.
La spiritualità della Piccola Casa è fondata su tre elementi: “la fede in Dio Padre provvidente; la carità di Cristo come motore dell’esperienza verso i poveri nei quali si riconosce il Suo volto e lo stile di comunione”. I religiosi, infatti “fanno famiglia con le persone accolte. Una parte della Casa dove ci sono gli ospiti è per la comunità religiosa; mangiamo sotto lo stesso tetto lo stesso pane e condividiamo la vita”.
I buoni figli
Tra gli ospiti preferiti del santo Cottolengo ci sono “i buoni figli, così lui chiamava i deboli mentali. Con questa definizione intendiamo una persona con un handicap mentale, un po’ come un invalido fisico a cui manca un braccio. Ai suoi tempi, i deboli mentali erano considerati persone ‘un po' meno persone’. Ma non sono malati e da noi compiono un percorso di normalizzazione e socializzazione. Vivono in Casa e ogni mattino hanno un’attività organizzata: piscina, terapia, catechesi, laboratorio”.
La grande intuizione del Cottolengo è stata “dare un lavoro a tutti gli ospiti così che ognuno collabora alle necessità della vita quotidiana. Lui diceva che ‘anche i piccoli hanno diritto alla loro piccola dignità’ e il lavoro dà dignità”. “Adesso non capita quasi più – racconta Arice -, ma qui vivono persone con alle spalle sessant’anni di Cottolengo, lasciate dietro la porta dai familiari oppure portate con l’inganno, la promessa di una gita a Torino e poi abbandonate”.
Il primo lavoro è la preghiera
Santi innocenti, S. Giovanni Battista, Angeli custodi, S. Elisabetta: ogni famiglia di ospiti o di religiosi cottolenghini abita in un padiglione che la tradizione della Piccola Casa affida esclusivamente alla protezione dei santi dichiarati tali ufficialmente. Con un’eccezione: “il padiglione Pier Giorgio Frassati – sorride Arice che è un ‘tifoso’ del giovane beato torinese -. Quando la sua famiglia, nel 1933, finanziò la costruzione di un padiglione in sua memoria, le perplessità dei responsabili del Cottolengo furono superate dal card. Gamba, allora arcivescovo di Torino, che affermò ‘se non è santo adesso, lo sarà’. Aveva guardato lontano”.
All’interno della “città” ci sono anche le scuole pubbliche elementari e medie per 210 allievi, un ospedale convenzionato con la Regione Piemonte, una farmacia, un corso di laurea in scienze infermieristiche, un corso di specializzazione in scienze infermieristiche e ginecologia, un master in coordinamento infermieristico, un seminario, case di formazione per i religiosi e le religiose, un dormitorio, una mensa e altri servizi per persone senza fissa dimora cui si collegano due comunità alloggio per minori e donne in difficoltà a Torino e tre comunità terapeutiche per tossicodipendenti nella provincia.
A questo si aggiungono le 80 succursali della Piccola Casa in Svizzera, Stati Uniti, Kenya, India, Ecuador e Tanzania. La famiglia del Cottolengo conta anche sei monasteri di clausura tra l’Italia e l’estero “perché, come ricordava il santo, il primo e fondamentale compito nella Piccola Casa è quello di pregare e di questo si è nutrita la sua fede nella Provvidenza”.
Importante la visita del Papa alla Sindone, pregherà davanti al volto di Dio. Un messaggio di speranza. Cattolici in aumento nel mondo, in calo nella Europa del benessere che da tempo si é addormentata - Bruno Volpe – dal sito Pontifex.roma.it
Papa Benedetto XVI pellegrino alla Sindone nell' anno della sua ostensione. Una tappa importante e significativa, da non sottovalutare. Ne parliamo con Saverio Gaeta, apprezzato giornalista e caporedattore di Famiglia Cristiana. Gaeta, che messaggio si aspetta dal Papa?: " certamente un invito alla speranza davanti al volto glorioso di Dio. Il Papa sosterrà in preghiera. Non credo che arrivi a parlare di reliquia, ma certamente affermerà che quella di Torino é comunque una presenza significativa. E la Sindone, comunque sia valutata, ci richiama al valore e al senso del volto di Cristo, per altro già presente a Manoppello, tappa che il Papa con grande venerazione, ha voluto visitare in preghiera". Insomma, dal Papa una testimonianza: " certamente il Papa, in qesto cammino che di fatto segna la metà dell' anno della ostensione, ha voluto anche fisicamente dedicare la sua preghiera e presenza altamente ...
... significative, alla Sidone. Non ci aspettiamo parole rivoluzionarie e su questo punto ritengo che prevarrà una saggia linea di prudenza, ma la Sindone ci richiama tutti al messaggio di Cristo e alla sua resurrezione in corpo e anima".
Qualche stravagante teologo arriva persino a negarla: " penso che sia oppurtuno parlare di cose serie e di non correre dietro a stravaganze dette solo per il desiderio di essere notati. Di cose strane se ne vedono e sentono ogni giorno e non mi meraviglio più di nulla. Meglio ignorare".
La visita del Papa giunge dopo che la Santa Sede ha pubblicato dati confortanti in genere sulla presenza cattolica nel mondo. I cattolici sono in crescita:" da un punto di vista statistico questo é un buon segno, ma non garantisce sulla effettività e qualità della fede".
In che senso?: " non penso sia sufficiente valutare il numero di battesimi o della presenza alle messe. Talvolta ci si battezza solo per rispettare la tradizione e quei bambini battezzati tornaranno alla Chiesa solo per la comunione, la cresima e se gli viene in testa, il matrimonio. Sarebbe giusto fare un esame anche sulla qualità della nostra fede, ma questa statistica mi pare improbabile".
Crescono Asia ed Africa: " una cosa molto pisitiva, dimostra che il lavoro missionario ha saputo realizzare, almeno per ora, i suoi scopi".
Un segno meno per l' Europa: " la grande malata della fede, e il Papa giustamente dedica molta attenzione pastorale al vecchio continente. L' Europa si é addormentata e non solo seduta, ha bisogno di un scossone. Basti considerare che dal 68 circa non crescono più movimenti a parte quello di Chiara Amirante, un cattivo segno. Bisogna invertire la rotta. Spero che cambi la tendenza a cominciare magari dalla Francia".
Bruno Volpe
I cattolici aumentano in Africa e Asia: merito dei missionari e dell'animo incorrotto di quei popoli. L'Europa in apostasia silenziosa, in balia del laicismo - Bruno Volpe – dal sito Pontifex.roma.it
Come ormai é noto, secondo i dati forniti dalla Santa Sede, il numero complessivo dei cattolici a livello mondiale é cresciuto. Sorridono Africa ed Asia, mentre la maglia nera in questa classifica va al Vecchio Continente. Analizziamo questi dati con Monsignor Alfeo Ducoli, Arcivescovo Emerito di Belluno - Feltre. Eccellenza, in che ottica legge questo importante aumento mondiale dei cattolici?:" il dato in sé stesso mi sembra molto incoraggiante e vuole dire che questa religione, spesso tanto distrattata e offesa, ha un suo valore universale e sa essere apprezzata per quel che é. In sostanza bisogna essere felici". Dati che promuovono a pieni voti continenti come Asia ed Africa nei quali la crescita cattolica risulta molto significativa: " verissimo e ritengo che, almeno in parte, questo sia attribuibile all' opera instacabile e buona dei missionari che hanno contribuito alla crescita e alla espansione del cattolicesimo ...
... da quelle parti. Se molta gente ha cambiato, ovvero é passata da tendenze e religioni basate sulla superstizione o credenze magiche alla fede cattolica, vuol dire che vi é stato un miglioramento e questo mi pare un ottimo risultato conseguito dai missionari che hanno saputo comprendere rettamente lo spirito della terra affidata alla loro missione".
Poi Monsignor Ducoli fa una seconda ed interessante osservazione: " dato atto ai missionari del loro compito fondamentale, bisogna riconoscere che hanno lavorato su coscienze limpide e incorrotte a livello morale, menti che grazie a Dio, non sono state neppure sfiorate da quelle idee razionaliste che il vento dell' illuminismo ha portato. Spesso le tribù africane hanno la forma mentis dei bimbi che poi é quella del Vangelo, credono per fede e sono entusiasti nell' accettare la parola che poi viene avallata da esempi convincenti".
Veniamo invece alla grande malata, l' Europa. Che cosa sta accadendo nel Vecchio Cotinente?: " l' Europa é in preda ad una apostasia silenziosa ad un rinnegamento progressivo delle verità di fede. Si crede poco e pratica ancor meno. Questo é un retaggio culturale dei tempi dell' illuminismo, amplificato da quella cultura anticlericale e laicista dei nostri tempi, ostile alla Chiesa e al senso del sacro. Oggi si vive in modo spensierato, edonista, senza alcuno scrupolo etico, con una sessualità esagerata e smodata vissuta non per l' amore, ma per il semplice godimento. Tutte queste tendenze che si concretizzano nella crisi della famiglia basata nella unione tra un uomo e una donna, nell' accettazione dell' aborto, urtano contro i valori cattolici professati dalla Chiesa ed una Chiesa coerente, che predichi la verità da fastidio".
Dunque che cosa accade?: " che la cultura secolarizzata talvolta offenda e ridicolizzi la Chiesa, basti dare uno sguardo alla Tv che in sé stessa é un bene, ma che ogni giorno ci da solo cattive notizie e sottolinea solo gli errori e le cose brutte. Questa Tv si trasforma in spazzatura, mezzo infernale".
Attaccano anche il Papa: " questo Papa urta perché rivendica il primato della verità. Ma ritengo che le mire non siano tanto alla persona, quanto alla istituzione che rappresenta".
Bruno Volpe
La Sindone, il business e le reazioni degli oppositori – da http://blog.ilgiornale.it – di Andrea Tornielli
Ieri sono andato a Torino con la mia famiglia in visita alla Sindone. Ho compiuto il percorso, e dopo circa un’ora di cammino e di coda (composta e silenziosa) ho potuto sostare per qualche minuto davanti a quell’immagine misteriosa e potente. In questi giorni è uscito in edicola un numero speciale di MicroMega dove sono pubblicati articoli contro l’autenticità della Sindone. Uno di questi è dedicato al “sacro business”, un’altro al “Medioevo televisivo della sacra sindone”. In quest’ultimo vengo citato anch’io in quanto ospite della trasmissione Top Secret condotta da Claudio Brachino: MicroMega ironizza su di me (e sul mio essere “aziendalista”, in quanto dipendente del Giornale che partecipa a una trasmissione Mediaset), e scrive nelle tre righe che mi dedica, che io ripeto “il solito refrain”. La rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais se la prende con conduttori e programmi TV, rei di dare poco spazio al dissenso che sarebbe in grado di smontare (?) in pochi minuti tutte le tesi dei poveretti (non importa se scienziati…) che invece propendono per l’autenticità. A proposito di “sacro business”, vorrei rivelare un piccolo particolare: partecipando di recente a una delle trasmissione televisive dedicate alla Sindone, mi è stato confidato che l’unico ospite a pretendere un adeguato cachet in denaro, era proprio colui che doveva dimostrare la falsità della Sindone. Forse, se gli oppositori si abbassassero a partecipare gratis, come fanno gli altri, riceverebbero qualche invito di più. Ma almeno non abbiano la faccia tosta di parlare di “sacro business”…
Questa mattina ho visto lo spazio dedicato ieri da Pomeriggio Cinque al caso Sindone. Era presente Antonio Lombatti, del Cicap, il quale, oltre a parlare in modo piuttosto alterato, è arrivato a mettere in discussione le ricerche fatte sulla Sindone perché alcuni degli scienziati che fecero i prelivi nel 1978 “avevano la croce al collo”. Ecco, finalmente arriviamo al punto: comincino allora a buttare a mare le scoperte di Newton, Keplero, Galilei… Tutti scienziati credenti! Scriveva Alfred North Whitehead (La scienza e il mondo moderno): “La scienza ebbe origine in Europa a causa della diffusa fede nelle sue possibilità, essa è un derivato della teologia medievale. Non può provenire che dalla concezione medioevale, la quale insisteva sulla razionalità di Dio”.