Nella rassegna stampa di oggi:
1) IL PAPA ALL'INIZIO DEL CONCISTORO: IL RELATIVISMO MINACCIA LA LIBERTÀ - I Cardinali riflettono sulla libertà della Chiesa e sulla liturgia
2) EUROPA: la scomparsa della nostra civiltà - Articoli CR - Giovedì 18 Novembre 2010 - CR n.1167 del 20/11/2010
3) 19/11/2010 - CINA – VATICANO - Chengde: ordinazione episcopale illegittima, la prima dopo 4 anni di Zhen Yuan - Il vicepresidente dell’Associazione patriottica ignora il veto del Vaticano. Molti vescovi subiscono pressioni per partecipare all’ordinazione. Tre prelati sono stati sequestrati. Per i fedeli della nuova diocesi l’ordinazione contro il volere della Santa Sede “è una bomba”. Il nuovo vescovo è vicino al governo, ma lontano dalla Chiesa locale e universale.
4) SAVIANO: la vita è adesso - Autore: Buggio, Nerella - Fonte: CulturaCattolica.it - venerdì 19 novembre 2010
5) Notizie su Saviano e Caterina… - 19 NOVEMBRE 2010 / IN ARTICOLI dal Blog di Antonio Socci
IL PAPA ALL'INIZIO DEL CONCISTORO: IL RELATIVISMO MINACCIA LA LIBERTÀ - I Cardinali riflettono sulla libertà della Chiesa e sulla liturgia
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 19 novembre 2010 (ZENIT.org).- La libertà di annunciare il Vangelo è oggi a rischio per la dittatura del relativismo, ha detto il Papa ai circa 150 Cardinali che hanno iniziato questo venerdì mattina nell'Aula Nuova del Sinodo l'incontro di preghiera e studio in occasione del Concistoro.
Il rapporto fra verità e libertà, ha segnalato Benedetto XVI, “oggi si trova di fronte alla grande sfida del relativismo, che sembra completare il concetto di libertà ma in realtà rischia di distruggerla proponendosi come una vera ‘dittatura’”.
Oltre che sul rapporto tra libertà e verità e sulla libertà della Chiesa nel momento attuale, i Cardinali hanno riflettuto questo venerdì mattina sulla liturgia nella vita della Chiesa oggi, segnala un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.
Su questo tema, “il Papa ha richiamato l’importanza essenziale della liturgia nella vita della Chiesa, perché è il luogo della presenza di Dio con noi – spiega il comunicato –. Quindi, il luogo in cui la Verità vive con noi”.
L'incontro di preghiera e studio del Papa con i membri del Collegio cardinalizio in occasione del Concistoro convocato da Benedetto XVI per la creazione di 24 nuovi Cardinali è iniziato con un discorso di saluto del decano del Collegio cardinalizio, il Cardinale Angelo Sodano, diretto al Papa a nome dei presenti.
Il porporato ha ringraziato il Vescovo di Roma per la recente beatificazione del Cardinale Newman e per l'introduzione della causa di beatificazione del Cardinale Van Thuân.
Libertà della Chiesa nel mondo
Il tema della libertà della Chiesa nel momento attuale è stato introdotto dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, mentre quello della liturgia nella vita della Chiesa è stato esposto dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino.
“Il Card. Tarcisio Bertone ha tracciato una visione panoramica dei tentativi odierni di limitare la libertà dei cristiani nelle varie regioni del mondo”, spiega il comunicato vaticano.
Il porporato ha invitato in primo luogo “a riflettere sulla situazione della libertà religiosa nei Paesi occidentali”, sottolineando che “benché si tratti di Nazioni che spesso devono al Cristianesimo i tratti profondi della loro identità e cultura, si assiste oggi ad un processo di secolarizzazione, con tentativi di emarginazione dei valori spirituali dalla vita sociale”.
In secondo luogo, ha esposto la situazione della libertà religiosa nei Paesi islamici, ricordando le conclusioni a cui è giunta la recente assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente.
Il Cardinale ha quindi esposto l'attività della Santa Sede e degli episcopati locali in difesa dei cattolici, sia Occidente che in Oriente.
In tal senso, ha anche ricordato il grande impegno della Santa Sede nell'ambito internazionale per promuovere di fronte agli Stati e alle organizzazioni delle Nazioni Unite il rispetto della libertà religiosa dei credenti.
Dal canto suo, il Cardinal Cañizares ha ricordato l'importanza della preghiera liturgica nella vita della Chiesa, riferendosi alla dottrina del Concilio Vaticano II e al magistero dell'attuale Pontefice. In concreto, ha sottolineato la rilevanza della fedeltà alla disciplina liturgica vigente.
Durante l'ampio dibattito sono intervenuti 18 Cardinali, che hanno approfondito soprattutto la problematica della libertà religiosa e delle difficoltà incontrate dall'attività della Chiesa nelle varie parti del mondo.
Si è parlato di situazioni specifiche in Europa, nelle Americhe, in Africa, in Asia, in Medio Oriente e in Paesi a maggioranza islamica.
Sono state affrontate anche le gravi difficoltà che la Chiesa incontra oggi nella difesa dei valori basati sullo stesso diritto naturale, come il rispetto della vita e della famiglia.
Un altro tema sviluppato è stato quello del dialogo interreligioso, in concreto con l'islam. “Non sono mancati suggerimenti di linee di impegno per rispondere alle sfide poste alla Chiesa di oggi”, indica il comunicato.
Alcuni degli intervenuti si sono inoltre soffermati sul tema della liturgia, in particolare sulla centralità della celebrazione eucaristica nella vita della Chiesa e sul rispetto dovuto al sacramento dell'Eucaristia.
Sono state poi diffuse due comunicazioni, la prima delle quali del Cardinale William Levada, da un lato sulle norme date dalla Santa Sede per accogliere nella Chiesa cattolica i sacerdoti e i fedeli anglicani che lo richiedono, dall'altro sulla difesa dei minori vittime di abuso da parte di membri del clero.
Il secondo intervento è stato dell'Arcivescovo Angelo Amato, che ha ricordato l'attualità dell'Istruzione Dominus Iesus, di dieci anni fa, su Gesù Cristo, unico Salvatore.
Oltre ai Cardinali attuali, erano presenti anche i 24 presuli che verranno elevati alla dignità cardinalizia questo sabato.
Alcuni Cardinali avevano chiesto al Papa di essere dispensati dalla partecipazione a causa delle proprie condizioni di salute e di urgenti impegni pastorali nelle rispettive Diocesi.
EUROPA: la scomparsa della nostra civiltà - Articoli CR - Giovedì 18 Novembre 2010 - CR n.1167 del 20/11/2010
Il giornalista e scrittore canadese Mark Steyn è stato invitato l’11 settembre scorso, dalla televisione danese al programma Deadline e ha discusso con il presentatore Kurt Strand del futuro dell’Europa biculturale. «Credo che, nella maggior parte delle città francesi per esempio, sia stato superato il punto limite – ha dichiarato Mark Steyn –.
In tante altre città, come Bruxelles e Amsterdam, si è oltrepassato il punto di non ritorno. La questione pertanto non è più sapere se queste città avranno un carattere musulmano, ma che tipo di carattere musulmano avranno».
Il problema dell’integrazione-assimilazione è, secondo lui, posto male in quanto l’identità europea è troppo debole. «Bisogna poter integrasi a qualcosa. Se lei fosse un turco musulmano in una città tedesca […] a cosa dovrebbe integrarsi? Bisogna avere una cultura che consenta l’integrazione. La cultura tedesca, danese, o olandese, deve essere sicura di se stessa affinché gli immigrati vogliano farne parte. Se in una scuola inglese si racconta ai musulmani d’Inghilterra che l’Inghilterra è la fonte dell’imperialismo, del razzismo, del colonialismo, di tutti i mali della terra, non bisogna sorprendersi di vedere musulmani d’Inghilterra combattere in Afghanistan al fianco dei talebani! Perché amare il proprio Paese di adozione se non si fa altro che dire che esso è la fonte del male sulla terra?».
La causa di questa debolezza è dovuta, per Mark Steyn, alle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale. «Perché, secondo me, dalla Seconda Guerra Mondiale, ma anche dalla Prima Guerra Mondiale, le elite europee non credono più in se stesse né nei loro popoli. Le elite europee hanno tratto conclusioni sbagliate alla fine dell’ultimo conflitto mondiale. Quando esse dicono: “mai più questo” a proposito dei campi di concentramento tedeschi, non vogliono veramente dire “mai più essere intolleranti”. Hanno concluso erroneamente che ciò significasse che bisognava rifiutare il nazionalismo, l’identità nazionale e la sua eredità culturale. Esiste un grande vuoto nel cuore, in cui invece dovrebbe esserci l’identità europea».
L’ondata anti-islamica che prende piede in Europa non sembra così portatrice di speranza per Mark Steyn: «Vedo dei segni di rifiuto. Ma il genere di rifiuti ai quali si assiste, come il divieto del burka in Francia e dei minareti in Svizzera, stabilisce per l’Europa una rotta che tra qualche anno porterà dritta a conflitti biculturali, conflitti che saranno molto spiacevoli…». Un pessimismo fuori luogo?
CONCISTORO: BERTONE, LIBERTA' RELIGIOSA A RISCHIO IN UE - Salvatore Izzo - (AGI) - CdV, 19 nov 2010.
La liberta' religiosa e' a rischio nella Vecchia Europa e non solo in Medio Oriente e nei paesi islamici. Lo ha sottolineato il card. Tarcisio Bertone che, riferisce la Sala Stampa della Santa Sede, alla riunione straordinaria dei cardinali di tutto il mondo, "ha tracciato una visione panoramica dei tentativi odierni di limitare la liberta' dei cristiani nelle varie regioni del mondo". Introducendo il tema, infatti, "il cardinale ha dapprima invitato a riflettere sulla situazione della liberta' religiosa nei Paesi occidentali".
"Benche' si tratti di Nazioni che spesso devono al Cristianesimo i tratti profondi della loro identita' e cultura, si assiste oggi - ha denunciato Bertone - ad un processo di secolarizzazione, con tentativi di emarginazione dei valori spirituali dalla vita sociale".
"In secondo luogo - continua la nota - il cardinale Segretario di Stato ha esposto quale sia la situazione della liberta' religiosa nei Paesi islamici, ricordando le conclusioni a cui e' giunta la recente assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente".
Ai cardinali di tutto il mondo, Bertone ha infine esposto "l'attivita' della Santa Sede e degli Episcopati locali in difesa dei cattolici, sia in Occidente come in Oriente". "In proposito, il segretario di Stato ha anche ricordato il grande impegno della Santa Sede in campo internazionale, per promuovere di fronte agli Stati ed alle Organizzazioni delle Nazione Unite il rispetto della liberta' religiosa dei credenti".
"Nel corso dell'ampio dibattito sono intervenuti 18 cardinali, che hanno approfondito principalmente la problematica della liberta' religiosa e delle difficolta' incontrate dall'attivita' della Chiesa nelle diverse parti del mondo: si e' parlato di situazioni specifiche in Europa, nelle Americhe, in Africa, in Asia, nel Medio Oriente e nei Paesi a maggioranza islamica". Secondo la Sala Stampa, nell'incontro dei cardinali "si e' parlato anche delle gravi difficolta' che oggi la Chiesa incontra nella difesa di valori fondati nello stesso diritto naturale, come il rispetto della vita e della famiglia". "Altro argomento sviluppato - infine - e' stato quello del dialogo interreligioso, in particolare con l'Islam. Non sono mancati suggerimenti di linee di impegno per rispondere alle sfide poste alla Chiesa di oggi".
Tra coloro che hanno preso la parola in mattinata anche l'arcivescovo emerito di Hong Kong, card. Joseph Zen Ze-kiun che ha spiegato che con la Chiesa 'patriottica' c'e' adesso un "clima positivo", con un dialogo in corso, anche se la Chiesa 'sotterranea', non riconosciuta dal governo, "soffre". A riferirlo al termine della mattinata e' stato il card. Javier Lozano Barragan, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria.
Tra gli interventi citati anche quello del card. Francis George, arcivescovo di Chicago e presidente uscente dei vescovi americani, che ha denunciato come negli Stati Uniti si stia "limitando la liberta' religiosa".
Il card. Barragan ha raccontato che nella discussione si e' affrontata anche la situazione della
liberta' religiosa nel suo Messico. "I vescovi - ha spiegato ai giornalisti che ha incontrato a margine dell'incontro dei cardinali - non possono parlare di omosessualita', adozioni da parte delle coppie gay o aborto perche' viene interpretato come parlare contro il governo".
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19/11/2010 - CINA – VATICANO - Chengde: ordinazione episcopale illegittima, la prima dopo 4 anni di Zhen Yuan - Il vicepresidente dell’Associazione patriottica ignora il veto del Vaticano. Molti vescovi subiscono pressioni per partecipare all’ordinazione. Tre prelati sono stati sequestrati. Per i fedeli della nuova diocesi l’ordinazione contro il volere della Santa Sede “è una bomba”. Il nuovo vescovo è vicino al governo, ma lontano dalla Chiesa locale e universale.
Pechino (AsiaNews) – Il vice-presidente dell’Associazione Patriottica, Liu Bainain ha confermato ai media che l’ordinazione di p. Giuseppe Guo Jincai a vescovo di Chengde (Hebei) avverrà domani 20 novembre. L’ordinazione del sacerdote 42enne, la prima in questi ultimi quattro anni, e l’obbligo per alcuni vescovi a parteciparvi sono stati criticati ieri dal Vaticano, come “gravi violazioni alla libertà di religione e di coscienza” e “dannosa” alle relazioni costruttive fra Cina e Santa Sede.
Liu Bainian ha dichiarato che l’ordinazione viene fatta “per il bene della Chiesa”. All’Associated Press ha spiegato che “abbiamo aspettato per due anni [l’opinione del Vaticano] e non possiamo aspettare più… Se questo danneggerà i rapporti fra Cina e Vaticano, questo non è un problema che ci riguarda”.
Al Sing Tao di Hong Kong Liu ha detto che per lui la risposta della Santa Sede e l’approvazione dell’ordinazione di Guo “non era chiara”, dato che Cina e Vaticano non hanno relazioni diplomatiche e che non era a conoscenza delle intenzioni della Santa Sede.
La Sala stampa vaticana ha diffuso ieri una dichiarazione in cui si afferma che l’ordinazione di p. Guo non è approvata dalla Santa Sede e perciò, se avviene, è illegittima.
P. Guo, nativo di Chengde, ha studiato nel seminario dell’Hebei fino al 1992. Nei primi anni ’90 ha diretto l’editrice Faith Press e oggi è vice segretario generale dell’Associazione patriottica nazionale, vicedirettore dell’Associazione cattolica per l’amicizia internazionale e deputato dell’Assemblea nazionale del popolo.
La diocesi di Chengde è stata fondata dal governo cinese nel maggio 2010, per far coincidere le diocesi con le strutture amministrative provinciali. Nell’annuario vaticano la diocesi è quella di Jehol. P. Guo sarà il primo vescovo della nuova diocesi che conta 20 mila fedeli, sei sacerdoti e 15 suore.
Nel marzo scorso il Vaticano ha dato indicazioni ai vescovi in comunione col papa di non partecipare a gesti (come assemblee o ordinazioni episcopali) che sono in contraddizione con la comunione con il pontefice.
Secondo fonti di AsiaNews, diversi vescovi legittimi subiscono pressioni per farli partecipare all’ordinazione di domani e almeno tre vescovi sono stati sequestrati con la forza per obbligarli al gesto.
Nei giorni scorsi mons. Paolo Pei Junmin di Liaoning era nella diocesi di Chifeng (Mongolia Interna) per ordinare alcuni sacerdoti. Il 17 novembre, membri dell’Ufficio affari religiosi del Liaoning hanno cominciato a telefonargli per spingerlo a partecipare all’ordinazione di Chengde, ma mons. Pei ha rifiutato. Quella notte stessa, i rappresentanti del governo sono arrivati a Chifeng, nell’hotel dove stava mons. Pei. Le fonti di AsiaNews dicono che il vescovo “è sotto enormi pressioni e difficoltà”. Anche mons. Li Liangui di Cangzhou e mons. Feng Xinmao di Hengshui sono stati sequestrati da rapresentanti del governo per obbligarli ad ordinare il nuovo vescovo di Chengde.
Un cattolico di Hengshui ha detto ad AsiaNews che mons. Feng è scomparso dal 14 novembre scorso. “Uno dei nostro sacerdoti – ha continuato – è riuscito a telefonare a mons. Feng, che gli ha detto di essere stato preso dai membri dell’Ufficio affari religiosi e stava discutendo con loro per non partecipare all’ordinazione di Chengde. Fino ad oggi non abbiamo altre notizie su di lui”.
Altre fonti dell’Hebei confermano ad AsiaNews che mons. Li è stato preso alcuni giorni fa da rappresentanti governativi e da allora non hanno più notizie.
Secondo fonti raggiunte da AsiaNews, i cattolici di Chengde sono “nervosi e confusi. Questa ordinazione è molto misteriosa. Non c’è nessun annuncio di data, luogo, vescovi ordinanti. I sacerdoti locali sono inavvicinabili e hanno spento i loro telefonini o non rispondono”.
“Il fatto che l’ordinazione non sia approvata dalla Santa Sede – continuano – è come una bomba per i fedeli”: alcuni vogliono fuggire da Chengde, per non parteciparvi; altri sono preoccupati perché il nuovo vescovo sembra troppo vicino al governo e all’Associazione patriottica, ma distante dalla Chiesa locale e universale.
Un non cattolico dell’Hebei fa notare che nella società cinese vi è un grande bisogno di religione ed è triste che i cattolici vengano costretti a questa instabilità e insicurezza.
SAVIANO: la vita è adesso - Autore: Buggio, Nerella - Fonte: CulturaCattolica.it - venerdì 19 novembre 2010
Mi permetto di dargli un consiglio, antico, semplice, pratico: "VIENI e VEDI".
Troppo facile, troppo comodo credere di conoscere la vita guardandola da lontano, credere di conoscere la soluzione per tutto e di avere il diritto-dovere di dire: “tu sì, tu no.”
Perché se ritengo per me indegna, che so, la vecchiaia, devo rendere il mio, l’unico modo giusto di pensare, fregandomene di chi nella vecchiaia, nel perdere le forze e la lucidità, vede solo un altro modo di stare al mondo, un’altra modalità di godere del giorno?
Roberto Saviano ha i suoi meriti, ha alzato il velo su un tema come la mafia e se ne è assunto le conseguenze, di questo gliene siamo grati. Ma questo non vuol dire che abbia la verità in mano e possa spargerla come seme fecondo, infischiandosene di chi sperimenta sulla pelle un’esperienza differente.
Non può dire di gente viva, “QUESTA NON E’ VITA”, semplicemente fregandosene.
E’ giovane e la vita ha ancora molto da insegnargli, se avrà la pazienza e l’umiltà di saper guardare ed ascoltare, capirà, la vita è maestra se noi siamo liberi di ascoltarla.
Solo per questo mi permetto di dargli un consiglio, antico, semplice, pratico.
VIENI e VEDI.
Lo invito a passare un giorno a Nova Milanese in provincia di Monza e Brianza, a casa dei signori Quaresmini, la loro figlia Moira, bella, giovane, in attesa di un bimbo, s’è trovata da un momento all’altro in coma, la bimba è morta e lei invece no.
E’ VIVA, ma è prigioniera di un corpo che non dà che poche reazioni, che chi ama coglie, un sorriso, un movimento della lingua, un modo differente di respirare, eppure, per Saviano è nella lista di coloro la cui esistenza - NON E’ VITA -
Venga Saviano un giorno, con molta semplicità, troverà accoglienza e calore umano, troverà una quotidianità fatta di piccoli gesti, una madre che fa la madre, cosa dovrebbe fare se non amare, accudire, baciare, accarezzare, quella figlia che faceva la parrucchiera, che sorrideva felice il giorno del suo matrimonio che coltivava sogni e progetti per quella bimba che le cresceva in grembo. Cosa dovrebbe fare? A volte nella vita non ci resta che amare.
Oppure, vada con Fabio Cavallari, autore del libro “VIVI” a trovare almeno una delle otto persone di cui si parla in questo libro, ad esempio Giulia, che non doveva nascere e che invece gattona sino al frigorifero. Oppure, Massimiliano, Bruno, Daniela, Giovanni, Egle, Oscar, Claudio.
Non statistiche, non numeri, uomini e donne, VIVI.
Vada Roberto Saviano a passare un paio d’ore con il dr. Melazzini, e con la sua umanità che non è stata umiliata dalla malattia, ma al contrario esaltata, perché chi è chiamato a vivere certe esperienze, può desiderare di morire, ma spesso, molto spesso scopre di saper vivere più intensamente la realtà, la vita, di avere ancora cose da dire, magari solo con gli occhi e di avere non sembrerà vero, cose da insegnare.
Cosa fa la differenza? L’amore .
Certo, quando pensiamo a un figlio, pensiamo sempre che ci piacerebbe diventasse bello, sano, felice, che mettesse su famiglia e ci rendesse nonni, è giusto così, chi vorrebbe desiderare per sé oe per gli altri una vita faticosa.
Pertanto, se Saviano si è preso il compito di dare la voce a coloro i cui diritti civili sono disattesi, dovrebbe farlo in TOTO, oltre e dare voce a chi la vita non la vuole vivere, dovrebbe dare voce a coloro che inascoltati, invisibili quasi, silenziosi, vogliono viverla questa VITA, coloro che hanno il desiderio di sentire sulla pelle l’aria dell’autunno, hanno la certezza di avere ancora strada da voler percorrere.
Cosa serve a queste persone, in genere hanno già l’amore di chi sta loro accanto, ma mancano supporti alla fatica, supporti medici, economici, familiari, perché certe vite sono faticose.
VIENI VIA CON ME
Via dove? Via da dove? Dalla fatica, dal dolore, dalla morte, dal nostro paese, per andare dove, altrove, dove tutto è bello, buono, perfetto?
Cominciamo a dare voce alle cose belle, a guardare e a far conoscere le realtà che rendono il nostro paese unico.
Vieni con me, vieni a vedere da vicino
Va bene la TV di denuncia, di protesta, di scontro, ma poi?
Chi costruisce? Chi insegnerà ai giovani a fare, ad inventare, a progettare, ad ammirare, ad apprezzare le cose belle e buone, chi insegnerà ai giovani a lavorare con gusto, a studiare con passione, a competere con intelligenza, allora la TV e quelli come Roberto Saviano che hanno il potere di stare in TV per interi quarti d’ora senza che nessuno li interrompa, possono fare molto, per indicare eccellenze, esperienze buone, da imitare, da migliorare, ci sono, caspita se ci sono.
Insomma, lo spazio per chi vuole morire si trova, ma per esistere?
Abbiamo bisogno di dare spazio a chi vuole VIVERE, a chi già vive, perché la vita - è adesso - cantava Baglioni, e la speranza viene dal toccare con mani esempi positivi di bellezza del vivere.
Notizie su Saviano e Caterina… - 19 NOVEMBRE 2010 / IN ARTICOLI dal Blog di Antonio Socci
Caro Roberto,
vieni via con me e lascia i tristi a friggere nel loro odio. Questo è un invito pieno di stima: vieni a trovare mia figlia Caterina.
Ti accoglierò a braccia spalancate e se magari ne tirerai fuori l’idea per un articolo, potrai devolvere un po’ di diritti alle migliaia di bambini lebbrosi che sto aiutando tramite i miei amici missionari i quali li curano nel loro lebbrosario (in un Paese del terzo mondo).
Vieni senza telecamere, ma con il cuore e con la testa con cui hai scritto “Gomorra”, lasciandoti alle spalle i fetori dell’odiologia comunista (a cui tu non appartieni) che si respira in certi programmi tv.
Mi scrivesti – ti ricordi ? - quando io ti difesi su queste colonne per il tuo bel libro.
Ora io, debole, scrivo a te forte e potente, io padre inerme in lotta con l’orrore (e in fuga dalla tv) scrivo a te, star televisiva osannata, io cristiano controcorrente da sempre, scrivo a te che stimo: vieni a guardare negli occhi mia figlia venticinquenne che sta coraggiosamente lottando contro un Nemico forse più tremendo di quei quattro squallidi buzzurri che sono i camorristi.
Lei non si arrende all’orrore, come non ci si arrende alla camorra. Vieni a vedere il suo eroismo e quello di tanti altri come lei, che – come dice Mario Melazzini, rappresentante di molti malati di Sla – sono silenziati dal regime mediatico del ‘politically correct’ nel quale tu, purtroppo, hai accettato di diventare una stella.
Vieni. Vedrai gli occhi di Caterina, ben diversi da quelli arroganti e pieni di disprezzo delle mezzecalzette o dei tromboni che civettano nei salotti intellettuali e giornalistici.
Magari potrai vedere addirittura la felicità dentro le lacrime e forse eviterai di straparlare sull’eutanasia, sulla malattia o sul fine vita (come hai fatto lunedì scorso) imponendo il tuo pensiero unico, perché i malati, i disabili che implorano di essere aiutati e sostenuti, nel salotto radical-chic tuo e di Michele Serra, non hanno avuto diritto di parola.
Come non ce l’hanno – in questa dittatura del pensiero unico – i bambini non nati o i cristiani macellati da ogni parte e disprezzati o condannati a morte per la loro fede: è il caso della giovane Asia Bibi.
Vedi, a me non frega niente della tua diatriba col ministro Maroni: siete due potenti e avete gli strumenti a vostra disposizione per battervi. Non c’è bisogno di galoppini che osannino l’uno o l’altro.
A me importa dei deboli, dei malati, dei piccoli, dei poveri che sono ignorati, silenziati e umiliati in televisione. A cominciare dal programma di Michele Serra dove recitate tu e Fazio. Dove si taglia a fette il disprezzo per la Chiesa.
Per la Chiesa che tu sai bene – caro Roberto – ha lottato contro la camorra e la mafia ben prima di te e con uomini inermi e poveri che ci hanno pure rimesso la pelle.
La Chiesa che conosce i sofferenti e i miseri, li ama e quasi da sola soccorre tutti i disperati della terra, un po’ più di Michele Serra di cui ho sentito parlare solo nei salotti giornalistici, non in lebbrosari del Terzo Mondo o nei bassifondi di Calcutta (di Fabio Fazio neanche merita occuparsi).
E’ un peccato che tu metta il tuo volto a far da simbolo di un establishment intellettuale che non ha mai letto il tuo e mio Salamov e non ha mai combattuto l’orrore rosso che lui denunciò e contro cui morì.
Quello sì che sarebbe anticonformismo: andare in tv a raccontare Kolyma che è con Auschwitz l’abisso del XX secolo, ma che – a differenza di Auschwitz – non è mai stata denunciata nella nostra cultura e nella nostra televisione!
Abbiamo visto nel tuo programma lo spettro del (post) comunismo che legittimava lo spettro del (post) fascismo. Dandoci a bere che loro hanno “i valori”. Anzi: solo loro. Visto che solo loro sono stati ritenuti degni di proclamarli.
Il rottame dell’odiologia del Novecento che ha afflitto l’umanità e in particolare l’Italia è davvero quello che oggi ha i titoli per sdottoreggiare di valori?
Mi par di sentire mio padre minatore cattolico – che lottò in vita contro il comunismo e contro il fascismo – che, quando era ancora fra noi, si ribellava davanti a questa tv e gridava: “Andate al diavolo!”.
Quelli come lui – che hanno garantito a tutti noi la libertà e il benessere di cui godiamo – non ce li chiamate a proclamare i loro valori.
Perché sono state le persone comuni come lui a capire la grandezza di un De Gasperi e ad aiutarlo, ricostruendo l’Italia. Invece gli intellettuali italiani del Novecento sono andati dietro ai pifferi di Mussolini e di Togliatti (e di Stalin).
E dopo questo tragico abbaglio l’establishment intellettuale di oggi ancora pretende di indicare la via, gigioneggiando su tv e giornali.
Pretendono di fare la rivoluzione (etica naturalmente) con tanto di contratto o fattura (sacrosanta retribuzione per la prestazione professionale, si capisce).
Sono il regime e pretendono di spacciarsi per l’eresia, incarnano la pesantezza del conformismo e si atteggiano a dissidenti, sbandierano le regole per gli altri e se ne infischiano di quelle che dovrebbero osservare loro, predicano la tolleranza e non tollerano alcune diversità culturale e umana.
Come se non bastasse proclamano l’antiberlusconismo etico e antropologico e con l’altra mano (molti di loro) firmano contratti con le aziende di Berlusconi come Mondadori, Mediaset o Endemol (di o partecipate da Berlusconi).
Pensa un po’ Roberto, io pubblico con la Rizzoli e lavoro per la Rai. Ti assicuro che si può vivere dignitosamente anche senza lavorare con aziende che fanno capo al gruppo Berlusconi, visto che (a parole) viene così schifato da questa intellighentsia.
Caro Roberto, l’altra sera mia figlia Caterina stava ascoltando un cd con canti polifonici che lei conosce bene (perché li cantava anche lei). Era molto concentrata ad ascoltare una laude cinquecentesca a quattro voci che s’intitola: “Cristo al morir tendea”.
In essa Maria parla di Gesù ai suoi amici, agli apostoli. E quando le sue struggenti parole – cantate meravigliosamente – hanno sussurrato “svenerassi per voi” (si svenerà per voi), Caterina – che non può parlare – è scoppiata a piangere.
Questa commozione per Gesù – che nei salotti che oggi frequenti è disprezzato come nei salotti di duemila anni fa – ha cambiato il mondo e salva l’umanità.
E’ la stessa commozione di Asia Bibi, la giovane madre condannata a morte perché – a chi voleva convertirla all’Islam – ha risposto: “Gesù è morto per me, per salvarmi. Maometto cos’ha fatto per voi?”.
Ecco, caro Roberto, questa commozione per un Dio che ama così è il cristianesimo.
E tu hai conosciuto uomini che per l’amicizia di Gesù, per amare gli esseri umani come lui, hanno scommesso la vita, hanno dato se stessi. Quando si sono visti quei volti come si può sopportare di vivere in un mondo di maschere e di recitare nei loro teatrini?
Ti abbraccio,
Antonio Socci